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Turni (n.Voti/n.Sfide): 1° = 7/18 (39%); 2° = 7/19 (37%); 3° = no; 4° = no;
Piccola piazzetta nel borgo fantasma di Faraone Antico, nel comune di Sant’Egidio alla Vibrata (Te).
Faraone è una frazione di Sant’Egidio alla Vibrata (Teramo). E’ costituita da due parti ben distinte: la più antica è un vero e proprio borgo fortificato di chiara impronta medioevale e prende il nome di Faraone Antico. E’ ormai disabitata dalla metà degli anni sessanta del secolo scorso e molti dei suoi abitanti hanno dato vita ad un nuovo centro a poca distanza che si snocciola lungo la S.P. 2 che collega Sant’Egidio alla Vibrata con Villa Lempa, cui è stato dato il nome di Faraone Nuovo o, più semplicemente, Faraone. Venne parzialmente danneggiata da un terremoto nel settembre del 1950 e l’accorato interessamento del parroco di allora don Giovanni Reali (1913-1973) fece affluire a Faraone copiosi contributi pubblici che consentirono gradatamente la migrazione nel nuovo sito, con l’abbandono di quello vecchio. Dopo aver attraversato un profondo fossato con un ponticello, al posto del quale un tempo c’era un ponte levatoio, l’ingresso a Faraone Antico è trionfale, attraverso un grande portale ad arco sormontato da una elegante torre merlata. Un bel bassorilievo raffigurante una Madonna con Bambino cui San Giovannino porge il paese di Faraone, evidentemente invocando protezione per i suoi abitanti, firmata da G. Sassetti Asculanus fa bella mostra di sè. L’autore è con ogni probabilità Ghino Sassetti. Appena sotto, incastonata nel muro restaurato, una pietra logorata dal tempo porta incisa la data del 1467, che è probabilmente la data della costruzione della cinta muraria. Più a sinistra, anche questo rimesso in opera all’atto del restauro, si trova lo stemma in pietra di Generoso Cornacchia di Civitella del Tronto, rappresentato da una torre quadrata sormontata da una cornacchia; di fianco le lettere G e C ed al centro la data 1511. Al di là del portale un’ordinata piazzetta su cui si affaccia la Chiesa di Santa Maria delle Misericordie ed un monolitico edificio munito di contrafforti di sostegno a scarpa, costruiti lì dopo i danni del terremoto del 1950. Nel bel mezzo del paese, in una delle tre strade che lo percorrono su cui si affacciano complessivamente una ventina di edifici, spicca il palazzo dei Baroni Farina, che insieme ai Ranalli ed ai Faragalli furono tra i più importanti proprietari terrieri della zona. Esso aveva ospitato un convento di suore e, al pian terreno, l’asilo; il soffitto del suo piano superiore ancor oggi mostra i bellissimi decori policromi che lo adornavano. Gli altri edifici, dove un tempo erano collocati anche un bar e l‘ufficio postale, sono ormai smozzicati dal tempo e divorati dalla vegetazione.
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