Risultato voto a scrutinio: 9.5 (Scrutinio: 386°; Totale: 4754°)
Turni (n.Voti/n.Sfide): 1° = 13/27 (48%); 2° = 8/28 (29%); 3° = no; 4° = no;
Il ponte fu costruito nel 1847 su progetto dell’Ing. Schlegel di Milano, fu fatto in mattoni a vista, granito e arcate in ghisa. Il ponte serviva per attraversare il torrente Crostolo e raggiungere la villa Corbelli- Rivaltella. In questo sito potete vedere foto del 1900 quando il ponte era integro. http://reggioemiliaturismo.provincia.re.it/page.asp?IDCategoria=2949&IDSezione=21403&ID=374552
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7 commenti a “i segni della guerra”
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Grazie Silcon mi fai scoprire cose della mia città che non conoscevo !!
Una vera opera d’arte questo ponte, anche così mal ridotto è di una grande bellezza, dovrebbero ripulire tutto attorno e renderlo visibile…. Bravissimo l’autore che è andato a pescare questa perla di foto. Scommetto che se la manda a qualche uff. Conservazione Beni Storici, qualcuno per merito della foto si innamora di quel ponte e chiede i finanziamenti U.E. per valorizzarlo a fini turistici, senza ricostruirlo, renderlo ok dal punto di vista della sicurezza per essere visto tutto intorno…. a fine emergenza terremoto ovviamente, ora i problemi veri sono altri, ma un domani….
Grazie Paolo…..è un posto che conosco da tempo, durante la guerra mio padre abitò nella villa, se vai a vedere la parete sud della villa ci sono ancora i buchi delle mittragliate aeree.
Ciao.
Un grande scatto… direi addirittura “storico”.
Complimenti e auguri.
Ciao Gemma sono pienamente daccordo con quello che hai scritto, per scoprire il ponte dalla vegetazione basterebbe un bel gruppo di volontari con il consenso del comune e si spenderebbe praticamente nulla. Vedi i parchi comunali, sono mantenuti belli da volontari che tagliano l’erba, puliscono ecc. Ora bisogna aiutare i terremotati, oggi un gruppo di miei amici vanno a fare iniziative per i bambini alcuni sono giù da settimane a lavorare nei campi in diverse masioni e tutti volontari…….speriamo finisca presto!
Grazie Fabat
Capisco benissimo che tutto venga ridimensionato davanti alle esigenze di chi si ritrova senza nulla o fuori dalle proprie abitazioni. Tutti i paesi limitrofi a quelli terremotati è come se fossero in seconda linea ed i volontari vanno al fronte, in prima linea, davanti a tanta distruzione è come fosse guerra. Buon coraggio anche agli abitanti della seconda linea che sentono forte forte la necessità di aiutarli mentre l’Orcolat, come chiamano in Friuli il terremoto, continua a farsi sentire anche in seconda e terza linea.