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Foto Zubiena:
2012, 2009, 2008

Zubiena è situato nel Piemonte in Provincia di Biella. Il 6 dicembre si festeggia il Patrono, San Nicolao. Tra gli edifici religiosi: Parrocchiale di San Nicolao; Chiesa di San Carlo (in località Vermogno); Chiesa di San Cassiano (in località Riviera).

Confina con i comuni di: Magnano, Mongrando, Borriana, Cerrione, Torrazzo e Sala Biellese.

Biblioteche

  • Biblioteca Civica, Piazza Quaglino

Volontariato, Onlus e Associazioni

  • Squadra Volontari Anti Incendi Boschivi (Aib) di Zubiena, Via Giacomo Matteotti, 74

Memorie Storiche

Nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale (1854) Goffredo Casalis così descrive il comune:

Zubiena (Zubiena), com. nel mand. di Mongrando, prov. e dioc. di Biella, div. di Torino. Dipende dalla corte d'appello di Piemonte, intend., tribunale provinciale, ipot., insin. di Biella, posta di Mongrando. È situato a greco di Biella, da cui è distante quattro miglia; solo di un miglio e un quarto è la sua lontananza dal capo di mandamento. La sua positura è su d'una collina a cui si ascende per vie assai comode, ed anche praticabili con vetture. Il comune è diviso in sei cantoni denominati Villa, Belvedere, Riviera, Trucche e Cassine, Vermogno e Parogno: nel cantone di Villa trovasi la chiesa parrocchiale: in ciascuno dei tre ultimi cantoni esiste un oratorio, ove nei dì festivi si celebrano i divini misteri. Questo comune confina con Cerrione, con Beatino (terra munita di castello or rovinato, già compresa nella signoria di Borriana), con Magnano e Mongrando.

Vi passa la strada provinciale da Biella ad Ivrea. Vi corrono tre vie comunali, di cui una mette a Cerrione pel tratto di due miglia; un'altra della lunghezza di un miglio ed un terzo conduce a Sala; la terza lunga un miglio e mezzo scorge a Torazzo. Il rivo Ollobia, che ivi attraversa la strada provinciale, si valica sur un ponte di cotto.

Nella borgata che chiamasi la Riviera, alla distanza di 20 minuti dalla chiesa parrocchiale, scaturisce perennemente ai piedi di una collina da un fondo arenaceo un'acqua solforosa chiamata dagli abitanti Acqua Cacastracci pel deposito fioccoso biancastro, che lascia nei luoghi dove scorre. Rimotissimo, quantunque ignoto, è il tempo in cui si cominciò a badare a questa sorgerne. L'acqua, dice il ch. Bertini, che vi sgorga in quantità assai ragguardevole, è limpida ed incolora: ha l'odore di uova fracide, sensibile anche alla distanza di alcuni metri, ed analogo sapore. Appena uscita dal terreno, ove scaturisce, perde molto delle sue qualità minerali, frammischiandosi con altre acque comuni di sorgenti vicine. La sua temperatura è di gr. 9 segnando l'aria atmosferica gr. 16 1/2: il peso specifico è a un dipresso come quello dell'acqua distillata. Il sig. farmacista Sogno di Mosso s. Maria, ad istanza del dottore Enriotti, procedette all'analisi dell'acqua di Zubiena, e trovò essere la medesima mineralizzata da gaz acido idrosolforico libero, da gaz acido-carbonico libero, da carbonato di calce, da solfato di calce e di potassa; e il dottore cav. Trompeo vi trovò qualche traccia di ferro.

Gli abitanti di quei dintorni parlano delle guarigioni di malattie ostinate e ribelli ad ogni altro rimedio ottenute mercè di quell'acqua. Il dottore Minazio, medico a Zubiena, assicura che quell'acqua, attinta alla sorgente prima che si unisca ad altre, riesce un mezzo eccellente per promuovere le orine e la diaforesi. Egli la prescrive con molto successo nella dispepsia, nelle bronchiti lente, nei catarri di vescica, nella renella, negli infarcimenti ghiandolari, nel gozzo, ed in fine nelle varie malattie della pelle.

Il territorio è assai fertile, e produce frumento, segale, gran turco, marzuoli d'ogni sorta, orzo, castagne, uve ed altre frutta. Il vino e le castagne formano la principale ricchezza del paese.

La chiesa parrocchiale è dedicata a s. Nicolò: venne riedificata nell'anno 1756 mercè delle pie offerte della popolazione: essa è d'ordine dorico: ne fu dato il disegno dal valente ingegnere Siletto Magnano. Accanto a questo tempio fu pure innalzato nell'anno 1817 un campanile dell'altezza di trabucchi 14, sul disegno dell'ingegnere della provincia di Biella Martiniano Tarini. Il camposanto giace a tramontana dell'abitato, ed in sufficiente distanza da esso.

Nella casa dei fratelli Demarchi, nipoti ed eredi del celebre storico cav. Jacopo Durandi, trovasi una ragguardevole biblioteca già spettante a questo cavaliere. Pel mantenimento del buon ordine in quel distretto evvi una stazione di cinque R. carabinieri a piedi.

Gli abitanti sono in generale di complessione robusta e di mente aperta.

Cenni storici. La terra di Zubiena faceva parte della regione occupata dagli antichissimi Ictumuli, dei quali fanno parola Strabone, Plinio, Cluverio, Bonino Mombrizio ed alcuni nostri corografi di gran nome, tra i quali si hanno particolarmente a notare Agostino Della Chiesa e Jacopo Durandi, il quale in modo più distinto degli altri ne parla nella sua Antica condizione del Vercellese ec.

Gli Ictumuli, dice quest'ultimo dotto scrittore, non furono così chiamati perchè fossero di una gente, o di un'alleanza differente dai Libici, ma presero un tal nome o dai luoghi da esso loro abitati, o dalla qualità dei loro esercizi. A tali cose per lo più riflettevano i Celti nel derivare le loro denominazioni, e celtico appunto si è il nome Ictumuli. Sin verso gli ultimi tempi della romana repubblica si conservava poco più che il nome di questo popolo, il quale era già stato dai romani intieramente confuso coi Libici, o vercellesi, onde nessuno de' latini scrittori più li rammentò fuorchè Plinio, il quale ciò fece piuttosto per indicare il sito delle miniere che esistevano nel distretto degli Ictumuli, che per distinguerli dai vercellesi. Sul territorio di Zubiena e su quelli di Mongrando, Cerrione e Boriana esiste un tenimento sassoso e gerbido, denominato la Bessa, la cui lunghezza è di tre miglia, di miglia sette il circuito, ed ineguale ne è la larghezza. In quel sito si scuoprono tuttora corridoi sotterranei, che indicano esservi stata una miniera d'oro, e nel vicino torrente Vionna e nel predetto rivo Ollobia si rinvengono tuttora pagliuzze d'oro.

Ancorchè sotto gli imperatori romani fosse più poco in uso il nome degli Ictumuli, essi però, od i popoli che loro succedettero, conservarono sempre gli antichi confini del loro Pago, che era bensì una parte del territorio vercellese, ma che costituiva da sè quasi una specie di repubblica, secondo la formazione degli altri antichi Paghi.

Il nome degli Ictumuli non fu adunque solamente proprio del monte, che nei bassi tempi si disse Vittumulo, nè di un qualche loro borgo così appellato, ma furono essi un popolo che ebbe il proprio territorio, o distretto. Le miniere d'oro che si scavavano nel loro territorio non erano solamente collocate nel monte oggidì della Bessa, detto cosi da s. Besso martire della legione Tebea, del cui titolo ivi si fondò da Rainero Avogadro vescovo di Vercelli un'abazia circa l'anno 1080, ma ve n'erano anche fuori di quel sito negli altri attigui o vicini colli. Diffatto Plinio (lib. 33, cap. 4) ci ricorda esservi state nella campagna dei Libici, cioè vercellese, certe miniere appartenenti agli Ictumuli, le quali erano così abbondanti d'oro, che i censori romani temendo non si spopolasse la provincia pel gran numero d'uomini che gli appaltatori vi facevano lavorare, stabilirono una legge con proibire che non vi si impiegassero più di cinque mila uomini. Extat lex censoria Ictimulorum aurifodinae, quae in vercellensi agro cavabantur, ne plus quinque mìllibus hominum in opere pubblicani haberent.

Ancora nel medio evo trovavansi abbondanti queste miniere, e coltivavansi con grande profitto; di esse parlano gli imperatori Ottone III, Corrado II, Enrico II ed altri monarchi in alcuni loro diplomi a favore della chiesa vercellese. Allorchè il duca Amedeo di Savoja divenne padrone delle città di Vercelli e di Biella, ardevano gravi contese tra i vercellesi ed alcuni gentiluomini de' castelli loro vicini; e quel Duca nel 1434 profferì una sentenza, per la quale fra le altre cose assegnò agli Avogadri le terre di Zubiena, Cerrione, Mongiovetto, Donato, Ponderano, Quaregna, Valdengo e Villa. La famiglia degli Avogadri, che ebbe allora il dominio di Zubiena, diede un gran numero di personaggi, che lasciarono ai posteri immortale la loro memoria, cosi nelle dignità ecclesiastiche, come nelle secolari: solo nell'ordine dei vescovi abbiamo Martino di Quaregna, due Rejneri di Valdengo, Oberto di Collobiano, Valdengo, e parecchi altri. I nobili Avogadri prima di sottomettersi al dominio dell'augusta Casa di Savoja godevano di tutte le sopraccennate terre la giurisdizione feudale indipendente, e Simone di Collobiano signoreggiò anche per qualche tempo la stessa città di Vercelli.

Zubiena fu poi infeudato con titolo comitale a favore dei Gattinara patrizii vercellesi e consignori di Cerrione.

Nell'anno 1798 venne in questo paese un corpo di truppe austriache, che facea parte dell'esercito condotto dal principe Rouan, e vi si soffermò per tre giorni; nell'anno seguente vi passarono numerose truppe francesi.

Popolazione 2500 circa.