GUIDA Pralormo
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| − | La prima traccia archivistica del comune, con la denominazione di Predaloro, risale al 1065, quando il borgo fu ceduto da Adelaide di Susa al vescovo di Asti. | + | La prima traccia archivistica del comune, con la denominazione di ''Predaloro'', risale al 1065, quando il borgo fu ceduto da Adelaide di [[Susa]] al '''vescovo di [[Asti]]'''. |
| − | Questi infeudò il comune ai agli Anterisio e ai Gorzano ma nel 1276 questi ultimi guadagnarono pieni poteri sul borgo. | + | Questi infeudò il comune ai agli '''Anterisio''' e ai '''Gorzano''' ma, nel 1276, questi ultimi guadagnarono pieni poteri sul borgo. |
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| + | Nel 1339 Giovanni II Paleologo, marchese del Monferratato e Signore di Asti, alla cui influenza il comune è sottoposto, investe Manfredo Roero: i '''Roero''' intrecciano i loro destino col borgo, in quanto manterranno il titolo comitale fino al 1797 e, anche con la caduta del feudalesimo, continueranno a disporre di molte proprietà in Pralormo, influenzandone lo sviluppo urbano. | ||
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| + | Dopo Manfredo, nel 1399, il borgo viene spartito fra i tre figli del Roero ed alcuni vassalli: la nobile famiglia, comunque, non sarà l'unica potente signoria di Pralormo. Nel Cinquecento due linee su tre dei Roero si estinguono e le proprietà passano in eredità ad altre signorie imparentate: i '''Costa''' di Arignano e Polonghera e i Costa della Trinità. | ||
| + | Nel 1679 Cristina Broglia, vedova di Giorgio Maria Costa della Trinità e di Francesco Amedeo Costa di Polonghera, cede un terzo di possedimenti a Giacomo '''Beraudo''' che riceve investitura col figlio Sebastiano del 1680 ed anche il titolo comitale(''Fonte: Il Piemonte paese per paese, Bonechi editore, Firenze, 1995''). Contemporaneamente Francesco Costanzo Costa di Polonghera vende l'altro terzo delle proprietà al cognato, '''Felice Ferrero della Marmora'''. | ||
| + | Così i due rami dei Costa che erano subentrati ai Roero, scomparvero: alla fine, nel 1830 le proprietà vengono definitivamente riunificate grazie alla famiglia Beraudo, quando Carlo, ministro dell'interno sabaudo, acquista le parti restanti dai Roero e dai La Marmora. | ||
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Versione delle 13:20, 25 gen 2008
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Pralormo è situato nel Piemonte nella Provincia di Torino. Il 7 agosto si festeggia il Patrono, San Donato. Tra gli edifici religiosi: Chiesa parrocchiale di San Donato; Santuario di Santa Maria della Spina.
Confina con i comuni di: Poirino, Ceresole Alba, Santo Stefano Roero, Monteu Roero, Montà e Cellarengo.
Storia
La prima traccia archivistica del comune, con la denominazione di Predaloro, risale al 1065, quando il borgo fu ceduto da Adelaide di Susa al vescovo di Asti. Questi infeudò il comune ai agli Anterisio e ai Gorzano ma, nel 1276, questi ultimi guadagnarono pieni poteri sul borgo.
Nel 1339 Giovanni II Paleologo, marchese del Monferratato e Signore di Asti, alla cui influenza il comune è sottoposto, investe Manfredo Roero: i Roero intrecciano i loro destino col borgo, in quanto manterranno il titolo comitale fino al 1797 e, anche con la caduta del feudalesimo, continueranno a disporre di molte proprietà in Pralormo, influenzandone lo sviluppo urbano.
Dopo Manfredo, nel 1399, il borgo viene spartito fra i tre figli del Roero ed alcuni vassalli: la nobile famiglia, comunque, non sarà l'unica potente signoria di Pralormo. Nel Cinquecento due linee su tre dei Roero si estinguono e le proprietà passano in eredità ad altre signorie imparentate: i Costa di Arignano e Polonghera e i Costa della Trinità. Nel 1679 Cristina Broglia, vedova di Giorgio Maria Costa della Trinità e di Francesco Amedeo Costa di Polonghera, cede un terzo di possedimenti a Giacomo Beraudo che riceve investitura col figlio Sebastiano del 1680 ed anche il titolo comitale(Fonte: Il Piemonte paese per paese, Bonechi editore, Firenze, 1995). Contemporaneamente Francesco Costanzo Costa di Polonghera vende l'altro terzo delle proprietà al cognato, Felice Ferrero della Marmora. Così i due rami dei Costa che erano subentrati ai Roero, scomparvero: alla fine, nel 1830 le proprietà vengono definitivamente riunificate grazie alla famiglia Beraudo, quando Carlo, ministro dell'interno sabaudo, acquista le parti restanti dai Roero e dai La Marmora.






