GUIDA  Anghiari

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*Centro Studi del Terrirorio e del Paesaggio, Via Del Campo Alla Fiera  
 
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*Confraternita di Misericordia, Via Matteotti 129
 
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==Memorie Storiche==
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Attilio Zuccagni-Orlandini nel suo [[Libri/Indicatore topografico della Toscana granducale]] ('''1856''') così riporta:
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ANGHIARI. ''Capoluogo.'' La prima memoria di questa ragguardevole terra non risale al di là del sec. XI. Essa obbediva in quell'epoca ai Signori di Galbino, ma nel 1104 Bandino la donò ai ricchi monaci dell'Eremo di Camaldoli. Fu quindi governato il castello da Consoli vassalli al Priore dell'Eremo; finché Guido Tarlati signore d'Arezzo non se ne impossessò con tutto il contado. Quando poi Pier Saccone vendè la patria a Firenze (1337), fu dalla Repubb. ceduto il castello ai Perugini, i quali cambiarono in fortilizio il monastero dei Camaldolensi. Tornò poi ai Tarlati, indi ai Fiorentini; e nella zuffa ivi accaduta nel 1440 tra questi ed il Piccinino, gli abitanti soffersero gravi disastri e tentarono ribellarsi: ma divenne allora quel castello un sanguinoso teatro di fazioni, le quali mantenendosi fino al principato di Cosimo I, esposero Anghiari a tali rovine, da non poter più ricuperare l'antico splendore.
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Nel recinto dell'antico castello sono luride le abitazioni; erte, tortuose ed anguste le vie: nell'alto è l'antica rocca ed il pretorio. Dal castello si discende alla piazza dei mercati, ove comincia il nuovo paese di ridente e piacevole aspetto. Un'ampia contrada che si distende lungo il declivio del colle è fiancheggiata da comode e decenti abitazioni, disposte in modo che i loro tetti si sovrastano a foggia di gradinata. In cima di questa via è il soppresso Convento degli Zoccolanti detto della Croce, ove si ammirano pregevoli dipinture l'una del Passignano, l'altra di С. Dolci. Di qui scorgesi la Val di Tevere in un prospetto di sorprendente amenità. Nella chiesa prepositoriale è il Cenacolo del cel. Sogliani e una Deposizione del Puligo. In un lato della terra primeggia il palazzo Corsi con annessi giardini, e grandioso Oratorio, ricchissimo di ornati in marmo: è contiguo al palazzo un teatro di mediocre grandezza ma di buona architettura.
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È noto in Toscana il comico avvenimento del ''catorcio'' rapito agli Anghiaresi da quei di s. Sepolcro. Nel Giugno del 1450 recatisi i borghigiani a festeggiare in Anghiari il giorno di s. Pietro, appiccarono mischia, e le diedero termine poco onorevole colla fuga; di che poi vergognando, retrocederono in maggior numero e armati, per darsi però, come fecero, a nuova fuga, col meschino trofeo di un ''catenaccio'' tolto da una delle porte del castello. La nuova insolenza inaspri gli Anghiaresi, i quali postisi tosto sull'orme dei fuggitivi, ed incontrata invece una comitiva delle loro donne presso il ponte del Tevere, le sfregiarono degli abiti, tagliando loro le gonnelle sino alla cintura. A ridevol memoria della fanciullesca impresa fu dai borghigiani impiombato il ''catorcio'' in una muraglia della pubblica piazza; di là nascosamente lo ritolsero poi gli Anghiaresi, riponendolo nella loro cancellería, ma nel 1737 fu portato d'ordine Sovrano a Firenze, e vedesi ora affisso nella parete di un andito contiguo all'Archivio del R. Fisco. I lembi delle recise gonnelle si conservarono nella Fraternita di Anghiari, finché le tarme non gli ebbero consumati. Fed. Nomi scrisse un poema eroi-comico la ''Catorceide'', che meritava di veder la pubblica luce, perchè onorato degli elogi del cel. Redi.
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Versione delle 15:04, 1 set 2007

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Anghiari è situato nella Toscana, ai confini con l'Umbria, nella Provincia di Arezzo. Il 3 maggio si festeggia il Patrono, Santissimo Crocifisso. Tra gli edifici religiosi: Chiesa di Santo Stefano, medioevale; Chiesa di Santa Maria delle Grazie, settecentesca; Chiesa romanica di Santa Maria a Corsano. Da Vedere: Castello di Montalto; Castello di Sorci; Palazzo Pretorio o del Comune.

Confina con i comuni di: Sansepolcro, Subbiano, Pieve Santo Stefano, Caprese Michelangelo, Arezzo, Monterchi e Citerna.

Indice

Biblioteche

  • Biblioteca Comunale, Via G. Matteotti 107

Teatri

Teatro dell'Accademia dei Ricomposti

Volontariato, Onlus e Associazioni

  • Centro Studi del Terrirorio e del Paesaggio, Via Del Campo Alla Fiera
  • Confraternita di Misericordia, Via Matteotti 129

Memorie Storiche

Attilio Zuccagni-Orlandini nel suo Indicatore topografico della Toscana granducale (1856) così riporta:

ANGHIARI. Capoluogo. La prima memoria di questa ragguardevole terra non risale al di là del sec. XI. Essa obbediva in quell'epoca ai Signori di Galbino, ma nel 1104 Bandino la donò ai ricchi monaci dell'Eremo di Camaldoli. Fu quindi governato il castello da Consoli vassalli al Priore dell'Eremo; finché Guido Tarlati signore d'Arezzo non se ne impossessò con tutto il contado. Quando poi Pier Saccone vendè la patria a Firenze (1337), fu dalla Repubb. ceduto il castello ai Perugini, i quali cambiarono in fortilizio il monastero dei Camaldolensi. Tornò poi ai Tarlati, indi ai Fiorentini; e nella zuffa ivi accaduta nel 1440 tra questi ed il Piccinino, gli abitanti soffersero gravi disastri e tentarono ribellarsi: ma divenne allora quel castello un sanguinoso teatro di fazioni, le quali mantenendosi fino al principato di Cosimo I, esposero Anghiari a tali rovine, da non poter più ricuperare l'antico splendore.

Nel recinto dell'antico castello sono luride le abitazioni; erte, tortuose ed anguste le vie: nell'alto è l'antica rocca ed il pretorio. Dal castello si discende alla piazza dei mercati, ove comincia il nuovo paese di ridente e piacevole aspetto. Un'ampia contrada che si distende lungo il declivio del colle è fiancheggiata da comode e decenti abitazioni, disposte in modo che i loro tetti si sovrastano a foggia di gradinata. In cima di questa via è il soppresso Convento degli Zoccolanti detto della Croce, ove si ammirano pregevoli dipinture l'una del Passignano, l'altra di С. Dolci. Di qui scorgesi la Val di Tevere in un prospetto di sorprendente amenità. Nella chiesa prepositoriale è il Cenacolo del cel. Sogliani e una Deposizione del Puligo. In un lato della terra primeggia il palazzo Corsi con annessi giardini, e grandioso Oratorio, ricchissimo di ornati in marmo: è contiguo al palazzo un teatro di mediocre grandezza ma di buona architettura.

È noto in Toscana il comico avvenimento del catorcio rapito agli Anghiaresi da quei di s. Sepolcro. Nel Giugno del 1450 recatisi i borghigiani a festeggiare in Anghiari il giorno di s. Pietro, appiccarono mischia, e le diedero termine poco onorevole colla fuga; di che poi vergognando, retrocederono in maggior numero e armati, per darsi però, come fecero, a nuova fuga, col meschino trofeo di un catenaccio tolto da una delle porte del castello. La nuova insolenza inaspri gli Anghiaresi, i quali postisi tosto sull'orme dei fuggitivi, ed incontrata invece una comitiva delle loro donne presso il ponte del Tevere, le sfregiarono degli abiti, tagliando loro le gonnelle sino alla cintura. A ridevol memoria della fanciullesca impresa fu dai borghigiani impiombato il catorcio in una muraglia della pubblica piazza; di là nascosamente lo ritolsero poi gli Anghiaresi, riponendolo nella loro cancellería, ma nel 1737 fu portato d'ordine Sovrano a Firenze, e vedesi ora affisso nella parete di un andito contiguo all'Archivio del R. Fisco. I lembi delle recise gonnelle si conservarono nella Fraternita di Anghiari, finché le tarme non gli ebbero consumati. Fed. Nomi scrisse un poema eroi-comico la Catorceide, che meritava di veder la pubblica luce, perchè onorato degli elogi del cel. Redi.