GUIDA Giaglione/Storia
Storia di Giaglione
Il comune sorge in un centro abitato da tempo immemore; in prossimità del col Clapier passava un'importante via naturale fra le Alpi, utilizzata, probabilmente, già durante l'Età del Ferro ed abbandonata, solamente, in epoca altomedievale a causa, secondo le evidenze geologiche, di una frana che tolse la val Clarea dal circuito delle principali vie di comunicazione. Le valli furono attraversate da un'importante arteria che collegava Roma alla Gallia: la via Gallo-Romana.
Le prime notizie archivistiche sul comune risalgono ad un lascito a favore di Ambone, abate di Novalese, dell'VIII secolo; Giaglione andò, quindi, a costituire il patrimonio dell'abbazia nel momento della sua fondazione.
Olderico Manftredi, nel 1029, scorpora parte del territorio comunale a vantaggio dell'abbazia di San Giusto di Susa, mentre il resto viene incamerato dal priorato di Santa Maria Maggiore di Susa per volontà dell'abate di Breme in Lomellina. La parrocchia diviene proprietà di Adelaide di Susa nel 1042.
Il vescovo di Torino Cuniberto affida, nel 1065, la parrocchia alla giurisdizione della prevostura di San Lorenzo di Oulx. Nel XII secolo si alterna il potere di un vescovo o abate a quello di un feudatario di sangue blu legato a casa Savoia.
La cittadina viene governata dagli Auruzi, prima, nel 1223, e dai Bermondi di Embrun, a partire dal 1290. La famiglia più importante che reggerà il paese per conto dei Savoia sono gli Aschieri de Jallonio, ai quali si deve la costruzione di un bel castello. Con l'estinzione della dinastia, il territorio è incamerato direttamente dai Savoia.
Il territorio è scontro delle persecuzioni anti-valdesi. I Savoia, difatti, non tollerano il culto valdese diffuso nelle valli. L'apice dello scontro si registra nella val Pellice nel 1655. Nel 1686, gli editti di proscrizione del Duca Vittorio Amedeo II impongono alla popolazione non cattolica o l'abiura o l'esilio forzato in Svizzera. Giaglione e le valli sono protagoniste del "Glorioso rimpatrio" dei valdesi, guidati dal pastore Enrico Arnaud, nel 1689. I valdesi, appoggiati da Spagna, Olanda, Inghilterra e Svezia guerra con la Francia e il Piemonte ne approfittano per riconquistare le terre natie. Durante il rimpatrio, circa trecento, di mille valdesi partiti dalle sponde del lago di Ginevra, perdono la vita lungo il cammino. Gli scontri in val Clarea contrappongono i valdesi al conte sabaudo di Verrua. Con il ritorno dei franco-piemontesi i valdesi vengono brutalmente assediati dal Marchese De Feuquières. Condannati a soccombere, riescono, infine a fuggire con molta fortuna dalle valli, per non farvi più ritorno.
In seguito il territorio di Giaglione diventa un punto "caldo", in quanto linea di confine e trincea con la Francia. Il dialetto parlato nelle valli appartiene al gruppo francoprovenzale.






