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2012, 2009, 2008

Gorzegno è situato in Piemonte in Provincia di Cuneo. Il 5 agosto si festeggia il Patrono, Madonna della Neve. Tra gli edifici religiosi: Parrocchiale dei Santi Siro e Giovanni Battista; Chiesa di San Martino; Chiesa di San Giovanni o Madonna della Neve (in località Moglia).

Confina con i comuni di: Prunetto, Mombarcaro, Niella Belbo, Levice e Feisoglio.

Memorie Storiche

Nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale (1841) Goffredo Casalis così descrive il comune:

Gorzegno (Gorzernium), com. nel mand. di Bossolasco, prov. e dioc. d'Alba, div. di Cuneo. Dipende dal senato di Piem., intend. prefett. ipot. d'Alba, insin. e posta di Bossolasco. Trovasi ai confini della provincia d'Alba, alla sinistra della Bormida occidentale, a scirocco d'Alba. È discosto quattro miglia circa dal capoluogo di mandamento, e tredici da quello di provincia.

I principali prodotti sono il grano, la meliga, le castagne, ed il fieno: si mantengono bestie bovine non solo per uso dell'agricoltura, ma ben anche per oggetto di commercio.

La chiesa parrocchiale e sotto il titolo di s. Siro. L'antico castello di Gorzegno è di presente in gran parte distratto; al marchese Del Carretto ne appartiene la proprietà.

Si tengono annualmente due fiere: la prima il 20 d'agosto, e chiamasi di s. Bernardo; l'altra il 4 di novembre, ed è appellata di s. Carlo: erano esse altre volte assai più frequentate, di quel che lo sieno ai dì nostri. Anticamente dal primo giorno d'aprile a tutto giugno vi si faceva un mercato nel giovedì d'ogni settimana, per la vendita del bestiame. Ma esso affatto decadde. Gli abitanti sono per lo più di complessione assai vigorosa, di dolce indole, ed applicati all'agricoltura ed al traffico. Popolazione 946.

Cenni storici. Questo antico luogo in una carta del 1111 è denominato Gorzenium. Fu compreso nel marchesato di Cortemilia, che toccò a Bonifacio sestogenito di Bonifacio marchese di Savona. I signori De Gorzenio si vedono sottoscritti ad un atto del 6 di luglio 1226, con cui l'imperatore Federico II confermò al conte di Langueglia tutti i suoi possedimenti. II 21 d'ottobre del 1268 essendosi diviso il retaggio di Jacopo Del Carretto marchese di Savona tra i figliuoli di lui Corrado, Enrico ed Antonio, il luogo di Gorzegno toccò ad Enrico.

Circa la metà del secolo decimoquarto il feudo di Gorzegno pervenne ad un Antonio nipote del marchese Enrico di Spigno; ma questi avendo veduto la città d'Asti e i luoghi astigiani essere caduti sotto il dominio di Principi forestieri, ed essendosi creduto prosciolto dagli obblighi di fedeltà prestata più volte da' suoi predecessori, nell'anno 1345 si dichiarò vassallo dell'imperatore Ottone IV, e volle da lui riconoscere tutti i castelli cui già teneva; ed in questa condizione di cose si conservarono dappoi tutti i di lui discendenti, fintantochè pel trattato di Vienna del 1703 l'imperatore Carlo VI cedette all'augusta Casa di Savoja insieme con moltissimi altri paesi anche il luogo di Gorzegno.

Personaggi degni di memoria. Degli antichi signori di Gorzegno che ne presero il nome, furono: Oberto podestà di Pavia nel 1231. Dizion. Geogr. ecc. Vol. VIII. Corrado era balìo della valle d'Aosta nel 1314. Enrico consigliere del Principe d'Acaja, fu per lui governatore di Carignano nel 1378. Operto nello stesso anno era vicario di Savigliano. Giacomo celebre dottore di leggi fioriva nel 1427.

Nel 1750 Leopoldo Del Carretto di Gorzegno fu ministro e primo segretario di Stato per gli affari esteri, cavaliere gran croce, e segretario del supremo ordine della Nunziata. Isabella Del Carretto, marchesa di Gorzegno, coltivò con buon successo le belle lettere, e diede in Torino alle stampe un'opera ascetica, della quale furono editori gli eredi di Carlo Gianello.

Ora perchè si abbiano maggiori indizii sull'antichità del luogo di Gorzegno, giova riferire che verso la metà del secolo XVIII nel rifabbricarvisi la chiesa parrocchiale già dedicata a s. Giovanni, si discoperse, sotto un altare dedicato a Maria Vergine, un'ara affumicata con bassorilievo, rappresentante due fabbri che lavorano una scure, e indietro una donna che sta osservandoli. Su quell'ara leggesi l'epigrafe seguente:

V . F
VEIANIVS . C . F 
M . TERTIVS . SIBI . ET
. . . . . .

Ivi pure vennero dissotterrati frammenti di altre vetuste lapidi, sovra una delle quali sta scolpita questa iscrizione:

L . VEANIVS
C . F . TERTIVS
DEANA . . . . .
V . S . L . . .