GUIDA Zavattarello
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Foto Zavattarello: 2012, 2009, 2008 |
Zavattarello è situato in Lombardia, ai confini con l'Emilia-Romagna, in Provincia di Pavia. Tra gli edifici religiosi: Chiesa parrocchiale di San Paolo (XVIII secolo).
Confina con i comuni di: Menconico, Romagnese, Ruino, Varzi, Valverde (PV), Nibbiano e Pecorara.
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Biblioteche
- Biblioteca Comunale, Piazza dal Verme, 5
Volontariato, Onlus e Associazioni
- Corpo Volontari Soccorso Val Tidone, Via Vittorio Emanuele, 24
- Magazzino dei Ricordi Museo di Arte, Cultura e Agricoltura, Via Vittorio Emanuele, 68
Informazioni Utili
Memorie Storiche
Nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale (1854) Goffredo Casalis così descrive il comune:
Zavattarello (Savatarellum), capoluogo di mandamento, prov. di Bobbio, dioc. di Tortona, div. di Genova. Dipende dalla corte d'appello di Genova, intend., tribunale provinciale, ipot., insin. di Bobbio. Ha l'ufficio di posta. È situato sul dorso di un colle sulla manca sponda del Tidone, a maestrale di Bobbio, da cui è distante quattr'ore e mezzo di cammino.
Il mandamento di cui Zavattarello è capoluogo, confina: a mezzodì col mandamento di Bobbio, a libeccio con quello di Varzi, a tramontana col Vogherese, ed a levante col Piacentino. Zavattarello come capoluogo di mandamento ha soggetti i seguenti comuni: Valverde, Trebecco, Ruino, Caminata, Fortunago e s. Albano.
Al comune di Zavattarello appartengono parecchie frazioni, cioè: Bosetta, Casa del Canataro, Ca' del Cagnone, Ca' di Rubero, Ca' di Mussi, Ca' del Marchese, Ca' dello Schiavo, Ca' di Boscaglia, Ca' di Moriolo, Ca' di Stefanone, Casale, Casanuova del Veneziano, Castagnola, Crocetta, Corsiglia, Lasagnola, Molini, Ossenizio, Perducco, Pradella, Recoira, Rossone, Sabbioni, s. Silverio, Tovazza, Valle di sopra e Valle di sotto.
Delle sue strade comunali una verso levante conduce a Bobbio. un'altra verso ponente scorge a Valverde, una terza nella direzione di mezzodì tende a Varzi, una infine da tramontana accenna a Voghera, da cui Zavattarello è distante quindici miglia.
Vi scorrono due torrenti, cioè il Tidone ed il Morcione che vi si tragittano col mezzo di acconci pedali. Il primo nasce alle falde settentrionali del Penice, e dopo di aver irrigate le terre di Romagnese nel mandamento di Bobbio, seguita il suo corso in quello di Zavattarello, bagnandone questo capoluogo colle terre di Trebecco, Ruino e Caminata. Il Morcione ha la sorgente sul monte Calenzone, bagna il comune di Zavattarello, fiancheggia le terre di Pietra Gavina e Valverde, e si scarica nel Tidone. Il corso di questo torrente dalle scaturigini sino a Zavattarello è di cinque miglia, procedendo da ostro-scirocco a tramontana-maestro; quindi piega per altre cinque miglia a greco, bagnando le altre terre poc'anzi nominate; e di là da Caminata esce dai dominii sardi per entrare nel Piacentino a Nibbiano, e dopo un corso di 31 miglia geografiche, si versa nel Po superiormente e non molto discosto dalla foce del Trebbia, un mezzo miglio a ponente di Veratto. Il nome di Tidone, dice il P. Bardetti, è di spiegazione assai leggiadra e convenientissima, secondo l'ingegno degli antichi Liguri, a rendere il significato proprio di torrente, poichè essendo composto di on, che è avon abbreviato e significa acqua, e di tid, che vale ora, tempo; chi dice tidon viene a dire acqua di ore, acqua temporanea, siccome è della natura dei torrenti.
Nel comune di Zavattarello si adergono tre monti denominati uno il Calenzoue, l'altro il Tovo, il terzo della Brocca: non vi serpeggiano che anguste vie, per cui si conducono agli alti pascoli le bestie bovine. Nel 1799 passò in sul monte Brocca un corpo di russi, che dirigevasi a sorprendere i francesi in Bobbio.
I prodotti territoriali sono il frumento, la segale, i legumi d'ogni sorta, vini di buona qualità e fieno, con cui si possono mantenere numerose bestie bovine ed eziandio cavalli.
II borgo è attraversato da tre vie principali, dette del Molino, della Chiesa e del Castello.
La chiesa parrocchiale, dedicata a s. Paolo, è insignita del titolo di arcipretura. In antichi documenti trovasi che questa chiesa era già ufficiata anche da un collegio di canonici. Vi sono parecchi oratorii, tra i quali uno sotto l'invocazione di s. Rocco sta nel centro del borgo, ov'è una piccola piazza. Eravi altre volte un ospizio di scolopi.
A pro della gioventù è aperta una pubblica scuola elementare.
Sur un colle che sovrasta al borgo di Zavattarello sta un antico castello spettante al conte Dal Verme di Milano, ove si veggono ancora pezzi di mortai di ferro con diverse palle da cannone. Nell'anno 1800 si rifugiò in quel castello un corpo di austriaci, che si disperse dopo la famosa battaglia di Casteggio.
Con R. patenti del 7 maggio 1836 venne conceduto a questo capoluogo di tenere un mercato in ogni lunedì. Evvi una stazione di R. Carabinieri.
Gli abitanti sono per lo più di robusta complessione e di pacifica indole: la maggior parte di essi attende alla coltivazione della campagna: ascendono essi al novero di 1752.
Cenni storici. L'imperatore Ottone II con suo diploma dato dal monastero di s. Ambrogio di Milano addì 25 di luglio del 972 concedeva Zavattarello con ogni sua giurisdizione al monastero di s. Colombano di Bobbio; se non che i piacentini, i quali si reggevano a repubblica, nell'anno 1169 s'impadronirono di Zavattarello, togliendolo alla bobbiese mensa vescovile; sul che è da notarsi che il vescovato di Bobbio, stato eretto l'anno 1014, veniva dotato con possedimenti distaccati da quel monastero di s. Colombano. Nell'anno 1169, in cui i piacentini s'impadronirono di questo borgo, sedeva sulla vescovile cattedra di Bobbio un Oglerio Malvicino da Piacenza, il quale nello stesso tempo era abate di s. Colombano.
Zavattarello nel 1269 era in potere del conte Ubertino dell'Andito (Landi), cittadino di Piacenza, uno dei capi della ghibellina fazione. Quattordici anni dappoi erano padroni di questo borgo i ghibellini fuorusciti di Piacenza, i quali da esso muovendo a danno dei guelfi dominanti nella loro città, assalirono Monte Pioggio, ed impadronitisi di tal luogo, vi fecero una grossa preda di bestiame, che condussero a Zavattarello. Ciò saputosi in Piacenza, la popolazione di questa città se ne andò armata contro Monte Pioggio, difeso dai zavattarellani, ed occupatolo, fece barbaramente impiccare i difensori di questo luogo.
Correva l'anno 1290 quando Alberto Scotto, prescelto a capitano e proteggitore di Piacenza, conduceva una squadra di armati piacentini contro Zavattarello, che rendevasi ad alcuni patti, tra cui eravi quello che il comune di Piacenza pel possedimento di Zavattarello sborsasse al conte Ubertino dell'Andito lire imperiali otto mila, come infatti le sborsò. Considerando poi che l'alto dominio di questa piazza forte apparteneva al vescovo di Bobbio, quel comune ne chiese a lui l'investitura, che gli fu data nel dì 14 di gennajo dell'anno 1291 con obbligo al municipio di Piacenza di pagare annualmente lire 70 di quella moneta al bobbiese vescovato, e colla clausola che non potesse rivestirlo in alcuno che fosse della famiglia dell'Andito, od appartenesse alla fazione ghibellina.
Nel 1305 di bel nuovo i piacentini avevano perduto il possesso di Zavattarello; ma loro lo ricuperò colla forza delle armi Bernardo Mazuco de Andito, il quale ne fu in questo anno ampiamente rimunerato, tanto più ch'egli espose con molta evidenza i molti suoi disagi patiti in quell'impresa, e i molti dispendi da lui sostenuti nell'onorare i marchesi Malaspina di Varzi e di Oramala, le cui giurisdizioni erano limitrofe a quella di Zavattarello, ed anche nello stipendiare gli uomini armati, che accorrevano ad unirsi ai militi da lui condotti.
Sul principio di maggio dell'anno 1309 Alberto Scotto avendo ricuperato il perduto dominio di Piacenza, quelli della contraria fazione si ritirarono a Zavattarello. Tre anni appresso il possedimento di questo forte borgo era in contesa tra Alberto Scotti di partito guelfo, ed Ubertino dell'Andito di parte ghibellina. Francesco Scotti, figliuolo di Alberto, alla morte del suo genitore pretendeva (1326) di essere messo nel possedimento del luogo e della rocca di Zavattarello, che a quell'epoca rendeva annualmente una somma cospicua, ed era tenuto ed abitato da Manfredo Lando, il quale nel 1327 ne ottenne l'investitura da Ludovico il Bavaro.
Or vuolsi notare che in Zavattarello si stipulò un trattato di alleanza nel 1358 tra Galeazzo Visconti signore di Milano da una parte, e i nobili de' Beccaria espulsi da Pavia uniti ad alcuni de' Landesi dall'altra, per cui si obbligarono questi a guerreggiare con uomini delle loro terre insieme con Galeazzo contro Pavia per acquistarne il dominio, cui in fatti acquistò nell'anno successivo.
Posteriormente, cioè nell'anno 1385, eravi contesa per causa de' rispettivi confini di territorio, perocchè Piacenza, Pavia e Bobbio pretendevano che Zavattarello facesse parte del loro distretto: delegato a decidere da Gian Galeazzo Visconti signore di tutte e tre quelle città Ajmo Marliani suo capitano in Piacenza, questi decise, addì 13 di dicembre, che Zavattarello apparteneva al distretto di Pavia.
Il vescovo di Bobbio nel 1387 concedette questo borgo in feudo al conte Jacopo Dal Verme: e l'imperatore Venceslao gliene confermò l'investitura; e la casa Dal Verme da quell'epoca in poi ritenne sempre il possesso di quel feudo, ma non senza qualche interruzione.
Il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza Visconti, fatto carcerare il conte Pietro Dal Verme addì 25 di febbrajo del 1468, impadronivasi di Zavattarello e di tutti gli altri feudi ch'egli teneva nell'Oltrepò pavese; ma non molto dopo lo liberò dalla prigione mediante il pagamento di 12 mila ducati, e gli restituì i beni che gli aveva presi, ritenendo peraltro ancora sino al 22 di dicembre dell'anno medesimo i luoghi di Zavattarello, di Bobbio, di Castel s. Giovanni e di Olcese.
Morto in ottobre del 1485 il conte Pietro Dal Verme, Ludovico Sforza diede a Galeazzo Sanseverino il feudo di Zavattarello. Questo nuovo feudatario erane ancora signore il 1.° di gennajo del 1490.
Il conte Federico Dal Verme addì 21 di maggio del 1500 protestava che abbandonando la rocca di Zavattarello il faceva solo perchè trovavasi nell'impossibilità di resistere all'esercito del re di Francia Luigi XII, il quale aveva invaso lo stato di Milano, e che solo si dipartiva da quel forte luogo per non comprometterne gli abitanti; e che frattanto intendeva di mantenere sul medesimo i suoi legittimi diritti.
Addì 13 di giugno dello stesso anno 1500 si stipulò un atto in Zavattarello, con cui i conti Federico e Marc'Antonio fratelli Dal Verme delegarono un procuratore a transigere col conte di Ligny, che teneva molte loro terre nell'Oltrepò pavese allo scopo di ricuperarle. Tredici anni dopo risiedevano nel castel di Zavattarello i conti Francesco e Marc'Antonio Dal Verme.
Si ha una grida del podestà di Zavattarello fatta il 15 di aprile del 1518 d'ordine del signore del luogo, che era Galeazzo S. Severino, grande scudiere di Francia, marchese di Bobbio e conte di Voghera. Si ha pure un editto di grazia a varie sorta di delitti pubblicato il 24 dicembre 1522 in questo borgo d'ordine dei conti Federico e Marc'Antonio fratelli Dal Verme, conti di Sanguineto, signori di Voghera e marchesi di Bobbio nell'occasione che volevano condursi a Zavattarello.
Il consiglio comunale di questo borgo, e con esso i conti Dal Verme Francesco e Pietro Antonio signori del luogo medesimo protestarono (1500) contro il commissario cesareo, il quale sotto pena di cento scudi loro intimò di lasciarne misurare il territorio, adducendo eglino che esso territorio non era unito, e tanto meno soggetto al contado di Pavia.
Negli atti de' notai di Zavattarello rogati nel secolo XVI sovente si legge che i conti Dal Verme risiedevano in quel loro castello. In uno di tali atti trovasi una grida fatta pubblicare da un conte Dal Verme non solamente in Zavattarello, ma ben anche negli altri suoi feudi circonvicini, nella quale si comandò che ogni famiglia di quei paesi dovesse mandare un suo individuo al mercato di Zavattarello che si teneva in ogni settimana, sotto pena ogniqualvolta che si mancasse di una lira di Milano.
Nel castello di questo borgo nell'anno 1521 trovavansi artiglierie e munizioni descritte nel modo che siegue nella consegna stata fatta da chi erane castellano pel grande scudiere di Francia ad un certo Rocco Arvignone, il quale non si sa a nome di chi la ricevesse: [...].
Un gravissimo disastro ebbe a patire Zavattarello nella guerra che ferveva in Italia nell'anno 1747 tra i gallo-ispani e gli austro-sardi; poichè nel mese di luglio gli austriaci avendo dovuto levare l'assedio che avean posto a Genova, un corpo di circa mille gallo-liguri, datosi a depredare le terre, discese per la valle di Trebbia insino a Bobbio; indi passò a Varzi, e da'questo luogo a Zavattarello; in tutte le terre percorse sino a Varzi, oltre le rapine, commisero molte crudelta. Entrati in Varzi di nottetempo in sul finire del mese di novembre, il loro comandante aveva intimato agli abitanti di pagargli dentro quattro ore 60 mila lire di Milano sotto pena del ferro, del saccheggio e dell'incendio. Era impossibile il soddisfare alla sua indiscreta voglia; ed avendo poi egli condisceso a ridurre una tale contribuzione a due mila zecchini, stette contento a ricever subito a conto 13 mila lire, e per guarentigia della rimanente somma, presi in ostaggio quattro dei più danarosi del paese, erasene dipartito con essi. All'avvicinarsi di quei predatori a Zavattarello, senza indugi si procurò ivi col suono della campana di raunar gente per opporre loro una resistenza; ma i gallo-liguri, impadronitisi del castello, tostamente si diedero a saccheggiare il paese; locchè avendo eseguito barbaramente appiccarono il fuoco alle case, parecchie delle quali ne furono preda; e il maggior danno fu che di quell'incendio furono vittime parecchie persone; indi que' feroci proseguirono a manomettere i villaggi di quei dintorni. Accorsovi peraltro da Tortona un corpo di austro-sardi sotto la scorta del generale Lintz, questi, secondato anche dalle circonvicine popolazioni, non solamente fe' cessare quelle barbare depredazioni, ma costrinse tutti quei gallo-liguri a rendersi prigionieri di guerra.