GUIDA  La Maddalena/Compendio Garibaldino di Caprera

Da Wiki.
Cartello turistico Museo Garibaldino
Arcipelago della Maddalena
Istmo artificiale che unisce Caprera a La Maddalena
A Garibaldi l'Italia Giugno 1882
" Sulle tue cime di granito io sento di libertà de l’aura, o mia selvaggia e solitaria Caprera. I tuoi cespugli sono il mio parco e l’imponente masso mi da stanza sicura e inadorna io l’infinito qui contemplo …"
Errore nella creazione della miniatura: Parametri miniatura non corretti
L'albero di Clelia che Garibaldi piantò il giorno della nascita della figlia nel 1867
Prima casa abitata da Garibaldi e la casa in legno da lui costruita
La stalla, il canile, casa importata dall'Inghilterra, Casa Bianca
Lapide vergata da Garibaldi per la tomba della cavalla Marsala
Il Mulino e il busto dell'Eroe
Opera di L.Bistolfi "La famiglia al Suo venerato Capo Consacra" a un anno dalla morte 2 Giugno 1883
Fronte posteriore della "Casa Bianca"
1880 Francesca Garibaldi e Giuseppe Garibaldi 26 Gennaio- Data Matrimonio con la sua terza moglie Francesca Armosino

Caprera, appartiene geograficamente all’arcipelago di La Maddalena, seconda per estensione all’isola maggiore, prese probabilmente il nome dalla presenze di capre selvatiche che la popolavano. La unisce a La Maddalena un istmo artificiale.

Garibaldi, scampato più volte e anche miracolosamente alla cattura da parte di Austriaci, Francesi, Spagnoli, dopo la disfatta della repubblica romana (1849) amareggiato atrocemente nell’animo per la morte dell’amatissima moglie Anita, rattristato per l’abbandono della Patria che il governo Sardo-Piemontese gli imponeva, dopo il rifiuto di asilo politico da parte di Tunisi, e il rifiuto di sbarco il 21 Settembre 1849 a Cagliari, con la stessa imbarcazione che lo conduceva in esilio, approdò a La Maddalena sotto stretta sorveglianza della Marina Sardo - Piemontese era il 25 Settembre 1849.

Per circa un mese Garibaldi dimenticando gli affanni e i torti subiti, vivrà nell'isola, ritrovando un po' di serenità e non dimenticherà mai l‘accoglienza e l‘ospitalità ricevuta da parte di tutti gli isolani.

Il 23 Ottobre 1849, Garibaldi viene condotto a Gibilterra dove gli sarà consentito di fermarsi solo pochi giorni. Il 14 Novembre giunge a Tangeri dove rimarrà 7 mesi. Il 12 Giugno 1850 si imbarca per New York, vi arriva il 30 Luglio e lavorerà per un lungo periodo in una fabbrica di candele.

1851-1852 - 1853 Viene nominato capitano del mercantile “Carmen” e parlando perfettamente inglese si occupa di traffici mercantili con l’ America del Sud, Cina, Filippine e Australia.

Nel 1854, salpa da Baltimora come Capitano del mercantile “Commonwealth” diretto a Londra.

Febbraio 1855 è accolto a Londra con entusiasmo dai fuoriusciti europei e conosce Giuseppe Mazzini. A Londra conosce una richissima vedova inglese Emma Roberts, con la quale si fidanza, la porta a Genova, Nizza e in Sardegna. A Agosto pubblicamente Garibaldi si dissocia dal pensiero politico di Mazzini del quale non condivide la leggerezza nella preparazione dei moti rivoluzionari..

Il 29 Dicembre 1855, Garibaldi acquista metà dell’isola di Caprera. Nel 1856 inizia la costruzione della “Casa Bianca” assieme al figlio sedicenne Menotti. Nell’estate del 1856, arrivano a Caprera e figli Teresita e Ricciotti, assieme alla contadina nizzarda Battistina Ravello , quale domestica.

Dieci anni dopo alcuni ammiratori inglesi, tra i quali la stessa Emma Roberts, compreranno grazie a una pubblica sottoscrizione, la rimanente parte dell’isola per donarla a Garibaldi.

Garibaldi si stabilirà definitivamente a Caprera nel 1857, dopo il naufragio del cutter “Emma” sul quale l’Eroe svolgeva il suo lavoro di capitano.

Cominciò subito a sistemare un modesto edificio tutt’ora esistente situato al limite sud del grande giardino interno. La ristrettezza degli spazi costrinse Garibaldi ad ampliare il modesto fabbricato e egli stesso portò da Nizza una specie di prefabbricato in legno di facile posa in opera (anche questo tutt’ora esistente) che fece sistemare su un basamento in muratura.

Circondò poi i terreni con un muro di cinta per proteggere le coltivazioni dagli animali che liberamente pascolavano nell’isola, iniziando in seguito la costruzione della famosa “Casa Bianca

La casa museo si divide oggi in 9 stanze: Atrio, camera da letto matrimoniale, Camera di Manlio, camera di Clelia, cucina, dispensa, stanza dei cimeli e camera della morte, questa ultima stanza era nata come sala da pranzo e soggiorno, rimase tale sino a pochi giorni prima della morte di Garibaldi quando per suo desiderio, venne collocato il letto che guardava il mare dove l’Eroe morì il 2 Giugno 1882, alle ore 6 e 20 pomeridiane.

Dopo la visita della Casa Bianca, si può scendere al piccolo “Cimitero” di famiglia. Sin dal 1877, Garibaldi aveva deciso la cremazione del proprio corpo, volontà riconfermata anche un successivi documenti: “:..Verrà costruita una piccola urna di granito che racchiuderà le ceneri di Lei (Francesca Armosino terza e ultima moglie di Garibaldi sposata il 26 Gennaio 1880) e le mie. L’urna dovrà essere collocata sul muro dietro il sarcofago delle nostre bambine. La cremazione dovrà avvenire su un rogo all’aria aperta, mentre la notizia della mia morte dovrà rimanere segreta fino a rito compiuto…

La moglie Francesca si battè fino all’ultimo perché l’ultima volontà di Garibaldi fosse rispettata ma l’Italia di allora, si sollevò all’idea che il corpo dell’Eroe scomparisse in questo modo, fu quindi imbalsamato e collocato sotto un grande masso di granito semplice e rozzamente scolpito. In questo luogo erano già state sepolte le figlie Rosa (1869-1871) e Anita (1859- 1975) gli sono ora accanto le figlie Teresita, e Clelia, il figlio Manlio e la Francesca Armosino.

Poco lontano dal cimitero sotto un capannone che serve da protezione si possono ammirare due preziosi cimeli: una barca che venne regalata a Garibaldi dalla Marina Sarda nel 1860 e una barca da competizione regalata da cantieri Orlandi di Livorno, al figlio Manlio, sulla quale Garibaldi lo istruiva.

Galleria Foto

Per le foto di interni desidero ringraziare lo staff del Museo, che si è prodigato nel farmi avere l'autorizzazione per fotografare. Ringrazio inoltre la guida Giovanna, per la professionalità, ma anche per la pazienza dimostrata per avermi aspettato durante le riprese. Un grazie anche alla Redazione di Comuni Italiani per l'utilissimo tesserino

Il Cimitero di Famiglia

Le Barche