Gentili utenti,
vi invito a visitare http://www.cittadipartenope.it
Intorno al nome di Città di Partenope si stanno radunando a Napoli molti giovani professionisti, imprenditori, giornalisti, studenti, professori. Più che dare vita a un’associazione o lanciare un movimento d’opinione, piace l’idea di rifondare una città e di tracciare linee di confine. Seduce il progetto di lasciare fuori non solo camorra e microcriminalità, ma anche volgarità e malcostume, il sottobosco di giovani sfaccendati e pronti a delinquere, i tanti che sono tolleranti e che giustificano sempre chi non rispetta le regole.
Che cos’è in definitiva Città di Partenope? E’ la voglia di distinguersi da tutto questo e di riprendersi in mano il proprio destino, di gridare forte contro chi ha rovinato Napoli: “Se quelli sono napoletani, allora noi siamo partenopei”. E’ il nome perfetto di un’idea, perché dà il senso della diversità, perché fa sentire l’orgoglio di provenire da una storia antica.
Città di Partenope è un’identità. E’ un vestito messo addosso a un sentimento. Esiste già nel cuore di migliaia e migliaia di persone. Per questo coinvolge, contagia, calamìta, avvince.
Noi cittadini di Partenope intendiamo sviluppare la cultura civica, il senso della legalità e dello Stato e abbiamo l’ambizione d’incidere sulla vita cittadina attraverso iniziative concrete. Chi entra nella Città e si unisce al nostro impegno, viene iscritto di diritto nell’ “anagrafe comunale” di Partenope. Tutti gli iscritti vengono automaticamente riconosciuti non come soci ma come “cittadini”, ricevono non una tessera ma una “carta d’identità”. L’unico ma vincolante impegno per chi vi aderisce è quello di sottoscrivere e osservare il codice etico della Città. Una specie di galateo nel quale riconoscersi tutti.
In questo modo vogliamo anche riconquistare regole minime di convivenza.
Un esempio? “Non tradire mai un’attesa, né deludere chi ti ha dato fiducia” ma anche “se per strada hai una carta da gettare, mettila in tasca finché non incontri un cestino”.
Comportamenti elementari -come si vede- che già ci appartengono, ma che la quotidianità convulsa nella quale viviamo ci porta a volte a trascurare.
