GUIDA  Napoli/Chiesa di San Domenico Maggiore

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La chiesa di San Domenico Maggiore fa parte di un vasto complesso conventuale. Domina la piazza omonima, una più celebri e movimentate di Napoli. Storicamente è importante ricordare la chiesa perché qui, al suo interno, un crocefisso parlò a San Tommaso d’Aquino.

Indice

Storia

Il complesso domenicano fu sede la Casa maggiore dell’Ordine dei Predicatori del regno di Napoli, e domina l’omonima piazza.

San Domenico ingloba la preesistente chiesa benedettina di San Michele Arcangelo in Morfisa. Quando, nel 1231 i domenicani giunsero a Napoli, presero, infatti, possesso di San Michele Arcangelo in Morfisa.

La nuova chiesa domenicana fu consacrata nel 1255 per volere di papa Alessandro IV, ma la nuova fabbrica fu iniziata, per volere di Carlo II, solo nel 1283. I lavori terminarono nel 1324.

Carlo II la eresse a seguito di un voto fatto durante la prigionia patita nel periodo dei Vespri Siciliani. La chiesa è in stile gotico angioino, con la struttura che ricorda una fortezza. La parte absidale, che si affaccia sulla piazza omonima, è infatti decorata con dei merli. I lavori furono diretti da Pierre de Chaul e Pierre d’Angicourt.

La struttura venne, però, parzialmente ricostruita a seguito del terremoto del 1456.


Descrizione

Esterno

Curiosamente, sulla piazza, domina la parte absidale, alla cui base si apre l’ingresso abituale. Un altro fastoso ingresso si trova in posizione recessa, sulla sinistra, al termine di un fastoso scalone monumentale.

Questo scalone conduce, in realtà, all’ingresso della chiesa benedettina di San Michele Arcangelo in Morfisa che fu inglobata nella chiesa quando la fabbrica di San Domenico venne iniziata.

La giustapposizione delle due strutture fa si che l’ala corrispondente a San Michele Arcangelo sia recessa e completamente diversa dal fianco destro che costeggia l’abside. Tutta la parte absidale è in realtà opera di successivi interventi che rendono l’aspetto poco uniforme.

Il portale di San Michele, infatti, è del XV secolo, in forme gotico rinascimentali. Lo scalone fu voluto da Alfonso I ma venne rimaneggiato nel Settecento, quando anche l’ingresso alla base dell’abside – aperto in epoca aragonese - fu rivestito di decorazioni barocche e dotato di mensole che sorreggono un balconcino.

Sul lato destro – corrispondente alla I cappella a sinistra del presbiterio - sopravvive, in alto, una grande monofora gotica. Sotto furono aperte due finestre. Una prima, elegantissima, in marmo, rinascimentale e dotata di balcone e stemma dei Carafa, nel Quattrocento. Un’altra, seicentesca, si trova leggermente più in basso. L’interstizio fra l’abside e la I cappella sinistra del presbiterio è stata, inoltre, occupata da un altro corpo, nel Seicento, di tre livelli e aperto da finestre architravate.

L’abside è poligonale. Agli angoli sono i contrafforti, rivestiti in piperno, mentre la struttura è in tufo giallo. Parte dello spazio centrale dell’abside, fra due contrafforti, è aggettante e coperta in mattoni rossi.

I fianchi della chiesa sono incapsulati fra i palazzi.

L’ingresso principale è, invece, rivolto a nord e vi si accede, attraverso un ampio cortile, dal vicolo San Domenico.

La facciata è a salienti e slanciata, con la sezione centrale molto più alta delle navate laterali. E’ aperta da una elegante finestra gotica “lancet”, istoriata e decorata con una bifora e un quatrefoil.

La chiesa è preceduta da un esonartece barocco, serrato tra due cappelle rinascimentali di piperno. Il pronao, con lesene corinzie, è decorato con volute e precede un meraviglioso portale gotico a sesto acuto decorato con timpano sormontato da crochet. Sulla parte alta esterna vi è un affresco raffigurante La Vergine che offre lo scapolare domenicano al beato Reginaldo della scuola di Pompeo Landulfo (XV sec.).

La cappella a sinistra è sormontata da un tamburo con cupola, quella a destra da una coperura a crociera di archi a tutto sesto, decorata con timpani semicircolari.

Interno

L’interno è ampio e solenne, di forme gotiche, esaltate dalle decorazioni neogotiche frutto del restauro storicista di Federico Travaglino, pur presentando altari barocchi ed una copertura lignea a cassettoni sulla navata principale, oltre ad una serie imponente di monumenti Quattrocenteschi.

Presbiterio e coro conservano una volta gotica a crociera. Le navate sono ritmate da pilastri a fascio. Il pavimento è opera di Domenico Antonio Vaccaro (1732).

Segnaliamo, di seguito, le opere più importanti custodite nel tempio.

Navata destra
  • Cappella della cotrofacciata, Cappella Saluzzo, già Carafa di Santa Severina, decorata con monumenti funebri ed arredi rinascimentali opera di Romolo Balsimelli (1508)
  • I cappella, Sepolcro di Bartolomeo Brancaccio (1341) della scuola di Tino di Camaino, Madonna col Bambino di Francesco Solimena
  • II cappella, Notevole ciclo di affreschi di Pietro Cavallini (1308)
  • III cappella, Crocifissione di Girolamo Capece
  • IV cappella, San Carlo, con la Madonna e San Domenico, opera di Filippo Viale e Pacecco de Rosa; Battesimo di Cristo di Marco Pinto; Ascensione di Teodoro d’Errico
  • V cappella, lastra tombale di Dialta Firrao e Lapide di Costanza Dentice, scuola del Camaino
  • VIII cappella, Cappellone del Crocefisso