GUIDA  Vicchio/Chiesa di Sant'Andrea a Barbiana

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Facciata
Interno


Dal bivio ala chiesa di Maria a Fabbrica, seguiamo l’indicazione per Barbiana e, sulle pendici del Monte Giovi, raggiungiamo la chiesa di S. Andrea a Barbiana di cui scorgiamo appena il campanile che spunta dalla fitta vegetazione. Consacrata nel 1568, la chiesa non costituisce, dal punto di vista artistico e architettonico, una particolare attrattiva, ed è proprio per questo che si giustifica una visita ai luoghi la cui fama ha superato non solo i confini del Mugello ma anche quelli d’Italia. È qui che dal 1954 al 1967 è vissuto in solitudine e quasi in miseria don Lorenzo Milani, il “Priore di Barbiana”. Relegato fra questi monti perché, prete scomodo, proponeva alla gente la Chiesa “vera”, quella di Cristo, arrecando disagio sia all’interno dell’ambiente ecclesiastico che nel mondo cattolico in genere, allora più preoccupato dei problemi temporali che di quelli dello spirito.A Barbiana, don Milani fondò una scuola che insegnava soprattutto a ragionare, a rendere coscienti della propria realtà i figli dei montanari. “Il peccato più grave è la perdita di tempo, specie per un povero. Il tempo è un bene grande che passa e non torna”.Fra i suoi libri che hanno fatto il giro del mondo rivoluzionando il pensiero sociale, politico, pedagogico e anche religioso: “Esperienze pastorali”, “L’obbedienza non è più una virtù”, “Lettera ad una professoressa” (quest’ultimo scritto dai ragazzi della “sua” scuola, suscitò non poche reazioni negli ambienti della cultura tradizionale). Don Milani, che volle esser sepolto nel piccolissimo cimitero che fronteggia la chiesa, scriveva in una delle ultime lettere ai suoi ragazzi: “Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho la speranza che Lui non stia dietro a queste sottigliezze e abbia scritto tutto a suo conto”. L'attuale chiesa, consacrata nel 1568, sostituì un primitivo edificio, documentato già dagli inizi del secolo XIV, detto Sant'Andrea dei Culvalieri, per la sua posizione geografica "a cavaliere" del poggio. Su di essa ebbe il patronato la famiglia Bizzeri, di cui è ancora visibile l'arme (cane rampante entro scudo araldico) su alcuni stipiti all'interno dell'edificio. Nel 1589 il patronato fu ceduto alla Mensa vescovile fiorentina.Da notare, all'interno, un affresco della cerchia di Giotto che rappresenta la Madonna con bambino e Santa Caterina.