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'''Denice''' (''Denice''), com. nel mand. di [[Roccaverano]], prov. e dioc. di [[Acqui Terme|Acqui]], div. di [[Alessandria]]. Dipende dal senato di Casale, intend. prefet. ipot. d'Acqui, insin. di [[Spigno Monferrato|Spigno]], posta di Roccaverano. È distante otto miglia dalla città di Acqui, e quindici da quella d'Alba.
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Del suo vetusto castello sta tuttora in pie un'elevata torre. Le sue strade comunali tendono le une verso levante, e le altre verso ponente. Il comune è discosto due miglia circa dai paesi, fra i quali si trova.
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Vi scorre il Bormida, che vi si tragitta col mezzo di un ponticello in legno: ivi lo ingrossano il torrentello Erro e parecchi rivi: va a scaricarsi nel Tanaro: è fecondo dei pesci detti ''balbi'' e ''quagliastri''.
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In questo territorio sorge un monte, che va a riuscire al capo luogo di mandamento: la strada non è praticabile che a piedi e con bestie da soma: nell'invernale stagione ne è pericoloso il tragitto, a cagione della grande quantità di neve, che vi suole cadere. Vi allignano assai bene alcune piante, e singolarmente le roveri. Questo monte contiene alcune cave di pietra da calce.
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Di qualche momento sono le produzioni in vegetabili, e in animali: se ne fa il commercio per lo più colla città di Acqui. Nelle selve del comune i cacciatori trovano pernici, tordi e lepri.
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La chiesa parrocchiale è sotto l'invocazione di s. Lorenzo.
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Gli abitanti sono in generale di complessione assai forte, di buona indole e di mediocri disposizioni intellettuali. Pesi e misure come nel capoluogo di provincia.
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'''Cenni storici'''. Denice spettò all'antico contado acquese, e fece parte della dotazione dell'abazia di s. Quintino di Spigno, fondata nel 991 da Anselmo figliuolo del marchese Aleramo il grande, e venne quindi confermata all'abate Rolando dal pontefice Alessandro III con bolla del 7 maggio 1178.
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Passò Denice posteriormente ai marchesi di Savona, ossia del Carretto, i quali nel 1209 lo sottomisero alla repubblica d'Asti, unitamente ad altre terre intorno ''castrum et villam'': nell'atto di cotal sommissione il nome di questo luogo è alterato in ''Danese''.
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N'ebbe quindi giurisdizione la chiesa d'Acqui, il cui vescovo Oddono l'anno 1320 diede l'investitura delle decime di esso Denice al marchese Bonifacio di Ponzone; investitura, che fu confermata nel 1342 dal vescovo Guidetto II al marchese Raimondo, e a' suoi fratelli.
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Questo villaggio fu poi soggeto alle vicende dell'astese contrada sotto i provenzali ed i re di Francia; ed in fine sotto il dominio dell'augusta Casa di Savoja. Lo ebbero in feudo i Cavoretti di Belvedere.
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Popolazione 500 circa.
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2012, 2009, 2008

Denice è situato in Piemonte in Provincia di Alessandria. Il 10 agosto si festeggia il Patrono, San Lorenzo. Tra gli edifici religiosi: Chiesa di San Lorenzo; Oratorio di San Sebastiano.

Confina con i comuni di: Mombaldone, Monastero Bormida, Roccaverano, Montechiaro d'Acqui e Ponti.

Indice

Dove Mangiare

  • Ristorante Belvedere, Via Del Levante, 4

Impianti Sportivi

  • Campo di Tennis, Via Roma
  • Campo Sportivo, Via Campo Sportivo

Informazioni Utili

Icona train t.gif Come Arrivare

Memorie Storiche

Nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale (1840) Goffredo Casalis così descrive il comune:

Denice (Denice), com. nel mand. di Roccaverano, prov. e dioc. di Acqui, div. di Alessandria. Dipende dal senato di Casale, intend. prefet. ipot. d'Acqui, insin. di Spigno, posta di Roccaverano. È distante otto miglia dalla città di Acqui, e quindici da quella d'Alba.

Del suo vetusto castello sta tuttora in pie un'elevata torre. Le sue strade comunali tendono le une verso levante, e le altre verso ponente. Il comune è discosto due miglia circa dai paesi, fra i quali si trova.

Vi scorre il Bormida, che vi si tragitta col mezzo di un ponticello in legno: ivi lo ingrossano il torrentello Erro e parecchi rivi: va a scaricarsi nel Tanaro: è fecondo dei pesci detti balbi e quagliastri.

In questo territorio sorge un monte, che va a riuscire al capo luogo di mandamento: la strada non è praticabile che a piedi e con bestie da soma: nell'invernale stagione ne è pericoloso il tragitto, a cagione della grande quantità di neve, che vi suole cadere. Vi allignano assai bene alcune piante, e singolarmente le roveri. Questo monte contiene alcune cave di pietra da calce.

Di qualche momento sono le produzioni in vegetabili, e in animali: se ne fa il commercio per lo più colla città di Acqui. Nelle selve del comune i cacciatori trovano pernici, tordi e lepri.

La chiesa parrocchiale è sotto l'invocazione di s. Lorenzo.

Gli abitanti sono in generale di complessione assai forte, di buona indole e di mediocri disposizioni intellettuali. Pesi e misure come nel capoluogo di provincia.

Cenni storici. Denice spettò all'antico contado acquese, e fece parte della dotazione dell'abazia di s. Quintino di Spigno, fondata nel 991 da Anselmo figliuolo del marchese Aleramo il grande, e venne quindi confermata all'abate Rolando dal pontefice Alessandro III con bolla del 7 maggio 1178.

Passò Denice posteriormente ai marchesi di Savona, ossia del Carretto, i quali nel 1209 lo sottomisero alla repubblica d'Asti, unitamente ad altre terre intorno castrum et villam: nell'atto di cotal sommissione il nome di questo luogo è alterato in Danese.

N'ebbe quindi giurisdizione la chiesa d'Acqui, il cui vescovo Oddono l'anno 1320 diede l'investitura delle decime di esso Denice al marchese Bonifacio di Ponzone; investitura, che fu confermata nel 1342 dal vescovo Guidetto II al marchese Raimondo, e a' suoi fratelli.

Questo villaggio fu poi soggeto alle vicende dell'astese contrada sotto i provenzali ed i re di Francia; ed in fine sotto il dominio dell'augusta Casa di Savoja. Lo ebbero in feudo i Cavoretti di Belvedere.

Popolazione 500 circa.