GUIDA  Francesco Lomonaco

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Francesco Lomonaco nacque a Montalbano Jonico; egli fu filosofo e patriota della repubblica partenopea del 1799, autore di molte opere tra cui Il Rapporto al cittadino Carnot (1800) analisi sulla disfatta della repubblica partenopea avvenuta il, 13 giugno 1799, Analisi della sensibilità (1801), Le vite dei famosi capitani d'Italia (1804) dal cui libro trasse fonte d'ispirazione Alessandro Manzoni per la sua tragedia Il conte di Carmagnola, Le vite degli eccellenti Italiani(1802) e i Discorsi letterari e filosofici (1809). Quest'ultima opera gli costò l'isolamento politico e la persecuzione che lo condussero al suicidio, malgrado egli fosse scampato alla mano del boia nel 1799 a causa di un errore di trascrizione del suo cognome.

Lomonaco esercitò forte interesse sugli intellettuali e sui giovani del tempo. È evidente l'influenza del pensiero lomonachiano sui movimenti repubblicani che, da lì a poco, avrebbero portato il loro effettivo contributo alla causa unitaria dell'Ialia. Lo stesso Foscolo, che fu ospite del Lomonaco dal 1801 al 1805, in alcune opere ricalca il pensiero del filosofo montalbanese.

Nel periodo di ospitalità in casa Foscolo, Lomonaco fu precettore del fratello Giulio dell'illustre Ugo. Manzoni conobbe Francesco Lomonaco negli anni di permanenza a Milano e lo elesse a proprio mentore come dimosta anche un sonetto che gli dedicò nel 1802:

A Francesco Lomonaco per la sua "Vita di Dante" (1802)

Come il divo Alighier l'ingrata flora

Errar fea, per civil rabbia sanguigna,

Pel suol, cui liberal natura infiora

Ove spesso il buon nasce, e rado alligna,

Esule egregio narri, e tu pur ora

Duro esempio ne dai, tu, cui maligna

Sorte sospinse, e tiene incerto ancora

In questa di gentili alme madrigna.

Tal premii Italia, i tuoi migliori, e poi

Che pro se piangi, e 'l cener freddo adori,

E al nome voto onor divini fai?

Sì da' barbari oppressa oprrimi i tuoi

E ognor tuoi danni e tue colpe deplori,

Pentita sempre, e non cangiata mai.


La notizia della scomparsa di Lomonaco, avvenuta il 1 settembre 1810, fu data dal Manzoni per mezzo di un toccante articolo comparso sul Corriere della Sera del 12-13 ottobre di quell'anno e che recitava:

Negli ultimi tempi era divenuto triste e quasi insocievole.
Morì filosoficamente.
Si levò all'ora solita, stamane, 1 settembre 1810:
scrisse una lettera al fratello; si vestì degli abiti da festa;
uscì di casa e si recò al caffè del Barilotto, dove bevve un bicchiere di vino,
e quando fu su la riva del Navigliaccio presso San Lanfranco, luogo molto solitario,
si tuffò nella corrente, in quel giorno rapidissima.
Un soldato cercò di salvare il suicida, ma lottò invano contro le onde, e per poco non fu inghiottito anche lui.

Un busto marmoreo è posto tra gli illustri italiani sul Pincio a Roma ricordando ai posteri l'opera del Plutarco d'Italia.