GUIDA Cervo/Storia
La preistoria. La presenza su un’altura di Cervo, di un sito con strutture murarie a secco, grossi massi litici squadrati, di acque a breve distanza, la confluenza e la diramazione di strade di collegamento, scoperti dallo studioso locale Edoardo (Dino) Durante e dal prof. De Cesare, socio dell’Istituto Nazionale di Studi Liguri, hanno reso possibile la identificazione di un primo nucleo abitato (“castellaro”), abitato da una tribù di Liguri Ingauni, dediti alla pastorizia, all’agricoltura e alla caccia.
Rinvenimenti di frammenti di anfore databili all’età preromana dimostrerebbero che il “castellaro” era inserito nelle correnti commerciali marittime prima con i Greci (IV-III sec. a.C.) e successivamente con le regioni tirreniche dell’Italia centro-meridionale ormai romanizzate.
Nel corso dei secoli successivi, il territorio dei Liguri Ingauni, entrarono progressivamente nell’orbita romana. Nel 201 a.C. viene stipulato un trattato di pace con il quale i cervesi ottennero condizioni favorevoli. Nel 181 a.C. venne assoggettata al dominio di Roma, come tutto il Ponente Ligure, fino alla concessione della cittadinanza romana da parte di Cesare nel 45 a.C.
I Romani costruirono, a monte dell’attuale Via Aurelia, la via Iulia Augusta iniziata nel 13 a.C., della quale restano ancora oggi visibili dei resti in prossimità del Rio Schedassi. Essa rappresentò una fondamentale arteria di comunicazione viaria anche per Cervo, dando inizio al processo evolutivo della zona, in quanto il frequente transito di carovane, di truppe e di mercanti portò alla formazione di un nuovo insediamento abitato. Infatti, i romani, per controllare politicamente i riottosi “cervesi”, appena soggiogati, istituirono una mansio (tappa per truppe), una sorta di stazione di cambio dei cavalli o mutatio, e una specie di polizia stradale dotata di un recinto in cui i mercanti potessero pernottare al sicuro. Qui era stazionaria una guarnigione incaricata di stroncare con la forza le rapine dei ribelli locali. L’opportunità di scambi e servizi offerte dalla mansio indussero i “cervesi” a lasciare il loro villaggio isolato sul colle per trasferirsi nella nuova struttura che divenne il nucleo originario attorno al quale gradatamente si sviluppò il borgo, che prende il nome di “Servo” dalla cui corruzione salterà fuori il “Cervo” attuale.
Dopo la caduta dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.) la zona di Cervo venne ripetutamente saccheggiata e devastata dalle orde barbariche, in particolare di origine Gota, fino a quando tutta l’area non entrò nell’orbita dei Bizantini, che incentivarono la ripresa economica e sociale del comprensorio provvedendo alla difesa del territorio tramite la costruzione di numerose fortificazioni (castra) ai valichi montani e lungo la costa (civitas). A tal periodo, tra il VI d.C e VII d.C secolo, può farsi risalire la torre difensiva, ancora oggi visibile in cima all’abitato di Cervo.
Seguirono la conquista Longobarda attuata da re Rotari nel 643 d.C.. Negli anni successivi, i pochi abitanti superstiti fuggirono sulle alture, dove si riorganizzarono in un complesso fortificato facilmente difendibile che avrebbe costituito il primo nucleo del castello destinato a svilupparsi in età medioevale, il futuro Castrum Servii.
Seguì la conquista dei Franchi nel 774 d.C. che pose le basi del sistema feudale. Nel periodo di dominazione franca gli abitanti delle valli di Cervo e di Diano si agglomerarono sui primi colli difendibili dell’entroterra, tralasciando le pericolose attività commerciali marittime ed assumendo, progressivamente, un nuovo sistema di vita risultato dall’incontro tra l’antica cultura latina e le nuove popolazioni centroeuropee.
Tra la fine del IX secolo e la prima metà del X la zona di Cervo subì la devastazione dei Saraceni, che costrinsero gli abitanti dei borghi della fascia costiera a ritirarsi sulle montagne per sottrarsi alle violenze e alle deportazioni condotte dai corsari arabi che furono definitivamente sconfitti tra il 975 e il 980.
La felice posizione strategica permise al paese di sopravvivere alle feroci incursioni dei saraceni e poté svilupparsi regolarmente per tutto l’Alto Medioevo.
Nel secolo XII divenne feudo dei marchesi di Clavesana che vi costruirono il loro Castello. I Clavesana strinsero alleanza con Genova, impegnandosi a fornire alla città uomini armati, in caso di necessità. Nel 1204 potè eleggere Consoli propri proclamandosi libero Comune sotto la protezione di Genova. I cervesi parteciparono, con "…due nocchieri, venti soprassaglienti e balestrieri, e quaranta vogatori” alla battaglia della Meloria in cui nel 1284 Genova stroncò la rivale Repubblica di Pisa.
Nel 1330, la Superba assegnò il feudo ai Cavalieri di Rodi (oggi di Malta) o frati gerosolimitani di San Giovanni. che fondarono un ospedale nel territorio prospiciente il castello. Inoltre costruirono, in onore di San Giovanni Battista, una chiesa all’esterno delle mura del castello (l’attuale oratorio di Santa Caterina).
Cervo passò, successivamente, ai Doria, indi ai Del Carretto che la conquistarono e la tennero per cinquant’anni.
Nel 1384 Cervo venne riconquistata da Genova e rimase strettamente legata e fedele “alleata” della Superba fino al Settecento. La sottomissione a Genova si rispecchiava nell’ordinamento istituzionale locale, costituito dal parlamento degli uomini di Cervo, una vera e propria assemblea dei capicasa. Che teneva le riunioni nell’antica chiesa di San Giovanni. Il parlamento aveva la prerogativa di decidere sulle questioni di maggiore importanza, di eleggere i rappresentanti della comunità e di provvedere alle varie nomine e incarichi in cui era ripartito l’apparato amministrativo, ad eccezione del podestà e dello scriba, inviati direttamente da Genova. Il potestà non interveniva nelle questioni interne della comunità, ma esercitava una funzione di controllo economico e giuridico. I Cervesi accettarono e riconobbero il ruolo dominante e la supremazia di Genova, con tutti gli obblighi e oneri connessi, ma anche con i relativi benefici che il governo genovese concedeva per la fedeltà e correttezza dei cervesi.
Nel corso della dominazione genovese i Cervesi si dedicarono soprattutto alle tradizionali attività marinare affrontando insidie e pericoli, ma traendo profitti notevoli dalla pesca del corallo e dalle attività mercantili e facendo conoscere il nome di Cervo nelle terre lontane.
I Cervesi si specializzarono nella pesca del corallo, e nel quattrocento con le “coralline”o “fregatte”, robuste e veloci imbarcazioni a vela latina capaci di un equipaggio di nove-dieci marinai-pescatori e del carico, si spinsero fino alle coste della Tunisia. Nei secoli successivi, limitarono la pesca ai banchi più vicini e meno rischiosi delle Isole Baleari, della Corsica e della Sardegna.
Per tutto il Medioevo, Cervo rimase esposta alle scorrerie dei “Turchi” che depredarono ogni bene e catturarono donne per venderle come schiave in Algeri. Il Cinquecento fu il secolo peggiore: caduta Costantinopoli, l’Islam lanciò la “guerra santa” e i “Turchi” si infiltrano in Europa dalla Sicilia e dalla Spagna.
Nel corso del Seicento molte famiglie cervesi, grazie alla navigazione a alle attività commerciali, accumularono notevoli ricchezze, tanto che i pescatori di coralli vollero esternare la loro riconoscenza a Dio con l’erezione della Chiesa di San Giovanni, detta anche “dei corallini”. Furono proprio i pescatori di corallo a trasportare i materiali e i marmi necessari per la costruzione dell’edificio sacro.
Nel giugno 1625 il castello di Cervo venne espugnato e saccheggiato dalle truppe Sabaude che arrecarono ingenti danni alle abitazioni e ai beni domestici. Emanuele Filiberto di Savoia, volendo creare un agevole sbocco al mare al Piemonte, acquistò territori Liguri, entrando in conflitto con la Repubblica di Genova. Ciò fu causa di due guerre, nel 1625 e nel 1672, che coinvolsero Cervo e la sua valle. Le truppe Spagnole si unirono a Genova contro i Savoia e la situazione si capovolse. La comunità di Cervo non subì molti danni e le truppe Sabaude, si ritirarono chiedendo un tributo.
Nel 1740 la guerra di successione Austriaca, alla morte di Carlo VI, portò il conflitto tra le truppe gallo-ispano-genovese e quelle anglo-austro-piemontesi che coinvolse anche la popolazione di Cervo. La guerra ebbe termine il 20 aprile 1748 senza vinti né vincitori. Il conflitto lasciò in Liguria una diffusa crisi economica, mitigata, nel ponente dalla produzione olearia che si stava affermando come monocultura.
Nel 1797 la comunità di Cervo, inneggiando alla libertà, all’eguaglianza e alla fraternità, fu tra le prime ad alzare l’albero della libertà quando venne costituita la Repubblica Ligure.
Fu, in seguito, la volta della conquista Napoleonica che, dopo aver annesso il Piemonte, nel 1801, alla Francia, si rivolse dopo quattro anni alla Liguria. Nel 1805 Cervo diventò comune dell’impero francese. Non furono solo danni poiché sotto il governo Napoleonico si diede impulso allo sviluppo della viabilità, trascurata dalla Repubblica di Genova poiché maggiormente interessata alle vie marittime. Con la caduta di Napoleone e con il Congresso di Vienna, nel 1815, la Repubblica Ligure venne annessa al Regno Sabaudo.
Nel periodo del Risorgimento lo spirito rivoluzionario risorgimentale si fece sentire in Cervo e carbonaro mazziniano fu pure il sindaco di Cervo, Giuseppe Calvo. Durante la prima guerra mondiale molti cervesi caddero al fronte.
Durante il periodo Fascista, nel 1924, venne sciolto il Consiglio Comunale. Nel periodo della resistenza Cervo fu teatro di scontri tra partigiani e nazifascismi per il controllo del Borgo e della valle Steria.
Alla fine della Seconda guerra Mondiale, con la legge del 20 agosto 1947, Cervo venne ricostituito come comune.
“Aveva nuovamente vinto il battagliero 'spirito di campanile'. Un carattere che ha sempre distinto gli uomini di Cervo, formatosi nelle quotidiane lotte affrontate per vivere con il mare e con la montagnosa terra ligure. Una storica personalità forgiata nei momenti cruciali del proprio paese e della propria nazione.”( Da. AA.VV., Cervo – Un mosaico tra mare e cielo – Grafiche Amadeo)






