Risultato voto a scrutinio: 72.04 (Scrutinio: 10°; Totale: 84°)
Turni (n.Voti/n.Sfide): 1° = 14/19 (74%); 2° = 18/21 (86%); 3° = 33/39 (85%); 4° = 49/79 (62%);
Voto Popolare. Complessivo: 1. Mensile: 0.
Io non mi sono mai fidato della fortuna anche quando sembrava promettere pace. Tutti quei beni che generosamente mi concedeva: ricchezze, onori, favori, io li ho tenuti in tale considerazione che essa avrebbe potuto riprenderseli senza che io me ne scomponessi. Ho sempre mantenuto una grande distanza fra loro e me; così essa se li è ripresi, non è che me li ha strappati. La cattiva sorte spezza soltanto colui che si lascia ingannare da quella buona. Quelli che hanno amato i doni della fortuna come beni personali ed eterni, quelli che per quei doni vogliono farsi ammirare, si abbattono e si disperano quando il loro animo vuoto e puerile, ignaro di ogni gioia duratura, si sente privato di quei falsi ed effimeri diletti. Invece chi non insuperbisce nelle liete circostanze, non si deprime nelle avverse. Mantiene l’animo saldo nell’uno e nell’altro caso con la sua già provata fermezza, in quanto nella sua stessa felicità ha già sperimentato ciò che occorre per opporsi alla cattiva sorte. Perciò io ho sempre ritenuto che non vi fosse nulla di buono in quelle cose che tutti desiderano e che io ho sempre trovato vuote e rivestite di colori appariscenti e ingannevoli senza nulla al di dentro che corrispondesse all’apparenza; ora in quelle cose che sono chiamate mali, non trovo nulla di così terribile e insopportabile come fa temere la credenza popolare. (Seneca)
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