GUIDA  Messina/Memorie Storiche

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Memorie Storiche su Messina

L'Italia Meridionale

Il libro L'Italia meridionale o L'antico reame delle Due Sicilie (1860) così descrive il comune:

Messina, con 100 mila abitanti, capoluogo della provincia, grande e bella città, con nobili edifizj disposti parte nella pianura e parte sul pendio gratissimo di fertili e ben coltivate collinette, le quali si elevano gradatamente e si tramutano a poco a poco in alti monti. Ha grandi ospedali, un bel teatro, superbe chiese, ricche di marmi e di stupendi lavori, e bellissime passeggiate. Ha un porto franco, ed è uno de' più belli e più sicuri del Mediterraneo; è il più grande emporio della Sicilia, ed esercita un commercio estesissimo, per la felice sua posizione, quasi nel centro del Mediterraneo, nella via de' grandi commercj. Ë piazza di armi, difesa da una forte cittadella, ed è sede arcivescovile.

Dizionario di Antonio Busacca

Nel Dizionario del 1858 di Antonio Busacca la città viene così descritta:

Messina - Città antichissima, una delle più illustri città dell'Isola, sede Arcivescovile, piazza d'armi, capo luogo d'Intendenza. Dista da Palermo 228 miglia, pop. 120,000. Siede Messina in sulla riva del mare, incontro agii estremi Appennini, che formano le poetiche montagne della Calabria, seminate di paesi, di ville inverdite di folti boschi, coronate nell'inverno da neve. Il mare, come un azzurro fiume, divide Messina dal continente da tre miglia ed è veicolo di comunicazione tra l'Adriatico ed il Mediterraneo. Onde si paragona a Costantinopoli, e all'antica Corinto. Messina sorge ad anfiteatro; con sulla destra il curvo braccio di S. Raniero, con sulla sinistra lo storico Peloro, con alle spalle una catena di amenissime colline. Dotata del più gran porto del Mediterraneo, in delizioso clima, sotto un cielo limpido e sereno, tutta di novelle casamenta formata. Messina è un oasi gradita ed allo Orientale, che, lasciate le sue aride sabbie, scende ai tepidi soggiorni d'Italia, ed al Nordico, che, abbandonando le nebbie del Settentrione e la tetraggine delle sue immense città, viene a ricrearsi nel giardino del mondo.

Messina gira sei miglia, il suo porto si estende per quattro miglia. Le strade primarie della città sono la Colonna della marina, che si estende un miglio e 46 canne; e come un solo edificio si presenta all'occhio dello straniero quella fila di sontuosi palazzi che cingono il curvo porto. Un solo edificio essi rassembrano, o a meglio dire un solo magnifico palazzo a tre piani, che superbamente si specchia nel sottoposto mare in un bacino a semicerchio. In mezzo è il superbo Palazzo Comunale che costò al municipio centocinquantamila onze; la Ferdinanda che si estende in linea retta un miglio ed un quarto, fiancheggiata di palazzi che conservano unico disegno; la strada del Corso paralella alle prime; la strada Austria che va a mezzogiorno; e la Giudeca o Cardines che taglia quest'ultima ad angolo retto. Le strade della città sono illuminate da 680 fanali a riverbero.

Messina è provvista di ottime acque che le provengono dalle colline. È provvista di ottimi bagni d'acqua dolce, oltre di quelle del mare. Nei tempi Normanni e Svevi, si fa menzione di bagni come di rendite pubbliche, e l'imperatore Federico nel 1220 assegnava alla nostra Chiesa 2,000 tari all'anno sulla rendita del Bagno nuovo.

L'origine di questa città è rimotissima. Iafet pronipote di Noè lasciando gli estremi Appennini, e ponendo piede sulle spiagge peloritane, osservata l'incantevole e magica posizione volle in questa stabilir dimora, nel 2320 del mondo, 200 dopo del diluvio. La città sino dalla sua fondazione Zanca fu detta.

Nell'anno 1320 del mondo, pria la fondazione di Roma 933 av, G. C 1684 fu ampliata da Orione abitata indi dai Sicani, in seguito dai Sicoli coi Morgeti, dai Cumani, dai Greci Calcidesi, finalmente dai Messeni, che il nome di Zancla in Messene cambiaronle. Si ebbero indi i Mamertini che anche eglino vollero il nome di Messene in Mamertina mutare; passò quindi sotto i Romani, che Capitale dell'Isola la stabilirono, e durò tale per 1200 anni, cioè fino l'invasione dei Saraceni. I Normanni la riconobero per Capitale, tale la riguardarono gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi, i Castigliani, gli Austriaci, tale la ricordano i marmi, i bronzi e tutti i monumenti dell'antichità, e di quell'epoca è stata nelle vicende della Sicilia, una delle prime città dell'Isola, per la sua felice posizione, ed è stata la scala del commercio del Levante, l'emporio di mercanzie, e gode il privilegio dei Portofranco per cui diviene più bella, più colta, più ricca.

La città è decorata di sette porte; di cinque piazze; e di sedici fontane.(Quella che è nel piano del Duomo è stupenda agli amatori delle arti leggiadre, ed è a tutti maravigliosa, opera del 1551;) di un palazzo dei tribunali, di un magnifico palazzo comunale; del lazzaretto; di una Cittadella di circuito un miglio e mezzo; che è una delle prime fortezze d'Europa con un'arsenale; di quattro baluardi di tre castelli e vari fortini; di un pubblico ospedale pei poveri; di un ospedale per gli storpi; di un albergo pei poveri; di quattro monti di prestanza.

L'Arcivescovo di Messina tiene a se suffraganei i Vescovi di Patti, Lipari, Cefalù e Nicosia, ed ha un capitolo composto di 18 canonici. La città è divisa in nove parrocchie oltre della Cattedrale, ed ha a sé quarantotto Casali.

L'Intendente di questa città, presiede a novantadue comuni divisi in quattro distretti. Ha una Gran Corte Civile funzionante da Criminale; un Tribunale Civile, ed uno di Commercio. Messina ha le direzioni dei dazi Indiretti; dei Dritti e Rami Diversi e delle R. Poste; un Comandante militare della Provincia; un Magistrato Supremo alla pubblica Salute; un Capitano del Porto; un Giudice del Contenzioso delle Dogane, una camera consultiva di Commercio ed un Commissario di Polizia. Vi è un pubblico Banco in cui va versato tutto il denaro della R. Tesoreria, e delle amministrazioni ed una cassa di Sconto. Il territorio di Messina e di sal. 15,187 Messina à l'annua rendita di oz. 184,475.

Per la coltura intellettuale vi è una Università degli studi; un Museo pubblico; una estesa pubblica libreria; un Collegio delle scuole pie; un Orfanotrofio dei Dispersi con una rendita di duc. 2,522 22; un Ospizio provinciale in cui s'impara lettere ed arti; la casa di S. Angelo dei Rossi; il seminario de' Chierici e delle scuole lancastriane comunali. Ha cinque reclusori per civili ed orfane donzelle e 17 monasteri di clausura, e 25 conventi di religiosi. Ha un'accademia di scienze e lettere oggi detta Peloritana; Un gabinetto letterario; Una Società detta Borsa mantenuta da 272 famiglie; Una compagnia filo-drammatica e filo-armonica; Due teatri in musica uno dei quali è S. Elisabetta, il quale prende primato tra quelli di seconda classe d'Europa.

In Messina vi sono varie fabbriche di concerie e si lavora pelle e sola di qualità superiore alle altre di Sicilia. Vi sono fabbriche di mussoline, ed altri tessuti diversi, di telerie, di seterie e di fettuccie all'uso di Francia; Vi sono varie sartorie con vasti depositi di ogni maniera di vestiti. Generalmente osservasi eleganza ed accurata precisione in tutt'altro genere di botteghe, tra cui anco distinguensi, per proprietà e gusto molti saloni pel taglio e acconciatura dei capelli. Più sensibile tuttavia notasi il novero delle vetture da nolo. Si trovano eziandio delle modiste con elegantissime botteghe ricche di ogni genere di mode. I Negozianti tengono sterminati magazzini pieni di ogni genere di tessuti e di coloniali, che sorprendono chi v'entra; Le strade del Corso, quella Austria, quella della Giudea e porzione della Ferdinanda, sono fiancheggiate da una serie di botteghe in splendida e decorosa foggia montate.

Gli uomini illustri che vanta Messina antica e moderna sono immensi, fra i quali è d'annoverare Alcamano, celebre poeta lirico, che fiorì circa l'olimpiade 42, il filosofo Aristocle della scuola peripatetica che fiorì all'olimp. 113; Il maraviglioso filosofo Dicearco. Il poeta Lupo nominato da Ovidio, confuso d'alcuni con Lico, altro messinese, storico e poeta; l'oratore panegirista Mamertino, che fiorì sotto Giuliana; il medico Policreto che visse ai tempi di Falaride tiranno di Agrigento; lo storico Polyzelo che fiorì circa l'olimpiade 50. Al rinascimento poi delle lettere contansi fra' primi classici della volgar lingua i poeti Mazzeo Neco, Rosso, Monna, Nina, Stefano Protonotaro, Odo e Guido delle Colonne, Tommaso di Sasso, citato dalla Crusca. Nei primi secoli del Cristianesimo vanta un Vescovo Felice, un Nicolò Boneto, già missionario in Tartaria poi Vescovo di Malta nel 1342; nel XIV e XV secolo non mancarono grandi uomini ad illustrare questa città; Francesco Maurolico matematico celebre, che fiorì nel XYI secolo, onore della Sicilia, gloria di tutto il genere umano, moderno Archimede, nato nel 1495 e morto nel 1575. Basta egli solo a dar gloria ad una città. Possono ricordarsi vari altri celebri uomini di quei tempi come un P. Giovanni Formica de' Minori di S. Francesco, teologo ed oratore del XIV secolo; il giureconsulto Andrea Barbazza; Francesco Jannello scolare del Lascari grammatico, nato nel 1470 ed Andrea Gatto domenicano nato nel 1440 e morto nel 1488 Vescovo, di Cefalù oratore celebre; Leonardo Testa nato nel 1493 filosofo medico e poeta; Nicolò Caccia storico che nacque nel 1466 e lasciò un manoscritto della serie degli Arcivescovi di Messina. Nel 1473, vi troviamo una stamperia ed una prima edizione di un libro di Messa, e che è il 32 nell'ordine delle primarie edizioni (secondo la tavola del dotto Isernia) e quel che più reca onore al valente tipografo Giovan Filippo la Liguamine, che nell'ore di ozio del suo mestiere di medico, si studiò di applicarsi all'imprimeria e tenerla nella sua propria casa. In Roma, pria era stabilito sotta la protezione di Sisto IV, di cui era anche medico, nella sua stamperia fra le altre opere stampò il libro della conservazione della salute nel 1475 in 4°. Suo figlio Antonio de Lignamine, fu Arcivescovo di Messina nel 1514. Nel secolo XVI troviamo stabilita un'Università in Messina che poi resero celebre il Borrelli ed il Malpighi, e rinvenghiamo che fiorirono in questo secolo molti uomini illustri, che le scienze e le lettere coltivarono, ed in prosa ed in versi assai opere pubblicarono, fra i quali si distinse un Bartolomeo Spadafora, poeta che fu degli Uniti di Venezia; il filologo e poeta Epigrammatico Bernardo Riccio; Cesare Marullo Arcivescovo di Palermo, del dritto canonico profondissimo; Francesco Balestreri poeta; Francesco Faraone filologo e grammatico: il medico Gerardo Colombo; il Poeta Sac. Giacomo Pirrone; i giureconsulti Francesco Antonio Costa e Francesco Pancaldo; Giuseppe Moleti medico matematico ed astronomo, prof. nell'università di Padova; Nicoletta Pascali Poetessa, ricordata dal Crescimbeni; Paolo Abatissa tradottore in versi sciolti dell'Iliadi e della Odissea di Omero e delle Matamorfesi di Ovidio; il Paolotto P. Principato gran matematico di quei tempi; il giureconsulto Pietro de Gregorio le cui opere sono citate con onore nel foro di Sicilia; il giureconsulto Ferrarotto, assai noto nei tribunali di Sicilia; Mario Buonafede professore di eloquenza in Roma ed in Napoli; Alfonso e Mario Caribbi celebri giureconsulti che fiorirono nel XVI e XVII, secolo. Nel XVII secolo poi ebbe Messina le sue accademie cominciando della Fucina, poi quella degli Albarbicati e più tardi quella della Clizia, che la sorgente furono di numeroso stuolo di poeti che la Sicilia e l'Italia onorano. Fra gli altri uomini di questo XVII secolo meritano d'essere ricordati Alessandro Burgos, Andrea Adonnio, Principe dell'accademia della Fucina, fatto Conte pei suoi talenti; Giovanni Antonio Viperano Regio cappellano e storico di Filippo II celebre filologo e letterato; Carlo di Gregorio oratore e Poeta che morì in Roma; Francesco Bisagni autore di un trattato sulla pittura; il medico Carlo Galluccio che pubblicò un trattato sulla medicina galenica; il giureconsulto Geronimo Basilicò, tanto stimato per le sue decisioni criminali; il giureconsulto e poeta Giacomo Magno; il medico anatomico Andrea Trimarchi; la poetessa Anna Maria Ardoino che fu pure fra gli arcadi; Antonio Mirello e Mora pittore e poeta dell'accademia della Fucina, e degli Oziosi di Napoli; il gesuita Jannopoli versato particolarmente nell'architettura nei camei; Antonio Oliveri medico e prof. di Botanica nell'Università di Messina; Agostino Scilla, pittore e poeta che anche in Roma si rese celebre, e caro a Filippo IV; il poeta Cesare Lancia, autore della Fucina Amorosa; Alessandro Staiti, poeta famoso dell'accademia degli Ottusi; Giovanni Ventimiglia, matematico e storico; Giuseppe Bonfiglio storico; Leonardo Pati gran grecista, e prof. di Lingua greca nell'Università; Marco Antonio Nicolicchia giureconsulto e poeta, amico di Apostolo Zeno; Mario Reitano e Spadafora, poeta arcade, autore fra delle altre poesie di un poema epico il Ruggero in Sicilia stampato nel 1698; l'antiquario Mario Severino Bottoni; Pietro Mutolo astronomo; Pietro Mennito Basiliano, grecista e diplomatico ; il medico Paolo Bertuccio che scrisse contro il salasso; Placido Catanoso che si stabilì in Parigi, fu avvocato al partamento, maestro alla corte delle donne di Francia e tradusse anche il Petrarca; il medico Placido Reina, prof. di fisica nell'Università; Silvestro Maurolico, nipote del gran, Francesco che fra le altre opere pubblicò un primo vol. degli uomini illustri di Sicilia; il commendatore Tommaso di Gregorio poeta; il cassinese Aucello, autore di un itinerario di Italia nel 1616; il teatino Andrea Grillo d'onigena letteratura; il matematico Vincenzo alias Gesuita; il medico Vincenzo Risica; il poeta Pietro di Gregorio, finalmente nel secolo XVIII merita lode Andrea Gallo, pubblico prof. di matematiche nell'Università di Messina e prosegretario dell'accademia Peloritana, dopo il Cav. Felice Stagno che scrisse sulle antiche isole Eolie; il poeta P. Giuseppe Ermano celebre improvisatore; Giovanni Filippo Papi, il P. Abate Eutichio Ajello basiliano, autore di varie opere, fra le quali una sul metodo come si devono studiare le scienze ec.; il poeta improvisatore Filippo Romei; Antonio Maria Jaci celebre matematico, che determinò il modo di conoscersi il grado di longitudine in mare, per invito dell'accademia di Londra, fino all'ora incognito, pubblicò varie cose in fatto di matematica, ed eresse la meridiana nel Duomo, morì li 5 febbraro 1815 di 75 anni; il prof. Antonio Traverso, pubblico professore di eloquenza e medico valentissimo; il celebre Monsig. Grano, insigne per inscrizioni lapidarie nella dotta lingua del Lazio; Saverio Granata, Vescovo di Girgenti; Carmelo Guerra elogiato anche da Lima e Nicolò Castelli, celebre giureconsulto; Jacopo Longo, celebre giureconsulto; Sac. Vincenzo Miceli teologo insigne; Giovanni Natoli principe di Sperlinga celebre antiquario; Abbate Giovanni Ortolani valente poeta; Ignazio Orli antiquario; P. Pasquale Romeo di Portosalvo, dotto botanico archeologo e naturalista, fondò un museo nel suo convento, stampò varie opere nel 1783; Benedetto Porco celebre giureconsulto; D. Antonino Arrosto, botanico insigne D. Giocchino Arrosto chimico valente botanico; Barone Placido Arena Primo, storico e latinista valente; Paolo Aglioti giureconsulto ed antiquario, vedi le sue opere; Barone Antonio Biva, celebre naturalista; Costantino Calerare anatomista a schermitore che scrisse sulla scherma; Graziano Franzone emolo di Orazio, latinista incomparabile; Natale Calanoso Cerusico insigne per le sue operazioni le più difficoltose. Anco pell'arte medica e cerusica il dottor Carnielo Pugliatti. Anustasio Cocco naturalista, Giovanni Saccano prof. di eloquenza, Carmelo Lafarina dotto antiquario, avv. Francesco Deluca, onore del foro messinese. Antonio Sarao espertissimo nelle scienze fisico matematiche e filosofiche.