GUIDA Henry Dunant
La bontà di un uomo verso un altro uomo difendendo la vita e la dignità di persone senza intolleranze e senza pregiudizi (Henry Dunant)
La personalità dello svizzero Henry Dunant è strettamente legata a Solferino ed alla famosa battaglia omonima.
Di famiglia agiata di religione calvinista, nasce a Ginevra 8 Maggio 1828. Il padre, consigliere alla Camera delle Tutele per la sorveglianza dei Orfani, e la madre, donna pia e devota, sviluppano in lui l'amore verso il prossimo. Nel 1843 fa parte di un gruppo di giovani della Chiesa Libera con idee antischiaviste, ha la fortuna di conoscere due donne che segneranno il suo pensiero per tutta la vita: l'americana Stove autrice della Capanna dello Zio Tom e la Nighttingale, figura caritatevole e eroina della guerra di Crimea.
Henry Dunant nel 1855 fonda a Parigi l'alleanza delle Unioni Cristiane dei Giovani; dopo un paio di anni si reca in Algeria, studia l'Islam e impara l'arabo. Nel 1858 fonda una società agricola con un ambizioso progetto di installare dei mulini per la produzione di cereali; ha bisogno di concessioni per lavorare i terreni ma il governo francese-algerino non riconoscerà mai, decide così di parlare personalmente con Napoleone III°. Nel 1859 Napoleone III° è in Italia e quando Dunant arriva in Lombardia siamo nel mezzo della II° guerra di Indipendenza e a Solferino-San Martino scoppia una delle battaglie più sanguinose che l'Europa abbia mai vissuto. Più di 40.000 persone giacevano sul campo di battaglia, tra morti e feriti. Dunant ne rimane sconvolto, soprattutto per il fatto che venivano abbandonati a se stessi.
La descrizione di Henry Dunant di come si combatteva nel corpo a corpo fa rabbrividire: "Tra i morti alcuni soldati hanno il viso sereno sono quelli che colpiti improvvisamente sono morti sul colpo, ma la maggior parte di loro sono rimasti contratti per le torture dell'agonia, le membra irrigidite, il corpo coperto di lividi (con una carica della cavalleria centinaia di cadaveri furono calpestati), mani al suolo e gli occhi sbarrati".
Si lottava con ogni mezzo, pietre, mani calci di fucile, morsi; chi non fu soccorso moriva per sfinimento.
Dunant davanti a questo massacro intuisce che l'unica cosa da fare è quella di ricorrere alla buona volontà dei civili del luogo. Raduna uomini e donne che, vedendo che non faceva distinzione fra Sardo Piemontesi - Francesi e Austriaci, seguono quanto lui sta facendo. Si prodigano con acqua, brodo, biancheria, coperte, bende; Dunant stesso si improvvisa infermiere. Dopo la fine della guerra torna a Ginevra, ma non dimentica gli avvenimenti Italiani
Dunant vuole scuotere l'opinione pubblica per la realizzazione di un progetto: creare una società di soccorso volontario in ogni stato, con il compito di organizzare squadre per l'assistenza dei feriti in guerra e propone che i feriti e i volontari personale sanitario vengano dichiarati neutrali dalle parti belligeranti, protetti da un distintivo comune. Fonda così di Sua iniziativa il Comitato ginevrino di soccorso ai militari feriti, prima cellula di quello che diventerà il Comitato internanzionale della Croce Rossa.
Sono quasi 200 i blocchi di marmo che riportano i nomi di tutti i paesi del mondo, che in guerra o no hanno aderito alla Croce Rossa Internazionale. Dunant per diffondere la sua idea non risparmia né energie né risorse; nel 1867 si ritrova sul lastrico a causa una banca ginevrina, che aveva finanziato i lavori in Algeria, agendo contro di lui lo porta al fallimento.
Ma il suo pensiero è sempre verso il prossimo. Nel 1872 presenta una relazione sui prigionieri di guerra che sarà poi oggetto della terza convenzione di Ginevra. Appare in pubblico nel 1875 a 47 anni si batte a un congresso a Londra per l'abolizione definitiva della tratta dei negri e del commercio degli schiavi.
Dal 1875 di Dunant non si sa più niente per circa 20 anni, nessuna notizia certa su di lui. Vive senza fissa dimora e si pensa di carità e ospitalità di qualche conoscente. Nel 1895 viene per caso rintracciato da un giornalista svizzero ad Heiden, un piccolissimo villaggio sul lago di Costanza. Nell'ospedale distrettuale trascorre i rimanenti 18 anni della sua vita senza muoversi, nemmeno dopo l'intervento con lettere del Papa e della Zarina Madre di Russia. Rifiuta incarichi da parte di governi e nel 1901 riceve il premio Nobel per la Pace.
Dunant non tocca un soldo del premio Nobel: lo destina in testamento a opere umanitarie e chiede che con quanto rimane del premio sia garantito un letto pagato ai vecchi e bisognosi dell'ospedale di Heiden. Scrive le Sue ultime volontà, dove chiede di essere sepolto in una fossa comune e spiega il motivo di questa sua volontà con la frase: "l'uomo è irrilevante e insignificante davanti alle proprie idee".