GUIDA  Napoli/Castel Nuovo

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Il Maschio Angioino

Il Castel Nuovo, noto anche come "Maschio Angioino", è uno dei simboli più riconoscibili della città, nonché il massimo monumento civile della Napoli angioina e aragonese.

Ospita il Museo Civico e la Società Napoletana di Storia Patria che vanta una Biblioteca si 350.000 volumi. E' possibile visitare queste due istituzioni e gran parte delle strutture di pregio, come la Sala dei Baroni, la Cappella Palatina, i sotterranei, due torri ed una cortina - da dove si gode di un meraviglioso panorama - il loggione e la piazza d'armi.

Indice

Storia

La facciata e l'ingresso

Il Chastau Neuf, il Castel Nuovo, per l’appunto, fu voluto da Carlo I d’Angiò nel 1279 per spostare la corte dal Castel dell'Ovo e dal Castel Capuano, oramai eccentrici rispetto al baricentro che la nuova città angioina andava assumendo (in particolare, Castel Capuano era anche lontano dal mare). Il castello sorse sulla sede di una precedente chiesa francescana e, già nel 1284, i lavori furono terminati. I lavori del primo castello furono diretti dal francese Pierre de Chaule; nella struttura attuale, restano però solo pochissimi elementi angioini, come la Cappella Palatina; tutto il resto è andato perso. Gran parte della fabbrica, infatti, venne distrutta a seguito della guerra fra francesi e spagnoli. I lavori della nuova metropolitana che si stanno compiendo appena fuori al castello hanno, tuttavia, permesso di recuperare alcuni ambienti angioini. Oggi, siamo in grado di dire che il primo castello era quadrilatero irregolare, con sette torri cilindriche e coperture in tufo.

Durante il regno angioino, dopo Carlo I, qui visse stabilmente Carlo II che ospitò nel castello anche papa Celestino V. Il Castel Nuovo divenne, presto, un centro dell’Umanesimo sotto Roberto d’Angiò che ospitò nella sua corte Petrarca, Boccaccio e Giotto, che in parte affrescò la fabbrica. Dopo la conquista aragonese, Alfonso il Magnanimo, nel 1443, volle effettuare la ricostruzione del castello, quasi interamente distrutto. Il nuovo re apportò notevoli modifiche rispetto al progetto originario, anche per ospitare l’artiglieria aragonese, la prima d’Italia, che Alfonso volle sistemare nel castello. Il progetto alfonsino fu affidato al catalano Arnau Sanz, affiancato dai cavesi Coluccio di Stasio e Pertello de Marino, e vi parteciparono maestranze provenienti da tutta Europa. Alla costruzione dell’Arco Trionfale, che occupa l’ingresso della fabbrica aragonese, infatti, lavorarono Pere Johan, Francesco Laurana, Domenico Gagini e Pietro di Martino da Milano. Immagine:Napoli - Castel Nuovo - arco.jpg Dopo una prima interruzione dei lavori, a causa della guerra fra Napoli e Firenze, la fabbrica riprese sotto Guillermo Sagrera di Maiorca, al quale si deve l'organizzazione generale del castello, come oggi lo vediamo, nonché la costruzione della sala dei Baroni.

I primi bastioni del castello - che dovevano rappresentare la parte precipuamente militare della struttura - furono eretti da Antonio da Settignano nel Quattrocento e rifatti nel 1537 sotto Sagrera. Proprio di questa parte, che sorgeva nell'attuale Piazza Municipio non resta più nulla: i bastioni furono rasi al suolo nel 1939.

Anche durante il regno di Alfonso, come era già successo sotto Roberto, il Castello divenne un centro di cultura. Il re aragonese, infatti, qui ospitò il Panormita, Lorenzo Valla e Bartolomeo Facio. I fasti continuarono sotto Ferrante I che invitò Giovanni Pontano e Diomede Carafa alla sua corte.

Nel 1535, nel castello, vi dimorò l’imperatore Carlo V. Nonostante i lavori di ampliamento della parte residenziale, la struttura, già nel Cinquecento, era diventata oramai obsoleta. Don Pedro de Toledo fece, infatti, costruire, affianco al castello, il Palazzo Vicereale (sotto gli Spagnoli, Napoli fu retrocessa al rango di Viceregno), oggi andato perso perché abbattuto nel 1843. In seguito, la corte si sarebbe trasferita ancora nel nuovo palazzo vicereale, costruito nel 1600, che, sotto i Borbone, sarebbe diventato l'attuale Palazzo Reale, ancora oggi visibile, e collegato, infatti, al Castel Nuovo, da un lungo camminamento terrazzato. Il Castello ritornò ad essere cuore della vita politica della città in occasione della Repubblica Partenopea del 1799, quando divenne sede del direttorio. Il Castel Nuovo, negli anni, seppur non più sede della corte, subiva altri rimaneggiamenti e manomissioni. Carlo di Borbone lo risistemò nel 1734 e Ferdinando I, nel 1827, lo riattò per ospitare l’officio pirotecnico e l’artiglieria. L’aspetto quattrocentesco originale veniva recuperato nel 1939, allorquando parte delle fortificazioni Cinquecentesche venivano abbattute per fare posto a strade e aiuole.

Descrizione

Esterno

Cortile interno del Maschio Angioino

Il Castello ha pianta trapezoidale, circondato da un fossato, dotato di cinque torri cilindriche poggianti su maestosi basamenti che seguono l’andamento irregolare del terreno. Le torri sono rivestite di piperno e decorate da merli su beccatelli.

Le torri sono:

  • Torre di San Giorgio, facciata, la prima a sinistra
  • Torre di Mezzo, a sx dell’Arco Trionfale
  • Torre di Guardia, a dx dell’Arco Trionfale
  • Torre del Beverello; è la torre maestra che guarda il mare, la prima a destra nella parte posteriore
  • Torre dell’Oro, parte posteriore, estrema sx, così chiamata perché era sede del tesoro reale. E’ l’unica torre di tufo, non rivestita in piperno.

La facciata principale, tripartita dalle tre torri, è occupata da una prima cortina, a sinistra, e dall’Arco Trionfale, a destra. La cortina è quasi completamente cieca, coronata da una merlatura ed aperta da una loggia, in alto, costituita da archi ribassati catalani.

Arco Trionfale

L’Arco Trionfale è uno dei massimi monumenti dell’architettura e della scultura rinascimentale in Italia, e nel Meridione, in particolare. Fu voluto da Alfonso per commemorare la sua conquista di Napoli (1453) e ricalca il modello degli archi trionfali romani. Occupa l’ingresso principale del castello.

Si tratta di una struttura tardogotica, nelle proporzioni, di gusto borgognone, dove si instillano elementi della cultura figurativa rinascimentale, con una forte influenza veneto-istriana. Oltre al dalmata Francesco Laurana, i lavori si devono al ticinese Domenico Gagini, al lombardo Pietro di Martino, al catalano Pere Johan, ai toscani Isaia da Pisa e Antonio di Chellino, al romano Pietro Taccone, ad Andrea dell’Aquila e a maestranze locali.

Decorazione dell'arco

La struttura si articola in un arco a tutto sesto fra colonne corinzie binate, sormontato da un altro arco fra colonne ioniche che sorreggono un altro livello occupato dalle statue delle virtù, sopra le quali un timpano semicircolare conclude la struttura. Le statue delle virtù sono incassate in nicchie lesenate con l’abside decorata come una valva. Il timpano finale è decorato con due divinità fluviali sdraiate e due mascheroni. Il timpano è sormontato da una statua di San Michele di età longobarda. Il primo arco è decorato con dei grifoni e delle cornucopie. Fra i due archi c’è una grande trabeazione decorato con i bassorilievi del Trionfo di Alfonso (il re è portato in trionfo su di un baldacchino).

Giro dell'edificio

La cortina nord, sul fianco sinistro del castello, è articolata sui due altezze differenti, ed è aperta da finestre, poste in modo casuale. La cortina sud è percorsa da una loggia come la cortina della facciata. Particolarmente mossa è la parte del castello che guarda il mare. All’estrema destra ci sono due finestre a croci afferenti la Sala dei Baroni. Affianco si vedono le due absidi poligonali della Cappella Palatina. A destra c’è un corpo sporgente, affiancato da due logge sovrapposte, con archi a tutto sesto, coperte da piperno.

Interno

Dopo l'ingresso si entra in un vestibolo chiuso da costoloni e decorato sulla parete con affresco seicentesco rappresentante la Plaza Mayor di Madrid.

Si passa, dopo, nel cortile. E’ un’agile spazio caratterizzato dalla presenza di elementi architettonici di svariati periodi e stili. La parte sinistra, quattrocentesca, con finestre classiche architravate, incapsula elementi gotici (si noti la bifora in fondo in alto), mentre il lato destro e quello da cui si proviene sono seicenteschi. Di fronte, si aprono lo scalone monumentale, la facciata della Cappella Palatina e della Sala dei Baroni. Della prima struttura, si noti il magnifico rosone gotico, della seconda il grande balcone gotico-catalano e il tabernacolo in pietra di Maiorca.

In fondo, è la Cappella del Purgatorio, seicentesca, dove i condannati ricevevano i sacramenti prima dell'esecuzione.

Sotto alla Sala dei Baroni, si accede ai sotterranei, alla Fossa del Miglio e alla Sala dell'Armeria, dove sono stati rinvenuti elementi di terme del I secolo d.C.

Sala dei Baroni

La Sala Grande o dei Baroni è il capolavoro di Guglielmo Sagrera. Dotata di una meravigliosa copertura a volta, ricca di nervature e costoloni, ed aperta da un lucernario.

La sala è comunemente detta dei baroni perché qui furono arrestati i nobili che avevano precedentemente congiurato contro Ferrante I.

La Cappella Palatina

E’ l’unica struttura che risale al primo, castello, angioino. Fondata nel 1307 e ristrutturata dopo il terremoto del 1456. Notevoli, all’esterno, il portale opera di Andrea dell’Aquila e di Francesco Laurana e il rosone. L’interno presenta parti di affreschi del ciclo di Giotto, andato perso già nel Cinquecento. Sopravvivono, di quel ciclo, frammenti di Maso di Banco, riemersi dopo l’abbattimento delle superfetazioni settecentesche. Alla sinistra del presbiterio, meravigliosa scala a chiocciola.

All’interno della Cappella sono esposte, anche, parte delle collezioni del Museo Civico: nella fattispecie ci sono affreschi del Maestro di Casaluce, sculture del Gagini, di Laurana e di Jacopo della Pila.

Museo Civico

Torrione del Maschio Angioino

Ai piani primo e secondo sono alloggiate le collezioni del museo civico. Al primo piano sono esposte opere della scuola napoletana del Seicento e del Settecento, al secondo, opere dell’Ottocento.

Primo Piano

  • Porta bronzea del Castello, opera di Guglielmo Monaco (1462), reca bassorilievi raffiguranti il trionfo di Ferrante su Giovanni d’Angiò e i baroni ribelli, li stessi della sala grande.

Nella porta c’è anche traccia di alcune cannonate subite in circostanze non verificate.

  • Crocifissione, di Battistello Caracciolo
  • Gloria di San Nicola, di Luca Giordano
  • Madonna del Rosario, di Mattia Preti
  • Susanna e i vecchioni, di Micco Spadaro
  • Miracolo di San Giovanni di Dio e Madonna con il Bambino e San Mauro, di Francesco Solimena

Secondo Piano

  • Pescatoriello, di Vincenzo Gemito
  • Cascata, di Michele Cammarano

Link.pngVedi Anche: Museo Civico di Castel Nuovo

Altre amenità

Al primo piano, è da segnalare la sala di Carlo V e la loggia.

E' possibile salire in due punti diversi, in prossimità di due torri, a nord e a sud: dai belvederi si gode di un meraviglioso panorama.

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