GUIDA Portici/Reggia di Portici
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Il palazzo fu edificato sopra un terreno già ricoperto altra volta dalle eruzioni vesuviane, perocchè la lava detta del granatello servì di fondamento al nuovo edificio; ed è fama che gli architetti e la corte avessero ardito di farne parola al Principe perchè non avventurasse una nuova opera così vicino alle tracce della passata ed alle minacce di una futura distruzione, e che il Principe con parole devote rispondesse: ''la Madonna e san Gennaro ci penseranno''. | Il palazzo fu edificato sopra un terreno già ricoperto altra volta dalle eruzioni vesuviane, perocchè la lava detta del granatello servì di fondamento al nuovo edificio; ed è fama che gli architetti e la corte avessero ardito di farne parola al Principe perchè non avventurasse una nuova opera così vicino alle tracce della passata ed alle minacce di una futura distruzione, e che il Principe con parole devote rispondesse: ''la Madonna e san Gennaro ci penseranno''. | ||
Versione delle 23:23, 19 ago 2007
Memorie Storiche
Giambatista Ajello nel suo Napoli e i luoghi celebri delle sue vicinanze del 1845, così descrive le Regia:
Il palazzo fu edificato sopra un terreno già ricoperto altra volta dalle eruzioni vesuviane, perocchè la lava detta del granatello servì di fondamento al nuovo edificio; ed è fama che gli architetti e la corte avessero ardito di farne parola al Principe perchè non avventurasse una nuova opera così vicino alle tracce della passata ed alle minacce di una futura distruzione, e che il Principe con parole devote rispondesse: la Madonna e san Gennaro ci penseranno.
Il cortile del palazzo che è parte della pubblica strada, sorge in forma presso che ottagona, essendo gli angoli del rettangolo tagliati verso l'estremo da un muro che segue l'ordine del rimanente, e dà luogo nell'interno a varie scale le quali giungono fino al secondo piano dell'edificio. La strada che viene di Napoli entra nel palazzo per mezzo di tre archi verso il lato occidentale, ed uscendo per altri tre archi dal lato opposto prosegue innanzi toccando i villaggi di Resina, e della Torre, ed è la medesima strada che mena a molte province del regno. I lati meridionale e settentrionale della corte più lunghi degli altri contengono undici finestre ciascuno, nel primo piano reale, e altrettante nel secondo, destinato alle persone della corte. Nel mezzo di questi due lati maggiori si aprono tre archi i quali conducono ai reali giardini verso la collina, ed a quelli verso il mare che un tempo giungevano fino al granatello. Quando il palazzo reale di Portici fu destinato a contenere i preziosi lavori d'arte che venivano dissotterrati da Ercolano, sotto questi archi dal lato di mezzogiorno e di settentrione sorgevano le due statue equestri che ora si conservano nel museo borbonico come opere di stupenda bellezza, una di Nonio Balbo figlio, un'altra del padre, i quali avendo ben meritato della nazione ercolanese ottennero l'onore di quelle statue, e questi preziosi avanzi di antichità furono da principio collocati colà nel palazzo innanzi alle due magnifiche scale marmoree che giungono al primo appartamento reale.
Il Re avendo notizia degli scavamenti con felice successo incominciati nel principio di quel secolo dal Principe di Elbeuf Emmanuele di Lorena, comandante in Napoli le armi per l'imperatore Carlo VI, e propriamente presso al casino detto ancora oggi di Elbeuf, comandò che venissero continuati, destinando il palazzo di Portici a contenerne gli oggetti. Tutte queste ricchezze cresciute in numero, vennero negli anni seguenti tramutate nel museo borbonico, ma nell'osservare il grande appartamento reale composto di oltre a quaranta stanze, sono meritevoli di ammirazione i pavimenti di alcune tra esse i quali andarono ad ornarle, trasportati tutti interi con mirabile attenzione da quelle rovine, con altri leggiadrissimi lavori in bronzo di piccola mole, ma di finissimo gusto, che ancora si conservano in quelle sale. [...]
Dopo essere stati trasportati in Napoli tutti gli oggetti ercolanesi, il palazzo fu adornato in altri modi da' principi successori. Vennero arricchite le pareti di stoffe lavorate nella fabbrica di san Leucio, trasportati colà alcuni quadri, aggiungendoli agli altri di scuola napolitana che già adornavano quelle stanze. [...]
Vi rimane ancora perfetta ed intera una sala tutta ricoperta nelle pareti dal basso all'alto di specchi e di lavori mirabili in porcellana a foggia di fiori e rabeschi. Questa sala è tutta commessa di mille pezzi diversi i quali possono agevolmente per via di perni scomporsi e ricomporsi nuovamente, e sono prova manifesta dell'altissima perfezione alla quale era giunta la fabbrica delle porcellane fondata da Carlo, e da noi mentovata altrove più lungamente.
Essendo i tre lati del palazzo che guardano il levante il settentrione ed il ponente ingombrati nel loro aspetto da vicine abitazioni, il solo lato di mezzogiorno si presenta tutto intero e guarda il Granatello, e verso oriente il golfo e la citta di Napoli. Da questo lato comunica il cortile col sottoposto giardino per due ampie strade, ed il reale appartamento per ampie terrazze si congiunge così a questo come al bosco verso settentrione.






