GUIDA Dolcedo
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Chi vuole avventurarsi oltre, può arrivare alla suggestiva '''cappella di Santa Brigida''' del tardo Medioevo (1425) ai piedi del Monte Faudo sorta per accogliere i viandanti durante il loro viaggio. La Santa è la protettrice dei valichi montani. L’interno semplice ha uno spazio navata- rifugio con alle pareti panche in pietra grezza. Alla cappella è legata una leggenda che, trasmessa oralmente di generazione in generazione, narra che nella valle ove essa sorge di notte vi balla il diavolo. | Chi vuole avventurarsi oltre, può arrivare alla suggestiva '''cappella di Santa Brigida''' del tardo Medioevo (1425) ai piedi del Monte Faudo sorta per accogliere i viandanti durante il loro viaggio. La Santa è la protettrice dei valichi montani. L’interno semplice ha uno spazio navata- rifugio con alle pareti panche in pietra grezza. Alla cappella è legata una leggenda che, trasmessa oralmente di generazione in generazione, narra che nella valle ove essa sorge di notte vi balla il diavolo. | ||
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Dolcedo è anche accoglienza, locali in cui trovare ristoro, piazze che uniscono l’antico e il moderno, come piazza Berti, nel cui giardino ombroso soprattutto gli anziani si riuniscono a discorrere del tempo presente e passato, comodamente seduti sulle panchine. | Dolcedo è anche accoglienza, locali in cui trovare ristoro, piazze che uniscono l’antico e il moderno, come piazza Berti, nel cui giardino ombroso soprattutto gli anziani si riuniscono a discorrere del tempo presente e passato, comodamente seduti sulle panchine. |
Versione delle 15:13, 4 mar 2012
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Foto Dolcedo: 2012, 2009, 2008 |
Dolcedo è situato in Liguria in Provincia di Imperia. Il 21 dicembre si festeggia il Patrono, San Tommaso. Tra gli edifici religiosi: Parrocchiale di San Tommaso; Santuario dell'Acquasanta; Cappella di Santa Brigida, quattrocentesca.
Confina con i comuni di: Imperia, Taggia, Civezza, Badalucco, Prelà, Vasia, Montalto Ligure e Pietrabruna.
Indice |
Collocazione Geografica
Il Comune di Dolcedo è ubicato al centro della Valle del Prino a 77 m.s.m., nei pressi della confluenza del Rio dei Boschi (modesto torrente che scende dal Monte Faudo, m. 1149) con il torrente Prino. Nella valle del Prino e nell’adiacente valle di San Lorenzo, la vegetazione mediterranea è presente, anche ad altitudini elevate, grazie al clima mite. Dolcedo fa parte della Comunità Montana dell’Ulivo e Alta Valle d’Arroscia e la sua attività prevalente è da sempre la produzione di un pregiato olio d’oliva, ricavato dall’oliva taggiasca.
Ritratto della città
Percorrendo, a pochi chilometri dal mare, la Valle del Prino, tra un alternarsi di colline verdi grigiastre di ulivi a schiera su terrazzamenti creati con muri a secco, e di colline coperte dalla spontanea vegetazione, improvvisamente ecco svettare nel cielo e dominare sull’abitato che gli si stringe intorno, il campanile settecentesco della Parrocchiale di San Tommaso, bello per colori e imponenza. Si è nel capoluogo di Dolcedo, detto Piazza, per essere stato, sin dall’antichità, sede del mercato. Dolcedo è il più antico centro della valle e comprende altri borghi: Costa Carnara, Bellissimi, Lecchiore e Isolalunga, Castellazzo e Ripalta. Numerose sono le borgate immerse, come isole in un mare di ulivi, che hanno assunto il nome dei vari gruppi familiari che per primi vi si sono insediati.
La strada provinciale attraversa tutti i borghi e introduce il visitatore in un ambiente tipicamente rurale, in cui il tempo, lo spazio e il silenzio fra i carrugi e le mulattiere lastricate con i tipici rissoi (ciottoli di pietra) e le campagne a terrazze, presentano ancora ritmi ed echi di un passato profondamente radicato agli elementi naturali.
Il Capoluogo “Piazza” è sede del Municipio, della Chiesa Parrocchiale di San Tommaso e principale nucleo sia per numero di abitanti sia per esercizi commerciali, attività amministrative e turistiche. Esso conserva l’antico assetto urbano medioevale. Soffermarsi sul ponte stradale che attraversa il Prino, osservare lo scenario che offre Dolcedo, permette al visitatore di coglierne, con uno sguardo, tutta la sua bellezza, i suoi colori e l’atmosfera che rievoca un lontano passato. E’ quasi un invito seduttivo a continuare a visitare il paese. Il Borgo si può suddividere in due parti distinte:
- La più antica, raccolta intorno al Suttu Munte o Monte di pietà, ove ha sede il Municipio, la collegiata di San Tommaso, con i carrugi, i vicoli stretti in lastricato di pietra, contorti, spesso coperti e con case unite l’una all’altra da archetti o ponticelli, vicoli che si incrociano in modo irregolare. Alcune case presentano nei piani più alti le “altane” o loggiati, un tempo usati come essiccatoi per la frutta e per i funghi.
- La parte lungo il corso del torrente Prino, Caruggiu Suttan, con la torre, con resti di antichi mulini e frantoi e di antiche botteghe, e con il medioevale Ponte Grande del 1292, costruito in pietra su ordine dei Gerosolomitani che nel 1530 costituirono l’ordine dei Cavalieri di Malta.
Dolcedo la si può percorrere solo a piedi. Si può iniziare la visita da Piazza Doria che si chiude con la Loggia ove si accede agli uffici del Comune. Su di essa lo stemma del borgo col simbolo dell’ulivo. Antica sede del Suttu Munte, del Monte di pietà, costruito nel 1505, sorto come fonte di sostegno alle famiglie povere nei periodi di carestia e di sviluppo dell’economia del paese. Attualmente oltre agli uffici del Comune, sono sorti esercizi commerciali e locali di ristoro. Sotto la Loggia, alla destra dell’ingresso agli uffici comunali, sono presenti le antiche misure di capacità dell’olio e del vino, in marmo bianco e la misura dei tessuti.
La splendida piazza è circondata da costruzioni: oltre la Chiesa, abitazioni che risalgono al XVII secolo. Essa era luogo di rifugio della popolazione sia durante la sudditanza dei Clavesana ove, dopo sei giorni di oppressione, poteva respirare “un’aura di libertà”, sia nel corso delle immancabili incursioni saracene.
La preziosa Piazza San Tommaso, nel corso dell’anno e soprattutto in estate, si trasforma in un prestigioso ambiente in cui musicisti illustri si esibiscono in concerti di musica classica nella manifestazione Incontro con la classica che ha raggiunto la sua ventiseiesima edizione.
Per un turista che vuol conoscere l’essenza del luogo e tutti i suoi aspetti, è interessante percorrere il lungo torrente, il Caruggiu Suttan, l’altro aspetto di Dolcedo, altamente suggestivo con i tipici archi liguri tra casa e casa, i resti degli antichi mulini, gli orti sul torrente, le abitazioni con iscrizioni medioevali, gli usci tipici, segni di antiche botteghe che si affacciavano direttamente sul Prino. Di queste ultime se ne trovano ancora, dedite all'artigianato locale.
Da visitare è anche l’imponente Oratorio barocco di San Lorenzo. Questa chiesa, solitamente chiusa, viene aperta al pubblico in occasione della Domenica delle Palme per far partire la Processione che si dirige verso la Chiesa di San Tommaso.
Bella e maestosa è anche la Torre del Convento di San Domenico, sede della Comunità Domenicana di Taggia.
Chi vuole avventurarsi oltre, può arrivare alla suggestiva cappella di Santa Brigida del tardo Medioevo (1425) ai piedi del Monte Faudo sorta per accogliere i viandanti durante il loro viaggio. La Santa è la protettrice dei valichi montani. L’interno semplice ha uno spazio navata- rifugio con alle pareti panche in pietra grezza. Alla cappella è legata una leggenda che, trasmessa oralmente di generazione in generazione, narra che nella valle ove essa sorge di notte vi balla il diavolo.
Nella frazione Lecchiore sorge, in una gola sul torrente, il Santuario settecentesco di Nostra Signora dell’Acquasanta, pregevole per gli affreschi e gli stucchi policromi.
Dolcedo è anche accoglienza, locali in cui trovare ristoro, piazze che uniscono l’antico e il moderno, come piazza Berti, nel cui giardino ombroso soprattutto gli anziani si riuniscono a discorrere del tempo presente e passato, comodamente seduti sulle panchine.
Il settore del turismo si è incrementato negli ultimi anni grazie alla possibilità di escusioni nell’ambiente naturale ricco di vegetazione spontanea, e lungo le terrazzate coltivate ad ulivi. Inoltre la ristorazione di Dolcedo offre ai turisti i rinomati piatti della cucina locale.
La presenza permanente di comunità di cittadini stranieri, specialmente Tedeschi e Turchi, ha contribuito ad accrescere lo sviluppo economico della Valle del Prino, anche grazie ai reciproci scambi culturali.
Attività Economiche
- Olivocoltura
- Produzione olio
- Produzione vino
- Turismo
Dove Mangiare
- Ristorante Bar Tunù, Piazza Doria, 2
- Casa della Rocca, Via Ripalta, 5
- La Genzianella, Via Provinciale, 9
Agriturismi
- Agriturismo il Vigneto, Via Garibaldi, 79
- Casa Asplanato, Via Acquasanta, 23
- Casa Didun, Regione Martin, 9
- Il Cavedano Innamorato, Via Magliani 2/6, Località Magliani
- La Casa del Cavaliere, Via Mameli, 66
Bibliografia
- Dolcedo, Rinangelo Paglieri, Ed. Ennepilibri (2001)
- Dolcedo, Guida Turistica con cenni storici - artistici, AA.VV., a cura del Comune di Dolcedo, sito del Comune di Dolcedo.
- Gente di Dolcedo, AA.VV., a cura di M. Bracco, Imperia 1990
- Villaggi di pietra, Viaggio nell’entroterra della Riviera dei Fiori (pag. 143-146), Enzo Bernardini, Blu edizioni, Peveragno, 2002.
- La Provincia di Imperia, Storia, Arti, Tradizioni (pagg. 508-517), Gandolfo Andrea, Blu edizioni, I Volume, Torino, 2005.
- Dolcedo, Sagrato della chiesa di San Tommaso, in G. Bellezza, Lavorare per conservare Chiese, palazzi, torri, ville, castelli nell’estremo ponente della Liguria (pagg. 180-181) Impresa Bartolomeo Papone, Grafiche Ama, Imperia, 2007, .
- Quella notte a Dolcedo (romanzo), Marino Magliani, Longanesi, Milano, 2008.
- Il mare in salita, Da Sanremo a Dolcedo passando per i bricchi, Rossella Postorino, Editori Laterza, Bari, 2011.
- Sito del Comune di Dolcedo
Memorie Storiche
In Corografia fisica, storica e statistica (1837) così viene descritto il comune:
Giace Dolcedo alle falde di due colline, sulla riva del Prino: ai fabbricati divisi da quel torrente, danno comunicazione quattro antichi solidissimi ponti. La sua parrocchia, dedicata a S. Tommaso, ha il titolo di propositura. Possiede Dolcedo un pubblico Spedale ed un istituto di beneficenza, detto il Monte di Pietà: i suoi annui proventi sono erogati a vantaggio dei poveri, della pubblica istruzione, e dello Spedale predetto, ma non oltrepassano la somma di lire quattromila.