GUIDA Catania/Memorie Storiche
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| + | ==L'Italia meridionale== | ||
| + | Il libro [[Libri/L'Italia meridionale o L'antico reame delle Due Sicilie]] ('''1860''') così descrive il comune: | ||
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| + | ''Catania'', con 60 mila abitanti, capoluogo della provincia, sede vescovile, posta a piè dell'Etna e sulla riva del mare, grande e bella città, con nobili edificj, strade larghe regolari, grandi piazze, con una università, e molte superbe chiese, tra le quali è da notare quella de' Benedettini. La città è culta, ricca, commerciante, industriosa, rinomata pe' suoi tessuti di seta, e per la celebre Accademia Gioenia. | ||
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| + | Il territorio è fertilissimo, e la pianura di Catania è quello che produce la maggiore quantità di grano, olj eccellenti, le frutte più squisite, i vini più generosi, i pascoli più abbondanti. | ||
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| + | La città è antichissima, e tra gli avanzi de' suoi monumenti sono maravigliosi quelli del teatro, dell'anfiteatro e del foro. | ||
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==Dizionario di Antonio Busacca== | ==Dizionario di Antonio Busacca== | ||
Nel [[Sicilia/Dizionario_geografico_statistico_e_biografico_della_Sicilia|Dizionario]] del '''1858''' di Antonio Busacca la città viene così descritta: | Nel [[Sicilia/Dizionario_geografico_statistico_e_biografico_della_Sicilia|Dizionario]] del '''1858''' di Antonio Busacca la città viene così descritta: | ||
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È testimonio, dice Burignes al tom. 4 p. 394 sto. sic., del suo antico splendore l'anfiteatro, delle delle cui pietre dell'ordine superiere fe' uso Teodorico Re dei Goti per le fabbriche delle muraglie della città. Il principe Biscari, nella piazza Stesicora oggi Jaci ultimamente ne fe' le sue scoperte ed osservazioni; e dopo molte fatiche rinvenne, il teatro nel piano di S. Francesco, ed unito ad esso lo Odeum luogo destinato per la musica, uguale a quello fatto da Pericle in Atene. In S. Maria la Rotonda vedesi | È testimonio, dice Burignes al tom. 4 p. 394 sto. sic., del suo antico splendore l'anfiteatro, delle delle cui pietre dell'ordine superiere fe' uso Teodorico Re dei Goti per le fabbriche delle muraglie della città. Il principe Biscari, nella piazza Stesicora oggi Jaci ultimamente ne fe' le sue scoperte ed osservazioni; e dopo molte fatiche rinvenne, il teatro nel piano di S. Francesco, ed unito ad esso lo Odeum luogo destinato per la musica, uguale a quello fatto da Pericle in Atene. In S. Maria la Rotonda vedesi | ||
| − | gran parte dei vasti e magnifici bagni, e più di metà del convento S. Agostino giustifica essere stati quivi il foro, la basilica e le antiche carceri. Verso il Settentrione di Catania trovansi gli avanzi del cotanto famoso tempio di Cerere. L'enormi lave dell' Etna nel 1669 sepellirono il Gennasio, la Naumachia, il Circo, l'Elefante e l'Obelisco vetustissimo geroglifico, detto il Diotoro; formavano forse parte dei suoi ornamenti. Un buon numero di tali anticaglie erano in piedi ai tempi di Fazzello, del Carrera, del Grossi. Il Fazzelo, Deca 1° lib. 3. c. 1., così scrive: Questa città anticamente avea un grandissimo e bellissimo porto verso quella parte d'onde si và a Nasso, il quale oggi si vede pieno di grandissimi sassi da uno sboccamento del monte Etna. Erano in quella tre maravigliosi teatri, le rovini dei quali fino ai dì d'oggi si vedono, e quella parte del muro ch'è volta verso Lentini è una reliquia del teatro maggiore, la quale per esser di pietra nera tirata in quadro, mostra in sè stessa una grandissima magnificenza. Le reliquie dell'altro teatro sono appresso alla porta Stesicora, chiamata oggi Jaci. Il terzo mostra le sue vestigie dentro alla città presso alla chiesa di S. Agostino. Erano in questa città vari tempi, ma il più venerando e maestoso era | + | gran parte dei vasti e magnifici bagni, e più di metà del convento S. Agostino giustifica essere stati quivi il foro, la basilica e le antiche carceri. Verso il Settentrione di Catania trovansi gli avanzi del cotanto famoso tempio di Cerere. L'enormi lave dell'Etna nel 1669 sepellirono il Gennasio, la Naumachia, il Circo, l'Elefante e l'Obelisco vetustissimo geroglifico, detto il Diotoro; formavano forse parte dei suoi ornamenti. Un buon numero di tali anticaglie erano in piedi ai tempi di Fazzello, del Carrera, del Grossi. Il Fazzelo, Deca 1° lib. 3. c. 1., così scrive: Questa città anticamente avea un grandissimo e bellissimo porto verso quella parte d'onde si và a Nasso, il quale oggi si vede pieno di grandissimi sassi da uno sboccamento del monte Etna. Erano in quella tre maravigliosi teatri, le rovini dei quali fino ai dì d'oggi si vedono, e quella parte del muro ch'è volta verso Lentini è una reliquia del teatro maggiore, la quale per esser di pietra nera tirata in quadro, mostra in sè stessa una grandissima magnificenza. Le reliquie dell'altro teatro sono appresso alla porta Stesicora, chiamata oggi Jaci. Il terzo mostra le sue vestigie dentro alla città presso alla chiesa di S. Agostino. Erano in questa città vari tempi, ma il più venerando e maestoso era quello di Cerere - Cicerone nelle verrine, dice: Egli era in Catania un tempio di Cerere di quella stessa riverenza religiosa di quello di Roma, e quasi di tutto il mondo. Questo tempio era posto fuori le porte della città, dove oggi è il campanile del vescovo e si vedono le sue anticaglie racchiuse nella chiesa dello Spirito Santo, che vi è edificata sopra. Eranvi ancora le forme con colonne e capitelli di marmo e si crede fossero ove è la chiesa di S. Agata. - Pindaro fa vedere che Catania fu famosa per molti cavalieri e soldati, e per ricchezze. Cicerone contro Verre la chiama ricca, onesta ed abbondante. |
| − | Anco adesso Catania è una delle principali città di Sicilia, e delle più belle d'Italia, con una popolazione di 56100. È situata lungo la spiaggia del mare Jonio, e serve di limile alle due valli Valdemone e Noto. Sede vescovile, capo-lungo d'Intendenza, con una antica Università di Studi; è adorna di bellissime fabbriche con strade larghe, e ben livellate. Dista da Messina 60 miglia, da Siracusa 36, da Palermo 120; Catania medesima gareggia con l'antica; ed oltre le porte, le strade, le piazze ed i vari palazzi e magnifica la fabbrica dell' | + | Anco adesso Catania è una delle principali città di Sicilia, e delle più belle d'Italia, con una popolazione di 56100. È situata lungo la spiaggia del mare Jonio, e serve di limile alle due valli Valdemone e Noto. Sede vescovile, capo-lungo d'Intendenza, con una antica Università di Studi; è adorna di bellissime fabbriche con strade larghe, e ben livellate. Dista da Messina 60 miglia, da Siracusa 36, da Palermo 120; Catania medesima gareggia con l'antica; ed oltre le porte, le strade, le piazze ed i vari palazzi e magnifica la fabbrica dell'Università degli Studi, sita nella strada di porta Jaci. Vasto edificio a tre piani di architettura dorica ed ottima, in forma di perfetto quadrato con quattro portoni, nell'interno contiene una gran galleria ornata di pitture e di stucchi ad uso delle lauree, tredici cameroni ove si professano con dignità varie scienze; due pubbliche biblioteche che contengono circa 8000 volumi, e varie stanze nel terzo piano per comodo dei professori. Questa Università fu fondata nel 1444 dal Re Alfonso e la laurea è riconosciuta in Roma, in Bologna e in Parigi, e può esercitarvisi. Pure vari monasteri e conventi decorano questa città. |
| − | Degno di farne parola è quello dei Cassinesi sotto titolo di S. Nicolò l'Arena. Vasto e maestoso edificio a tre piani nella forma di due | + | Degno di farne parola è quello dei Cassinesi sotto titolo di S. Nicolò l'Arena. Vasto e maestoso edificio a tre piani nella forma di due parallele gran navi. Si contano 66 aperture in forma di balconi nei due prospetti l'uno orientale e l'altro meridionale. La scala principale è tutta di marmo larga pal. 10. Vi sono tre chiostri di figura quadrata di lunghezza 840 palmi. Il locale ove si tiene il capitolo è di palmi 70 di lunghezza e di 33 palmi di larghezza. La sala della biblioteca è di lunghezza palmi 118, di larghezza palmi 54 e di altezza 80, ed è preceduta da un atrio lungo 72 palmi e 54 largo, contiene 18000 vol. e vari manoscritti, fra i quali alquanti sacri del X, XI, e XII secolo con miniature in oro. Il museo è composto di 5 stanze, e malgrado di alquanti vasi etruschi cede assai di pregio a quella del Principe di Biscarì. Nella quadreria vedesi una buona copia di Raffaello di Urbino; gli originali della morte di G. C. del Calvario; un S. Michiele Arcangelo di Giulio Reni; un S. Bastiano dello Spagnoletto; una S. Caterina di Paolo Veronesi; un S. Giovanni Baltista del Quercio; altre cose di Rubes, di Polidoro, di Pietro Novelli detto il Morrialese e del Tuccari. Nella chiesa |
s'ammira il grande organo, uno de' primi d'Italia. | s'ammira il grande organo, uno de' primi d'Italia. | ||
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Il territorio di Catania è di 14 miglia: produce ed esporta grano, olio e vini i più generosi. All'imboccatura del fiume Simeto detto della Giarretta si trova l'ambra gialla e si lavora in Catania come le lave etnee e se ne fa una collezione di circa 300 pezzi. | Il territorio di Catania è di 14 miglia: produce ed esporta grano, olio e vini i più generosi. All'imboccatura del fiume Simeto detto della Giarretta si trova l'ambra gialla e si lavora in Catania come le lave etnee e se ne fa una collezione di circa 300 pezzi. | ||
| − | Catania è stata sempre madre feconda di uomini illustri, e dovendoli nominare tutti sarebbe assai lungo. Fra gli antichi basta nominare Caronda legislatore, da noi cennato nella prima parte, il medico Filonide, e Pitone poeta ed oratore che fu segretario di Filippo Re di Macedonia. Fra i moderni il B. Angelo Sinesio del XVII secolo Cassinese il quale tra le varie opere lasciò un dizionario latino e italiano; Nicolò Tedeschi altro dottissimo Cassinese che fiorì nel XV secolo e fece parlare di sé tutta l'Italia; il filosofo e medicò Eustachio Perna del XV secolo; il poeta Giovanni Filangeri morto nel 1450; il gesuita Ferdinando Paternò del XVI secolo autore della cronologia dei Re di Sicilia; il giureconsulto Blasco Lancia pur del XVI secolo; Cosmo Nepita altro giureconsulto del detto secolo, che lasciò varie produzioni e commenti. Del XVII basta cennare il giureconsulto Mario Cutel che primo ideò un codice sicolo, il Presidente Giovanni San Martino, nato nel 1670; il giureconsulto Cataldo Fumia morto nel 1630; e del secolo XVIII i medici Mirone e Rosario Scudieri, il pittore Olivio Sozzi, il poeta Patania, e l'oratore Mario S. Filippo. Del secolo XIX basta notare Agatino Longo, prof. di fisica sperimentale, che ha dato alla luce varie opere; il professore Carlo Gemmellaro celebre nella storia naturale che ha dato alla luce varie rispettabili opere; il Cassinese professore di chimica Francesco Tornabene; il professore di filosofia Vincenzo Tedeschi che stampò gli elementi della | + | Catania è stata sempre madre feconda di uomini illustri, e dovendoli nominare tutti sarebbe assai lungo. Fra gli antichi basta nominare Caronda legislatore, da noi cennato nella prima parte, il medico Filonide, e Pitone poeta ed oratore che fu segretario di Filippo Re di Macedonia. Fra i moderni il B. Angelo Sinesio del XVII secolo Cassinese il quale tra le varie opere lasciò un dizionario latino e italiano; Nicolò Tedeschi altro dottissimo Cassinese che fiorì nel XV secolo e fece parlare di sé tutta l'Italia; il filosofo e medicò Eustachio Perna del XV secolo; il poeta Giovanni Filangeri morto nel 1450; il gesuita Ferdinando Paternò del XVI secolo autore della cronologia dei Re di Sicilia; il giureconsulto Blasco Lancia pur del XVI secolo; Cosmo Nepita altro giureconsulto del detto secolo, che lasciò varie produzioni e commenti. Del XVII basta cennare il giureconsulto Mario Cutel che primo ideò un codice sicolo, il Presidente Giovanni San Martino, nato nel 1670; il giureconsulto Cataldo Fumia morto nel 1630; e del secolo XVIII i medici Mirone e Rosario Scudieri, il pittore Olivio Sozzi, il poeta Patania, e l'oratore Mario S. Filippo. Del secolo XIX basta notare Agatino Longo, prof. di fisica sperimentale, che ha dato alla luce varie opere; il professore Carlo Gemmellaro celebre nella storia naturale che ha dato alla luce varie rispettabili opere; il Cassinese professore di chimica Francesco Tornabene; il professore di filosofia Vincenzo Tedeschi che stampò gli elementi della filosofia intellettuale; il professore di matematiche sublimi Giuseppe Zuria e Agatino S. Martino, i quali hanno sparso vivide luci su tali scienze; il professore Francesco Patania che stampò gli elementi dell'istituzione teologiche. Nelle monete dell'antica Catania si vedono in alcune da una parte due teste giovanili dall'altra due vessilli. Leggenda KATANAIΩN. |
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| + | ==Corografia dell'Italia== | ||
| + | In [[Libri/Corografia dell'Italia]] ('''1832''') così viene descritto il comune: | ||
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| + | CATANIA , una delle più belle città della Sicilia, capoluogo di provincia, è la più singolare di tutta l'isola. E' una nuova città, che rassomiglia a Portici, ma dieci volte più estesa; entrambe ai piedi di un volcano, in riva al mare, innalzate sopra varii strati di lave, e che ognora teme una medesima sorte, uno stesso fine. Questa città venne in fatti più volte rovesciata dai (tremuoti, e ricoperta dalle lave vomitale dall' Etna, ma sempre risorse con maggiore ma-gnificenza. L' ultima rovina avvenne nel 1693; fu in alloca ridotta in un mucchio di sassi; ventanni dopo venne riedificata come oggidì la si vede, cioè sopra un regolare disegno, con rette e larghe vie, con piazze simmetriche, adorne di fontane. II Vacanini fu l' architetto di questa moderna città, ed un cappuccino chiamato Frate Liberale ne disegno le strade in modo, che il sole sempre vi domina, per cui in tempo d1 estate il soggiorno n'è quasi insopportabile. La città non cominciò veramente a risorgere che nel 1740 e le case sarebbero magnifiche, se l'architettura non fosse detestabile; ciò non ostante è una delle più belle città di Europa, quantunque le case tutte siano di un solo piano, onde meglio resistere ai tremuoti si frequenti ai luoghi che stanno ai piedi del terribile Mongibello. Esse hanno gentile prospetto, benché tutte sieno costrutte di lava, e di eguale materia ne sia il selciato di tutta la città, formato con pezzi riquadrati. | ||
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| + | Quelle vie, comesi disse, sono spaziose ed in retta linea, la piazza maggiore è circondata dalla cattedrale, dal seminario, dal palazzo comunale e da altri vasti edificii. Nel mezzo sorge un obelisco di granito rosso, posto sopra il dorso di un antico elefante di lava catamilica. Ha pure altre piazze simmetriche adorne di fontane, cosichè dopo Palermo è la città più ragguardevole della Sicilia. Catania, secondo narra Tucidide, fu edificata da una colonia di Calcidiesi, 730 anni av. l'e. v., cioè tre anni prima di Siracusa, e 33 dopo Roma; ma 330 anni dopo cambiò di nome, e fu chiamata Etna dal siracusana re Ierone, che nel 476 ne fece la conquista. Sino dall' anno 501 Caronda, nativo di Messina, avea date leggi a quella città, e da essa poi i Romani incominciarono ad impadronirsi dell' intera Sicilia. L'antica Catania, cioè il suolo della greca città, trovasi dai quattro ai dodici piedi sotto la moderna, poiché essa in diverse epoche subì la sorte di Ercolano e Pompeia. Nulladimeno l' apatia dè Cataniesi, dopo disastri si sovente ripetuti e terribili, non mai potè determinarli a cambiar luogo e situazione. Nel 1819 fu minacciata di una nuova intera rovina da violenti e ripetute scosse di tremuoto, che cagionarono varie crepature nei più grandiosi edificii, non ostante la loro solidità. | ||
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| + | Benché in riva al mare non ebbe mai porto, fuorché nel XVI secolo. Venne esso formato da un torrente di ardente lava, ma ben presto quel molo scomparve liquefatto da altro eguale torrente. In oggi contiene circa 48,000 abitanti che da gran tempo hanno fama di attivi ed industriosi, ed è l' unica città della Sicilia che abbia una Università per gli studii. E residenza vescovile; ha un tribunale d' appello e di commercio, ed è piazza forte di IV classe. Vi è un ospedale, un monte di pietà, un ospizio per gli esposti, un bel teatro, molte pubbliche librerie e varii privati musei di storia naturale dell' isola e specialmente del Mongibello, come pure di antichità. L' accademia Gioiena si occupa indefessamente di tutto quanto concerne i tre regni della natura. Negli scavi per iscoprire l' antica Catania si trovarono numerosi monumenti della sua magnificenza. I meglio conservati sono l'anfiteatro, la naumachia, il circo, l'odeone, alcuni bagni e molte tombe; essi furono non è guari illustrati dal dotto abate Ferrara. | ||
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| + | Da Cicerone è menzionato il tempio di Cerere, il quale era in gran fama presso i Siciliani, e fu oggetto delle rapine di Verre: venne ristaurato da Augusto. Veggonsi pure avanzi considerevoli di quelli dedicati a Cibele, a Vulcano ed alla dea Leucatea. Fu patria di molti sommi ingegni, tra i quali Vito Amici, antiquario del XVIII secolo, e dell' illustre principe di Biscari, il di cui museo formi una delle primarie curiosità di Catania, ed il suo grandioso palazzo ridonda di bellezze delle arti antiche e moderne da quel dotto indefessamente raccolte. Questo principe fu pure quegli, che maggiormente si interesso a dissotterrare gli anzidetti antichi monumenti. Si fabbricano in questa città stoffe di seta, che per la loro perfezione assomigliano a quelle tanto vantate di Palermo. Attiva più che altrove é l' agricoltura nel suo distretto, ed i prodotti di pregiati vini ed olii, sono a proporzione in maggior copia, che in ogni altra parte dell' isola. Alcune miglia ad ostro da questa città scorre il Giaretta, fiume profondo e limaccioso, il più grosso della Sicilia; il mare abbonda di pesci, e presso la città si raccoglie molta bell' ambra gialla, che perfettamente si lavora in Catania; come pure le lave etnee, delle quali si forma una collezione di circa 3oo pezzi, assai pregiata dai mineralogi. Sta 5o miglia a libeccio da Messina, altrettante ad ostro da Siracusa, e 100 a scirocco da Palermo. Long. 12° 54' 5 lat. 3;° 3o'. | ||
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| + | ==Dizionario di Giuseppe Ortolani== | ||
| + | Nel [[Sicilia/Nuovo_Dizionario_geografico_statistico_e_biografico_della_Sicilia|Dizionario]] del '''1819''' di Giuseppe E. Ortolani la città viene così descritta: | ||
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| + | CATANIA , una delle primarie città di Sicilia, di 5 miglia di circuito, e delle più belle d' Italia. E' situata lungo la spiaggia del mar jonio, e serve di limite alle due Valli Demone e Noto. Sede Vescovile, Capoluogo d' Intendenza, con un' antica Università di Studi: è adorna di bellissime fabbriche con strade larghe, e ben livellate, da quando fu novamente innalzata dopo il terremoto del 1693. Popol. 45081. Distante da Messina 6o miglia, da Siracusa 36, da Palermo 120. Latitudine 37, 30. Questa città vanta la più rimota antichità, ed offre i Calcidesi per i primi suoi abitanti, secondo l' autorità del savio storico Tucide che fissa quest' epoca nel 582 pria di G. C. Fu dopo sempre in alto rango, e tien primario luogo nell' istoria greco-sicula. Conservansi ancora gli avanzi di molte preziose antichità disotterrate dall' egregio fu principe dì Biscari, ed or di recente dal dotto Abate Ferrara, pe' quali si potrà consultare il già citato Viaggio di Biscari ediz. Abbate, in cui descrivonsi il famoso anfiteatro, l' acquedotto, il teatro antico coll' odeo che al dir degli antiquarj è di tutti il meglio conservato, le terme, le stufe, il foro, il bagno, il sepolcro, le camere sepolcrali, il tempjo di Cerere, di Cibele , di Vulcano, della Dea Leucatea, ed alte reliquie di antichità. | ||
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| + | Catania moderna gareggia con Catania antica, ed oltre le porte ,le strade, le piazze, ed i varj palazzi, fa un bel vedere ed un grande ornamento, la fabbrica dell' Università dè regj studj, sita nella strada di porta d'Aci; vasto edificio composto di tre piani di architettura dorica ed attica in forma di un perfette quadrato con 4 portoni, che contiene nell' interno una gran galleria ornata di pitture e di stucchi ad uso delle lauree, tredici cameroni dove si professano con somma dignita le primarie scienze, due pubbliche biblioteche che contengono da circa 80000 vol. e varie stanze nel terzo piano per abitazione e comodo dei regj professori. Quest' Universita fu fondata nel 1444 dal Re Alfonso, e colui che la laurea di giurisprudenza o di medicina vi ottiene, può esercitare la professione di avvocato o di medico in Bologna, in Roma, ed anche in Parigi, come ciò è accaduto . Si troverà in altri Dizionarj l' enumerazione di tutt' i conventi, monasteri, case religiose che questa città decorano, e noi ci limitiamo a far motto del monastero de' Casinesi sotto il titolo di S Nicolò 1' Arena, generalmente da tutti celebrato. | ||
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| + | Questo è un vasto e maestoso edifìcio a tre piani, di ordine composto; la sua figura è in forma di due parallelogrammi: nei due prospetti, l'uno orientale e l' altro meridionale, si contano 66 aperture a forma di balconi: i corridori nell' interno sono di larghezza palmi 17 e 18 e mezzo, e di altezza 28: la scala principale è tutta di marmo, ed è della larghezza di p. 10. Vi sono tre chiostri di figura quadrata ,di lunghezza 840 palmi. Il capitolo ossia il luogo ove si tiene il capitolo, è di palmi 70 di lunghezza e di larghezza 33. Il vate della biblioteca è di lunghezza palmi 118, di larghezza 54, è di altezza 8o, è preceduto da un atrio lungo palmi 27, e largo 54, e contiene 18000 volumi, e varj manoscritti, fra i quali alcuni sagri del X, XI, e XII secolo con miniature in oro. Il museo è composto di cinque stanze; ma eccetto di alcuni vasi detti etruschi, e che piuttosto dirsi dovrebbero greco, siculi, non ha niente di particolare, e cede di gran lunga a vasto museo del principe di Biscari. | ||
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| + | Nella quadreria però vantasi una buone copia della cena di Raffaelo da Urbino; gli originali della morte di G. C. del Caravagio; un S Michele Arcangelo di Guido Reni; un S. Sebastiano dello Spagnoletto; una S. Ca terina di Paolo Veronese; un S. Giovanni Battista del Quercino; alcune cose del Rubens; altre del Polidoro; molte del nostro Pietro Novelli, detto il Morrealese e varie del Luccari (1). Nella Chiesa si ammira il grande organo, uno dei primi d' Italia , e che la gareggia con quello di Trento. Il museo di Biscari è un' altra curiosita di Catania. Esso è attaccato al suo palazzo, e contiene un gran corridore con statue antiche di marmo , trovate pella maggior parte in Sicilia , quattro grandi camere dove trovansi una gran quantita di vasi greco siculi, di lucerne, d' iscrizioni, di utensili, di pesi, di medaglie e monete greche, e greco - sicule, romane, consolari, ed imperiali, e medaglioni di Pontefici, e di alcuni Sovrani moderni: annesso al museo di antichita vi è quello di storia naturale in cinque stanze dove vi sono ammassati stolti minerali , ma a dire il 'vero senz' ordine scientifico e sistematico: più ordine, più decenza, e più pulitezza ritrovasi nel museo deito delle produzioni naturali di Sicilia, formato dal cavaliere Gioeni, distribuito in sette stanze, e ricco principalmente dele lave dell' Etna , che si ammirano in bruto e polite, insieme colle rocce primitive, e colle varie singolarita di Sicilia in ogni specie. Il territorio di Catania, detto l' agro catanese, è di 40 miglia di estensione, ed è il primo dell' isola per la sua feracita. La piana o pianura di Catania è quella che fornisce la maggior copia di grano; l' olio, i frutti li più squisiti, i vini i più generosi, i pascoli i più abbondanti si trovano in quelle amene campagne sotto l' Etna. All' imboccatura del fiume Simeto, oggi detto Giarretta, si trova l' ambra gialla, che si lavora perfettamente in Catania, dove pure si puliscono le lave Etnee, e se ne fa una collezione di circa 3oo pezzi assai pregiata dai mineralogisti. | ||
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| + | Lungo è il catalogo degli uomini illustri di Catania rapportati dal Padre Amico nel suo Lexicon, e dopo lui dal Ragusa, e poi dal Mungitore nella Biblioteca-sicula, i quali li fanno ascendere a circa 2oo. Ma noi citiamo qui solamente i più celebri fra gli antichi e moderni, e quelli che meritano a nostro giudizio un distinto rango nell' istoria letteraria di Sicilia. Così fra gli antichi sono Caronda, legislatore da noi elogiato nella Biografia di Sicilia, il medico Filonide e Pitone poeta ed oratore, uno de' segretarj di Filippo Re di Macedonia. E fra i moderni il B. Angelo Sinesio del XIV secolo, casinese insigne, e tanto noto, il quale tra le altre sue opera lasciò un primo Dizionario latino ed italiano; Nicolò Tedeschi, altro dottissimo Casinese, detto l' Abate palermitano, che fiori nel XV secolo e fece parlare di se tutta l' Italia, elogiato nella nostra Biografia ; il filosofo e medico Eustachio Perna del detto secolo; il poeta Giovanni Filangeri morto nel 1450: il gesuita Ferdinando Paternò del XVI secolo, antore della Cronologia dei Re di Sicilia, pubblicata ultimamente dal Padre Abate di Blasi; il giure consulto e feudista Blaseo Lancia pur del XVI secolo, Cosimo Nepita altro giureconsulto del detto secolo , che le consuetudini di Catania il primo riunì e commentò; i giureconsulti Pietro Rizzati, ed Arrigo Medici che per i loro commenti sopra le bolle de' censi si ottennero grande reputazione . Nel XVII secolo citiamo soltanto il giureconsulto Mario Cutelli, che il primo ideò un piano del codice siculo; il presidente Giovanni San Martino nato nel 1670; il giureconsulto Cataldo Fimia morto nel 1638; e nel secolo XVIII i medici Mirone e Rosario Scuderi, il pittore Olivio Sozzi, il poeta e filologo Patània, e l'oratore Mario S. Filippo, due de' quali sono stati da noi elogiati nella nostra Biografia. | ||
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| + | (1)Ho seguito in ciò la descrizione fattane dal sig. Abate Francesco Sacco, confermatami come esatta da un intelligente Catanese che ho consultato. | ||
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Versione attuale delle 18:56, 31 lug 2013
Memorie Storiche su Catania
Indice |
L'Italia meridionale
Il libro L'Italia meridionale o L'antico reame delle Due Sicilie (1860) così descrive il comune:
Catania, con 60 mila abitanti, capoluogo della provincia, sede vescovile, posta a piè dell'Etna e sulla riva del mare, grande e bella città, con nobili edificj, strade larghe regolari, grandi piazze, con una università, e molte superbe chiese, tra le quali è da notare quella de' Benedettini. La città è culta, ricca, commerciante, industriosa, rinomata pe' suoi tessuti di seta, e per la celebre Accademia Gioenia.
Il territorio è fertilissimo, e la pianura di Catania è quello che produce la maggiore quantità di grano, olj eccellenti, le frutte più squisite, i vini più generosi, i pascoli più abbondanti.
La città è antichissima, e tra gli avanzi de' suoi monumenti sono maravigliosi quelli del teatro, dell'anfiteatro e del foro.
Dizionario di Antonio Busacca
Nel Dizionario del 1858 di Antonio Busacca la città viene così descritta:
Catania - Cicerone la chiamò Catina, gli Arabi la chiamarono Katine. Il suo nome incontrasi in ogni pagina degli antichi fasti di Sicilia. La sua origine e rimonta sin dai tempi dei Fenici, come ci è dal Bochart, e molti secoli dopo fu abitata dai Calcidesi, dopochè questi da Gerone furono vinti la maggior parte furono obbligati a stabilirsi ivi cinque mila Siracusani ed altrettanti Dorici del peloponesso. Gerone poscia volle che si nominasse Etna e non più Catania. Conchiusa la pace coi Cartaginesi Timoleonte assediò Catania. Cesare Augusto la fece restaurare de' danni sofferti nelle guerre civili, e quindi i suoi abitanti accrebbero di numero più dì Taormina. Svariate sono state le vicende di Catania e sarebbe lungo il dire, ma ci atteniamo alle sue magnificenze secondo le relazioni di Burignes, e Fazzello.
È testimonio, dice Burignes al tom. 4 p. 394 sto. sic., del suo antico splendore l'anfiteatro, delle delle cui pietre dell'ordine superiere fe' uso Teodorico Re dei Goti per le fabbriche delle muraglie della città. Il principe Biscari, nella piazza Stesicora oggi Jaci ultimamente ne fe' le sue scoperte ed osservazioni; e dopo molte fatiche rinvenne, il teatro nel piano di S. Francesco, ed unito ad esso lo Odeum luogo destinato per la musica, uguale a quello fatto da Pericle in Atene. In S. Maria la Rotonda vedesi gran parte dei vasti e magnifici bagni, e più di metà del convento S. Agostino giustifica essere stati quivi il foro, la basilica e le antiche carceri. Verso il Settentrione di Catania trovansi gli avanzi del cotanto famoso tempio di Cerere. L'enormi lave dell'Etna nel 1669 sepellirono il Gennasio, la Naumachia, il Circo, l'Elefante e l'Obelisco vetustissimo geroglifico, detto il Diotoro; formavano forse parte dei suoi ornamenti. Un buon numero di tali anticaglie erano in piedi ai tempi di Fazzello, del Carrera, del Grossi. Il Fazzelo, Deca 1° lib. 3. c. 1., così scrive: Questa città anticamente avea un grandissimo e bellissimo porto verso quella parte d'onde si và a Nasso, il quale oggi si vede pieno di grandissimi sassi da uno sboccamento del monte Etna. Erano in quella tre maravigliosi teatri, le rovini dei quali fino ai dì d'oggi si vedono, e quella parte del muro ch'è volta verso Lentini è una reliquia del teatro maggiore, la quale per esser di pietra nera tirata in quadro, mostra in sè stessa una grandissima magnificenza. Le reliquie dell'altro teatro sono appresso alla porta Stesicora, chiamata oggi Jaci. Il terzo mostra le sue vestigie dentro alla città presso alla chiesa di S. Agostino. Erano in questa città vari tempi, ma il più venerando e maestoso era quello di Cerere - Cicerone nelle verrine, dice: Egli era in Catania un tempio di Cerere di quella stessa riverenza religiosa di quello di Roma, e quasi di tutto il mondo. Questo tempio era posto fuori le porte della città, dove oggi è il campanile del vescovo e si vedono le sue anticaglie racchiuse nella chiesa dello Spirito Santo, che vi è edificata sopra. Eranvi ancora le forme con colonne e capitelli di marmo e si crede fossero ove è la chiesa di S. Agata. - Pindaro fa vedere che Catania fu famosa per molti cavalieri e soldati, e per ricchezze. Cicerone contro Verre la chiama ricca, onesta ed abbondante.
Anco adesso Catania è una delle principali città di Sicilia, e delle più belle d'Italia, con una popolazione di 56100. È situata lungo la spiaggia del mare Jonio, e serve di limile alle due valli Valdemone e Noto. Sede vescovile, capo-lungo d'Intendenza, con una antica Università di Studi; è adorna di bellissime fabbriche con strade larghe, e ben livellate. Dista da Messina 60 miglia, da Siracusa 36, da Palermo 120; Catania medesima gareggia con l'antica; ed oltre le porte, le strade, le piazze ed i vari palazzi e magnifica la fabbrica dell'Università degli Studi, sita nella strada di porta Jaci. Vasto edificio a tre piani di architettura dorica ed ottima, in forma di perfetto quadrato con quattro portoni, nell'interno contiene una gran galleria ornata di pitture e di stucchi ad uso delle lauree, tredici cameroni ove si professano con dignità varie scienze; due pubbliche biblioteche che contengono circa 8000 volumi, e varie stanze nel terzo piano per comodo dei professori. Questa Università fu fondata nel 1444 dal Re Alfonso e la laurea è riconosciuta in Roma, in Bologna e in Parigi, e può esercitarvisi. Pure vari monasteri e conventi decorano questa città.
Degno di farne parola è quello dei Cassinesi sotto titolo di S. Nicolò l'Arena. Vasto e maestoso edificio a tre piani nella forma di due parallele gran navi. Si contano 66 aperture in forma di balconi nei due prospetti l'uno orientale e l'altro meridionale. La scala principale è tutta di marmo larga pal. 10. Vi sono tre chiostri di figura quadrata di lunghezza 840 palmi. Il locale ove si tiene il capitolo è di palmi 70 di lunghezza e di 33 palmi di larghezza. La sala della biblioteca è di lunghezza palmi 118, di larghezza palmi 54 e di altezza 80, ed è preceduta da un atrio lungo 72 palmi e 54 largo, contiene 18000 vol. e vari manoscritti, fra i quali alquanti sacri del X, XI, e XII secolo con miniature in oro. Il museo è composto di 5 stanze, e malgrado di alquanti vasi etruschi cede assai di pregio a quella del Principe di Biscarì. Nella quadreria vedesi una buona copia di Raffaello di Urbino; gli originali della morte di G. C. del Calvario; un S. Michiele Arcangelo di Giulio Reni; un S. Bastiano dello Spagnoletto; una S. Caterina di Paolo Veronesi; un S. Giovanni Baltista del Quercio; altre cose di Rubes, di Polidoro, di Pietro Novelli detto il Morrialese e del Tuccari. Nella chiesa s'ammira il grande organo, uno de' primi d'Italia.
Il museo di Biscari è un altro pregio di Catania, esso presenta in quattro gran camere le antichità, la storia naturale in cinque stanze. Quello del Cav. Gioeni è distribuito in sette stanze, e vi si osserva dignità, contegno. Molti altri particolari hanno de' musei, ma di minor conto.
Il territorio di Catania è di 14 miglia: produce ed esporta grano, olio e vini i più generosi. All'imboccatura del fiume Simeto detto della Giarretta si trova l'ambra gialla e si lavora in Catania come le lave etnee e se ne fa una collezione di circa 300 pezzi.
Catania è stata sempre madre feconda di uomini illustri, e dovendoli nominare tutti sarebbe assai lungo. Fra gli antichi basta nominare Caronda legislatore, da noi cennato nella prima parte, il medico Filonide, e Pitone poeta ed oratore che fu segretario di Filippo Re di Macedonia. Fra i moderni il B. Angelo Sinesio del XVII secolo Cassinese il quale tra le varie opere lasciò un dizionario latino e italiano; Nicolò Tedeschi altro dottissimo Cassinese che fiorì nel XV secolo e fece parlare di sé tutta l'Italia; il filosofo e medicò Eustachio Perna del XV secolo; il poeta Giovanni Filangeri morto nel 1450; il gesuita Ferdinando Paternò del XVI secolo autore della cronologia dei Re di Sicilia; il giureconsulto Blasco Lancia pur del XVI secolo; Cosmo Nepita altro giureconsulto del detto secolo, che lasciò varie produzioni e commenti. Del XVII basta cennare il giureconsulto Mario Cutel che primo ideò un codice sicolo, il Presidente Giovanni San Martino, nato nel 1670; il giureconsulto Cataldo Fumia morto nel 1630; e del secolo XVIII i medici Mirone e Rosario Scudieri, il pittore Olivio Sozzi, il poeta Patania, e l'oratore Mario S. Filippo. Del secolo XIX basta notare Agatino Longo, prof. di fisica sperimentale, che ha dato alla luce varie opere; il professore Carlo Gemmellaro celebre nella storia naturale che ha dato alla luce varie rispettabili opere; il Cassinese professore di chimica Francesco Tornabene; il professore di filosofia Vincenzo Tedeschi che stampò gli elementi della filosofia intellettuale; il professore di matematiche sublimi Giuseppe Zuria e Agatino S. Martino, i quali hanno sparso vivide luci su tali scienze; il professore Francesco Patania che stampò gli elementi dell'istituzione teologiche. Nelle monete dell'antica Catania si vedono in alcune da una parte due teste giovanili dall'altra due vessilli. Leggenda KATANAIΩN.
Corografia dell'Italia
In Corografia dell'Italia (1832) così viene descritto il comune:
CATANIA , una delle più belle città della Sicilia, capoluogo di provincia, è la più singolare di tutta l'isola. E' una nuova città, che rassomiglia a Portici, ma dieci volte più estesa; entrambe ai piedi di un volcano, in riva al mare, innalzate sopra varii strati di lave, e che ognora teme una medesima sorte, uno stesso fine. Questa città venne in fatti più volte rovesciata dai (tremuoti, e ricoperta dalle lave vomitale dall' Etna, ma sempre risorse con maggiore ma-gnificenza. L' ultima rovina avvenne nel 1693; fu in alloca ridotta in un mucchio di sassi; ventanni dopo venne riedificata come oggidì la si vede, cioè sopra un regolare disegno, con rette e larghe vie, con piazze simmetriche, adorne di fontane. II Vacanini fu l' architetto di questa moderna città, ed un cappuccino chiamato Frate Liberale ne disegno le strade in modo, che il sole sempre vi domina, per cui in tempo d1 estate il soggiorno n'è quasi insopportabile. La città non cominciò veramente a risorgere che nel 1740 e le case sarebbero magnifiche, se l'architettura non fosse detestabile; ciò non ostante è una delle più belle città di Europa, quantunque le case tutte siano di un solo piano, onde meglio resistere ai tremuoti si frequenti ai luoghi che stanno ai piedi del terribile Mongibello. Esse hanno gentile prospetto, benché tutte sieno costrutte di lava, e di eguale materia ne sia il selciato di tutta la città, formato con pezzi riquadrati.
Quelle vie, comesi disse, sono spaziose ed in retta linea, la piazza maggiore è circondata dalla cattedrale, dal seminario, dal palazzo comunale e da altri vasti edificii. Nel mezzo sorge un obelisco di granito rosso, posto sopra il dorso di un antico elefante di lava catamilica. Ha pure altre piazze simmetriche adorne di fontane, cosichè dopo Palermo è la città più ragguardevole della Sicilia. Catania, secondo narra Tucidide, fu edificata da una colonia di Calcidiesi, 730 anni av. l'e. v., cioè tre anni prima di Siracusa, e 33 dopo Roma; ma 330 anni dopo cambiò di nome, e fu chiamata Etna dal siracusana re Ierone, che nel 476 ne fece la conquista. Sino dall' anno 501 Caronda, nativo di Messina, avea date leggi a quella città, e da essa poi i Romani incominciarono ad impadronirsi dell' intera Sicilia. L'antica Catania, cioè il suolo della greca città, trovasi dai quattro ai dodici piedi sotto la moderna, poiché essa in diverse epoche subì la sorte di Ercolano e Pompeia. Nulladimeno l' apatia dè Cataniesi, dopo disastri si sovente ripetuti e terribili, non mai potè determinarli a cambiar luogo e situazione. Nel 1819 fu minacciata di una nuova intera rovina da violenti e ripetute scosse di tremuoto, che cagionarono varie crepature nei più grandiosi edificii, non ostante la loro solidità.
Benché in riva al mare non ebbe mai porto, fuorché nel XVI secolo. Venne esso formato da un torrente di ardente lava, ma ben presto quel molo scomparve liquefatto da altro eguale torrente. In oggi contiene circa 48,000 abitanti che da gran tempo hanno fama di attivi ed industriosi, ed è l' unica città della Sicilia che abbia una Università per gli studii. E residenza vescovile; ha un tribunale d' appello e di commercio, ed è piazza forte di IV classe. Vi è un ospedale, un monte di pietà, un ospizio per gli esposti, un bel teatro, molte pubbliche librerie e varii privati musei di storia naturale dell' isola e specialmente del Mongibello, come pure di antichità. L' accademia Gioiena si occupa indefessamente di tutto quanto concerne i tre regni della natura. Negli scavi per iscoprire l' antica Catania si trovarono numerosi monumenti della sua magnificenza. I meglio conservati sono l'anfiteatro, la naumachia, il circo, l'odeone, alcuni bagni e molte tombe; essi furono non è guari illustrati dal dotto abate Ferrara.
Da Cicerone è menzionato il tempio di Cerere, il quale era in gran fama presso i Siciliani, e fu oggetto delle rapine di Verre: venne ristaurato da Augusto. Veggonsi pure avanzi considerevoli di quelli dedicati a Cibele, a Vulcano ed alla dea Leucatea. Fu patria di molti sommi ingegni, tra i quali Vito Amici, antiquario del XVIII secolo, e dell' illustre principe di Biscari, il di cui museo formi una delle primarie curiosità di Catania, ed il suo grandioso palazzo ridonda di bellezze delle arti antiche e moderne da quel dotto indefessamente raccolte. Questo principe fu pure quegli, che maggiormente si interesso a dissotterrare gli anzidetti antichi monumenti. Si fabbricano in questa città stoffe di seta, che per la loro perfezione assomigliano a quelle tanto vantate di Palermo. Attiva più che altrove é l' agricoltura nel suo distretto, ed i prodotti di pregiati vini ed olii, sono a proporzione in maggior copia, che in ogni altra parte dell' isola. Alcune miglia ad ostro da questa città scorre il Giaretta, fiume profondo e limaccioso, il più grosso della Sicilia; il mare abbonda di pesci, e presso la città si raccoglie molta bell' ambra gialla, che perfettamente si lavora in Catania; come pure le lave etnee, delle quali si forma una collezione di circa 3oo pezzi, assai pregiata dai mineralogi. Sta 5o miglia a libeccio da Messina, altrettante ad ostro da Siracusa, e 100 a scirocco da Palermo. Long. 12° 54' 5 lat. 3;° 3o'.
Dizionario di Giuseppe Ortolani
Nel Dizionario del 1819 di Giuseppe E. Ortolani la città viene così descritta:
CATANIA , una delle primarie città di Sicilia, di 5 miglia di circuito, e delle più belle d' Italia. E' situata lungo la spiaggia del mar jonio, e serve di limite alle due Valli Demone e Noto. Sede Vescovile, Capoluogo d' Intendenza, con un' antica Università di Studi: è adorna di bellissime fabbriche con strade larghe, e ben livellate, da quando fu novamente innalzata dopo il terremoto del 1693. Popol. 45081. Distante da Messina 6o miglia, da Siracusa 36, da Palermo 120. Latitudine 37, 30. Questa città vanta la più rimota antichità, ed offre i Calcidesi per i primi suoi abitanti, secondo l' autorità del savio storico Tucide che fissa quest' epoca nel 582 pria di G. C. Fu dopo sempre in alto rango, e tien primario luogo nell' istoria greco-sicula. Conservansi ancora gli avanzi di molte preziose antichità disotterrate dall' egregio fu principe dì Biscari, ed or di recente dal dotto Abate Ferrara, pe' quali si potrà consultare il già citato Viaggio di Biscari ediz. Abbate, in cui descrivonsi il famoso anfiteatro, l' acquedotto, il teatro antico coll' odeo che al dir degli antiquarj è di tutti il meglio conservato, le terme, le stufe, il foro, il bagno, il sepolcro, le camere sepolcrali, il tempjo di Cerere, di Cibele , di Vulcano, della Dea Leucatea, ed alte reliquie di antichità.
Catania moderna gareggia con Catania antica, ed oltre le porte ,le strade, le piazze, ed i varj palazzi, fa un bel vedere ed un grande ornamento, la fabbrica dell' Università dè regj studj, sita nella strada di porta d'Aci; vasto edificio composto di tre piani di architettura dorica ed attica in forma di un perfette quadrato con 4 portoni, che contiene nell' interno una gran galleria ornata di pitture e di stucchi ad uso delle lauree, tredici cameroni dove si professano con somma dignita le primarie scienze, due pubbliche biblioteche che contengono da circa 80000 vol. e varie stanze nel terzo piano per abitazione e comodo dei regj professori. Quest' Universita fu fondata nel 1444 dal Re Alfonso, e colui che la laurea di giurisprudenza o di medicina vi ottiene, può esercitare la professione di avvocato o di medico in Bologna, in Roma, ed anche in Parigi, come ciò è accaduto . Si troverà in altri Dizionarj l' enumerazione di tutt' i conventi, monasteri, case religiose che questa città decorano, e noi ci limitiamo a far motto del monastero de' Casinesi sotto il titolo di S Nicolò 1' Arena, generalmente da tutti celebrato.
Questo è un vasto e maestoso edifìcio a tre piani, di ordine composto; la sua figura è in forma di due parallelogrammi: nei due prospetti, l'uno orientale e l' altro meridionale, si contano 66 aperture a forma di balconi: i corridori nell' interno sono di larghezza palmi 17 e 18 e mezzo, e di altezza 28: la scala principale è tutta di marmo, ed è della larghezza di p. 10. Vi sono tre chiostri di figura quadrata ,di lunghezza 840 palmi. Il capitolo ossia il luogo ove si tiene il capitolo, è di palmi 70 di lunghezza e di larghezza 33. Il vate della biblioteca è di lunghezza palmi 118, di larghezza 54, è di altezza 8o, è preceduto da un atrio lungo palmi 27, e largo 54, e contiene 18000 volumi, e varj manoscritti, fra i quali alcuni sagri del X, XI, e XII secolo con miniature in oro. Il museo è composto di cinque stanze; ma eccetto di alcuni vasi detti etruschi, e che piuttosto dirsi dovrebbero greco, siculi, non ha niente di particolare, e cede di gran lunga a vasto museo del principe di Biscari.
Nella quadreria però vantasi una buone copia della cena di Raffaelo da Urbino; gli originali della morte di G. C. del Caravagio; un S Michele Arcangelo di Guido Reni; un S. Sebastiano dello Spagnoletto; una S. Ca terina di Paolo Veronese; un S. Giovanni Battista del Quercino; alcune cose del Rubens; altre del Polidoro; molte del nostro Pietro Novelli, detto il Morrealese e varie del Luccari (1). Nella Chiesa si ammira il grande organo, uno dei primi d' Italia , e che la gareggia con quello di Trento. Il museo di Biscari è un' altra curiosita di Catania. Esso è attaccato al suo palazzo, e contiene un gran corridore con statue antiche di marmo , trovate pella maggior parte in Sicilia , quattro grandi camere dove trovansi una gran quantita di vasi greco siculi, di lucerne, d' iscrizioni, di utensili, di pesi, di medaglie e monete greche, e greco - sicule, romane, consolari, ed imperiali, e medaglioni di Pontefici, e di alcuni Sovrani moderni: annesso al museo di antichita vi è quello di storia naturale in cinque stanze dove vi sono ammassati stolti minerali , ma a dire il 'vero senz' ordine scientifico e sistematico: più ordine, più decenza, e più pulitezza ritrovasi nel museo deito delle produzioni naturali di Sicilia, formato dal cavaliere Gioeni, distribuito in sette stanze, e ricco principalmente dele lave dell' Etna , che si ammirano in bruto e polite, insieme colle rocce primitive, e colle varie singolarita di Sicilia in ogni specie. Il territorio di Catania, detto l' agro catanese, è di 40 miglia di estensione, ed è il primo dell' isola per la sua feracita. La piana o pianura di Catania è quella che fornisce la maggior copia di grano; l' olio, i frutti li più squisiti, i vini i più generosi, i pascoli i più abbondanti si trovano in quelle amene campagne sotto l' Etna. All' imboccatura del fiume Simeto, oggi detto Giarretta, si trova l' ambra gialla, che si lavora perfettamente in Catania, dove pure si puliscono le lave Etnee, e se ne fa una collezione di circa 3oo pezzi assai pregiata dai mineralogisti.
Lungo è il catalogo degli uomini illustri di Catania rapportati dal Padre Amico nel suo Lexicon, e dopo lui dal Ragusa, e poi dal Mungitore nella Biblioteca-sicula, i quali li fanno ascendere a circa 2oo. Ma noi citiamo qui solamente i più celebri fra gli antichi e moderni, e quelli che meritano a nostro giudizio un distinto rango nell' istoria letteraria di Sicilia. Così fra gli antichi sono Caronda, legislatore da noi elogiato nella Biografia di Sicilia, il medico Filonide e Pitone poeta ed oratore, uno de' segretarj di Filippo Re di Macedonia. E fra i moderni il B. Angelo Sinesio del XIV secolo, casinese insigne, e tanto noto, il quale tra le altre sue opera lasciò un primo Dizionario latino ed italiano; Nicolò Tedeschi, altro dottissimo Casinese, detto l' Abate palermitano, che fiori nel XV secolo e fece parlare di se tutta l' Italia, elogiato nella nostra Biografia ; il filosofo e medico Eustachio Perna del detto secolo; il poeta Giovanni Filangeri morto nel 1450: il gesuita Ferdinando Paternò del XVI secolo, antore della Cronologia dei Re di Sicilia, pubblicata ultimamente dal Padre Abate di Blasi; il giure consulto e feudista Blaseo Lancia pur del XVI secolo, Cosimo Nepita altro giureconsulto del detto secolo , che le consuetudini di Catania il primo riunì e commentò; i giureconsulti Pietro Rizzati, ed Arrigo Medici che per i loro commenti sopra le bolle de' censi si ottennero grande reputazione . Nel XVII secolo citiamo soltanto il giureconsulto Mario Cutelli, che il primo ideò un piano del codice siculo; il presidente Giovanni San Martino nato nel 1670; il giureconsulto Cataldo Fimia morto nel 1638; e nel secolo XVIII i medici Mirone e Rosario Scuderi, il pittore Olivio Sozzi, il poeta e filologo Patània, e l'oratore Mario S. Filippo, due de' quali sono stati da noi elogiati nella nostra Biografia.
(1)Ho seguito in ciò la descrizione fattane dal sig. Abate Francesco Sacco, confermatami come esatta da un intelligente Catanese che ho consultato.






