GUIDA Copertino/Castello Castriota
Il Castello di Copertino è fra i maggiori monumenti militari d'Italia e del Mezzogiorno, con le sue inconfondibili torri scarpate lanceolate.
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Storia
Incominciato dal grande architetto locale Evangelista Menga verso il 1530, e completato negli anni ’40 dello stesso secolo, sotto la committenza di Alfonso Castriota, esponente della nobile famiglia pugliese imparentata con gli albanesi Castriota Scanderbeg giunti nel regno di Napoli sotto Alfonso il Magnanimo. Alfonso Castriota, già marchese di Atripalda e discendente dei Fieramosca di Capua, fu infeudato in Puglia con l’obiettivo di rafforzare i confini adriatici contro il pericolo ottomano.
Il castello, infatti, rappresentava l’eccellenza dell’architettura militare: si tratta di una struttura quadrangolare ai cui angoli si innestano enormi baluardi a lancia. La spessa cortina corre ad eguale altezza lungo i muri di cinta ed i baluardi, aperti da novanta feritoie. Le cortine sono poggiate su di un profondo fossato che circonda l’intero castello.
La struttura Cinquecentesca inglobò e sostituì l’originale maschio angioino, ampliato nel periodo normanno svevo, parzialmente ancora visibile, all’interno del cortile.
Qui nacque Isabella Chiaromonte, figlia di Tristano e Caterina Orsini del Balzo, che divenne regina di Napoli.
Nel 1556, ai Castriota succedono gli Squarciafico.
Soltanto nel Settecento, dopo la vittoria di Lepanto, il castello si trasforma in residenza, sotto la proprietà di Antonio Pignatelli.
Dopo una fase di abbandono, nell’Ottocento, viene nazionalizzato e, nel 1886, viene dichiarato monumento nazionale.
Descrizione
esterno
Il castello è anticipato da una porta trionfale – una sorta di pseudo rivellino -, con estradossi a bugnato, sormontata da un timpano barocco a volute sovrapposte, coronato da statua di Santo benedicente.
Segue un ponte in pietra (edificato in seguito per sostituire l’originale ponte levatoio) che conduce verso lo splendido portale di gusto durazzesco, attribuito a Francesco Bellotto. L’ingresso ad arco scemo è incorniciato da un portale con doppio architrave; il primo è decorato con medaglioni con volti virili, il secondo con motivi fitomorfi. Sopra, a tutto tondo, due animali fantastici ed altri rilievi a motivi vegetali e militari. Ai lati dell’ingresso, due colonne alveolate rastremate. La complessa struttura fin’ora descritta è incorniciata in un ulteriore portale, ad arco ribassato catalano, con gli estradossi modanati. L’arco ribassato è sormontato da un timpano a gradoni, completamente decorato con cornici a motivi floreali, aperto da una nicchia con catino absidale decorato a valva; l’ultimo livello è composto da una guglia-tabernacolo, a tutto tondo.
Interno
All’interno, un percorso a baionetta ci conduce nell’atrio ove, a destra, è il bell’ingresso ad arco durazzesco delle cappella di San Marco, all’interno della quale sono i sepolcri di Stefano e Uberto Squarciafico, realizzati da Lupo Antonio Russo nel 1568. L’interno della cappella è affrescato da Gianserio Strafella, manierista salentino, con arditi dipinti raffiguranti scene dal Nuovo e Vecchio Testamento.
Il corpo della cappella, all’esterno, è aperto da un piccolo rosone e da un’ulteriore portale rinascimentale architravato, sormontato da lunetta.
L’atrio è la piazza d’armi, trapezoidale; alla sinistra è basamento scarpato del maschio angioino, che fu inglobato dal castello del Menga, decorato con stemma quattrocentesco di Ladislao D’Angiò Durazzo e Maria D’Enghien.
Sul lato opposto è un loggiato ed un pozzo. Di fronte, è la scala laterale che porta all’ulteriore loggiato del I piano, occupato dal così detto “palazzo vecchio”, dove vi sono i notevoli ambienti quattrocenteschi utilizzati dalla corte baronale.