GUIDA  Piemonte/Ritratto della Regione/Agricoltura

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Piemonte/Ritratto della Regione/Agricoltura

  • Nella Regione, le zone montuose sono molto estese e quindi la superficie di terreno coltivabile è limitata. In montagna, il lavoro dei campi richiede molta fatica e dà scarsi risultati: vi si ottengono modeste quantità di segale, avena, patate. Nei poderi della pianura, invece, il suolo è intensamente utilizzato grazie ai sistemi di irrigazione nella parte alta, alla regolazione delle acque nella parte bassa e al largo impiego di macchine agricole. Non si cominciò a coltivare fin da subito: fu un processo lento, dovuto al fatto che si dovevano trovare dei metodi per poter coltivare quelle piante che magari crescono spontaneamente in natura. Nella terra arida il raccolto, soprattutto all'inizio, era piuttosto magro; invece in zone più fertili, nei pressi dei fiumi, si trovavano frutti e semi molto utili per l'alimentazione ed anche i tuberi garantivano un'adeguata alimentazione. Si trattava di un tipo di agricoltura che rispettava l'ambiente, la biodiversità e la naturale capacità di assorbimento dei rifiuti della terra. Gli agricoltori si insediarono in una zona forestale, tagliarono la vegetazione spontanea e bruciarono la vegetazione secca per ripulire il terreno dove venivano poi coltivate colture alimentari; il fuoco, oltre a bruciarlo, concimava con le ceneri il terreno, dove venivano coltivate piante. Tra le piante coltivate il frumento è quella che meglio di qualunque altra può raccontare la storia della gente del luogo e la sua importanza è testimoniata dalle credenze popolari che lo circondano. Con il tempo si andò sviluppando una gestione capitalistica delle aziende agricole con un'agricoltura "intensiva" che si ripropone di ottenere il massimo rendimento per ettaro. Oggi i principali prodotti agricoli del Piemonte sono: il riso (più della metà del raccolto italiano complessivo), il granoturco, il frumento, alcuni ortaggi (fagioli, sedani), frutta (pesche, nocciole, fragole, mele).