GUIDA  Bari/Duomo di San Sabino

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La Cattedrale di San Sabino/Bari

Duomo di San Sabino
Solstizio d'estate

E' questo uno dei monumenti più insigni di Bari, dedicato a San Sabino,vescovo di Canosa dal 514, con San Nicola protettore di Bari.

Fu edificato nella prima metà dell'undicesimo secolo dall'Arcivescovo Bisanzio e dai suoi successori, sulle rovine del precedente episcopo, esistente dal settimo e sesto secolo, quando la città aveva un Vescovo e una sede episcopale. Essa rappresenta una notevole creazione dell'architettura romanico-pugliese. Fu eretta, sui resti dell'antico duomo di epoca bizantina, tra il 1170 e il 1178.

Infatti gli scavi fatti negli ultimi decenni, hanno dimostrato che la Cattedrale sorgeva nel medesimo sito di quello attuale, leggermente spostato verso la piazza, ed aveva a fianco il battistero, corrispondente all'odierna Trulla (l'antico battistero del XII secolo, oggi sacrestia), quella costruzione circolare che è attaccata al muro del Duomo. Si dice anche che, intorno alla metà del nono secolo, ai tempi dell'emirato arabo di Bari, fra le mura della cattedrale, venisse esercitato il culto di Allah.

Cominciato nel 1034 e compiuto nel 1062, l'edificio eretto da Bisanzio fu distrutto nel 1156, insieme a quasi tutta la città, dal normanno Guglielmo il Malo, successore di Ruggero, e ricostruito verso la fine del dodicesimo secolo ( 1170-78) ad opera dell'Arcivescovo Rainaldo, utilizzando buona parte del materiale ricavato dalle rovine, in stile romanico-pugliese, sul modello di San Nicola. Anche se più volte, rimaneggiata e restaurata, l'antica chiesa non ha perduto l'austera e nobile struttura romanica.

Trasformazioni diverse e nuove opere furono eseguite nelle epoche successive, fino a quando, nella metà del settecento, l'Arcivescovo Muzio Gaeta lo appesantì e lo trasformò con decorazioni e sovrastrutture di gusto barocco, che sono state rimosse negli ultimi decenni.

La Cattedrale di San Sabino fu consacrata il 4 ottobre 1292.

Costruzione A destra del transetto sono visibili le tracce del pavimento originario che si estende sotto la navata centrale. Si tratta di un importante esempio di stile romanico pugliese.

La facciata, con il colore grigio della sua pietra levigata dall'acqua e dai venti marini, e' semplice; nella parte inferiore si aprono tre portali del secolo XI, la parte superiore e' ornata da un rosone la cui ghiera è affollata di mostri ed esseri fantastici. La facciata ha un ricco fregio e un grande rosone, mentre i due fianchi si ornano, in alto, delle tipiche gallerie a esafore corrispondenti al matroneo. I due campanili chiudono le tre absidi, formando così una facciata posteriore, in cui spicca una finestra absidale decorata da una fascia in un arco sostenuto da due sfingi che si posano su colonne rette da elefanti. Oltre la grandiosa finestra, verso l'alto, si erge la snella cupola ottagonale della Cattedrale, la più bella della Puglia, recinta da una fascia decorata con magnifici arabeschi.


L'interno della Cattedrale, a tre maestose navate composte da sedici colonne e altrettanti archi, è solenne e armonioso.

Le reliquie di San Sabino e l'icona della Madonna Odegitria cioè "Madre divina", si trovano conservate nell'altare della cripta, secondo la tradizione giunta dall'Oriente nel secolo VIII.

La città di Bari non poteva offrire un segno migliore delle sue connessioni con l'Impero bizantino di quello offerto dalla icona della sua Cattedrale, la "Madonna di Costantinopoli" (Odegitria) conservata appunto nella Cripta. L'icona della "Madre Divina" veneratissima nella capitale stessa dell'Impero, Costantinopoli, secondo la tradizione fu dipinta da San Luca. L'immagine che prese il nome di Odegitria dal luogo in cui era collocata il monastero "delle guide" (ton Odegòn, "indicatrice della via") andò distrutta nel 1453 durante la conquista turca.

Durante il Settecento la facciata, l'interno delle navate, l'interno della Trulla e la cripta furono rifatte in forme barocche su progetto di Domenico Antonio Vaccaro, figlio dello scultore Lorenzo Vaccaro e di Caterina Bottigliero.

Nelle absidi minori vi sono due sarcofagi: uno contiene le reliquie di Santa Colomba, di recente restaurate, e l'altro reliquiari vari. A destra nella sagrestia è collocato un altare con un dipinto raffigurante, probabilmente, San Mauro, ritenuto primo vescovo di Bari. L'arredo interno fu invece riportato alle antiche fattezze romaniche negli anni Cinquanta del '900.

Negli archivi della Cattedrale si conserva un celebre «Exultet», preghiera che si legge nel cerimoniale del Sabato Santo, il più bello che si conosca. Si tratta di una preziosa pergamena d'ispirazione bizantino, delicatamente miniata e con le immagini capovolte rispetto al testo, in maniera che i fedeli, quando il celebrante srotolava la preghiera pasquale, potessero contemplare i sacri disegni.


Adiacente la Cattedrale, nel palazzo della Curia, ha sede il Museo Diocesano.


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