GUIDA  Torre Annunziata/Villa di Lucio Crasso Terzo

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Lo scavo della  Villa B cominciò nel 1975, quando, durante la costruzione della scuola media Parini, si notò l'esistenza di strutture archeologiche che in parte erano già state coperte dall'edificio scolastico. La villa si sviluppa intorno ad un imponente peristilio con colonne di tufo grigio, circondato da ambienti rustici in opera incerta. Gli ambienti del secondo piano erano destinati, invece, ad abitazione.  
 
Lo scavo della  Villa B cominciò nel 1975, quando, durante la costruzione della scuola media Parini, si notò l'esistenza di strutture archeologiche che in parte erano già state coperte dall'edificio scolastico. La villa si sviluppa intorno ad un imponente peristilio con colonne di tufo grigio, circondato da ambienti rustici in opera incerta. Gli ambienti del secondo piano erano destinati, invece, ad abitazione.  
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I materiali e il tipo di strutture impiegati fanno risalire il primo impianto al II secolo a.C. (periodo sannitico), con restauri del I secolo prima e dopo Cristo.
 
I materiali e il tipo di strutture impiegati fanno risalire il primo impianto al II secolo a.C. (periodo sannitico), con restauri del I secolo prima e dopo Cristo.
 
I rinvenimenti effettuati hanno fatto definire questa villa come villa rustica destinata essenzialmente al commercio ed allo smistamento del vino e dei prodotti agricoli.  Sono state trovate, infatti, lungo il peristilio più di quattrocento anfore vinarie, messe ad asciugare per poi essere riempite. Su un fornello, tra le colonne, è stata trovata una pentola di bronzo con resti di resina che veniva impiegata per rivestire l'interno delle anfore.     
 
I rinvenimenti effettuati hanno fatto definire questa villa come villa rustica destinata essenzialmente al commercio ed allo smistamento del vino e dei prodotti agricoli.  Sono state trovate, infatti, lungo il peristilio più di quattrocento anfore vinarie, messe ad asciugare per poi essere riempite. Su un fornello, tra le colonne, è stata trovata una pentola di bronzo con resti di resina che veniva impiegata per rivestire l'interno delle anfore.     
In un altro ambiente, poi, adagiate sul pavimento, delle melagrane erano state messe a seccare per poi utilizzarne, forse, le bucce.  
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In un altro ambiente, poi, adagiate sul pavimento, delle melagrane erano state messe a seccare per poi utilizzarne, forse, le bucce.
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Un sigillo in bronzo recuperato nella villa ci suggerisce il nome del proprietario o del procuratore LUCIUS CRASSIUS TERTIUS.
 
Un sigillo in bronzo recuperato nella villa ci suggerisce il nome del proprietario o del procuratore LUCIUS CRASSIUS TERTIUS.
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Nell'ottobre del 1984 nell'ambiente 10, furono trovati 33 scheletri appartenenti forse a donne e bambini ed ad un uomo con spada, probabilmente abitanti della villa ma anche provenienti dall'esterno. E' la prova che c'era vita nella villa B contrariamente alla villa A, deserta al momento dell'eruzione perché in ristrutturazione. Accanto ai corpi, una cospicua quantità di gioielli oltre a numerose monete, molte delle quali in oro e argento. Dagli scheletri sono stati realizzati due calchi di giovani donne, una ritrovata a poca distanza dall'uscio dell'ambiente 10, è stato eseguito in gesso, l'altro fu eseguito in "Fiberglass" nel 1984-85 dal restauratore Amedeo Cecchitti. Si può così vedere questo scheletro adornato di gioielli mentre stringe in mano un sacchetto di monete: è la "fanciulla di Oplonti".
 
Nell'ottobre del 1984 nell'ambiente 10, furono trovati 33 scheletri appartenenti forse a donne e bambini ed ad un uomo con spada, probabilmente abitanti della villa ma anche provenienti dall'esterno. E' la prova che c'era vita nella villa B contrariamente alla villa A, deserta al momento dell'eruzione perché in ristrutturazione. Accanto ai corpi, una cospicua quantità di gioielli oltre a numerose monete, molte delle quali in oro e argento. Dagli scheletri sono stati realizzati due calchi di giovani donne, una ritrovata a poca distanza dall'uscio dell'ambiente 10, è stato eseguito in gesso, l'altro fu eseguito in "Fiberglass" nel 1984-85 dal restauratore Amedeo Cecchitti. Si può così vedere questo scheletro adornato di gioielli mentre stringe in mano un sacchetto di monete: è la "fanciulla di Oplonti".
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*;[[/I Ritrovamenti]]
 
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Versione delle 11:33, 19 mag 2010

Lo scavo della Villa B cominciò nel 1975, quando, durante la costruzione della scuola media Parini, si notò l'esistenza di strutture archeologiche che in parte erano già state coperte dall'edificio scolastico. La villa si sviluppa intorno ad un imponente peristilio con colonne di tufo grigio, circondato da ambienti rustici in opera incerta. Gli ambienti del secondo piano erano destinati, invece, ad abitazione.

I materiali e il tipo di strutture impiegati fanno risalire il primo impianto al II secolo a.C. (periodo sannitico), con restauri del I secolo prima e dopo Cristo. I rinvenimenti effettuati hanno fatto definire questa villa come villa rustica destinata essenzialmente al commercio ed allo smistamento del vino e dei prodotti agricoli. Sono state trovate, infatti, lungo il peristilio più di quattrocento anfore vinarie, messe ad asciugare per poi essere riempite. Su un fornello, tra le colonne, è stata trovata una pentola di bronzo con resti di resina che veniva impiegata per rivestire l'interno delle anfore. In un altro ambiente, poi, adagiate sul pavimento, delle melagrane erano state messe a seccare per poi utilizzarne, forse, le bucce.

Un sigillo in bronzo recuperato nella villa ci suggerisce il nome del proprietario o del procuratore LUCIUS CRASSIUS TERTIUS.

Nell'ottobre del 1984 nell'ambiente 10, furono trovati 33 scheletri appartenenti forse a donne e bambini ed ad un uomo con spada, probabilmente abitanti della villa ma anche provenienti dall'esterno. E' la prova che c'era vita nella villa B contrariamente alla villa A, deserta al momento dell'eruzione perché in ristrutturazione. Accanto ai corpi, una cospicua quantità di gioielli oltre a numerose monete, molte delle quali in oro e argento. Dagli scheletri sono stati realizzati due calchi di giovani donne, una ritrovata a poca distanza dall'uscio dell'ambiente 10, è stato eseguito in gesso, l'altro fu eseguito in "Fiberglass" nel 1984-85 dal restauratore Amedeo Cecchitti. Si può così vedere questo scheletro adornato di gioielli mentre stringe in mano un sacchetto di monete: è la "fanciulla di Oplonti".