Il 2008 a Napoli, un anno tra "silenzio e grida”
“Napoli, silenzio e grida” titola un famoso saggio di Carlo Bernari – esponente ante litteram di quella corrente neorealista che avrebbe regalato al cinema italiano e internazionale pagine irripetibili di vita vissuta – che si attaglierebbe benissimo a rappresentare il capoluogo napoletano, così come ci appare oggi.
Parafrasandone il titolo, si potrebbe definire questo 2008, ormai alle battute finali, un anno di silenzio e grida per Napoli, nel bene e nel male.
A salutarne l’inizio le grida di protesta dei cittadini di Pianura, contrari alla riapertura della discarica disposta dal Governo con il piano straordinario per arginare l'emergenza rifiuti. Giorni di scontri violenti, le prime avvisaglie di una guerra civile protrattasi fino all’estate e che, insieme al quotidiano bollettino di cassonetti e cumuli selvaggi di rifiuti dati alle fiamme, hanno “profanato”, agli occhi dell’Europa e del Mondo, il fascino ancestrale di Napoli.
Una “vergogna nazionale” affrontata, tra luci ed ombre, dal nuovo governo di centrodestra – premiato dal voto di aprile – a partire dal primo consiglio dei ministri tenuto, il 21 maggio, a Palazzo Reale.
Da quelle grida nasce il silenzio di angoscia e di riflessione per l’estremo gesto dell’assessore comunale alla Protezione Civile, Giorgio Nugnes, che un mese fa si è tolto la vita nella sua abitazione a Pianura, dopo il suo coinvolgimento, emerso dalle indagini della magistratura, negli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.
Lo stesso silenzio di angoscia e rabbia contegnosa, che accomunava colleghi e parenti dei due operai morti, verso la fine di novembre, sul lavoro, alla Stazione Centrale di Piazza Garibaldi.
Qualche binario dopo, tre mesi prima, si alzava l’urlo barbarico di un’orda di tifosi che finiva col far prevalere la propria ansia di trasferta sulle ragioni di inermi viaggiatori costretti a scendere per far posto ai primi. Nulla a che spartire con il grido, più simile a un canto, di 50.000 cuori azzurri che, allo stadio San Paolo con il Benfica, hanno salutato a settembre il ritorno in Europa del Napoli.
Prima ancora, a luglio, il grido d'orgoglio soffocato dall’emozione e dall’amaro isolamento della propria esistenza di Roberto Saviano, presente in un’aula bunker del Palazzo di Giustizia del Centro direzionale – per l’occasione blindato con tiratori scelti dell’Arma, sparpagliati sui grattacieli della “city” – alla lettura della sentenza di secondo grado del processo “Spartacus”: 16 ergastoli per il clan dei cosiddetti “casalesi”, la cui ferocia è salita alla ribalta internazionale grazie al bestseller Gomorra di Saviano e all’omonimo film, candidato agli Oscar, che Matteo Garrone ne ha tratto.
Qui una vita, quella del giovane scrittore napoletano, che continua, in silenzio, nel sacrificio, da un’altra parte il grido di incosciente felicità di una piccola vita che prosegue grazie al sacrificio di una giovane madre: Tonia Accardo se n’è andata a 33 anni, dopo aver rifiutato di curarsi, benché affetta da una rara forma di carcinoma, per dare alla luce Sofia. Con la nascita della “Casa di Tonia”, destinata a madri e figli abbandonati, il suo ricordo non si dissolverà nel silenzio mediatico.
Non grida più “fujtevenne”, ma con tono dimesso ed empio d’amarezza don Franco Rapullino, noto sacerdote anticamorra, parla di "città morta, senza più ideali". Grida e dà voce ad Annalisa e a tante altre “creature” dei quartieri poveri don Luigi Merola, che nell’ex villa di un boss ha istituito una fondazione che si occupa di recupero scolastico, di inserimento occupazionale dei ragazzi a rischio.
Ci sono l’ignoranza, l’egoismo e la viltà dietro le grida di alcuni abitanti di Ponticelli che a maggio hanno assalito con sassi e molotov un campo rom. Contro queste e altre forme di violenza urbana, il silenzio vigile dei militari inviati dal Governo, in attesa del silenzio operoso e lungimirante degli organizzatori del Forum delle culture 2013.
Al ricordo di una voce elegante e insieme stentorea che ha permeato il silenzio commosso dell’ultimo saluto al grande Nunzio Gallo, si aggiunge quello festoso e “mascalzone” dello storico concerto di Piazza Plebiscito con cui Pino Daniele ha festeggiato i suoi trent’anni di carriera, chiamando a raccolta vecchi compagni d’avventura come James Senese, Tullio De Piscopo e Tony Esposito.
Al 2009 si consegna la speranza di una città che lontano dal clamore di annunci umorali e di opportunistiche crociate pro "questione morale" vuole emergere dal silenzio mortificante che ammanta la sua storica identità di luogo di idee, d’arte e di solidarietà umana.
Parafrasandone il titolo, si potrebbe definire questo 2008, ormai alle battute finali, un anno di silenzio e grida per Napoli, nel bene e nel male.
A salutarne l’inizio le grida di protesta dei cittadini di Pianura, contrari alla riapertura della discarica disposta dal Governo con il piano straordinario per arginare l'emergenza rifiuti. Giorni di scontri violenti, le prime avvisaglie di una guerra civile protrattasi fino all’estate e che, insieme al quotidiano bollettino di cassonetti e cumuli selvaggi di rifiuti dati alle fiamme, hanno “profanato”, agli occhi dell’Europa e del Mondo, il fascino ancestrale di Napoli.
Una “vergogna nazionale” affrontata, tra luci ed ombre, dal nuovo governo di centrodestra – premiato dal voto di aprile – a partire dal primo consiglio dei ministri tenuto, il 21 maggio, a Palazzo Reale.
Da quelle grida nasce il silenzio di angoscia e di riflessione per l’estremo gesto dell’assessore comunale alla Protezione Civile, Giorgio Nugnes, che un mese fa si è tolto la vita nella sua abitazione a Pianura, dopo il suo coinvolgimento, emerso dalle indagini della magistratura, negli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine.
Lo stesso silenzio di angoscia e rabbia contegnosa, che accomunava colleghi e parenti dei due operai morti, verso la fine di novembre, sul lavoro, alla Stazione Centrale di Piazza Garibaldi.
Qualche binario dopo, tre mesi prima, si alzava l’urlo barbarico di un’orda di tifosi che finiva col far prevalere la propria ansia di trasferta sulle ragioni di inermi viaggiatori costretti a scendere per far posto ai primi. Nulla a che spartire con il grido, più simile a un canto, di 50.000 cuori azzurri che, allo stadio San Paolo con il Benfica, hanno salutato a settembre il ritorno in Europa del Napoli.
Prima ancora, a luglio, il grido d'orgoglio soffocato dall’emozione e dall’amaro isolamento della propria esistenza di Roberto Saviano, presente in un’aula bunker del Palazzo di Giustizia del Centro direzionale – per l’occasione blindato con tiratori scelti dell’Arma, sparpagliati sui grattacieli della “city” – alla lettura della sentenza di secondo grado del processo “Spartacus”: 16 ergastoli per il clan dei cosiddetti “casalesi”, la cui ferocia è salita alla ribalta internazionale grazie al bestseller Gomorra di Saviano e all’omonimo film, candidato agli Oscar, che Matteo Garrone ne ha tratto.
Qui una vita, quella del giovane scrittore napoletano, che continua, in silenzio, nel sacrificio, da un’altra parte il grido di incosciente felicità di una piccola vita che prosegue grazie al sacrificio di una giovane madre: Tonia Accardo se n’è andata a 33 anni, dopo aver rifiutato di curarsi, benché affetta da una rara forma di carcinoma, per dare alla luce Sofia. Con la nascita della “Casa di Tonia”, destinata a madri e figli abbandonati, il suo ricordo non si dissolverà nel silenzio mediatico.
Non grida più “fujtevenne”, ma con tono dimesso ed empio d’amarezza don Franco Rapullino, noto sacerdote anticamorra, parla di "città morta, senza più ideali". Grida e dà voce ad Annalisa e a tante altre “creature” dei quartieri poveri don Luigi Merola, che nell’ex villa di un boss ha istituito una fondazione che si occupa di recupero scolastico, di inserimento occupazionale dei ragazzi a rischio.
Ci sono l’ignoranza, l’egoismo e la viltà dietro le grida di alcuni abitanti di Ponticelli che a maggio hanno assalito con sassi e molotov un campo rom. Contro queste e altre forme di violenza urbana, il silenzio vigile dei militari inviati dal Governo, in attesa del silenzio operoso e lungimirante degli organizzatori del Forum delle culture 2013.
Al ricordo di una voce elegante e insieme stentorea che ha permeato il silenzio commosso dell’ultimo saluto al grande Nunzio Gallo, si aggiunge quello festoso e “mascalzone” dello storico concerto di Piazza Plebiscito con cui Pino Daniele ha festeggiato i suoi trent’anni di carriera, chiamando a raccolta vecchi compagni d’avventura come James Senese, Tullio De Piscopo e Tony Esposito.
Al 2009 si consegna la speranza di una città che lontano dal clamore di annunci umorali e di opportunistiche crociate pro "questione morale" vuole emergere dal silenzio mortificante che ammanta la sua storica identità di luogo di idee, d’arte e di solidarietà umana.