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Foto Gonnosnò:
2012, 2009, 2008

Gonnosnò è situato in Sardegna in Provincia di Oristano. Il 18 agosto si festeggia il Patrono, Sant’Elena. Tra gli edifici religiosi: Chiesa di Sant’Elena; Chiesa di Santa Maria (in frazione Figu). Da Vedere: Pozzo Sacro Nuragico di San Salvatore.

Confina con i comuni di: Genoni, Albagiara, Ales, Baradili, Baressa, Simala, Sini, Usellus e Curcuris.

Indice

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Biblioteche

  • Biblioteca Comunale, Via Turati
  • Biblioteca Gramsciana, Via Turati, 30

Volontariato, Onlus e Associazioni

  • Cooperativa Sociale 8 Marzo, Vico Trento, 4

Bibliografia

  • Necropoli nuragica: [Gonnosnò - Oristano, loc. Is Lapideddas], Giovanni Ugas, in Bollettino di archeologia, p. 142-144, fascicolo n. 3 (1990)

Memorie Storiche

Nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale (1841) Goffredo Casalis così descrive il comune:

Gonnos-Noo, villaggio della Sardegna nella provincia di Busachi e nel mandamento d'Ales, sotto la prefettura d'Oristano. Comprendevasi in Parte-Usellus, distretto dell'Arborea. La sua posizione geografica è nella latitudine 39° 46', e nella longitudine occidentale da Cagliari 0° 15'. Siede alla estrema falda della gran Giàra in una piccola eminenza ed in esposizione a tutti i venti, eccettuato il levante, che ha l'ostacolo del suddetto monte. Il caldo è alquanto mite d'estate, non così il freddo nell'inverno, massime sotto l'influenza del borea. Vi nevica qualche volta, ma la terra non resta molti giorni coperta. I vapori de'bassi luoghi vicini cagionano molta umidità, e nella stagione che esalano i miasmi da' pantani sparso per il letto de' rivi l'aria ne resta alquanto viziata: dalla quale però rari sono i naturali che patiscano.

Le case saranno circa 110 fabbricate con pietre. e irregolarmente divise da alcune contrade, le quali sono pulite ed asciutte per essere il paese sulla roccia. Il territorio gonnos-novese è in gran parte piano. La sua regione montuosa è in quella pendice della Giàra che denominano Corona orrubia da una grotta di colore rossastro. La superficie di circa starelli 1960.

Le acque non mancano. Nel paese sono tre fonti comuni, dalle quati si beve, e nella campagna molte sorgenti, le più considerevoli delle quali sono alla falda della Giàra, principalmente le appellate Sardara, Teula e Rio di monte che si riuniscono in un ruscello, che scorre verso il paese. Da tre altre sorgenti, Spadua, Turturi, Narboni, si forma un altro rivoletto che va verso Cureuri nel fiume principale della regione. Un altro ruscello nasce da un'altra fonte (Perdazeni) vicina al paese e va nel fiume Siòrus, che scorre non lungi e dà piccole anguille.

Popolazione. Nell'anno 1839 erano in Gonnos-nòo anime 426, delle quali 205 nel sesso maschile, 221 nel femminile, distinte in famiglie 92. Le medie dell'antecedente decennio furono nascite annuali 15, morti 10, matrimonii 3. Le malattie più frequenti sono infiammazioni, e molti muojono di dolor di punta. Si pratica con successo la vaccinazione. Vi è un flebotomo e una levatrice.

Professioni. Sono in questo paese agricoltori 85, vetturali di carbone 20, pastori 8, meccanici 10. Si annoverano 50 famiglie non possidenti e 4 ricche. Le donne lavorano in 70 telai. La scuola primaria non suol avere più di 2 fanciulli.

I gonnosnovesi sono uomini pacifici, laboriosi e religiosi. Il loro sollazzo è il ballo a suon di zampogna ne'dì festivi.

Agricoltura. I terreni sono da una parte poco atti a' cereali, perchè magri e sottili, come essi dicono; dall'altra gonfi di molt'acqua, e nella stagione piovosa in lungo tratto ricoperti. Questa bassa regione ha una estensione di circa 60 starelli, e potrebbe facilmente ridursi a coltura se si aprissero alcuni canali per lo scolo. Con questi 60 starelli sterili bisogna computarne altri 400 che non si coltivano perchè destinati a prato; di maniera che la estensione coltivata non è maggiore di starelli 1600. La dote del monte di soccorso consiste in starelli 500, e in lire sarde 566. Si suol seminare starelli di grano 400, d'orzo 50, di fave 70, di ceci 10, di lino altrettanto. Il frumento è di molta bontà, e cresce al settuplo. Il lino rende assai. Non si fa alcuna orticoltura. È piantata a vigna una estensione di starelli 60. Il vino è oltre al bisogno, e se ne brucia una piccola quantità. Le piante fruttifere sono rarissime. Forse non oltrepassano il centinajo. Mancasi di bosco ceduo.

Bestiame. Nell'anno suddetto si aveano buoi per l'agricoltura 106, vacche rudi 20, pecore 200, majali 10, cavalli 20, giumenti 30. La pastura delle vacche si fa nella Giàra per certo prezzo proporzionato al numero de' capi che si introducono; nel piano i pascoli sono scarsi dopo la primavera.

Commercio. I pochi cereali che avanzano al bisogno si vendono a Cagliari o ad Oristano e Terralba, e potrebbesi vendere anche del vino, se volessero dare il superfluo. Le donne guadagnano da alcune pezze di tele e panno. Il totale di questi articoli e del carbone può sommare a lire nuove 12000. Nelle tre feste principali si fa una piccola fiera.

Religione. Questo popolo è sotto la giurisdizione del vescovo d'Ales. La chiesa principale, di struttura antica, è dedicata a s. Basilio. È poco fornita, e non ha altro di osservabile che un'antica pittura. La chiesa minore posta all'estremità del paese, presso la quale si è formato il campo-santo, ha per titolare s. Sebastiano. Un solo prete ha la cura delle anime. Alcuni devoti sono riuniti in una confraternita. Le feste principali con concorso di stranieri sono per il patrono, per s. Priamo e per s. Elena.

Antichità. Vedonsi alcuni norachi, ma in gran parte demoliti, e appellansi Tramatza, Maurcu, Nieddia, Terras de monti, Argiolas. Si osservano vestigie di antiche abitazioni in Bruncuras, in Corti deis baccas, e in Planu-maiori.