GUIDA  Poggiomarino/La Frasca

Da Wiki.
(Nuova pagina: Come avviene da oltre un secolo a questa parte, anche le Festività natalizie del 2007 vedranno la città salutare l’arrivo del nuovo anno con il tradizionale rito de "La Frasca". Un...)
 
Riga 1: Riga 1:
Come avviene da oltre un secolo a questa parte, anche le Festività natalizie del 2007 vedranno la città salutare l’arrivo del nuovo anno con il tradizionale rito de "La Frasca". Una celebrazione di '''ottocentesca memoria''', in cui ritornano dal passato i costumi e gli strumenti musicali tipici della [[Napoli]] borbonica. Il corteo è composto da trenta persone, che portano in spallla un' enorme '''pianta di alloro''', addobbata a mo’ di abete natalizio, toccando i vari punti della cittadina vesuviana. Un rito beneaugurale, in cui si fondono perfettamente spirito pagano e atmosfere vivianesche: da un lato si cerca con formule (riprese da un '''antico incunabolo''', tramandato di padre in figlio da più di cent'anni) e danze apotropaiche, di metter via agli affanni dell’anno trascorso, abbandonandosi ai prosaici piaceri della tavola; dall’altro nella rappresentazione scenica rivive la dolorosa esistenza di quei “poveri cristi” dell’era borbonica (così vicini ai diseredati del grande drammaturgo di [[Castellammare di Stabia]]) che giravano, con l’iridato ''arbor'' sacro ad Apollo, per le case dei ricchi, mendicando cibo in cambio di una danza benaugurante. Da qui muove l’ancestrale tradizione de "La frasca”, tramandata oralmente di padre in figlio, il cui prezioso patrimonio storico-antropologico è entrato a far parte della celebre collezione esposta al '''Museo delle Feste e delle Tradizioni Popolari''' di [[Caserta]] Vecchia. E' stato, altresì, di recente, oggetto di studio per alcune tesi di laurea discusse all'Università degli Studi di [[Perugia]].
+
Come avviene da oltre un secolo a questa parte, anche le Festività natalizie del 2007 vedranno la città salutare l’arrivo del nuovo anno con il tradizionale rito de "La Frasca". Una celebrazione di '''ottocentesca memoria''', in cui ritornano dal passato i costumi e gli strumenti musicali tipici della [[Napoli]] borbonica. Il corteo è composto da trenta persone, che portano in spallla un' enorme '''pianta di alloro''', addobbata a mo’ di abete natalizio, toccando i vari punti della cittadina vesuviana.  
 +
[[Immagine:Poggiomarino - La Frasca.jpg|thumb|right|Il corteo de La Frasca]]
 +
Un rito beneaugurale, in cui si fondono perfettamente spirito pagano e atmosfere vivianesche: da un lato si cerca con formule (riprese da un '''antico incunabolo''', tramandato di padre in figlio da più di cent'anni) e danze apotropaiche, di metter via agli affanni dell’anno trascorso, abbandonandosi ai prosaici piaceri della tavola; dall’altro nella rappresentazione scenica rivive la dolorosa esistenza di quei “poveri cristi” dell’era borbonica (così vicini ai diseredati del grande drammaturgo di [[Castellammare di Stabia]]) che giravano, con l’iridato ''arbor'' sacro ad Apollo, per le case dei ricchi, mendicando cibo in cambio di una danza benaugurante. Da qui muove l’ancestrale tradizione de "La frasca”, tramandata oralmente di padre in figlio, il cui prezioso patrimonio storico-antropologico è entrato a far parte della celebre collezione esposta al '''Museo delle Feste e delle Tradizioni Popolari''' di [[Caserta]] Vecchia. E' stato, altresì, di recente, oggetto di studio per alcune tesi di laurea discusse all'Università degli Studi di [[Perugia]].

Versione delle 15:24, 18 dic 2007

Come avviene da oltre un secolo a questa parte, anche le Festività natalizie del 2007 vedranno la città salutare l’arrivo del nuovo anno con il tradizionale rito de "La Frasca". Una celebrazione di ottocentesca memoria, in cui ritornano dal passato i costumi e gli strumenti musicali tipici della Napoli borbonica. Il corteo è composto da trenta persone, che portano in spallla un' enorme pianta di alloro, addobbata a mo’ di abete natalizio, toccando i vari punti della cittadina vesuviana.

Il corteo de La Frasca

Un rito beneaugurale, in cui si fondono perfettamente spirito pagano e atmosfere vivianesche: da un lato si cerca con formule (riprese da un antico incunabolo, tramandato di padre in figlio da più di cent'anni) e danze apotropaiche, di metter via agli affanni dell’anno trascorso, abbandonandosi ai prosaici piaceri della tavola; dall’altro nella rappresentazione scenica rivive la dolorosa esistenza di quei “poveri cristi” dell’era borbonica (così vicini ai diseredati del grande drammaturgo di Castellammare di Stabia) che giravano, con l’iridato arbor sacro ad Apollo, per le case dei ricchi, mendicando cibo in cambio di una danza benaugurante. Da qui muove l’ancestrale tradizione de "La frasca”, tramandata oralmente di padre in figlio, il cui prezioso patrimonio storico-antropologico è entrato a far parte della celebre collezione esposta al Museo delle Feste e delle Tradizioni Popolari di Caserta Vecchia. E' stato, altresì, di recente, oggetto di studio per alcune tesi di laurea discusse all'Università degli Studi di Perugia.