GUIDA  Borgo San Lorenzo/Pieve di Santa Felicita in Faltona

Da Wiki.
Facciata
particolare
lunetta
vetrata chiusa
croce esterna
interno


Percorrendo la statale Faentina in direzione di Polcanto, in breve si giunge di fronte alla Pieve di Santa Felicita a Faltona***.

Della chiesa si parla già in un documento del 1016 ma resti di antiche mura avvalorano l’ipotesi dell’esistenza di un luogo di culto preesistente, forse di un monastero di monaci basiliani (XI sec.).

Oggi essa si presenta di forma basilicale, a tre navate, di cui quella centrale rialzata. La muratura è in bozze di pietra poste in filaretto regolare. L’unica porta con portale in pietra nella cui lunetta si trova un bassorilievo raffigurante il Cristo con in mano il Vangelo ed i segni della Passione.

Sopra vi è un piccolo rosone, ora murato, costruito nel 1866 in luogo di una finestra più grande.

Sulla sinistra della facciata si appoggia l’Oratorio della Compagnia del SS. Sacramento, eretta nel 1730, e di seguito un edificio in mattoni con loggia sorretta da due antiche colonne con capitelli corinzi. Costruito negli anni trenta per ricordare i caduti in guerra, ospita locali parrocchiali. La Pieve è circondata di edifici altrettanto antichi e non è facile accedere al retro per poter ammirare la monumentale abside romanica nella quale si aprono tre monofore separate da lesene e sormontate da una serie di anomale bifore cieche, a loro volta decorate, in gronda, da archetti pensili aggettanti. Accanto si eleva l’alto campanile a torre che ha sostituito nel 1907 quello originale, a vela. Anche nelle pareti delle navate si aprono monofore con vetrate a rulli con stemmi.

All’interno, le tre navate sono scandite da due serie di archi a tutto sesto sostenuti da cinque pilastri quadrangolari per parte e sovrastati da stemmi gentilizi. La copertura è a capriate e semicavalletti.

Nelle navate laterali si aprono due porticine: da quella di destra si accedeva all’antico chiostro, ora ridotto a erboso giardinetto, mentre da quella di sinistra si accede alla sacrestia dove si può ammirare un’acquasantiera posta su una colonnetta sorretta da un leoncino, databile intorno al Mille, di cui s’ignora la provenienza. Dalla sacrestia si può passare nell’Oratorio della Compagnia dove si conserva un Tabernacolo a nicchia con cornice robbiana contenente una Madonna col Bambino, di gesso dipinto che sostituisce l’immagine originale.

Ciò che nella penombra della chiesa colpisce di più è la volta dell’abside sulla quale è dipinto un affresco bizantineggiante, opera del professor Bastianini di Siena che rappresenta il Redentore in gloria fra due Angeli. L’arco che delimita il catino absidale è coronato da un ricco baldacchino.

Dietro l’altar maggiore in pietra sorretto da delicate colonnine, troneggia un tabernacolo dorato, finemente intagliato. Alla sinistra dell’altar maggiore si trova una cappella con volta a crociera interamente decorata da Leto Chini (1904) sul cui altare di pietra vi sono alcune urne reliquiarie.

Voltandosi verso la porta d’ingresso si resta impressionati dalla vista della monumentale cantoria collocata nella controfacciata, appoggiata su quattro mensoloni intagliati, sorretti da gigantesche cariatidi.

Il parapetto è diritto e aggettante al centro, ornato da intagli dorati. L’organo del ‘700 con la cassa riccamente sagomata e colorata in celeste e oro, reca al centro del frontone lo stemma di S. Bartolomeo.

Sotto l’architrave del frontone si trova un fastigio con due putti che sorreggono una corona.

Subito alla sinistra della porta si trova, protetto da una ringhiera in ferro battuto, un pregevole fonte battesimale a pianta esagonale con solo tre formelle di marmo bianco incorniciate con pietra verde e decorate con intarsi dello stesso colore. Anche la cornice superiore è finemente decorata. Da una scrittura citata agli atti dell’Archivio parrocchiale, la sua costituzione sembra risalire al 1157, se pure in una diversa collocazione.

Nelle antiche mura sono inserite pietre con stemmi nobiliari e antiche iscrizioni; in un piccolo ambiente adiacente alla chiesa è murato un piccolo capitello scolpito del quale, naturalmente, si vede una sola faccia che raffigura un motivo a losanga avvolto da viticci pseudocorinzi. Oggetto delle più fantasiose ipotesi da parte degli studiosi, per noi non è facile neppure distinguere la tecnica di esecuzione dallo stato di consunzione. Sembra comunque trattarsi di un pezzo databile fra il IX e il X secolo.


Poche centinaia di metri prima della Pieve, sulla destra della strada abbiamo lasciato un’antica cappella la cui tettoia protegge anche un vecchio pozzo. Il loggiato che contiene il tabernacolo è protetto da una cancellata in legno e nella nicchia una Madonnina in terracotta sostituisce l’immagine originale, forse un S. Antonio, cui sembra fosse intitolata la Cappella. Una lapide datata 1881 parrebbe tuttavia voler ricordare la traslazione delle reliquie di un S. Macario abate.