GUIDA Tito Speri
Comandava la difesa di Torrelunga (ora piazza Arnaldo) ma anche di Piazzetta dell'Albera che ora porta il suo nome: Piazzetta Tito Speri
Una volta che gli Austriaci presero il controllo della città si rifugiò in Svizzera a Lugano, e poi a Torino è a Torino che si avvicina alle idee repubblicane e democratiche. Nel 1850, a seguito di un'amnistia ritorna Brescia e nonostante fosse un sorvegliato speciale da parte della polizia austriaca, fece parte di un comitato insurrezionale sorto sulle radici di quello di Mantova il cui promotore era Enrico Tazzoli. Ebbe l'incarico di procurare armi e di istruirne i giovani all'uso. La polizia austriaca comincia arrestare i componenti del comitato, il 18 Giugno del 1852, tocca Tito Speri (forse Tradito) viene tenuto prigioniero per circa 10 giorni nelle carceri del Castello di Brescia. Il 28 dello stesso mese viene tradotto a Mantova, processato e accusato di alto tradimento venne condannato a morte. Fu impiccato sugli spalti della Fortezza di Belfiore il 03 Marzo 1853.
La lettera
Di Tito Speri sono rimasti alcuni frammenti di una relazione, pubblicati nel 1924 (Le X giornate, a cura di Paolo Guerrini, Brescia, Municipio di Brescia, 1924). I quattordici fogli manoscritti, donati nel 1921 al Museo del Risorgimento di Brescia da Ulisse Marinoni, sono secondo il curatore Guerrini, sono l'abbozzo di una relazione personale che lo Speri deve aver mandato a Cesare Correnti a Torino.
L'Interpretazione del foglio:
..."Così sotto un fuoco continuo ci innoltrammo fino al di sopra di S.ta Eufemia, là dove i nostri credevano raccogliere vittoria e dovevano invece trovare la morte. Si penetrò nel paese da quelli che erano sullo stradale, mentre noi riescimmo dalla parte opposta dei villaggio, i tedeschi realmente erano così presi in mezzi (sic); se avessi avuto un rinforzo di 200 uomini il nemico era disfatto. Sarebbe anche bastato che fosse insorto il paese e io lo tentai col far invadere il campanile e far suonare tutte le campane a stormo. Il bravo Taglianini mi si era offerto spontaneamente, lo vidi che batteva la campana maggiore; una palla di fucile gli passò ambo le guancie: Viva l'Italia, egli gridò, e continua a suonare; poi oppresso dal dolore si ricovera presso un tale che lo consegna ai croati ed è fatto miseramente in pezzi.
Frattanto il fuoco si viene ingaggiato ai due lati dei paese, e si batte dal nemico il tamburro: era la raccolta, i nostri l'avevano creduta ritirata..."