GUIDA  Ivrea/Poesia di Giosuè Carducci

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Versione del 23 lug 2012 alle 18:13 di Colonnello (Discussione | contributi)

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Piemonte
Su le dentate scintillanti vette
salta il camoscio, tuona la valanga
da' ghiacci immani rotolando per le
selve croscianti :
ma da i silenzi de l'effuso azzurro
esce nel sole l'aquila, e distende
in tarde ruote digradanti il nero
volo solenne.
Salve, Piemonte! A te con melodia
mesta da lungi risonante, come
gli epici canti del tuo popol bravo,
scendono i fiumi.
Scendono pieni, rapidi, gagliardi,
come i tuoi cento battaglioni, e a valle
cercan le deste a ragionar di gloria
ville e cittadi:
la vecchia Aosta di cesaree mura
ammantellata, che nel varco alpino
èleva sopra i barbari manieri
l'arco d'Augusto:
Ivrea la bella che le rosse torri
specchia sognando a la cerulea Dora
nel largo seno, fosca intorno è l'ombra
di re Arduino :
Biella tra 'I monte e il verdeggiar de' piani
lieta guardante l'ubere convalle,
ch'armi ed aratri e a l'opera fumanti
camini ostenta :
Cuneo possente e pazïente, e al vago
declivio il dolce Mondoví ridente,
e l'esultante di castella e vigne
suol d'Aleramo;
e da Superga nel festante coro
de le grandi Alpi la regal Torino
incoronata di vittoria, ed Asti
repubblicana.
Fiera di strage gotica e de l'ira
di Federico, dal sonante fiume
ella, o Piemonte, ti donava il carme
novo d'Alfieri.
Venne quel grande, come il grande augello
ond'ebbe nome, e a l'umile paese
sopra volando, fulvo, irrequïeto,
—Italia, Italia—
egli gridava a' dissueti orecchi,
a i pigri cuori, a gli animi giacenti.
—Italia, Italia—rispondeano l'urne
d'Arquà e Ravenna :
e sotto il volo scricchiolaron l'ossa
sé ricercanti lungo il cimitero
de la fatal penisola a vestirsi
d'ira e di ferro.

— Italia, Italia!—E il popolo de' morti surse cantando a chiedere la guerra; e un re a la morte nel pallor del viso sacro e nel cuore trasse la spada. Oh anno de' portenti, oh primavera de la patria, oh giorni, ultimi giorni del fiorente maggio, oh trionfante suon de la prima italica vittoria che mi percosse il cuor fanciullo! Ond'io, vate d'Italia a la stagion più bella, in grige chiome oggi ti canto, o re de' miei verd'anni, re per tant'anni bestemmiato e pianto, che via passasti con la spada in pugno ed il cilicio al cristian petto, italo Amleto. Sotto il ferro e il fuoco del Piemonte, sotto di Cuneo 'I nerbo e l'impeto d'Aosta sparve il nemico. Languido il tuon de l'ultimo cannone dietro la fuga austrïaca moría: il re a cavallo discendeva contra il sol cadente: a gli accorrenti cavalieri in mezzo, di fumo e polve e di vittoria allegri, trasse, ed, un foglio dispiegato, disse resa Peschiera. Oh qual da i petti, memori de gli avi, alte ondeggiando le sabaude insegne, surse fremente un solo grido: Viva il re d'Italia! Arse di gloria, rossa nel tramonto. I'ampia distesa del lombardo piano; palpitò il lago di Virgilio, come velo di sposa che s'apre al bacio del promesso amore: pallido, dritto su l'arcione, immoto, gli occhi fissava il re: vedeva l'ombra del Trocadero. E lo aspettava la brumal Novara e a' tristi errori mèta ultima Oporto. Oh sola e cheta in mezzo de' castagni villa del Douro, che in faccia il grande Atlantico sonante a i lati ha il fiume fresco di camelie, e albergò ne la indifferente calma tanto dolore! Sfaceasi; e nel crepuscolo de i sensi tra le due vite al re davanti corse una miranda visïon: di Nizza il marinaro biondo che dal Gianicolo spronava contro l'oltraggio gallico : d'intorno splendeagli, fiamma di piropo al sole, I'italo sangue. Su gli occhi spenti scese al re una stilla, lenta errò l'ombra d'un sorriso. Allora venne da l'alto un vol di spirti, e cinse del re la morte. Innanzi a tutti, o nobile Piemonte, quei che a Sfacteria dorme e in Alessandria diè a l'aure primo il tricolor, Santorre di Santarosa. E tutti insieme a Dio scortaron l'alma di Carl'Alberto.—Eccoti il re, Signore, che ne disperse, il re che ne percosse. Ora, o Signore, anch'egli è morto, come noi morimmo, Dio, per l'Italia. Rendine la patria. A i morti, a i vivi, pe 'I fumante sangue da tutt'i campi, per il dolore che le regge agguaglia a le capanne, per la gloria, Dio, che fu ne gli anni, pe 'I martirio, Dio, che è ne l'ora, a quella polve eroïca fremente, a questa luce angelica esultante, rendi la patria, Dio; rendi l'Italia a gl'italiani.

(Giosuè Carducci)