GUIDA  Santa Lucia del Mela

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Confina con i comuni di: [[Gualtieri Sicaminò]], [[Mandanici]], [[Merì]], [[Barcellona Pozzo di Gotto]], [[Furci Siculo]], [[Castroreale]], [[Fiumedinisi]], [[Casalvecchio Siculo]], [[San Filippo del Mela]], [[San Pier Niceto]], [[Pace del Mela]] e [[Pagliara]].
 
Confina con i comuni di: [[Gualtieri Sicaminò]], [[Mandanici]], [[Merì]], [[Barcellona Pozzo di Gotto]], [[Furci Siculo]], [[Castroreale]], [[Fiumedinisi]], [[Casalvecchio Siculo]], [[San Filippo del Mela]], [[San Pier Niceto]], [[Pace del Mela]] e [[Pagliara]].
 
'''Santa Lucia del Mela''', cittadina collinare dell'entroterra tirrenico, sorge incantevole e deliziosa sulle pendici del colle ManKarunna, sulla cui vetta (387 m) la poderosa mole di un castello domina la Piana di Milazzo.      Il territorio del Comune di S. Lucia del Mela, uno dei più estesi della provincia (poco meno di 83 Kmq), presenta una splendida varietà di paesaggi. Dalle più alte vette dei [[/Peloritani]], allo sguardo estasiato da tanta bellezza, si offre la visione dei versanti tirrenico ed ionico. Luoghi selvaggi ed ancora incontaminati presentano una ricca varietà di flora, querce millenarie, boschi autoctoni.        Risalendo il Mela e le sue limpide acque perenni si arriva alla felce gigante preistorica, che vi vegeta da almeno 60 milioni di anni. La fauna è assai varia: troviamo ghiri, corvi, falchi, istrici, ricci, lepri.          In località Postoleone dove da anni è in atto un'opera di forestazione, trovasi un accogliente rifugio per i forestali ed un suggestivo laghetto, meta di escursionisti e campeggiatori che, previa autorizzazione, numerosi accorrono anche nel versante ionico. Interessanti percorsi montani a piedi o a cavallo alle sorgenti del Mela o alla Rocca Timogna.        Le origini di S. Lucia del Mela, l'antica ManKarru, si perdono nella notte dei tempi. Reperti greci e due tombe romane del II sec. a.C. attestano la presenza in questi luoghi di insediamenti greco-romani. Nella galleria delle carte geografiche in Vaticano, Padre Ignazio Dandi, chiama questa città "Santa Lucia". La storica vetta del Mankarru o ManKarruna, grazie alla posizione strategica, è stata un importante presidio militare per tutte le dominazioni che si sono succedute.        Sui resti di una cinta muraria ellenica i Bizantini edificarono un fortilizio ricostruito dagli Arabi tra il 1837 e 1851. Sul declivio del colle i Musulmani innalzarono anche una moschea fortezza trasformata nell'alto Medioevo nella Chiesa di S. Nicola. Nella zona esisteva, come ricorda il nome di una via, un Lavacro dei Saraceni, lavatoio pubblico riservato alle donne musulmane ed una tomba con l'iscrizione araba andata perduta.        Con l'avvento dei Normanni, il Conte Ruggero, per adempiere al voto fatto in caso di vittoria sugli Arabi, fece costruire una chiesa ai piedi del Castello dedicandola alla '''[[/Santa Martire Lucia]]''' di cui era gran devoto. Da quella data l'arcaico nome Mankarru scomparve per fare posto a quello cristiano di S. Lucia.        Nel 1206, con l'istituzione della "Prelatura Nullius" da parte di Federico II di Svevia che aveva scelto il sito come luogo di svago e di riposo, il tempio ruggeriano diviene Cattedrale. D'allora ben 65 Prelati si sono succeduti sulla cattedra luciese rendendo memorabile la città che si è via via arricchita di magnifiche chiese e di numerose opere d'arte.        Fatto ancor più singolare, il Prelato di S. Lucia era insignito dell'onore di svolgere le mansioni di Cappellano Maggiore del Regno e come tale aveva il diritto di sedere in Parlamento all'11 posto. Con Federico II d'Aragone la città venne fortificata con una munita cinta muraria ed il Castello ristrutturato. Con un proclama si invita la popolazione della Piana soggetta a ricorrenti scorrerie piratesche a stabilirsi a S. Lucia, che venne anche ripopolata con una colonia lombarda.        Fu anche sede di un'importante [[Giudecca]], una numerosa comunità ebraica. Fiorente è stata l'industria della seta e l'attività mineraria dovuta allo sfruttamento di galena argentifera. La città, in quanto demaniale, poteva vantare molte famiglie nobili. Magnifiche chiese, palazzi, fontane, avanzi di architettura medievale e rinascimentali fanno di S. Lucia del Mela una città, meta d'obbligo per gli amanti del turismo culturale.        Il Castello arabo, svevo, aragonese è stato protagonista della storia millenaria della città. Ospitò Federico II che poteva dedicarsi alla caccia, sua svago preferito, sui monti vicini ricchi di selvaggina e lontano dalle ingerenze dei vescovi delle vicine diocesi, nella "sua" Prelatura, poté preparare quella che fu definita "la crociata maledetta".        Nel castello riecheggiavano i versi della scuola poetica siciliana ed una tradizione popolare vuole che nella prigione, sotto il vano della torre cilindrica (scoperta nel '67 durante l'esecuzione di lavori) abbia finito i suoi giorni suicida Pier delle Vigne protonaro dell'imperatore, caduto in disgrazia, che proprio a S. Lucia doveva godere una stima particolare dal popolo come attesta una via del centro storico a lui dedicata. Ristrutturato ed ampliato da Federico II d'Aragona sovente fu teatro di eventi cruenti e sanguinosi.        Nel '600, decaduto alle funzioni di difesa grazie alle nuove tecniche militari, conseguenza dell'invenzione delle armi da fuoco, abbandonato ed in rovina viene ceduto dal proprietario don Francesco Morra principe di Buccheri, a Mons. Simone Impellizzeri, Prelato del tempo, che provvede subito alla sua ristrutturazione. La torre, quadrangolare, pericolante, viene abbattuta per fare posto alla costruzione di un Santuario dove, al centro di una maestosa cornice barocca, viene collocata nel 1674 la stupenda statua marmorea della Madonna della Neve di Antonello Gagini, proveniente dalla chiesetta rurale di contrada S. Giuseppe.        D'allora la dolce "Castellana" dall'alto veglia sulla città. Nel 1695, nei locali ristrutturati, viene trasferito dal Palazzo Prelatizio il Seminario che diviene in breve tempo un rinomato centro di studi. Maestri insigni e personalità eccelse ne hanno percorso la storia. Basti ricordare il luciese Abate Antonio Scoppa, letterato, ambasciatore del Regno delle due Sicilie ed accademico di Francia. Ai piedi dello scalone interno trovasi una statua marmorea di S. Michele Arcangelo attribuita al Calamech, proveniente dalla diruta chiesa di S.Michele.        All'interno della torre cilindrica, trova posto una preziosa biblioteca con incunaboli e testi che vanno dal '500 ai nostri giorni. Dal belvedere del Castello incantevole panorama. L'occhio spazia da Capo Calavà a Capo Vaticano in Calabria con sullo sfondo, a fare da corona, le sette perle dell'Arcipelago Eoliano.        La Basilica Cattedrale, il tempio ruggeriano dl 1094, ad una sola navata e col prospetto rivolto verso il Palazzo Prelatizio, venne ricostruito tra il 1607 ed il 1642, a tre navate divise da 12 poderose colonne di granito. Il prospetto che dà sulla Piazza Mons. Antonio Franco è impreziosito da un magnifico portale marmoreo di Gabriele de Baptista. Solenne e vasta, di stile rinascimentale, custodisce numerose e preziose opere d'arte. Ricordiamo: la statua marmorea della Patrona "S. Lucia" attribuita al Laurana; il grande dipinto dell'"Assunzione" che occupa l'intera parete di fondo dell'abside, di Fra Felice da Palermo; la tela di "S. Biagio" di Pietro Novelli; il "fonte battesimale" di Gabriele de Baptista; le sculture della Cappella del Sacramento di Valerio Villareale impreziosita dal gruppo dell'"Ultima cena".
 
        Pregevole il coro in noce intagliato attribuito a Giovanni Gallina da Nicosia e gli splendidi armadi della sacrestia di Ignoto che custodiscono artistici e preziosi paramenti ricamati in oro, argento e pittoresco. Del tesoro della Cattedrale (ostensori, reliquiari ex voto d'oro e d'argento) ricordiamo il reliquiario in argento dorato della "S. Spina" di orafo messinese; il reliquiario d'argento dorato della "S. Croce", una "mano argentea" con reliquia di S. Lucia di Francesco Bruno, uno dei più rinomati argentieri messinesi del '600. La monumentale Chiesa dell'Annunziata, a tre navate divise da 10 colonne di granito, delle quali due di stile corinzio, diverse dalle altre di Stile dorico, si presumono provenienti dal tempo di Diana.        Il prospetto presenta un magnifico portale del 1587 raffigurante l'Annunciazione. Sul lato sinistro si innalza il maestoso campanile coronato da merli guelfi e ghibellini agli angoli. La fatica per salire i cento gradini di granito che portano in cima è ampiamente ripagata dello splendido panorama che da lassù si può godere. L'interno presenta un magnifico soffitto ligneo con mensole originarie del '400 e pregevoli opere d'arte. Sul primo altare di destra si può ammirare in tutto il suo splendore e la sua magnificenza la tavola della "Madonna delle Grazie" di Ignoto il dipinto più antico e pregevole della città: la grande tela dell'"Annunciazione" di Antonio Biondo; la splendida tela della "Madonna della Mercede" di Antonio Giuffré; un magnifico "fonte battesimale"; un tabernacolo di scuola gaginesca.        Notevoli le decorazioni in stucco e le due grandi statue di Giuditta ed Ester. Di grande pregio gli armadi della sacrestia, ed un ostensorio d'argento. Il Palazzo Prelatizio, costruito nel 1608 da Mons. Rao Grimaldi, il quale acquistata la "casa grande" semidiruta sita in Piazza Maggiore , a fianco della "Casa della Città" (Municipio), affida l'esecuzione dei lavori al maestro Vincenzo Ferriato da Novara di Sicilia. Quando l'edificio fu terminato Mons. Rao, con atto dell'otto novembre 1613 ne fece donazione al Re come abitazione dei Prelati successori.        Il Palazzo riuscì bello ed elegante, splendidamente costruito con vive pietre scolpite con annesso un grazioso giardinetto. Nel prospetto, bel portale bugnato che termina con due pilastri sopra i quali sono scolpite le armi gentilizie di Mons. Rao. Subì danni ingenti in seguito al terremoto del 1783. Negli anni '20 Mons. Ballo lo rese assai decoroso con pavimenti in marmo policromo e damaschi alle pareti. Abbellì la Cappella con un artistico altare del 1700 su cui troneggia una statuetta marmorea della "Madonna di Trapani". Le numerosoe opere d'arte che si trovano nei vari saloni fanno parte del Museo diocesano della Prelatura.
 
Il Palazzo Comunale sorge nella medievale Piazza Duomo.        Al centro del prospetto stemma marmoreo del Comune rappresentato da un'aquila recante un'effigie di S. Lucia. L'archivio storico del comune è uno dei più completi e interessanti della provincia. Vi si custodiscono, rilegati in pergamena, importanti collezioni di documenti e manoscritti delle più remote antichità.
 
  
 
==Biblioteche==
 
==Biblioteche==

Versione attuale delle 17:49, 9 mar 2010

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Santa Lucia del Mela è situato in Sicilia in Provincia di Messina. Il 13 dicembre si festeggia il Patrono, Santa Lucia.

Confina con i comuni di: Gualtieri Sicaminò, Mandanici, Merì, Barcellona Pozzo di Gotto, Furci Siculo, Castroreale, Fiumedinisi, Casalvecchio Siculo, San Filippo del Mela, San Pier Niceto, Pace del Mela e Pagliara.

Indice

Biblioteche

  • Biblioteca Comunale, Piazza Milite Ignoto
  • Biblioteca del Seminario vescovile, Via Seminario, 115

Complessi Bandistici

  • Banda Musicale Municipale M. Randisi

Volontariato, Onlus e Associazioni

  • Istituto Canonico Luigi Calderonio, Piazza San Francesco, 5

Memorie Storiche

Il libro L'Italia meridionale o L'antico reame delle Due Sicilie (1860) così descrive il comune:

S. Lucia, con 7 mila abitanti, capoluogo di circondario, bella città posta in sito ameno in mezzo a fertile territorio.