GUIDA Volterra/Rocca di Volterra
La Rocca di Volterra è un complesso medievale e rinascimentale di grande fascino che connota, con la propria mole, il paesaggio urbano, dominando dal colle la valle.
Storia
La rocca di Volterra è una costruzione complessa e atipica, dalla forma allungata, che si è sviluppata in un ampio lasso di tempo, dal Duecento, anno dell’inizio dei lavori, alla fine del Quattrocento.
Al 1292 risale la decisione del libero comune volterrano di aggiungere al preesistente castello dei vescovi un nuovo mastio, chiamato “la femmina”.
Verso gli anni Quaranta del Trecento, Gualtiero di Brienne, duca di Atene, costruì una nuova struttura militare, pentagonale, presso l’accesso principale ad est della città, la Porta dei Selci. Questa nuova fortezza inglobò la primigenia struttura duecentesca.
Questa parte della fortezza, quindi, nota in città col nome di Rocca Vecchia, si presenta con una struttura altamente irregolare e che ingloba parte delle mura cittadine.
Nel 1472, Volterra passo ai Medici che edificarono una nuova fortezza, la Rocca Nuova, a circa duecento metri da dove sorgeva l’insediamento originale.
La Rocca Nuova dal punto di vista architettonico sembrava concepita come un castello a sé stante: una struttura quadrilatera con quattro torri. In realtà, con i vari camminamenti, si ricongiungeva alla “Femmina” e alla Rocca vecchia, creando un complesso sistema fortificato che fra ballatoi e muri di cinta assumeva l’originale attuale forma.
La fortezza, dopo aver svolto la funzione di presidio militare, divenne carcere, già ai tempi dei Medici. Qui, infatti, vennero richiusi i componenti della famiglia dei Pazzi, autori della celebre congiura.
Descrizione
Torri quadrate, cilindriche, bertesche e battifredi – percorsi da spalti - ritmano la complessa struttura, fra cortine e ballatoi. Tutti le parti architettoniche sono decorate con beccatelli e caditoie.
Fra la Rocca vecchia e quella nuova, si estende un complesso gioco di cortine a doppia mensola tura che circoscrivono un ampio cortile interno.
