Spifferi ha scritto:Scusami, ma non sono d'accordo

su vari punti:
Perché scusarti. La discussione è bella proprio perché mette a confronto diversi modi di vedere e di pensare
Spifferi ha scritto:1) L'HDR è una tecnica oggi alla portata di clic di qualsiasi smanettatore: smanettatore è un conto, conoscitore della tecnica è un altro. Sarebbe come dire che (come si diceva prima) qualsiasi "smanettone"del volante più vincere il gran premio di formula 1. Conoscere a fondo un software ed usarlo nella sua piena potenzialità (anche se vari software possono produrre hdr) non è cosa da tutti.
Ma infatti. Intendevo proprio questo: per fare un HDR non serve conoscere le regole base della fotografia, basta conoscere bene il software. (Avevo scritto smanettatore non in maniera riduttiva, ma intendendo chi al computer ci "smanetta", lo usa).

.
Spifferi ha scritto:2)
La tecnologia va così veloce che rende vecchie ed inutili metodiche ritenute importanti solo pochi mesi prima: è verissimo.. in ogni campo l'evoluzione della tecnologia è velocissima, ma questo non significa che la "conoscenza" della materia sia inutile. Esempio stupido: qualsiasi foglio elettronico è in grado di "fare" calcoli complicatissimi, ...... alla portata SOLO di chi conosce la matematica (statistica ecc...)

. Se non si ha la conoscenza non se ne fa nulla.
Qui mi sono, forse espresso impropriamente. Intendo dire che
purtroppo (e lo sottolineo!) oggi, in molti campi, non c'è bisogno di avere una totale competenza per poter operare con determinati dispositivi o programmi.
Mi spiego (ritornando alla fotografia): per poter ottenere una buona immagine, sappiamo che dobbiamo far sì che il fotogramma venga esposto correttamente alla luce; entrano in gioco delle variabili
che non possiamo non conoscere: il diaframma, l'otturatore, la sensibilità della pellicola, la sua reazione al colore della luce (Daylight o Tungsten, per parlare delle vere pellicole), non solo, ma dobbiamo conoscere anche altri strumenti da usare, l'esposimetro: come usarlo, se in quella determinata condizione di luce può essere più utile effettuare una lettura a luce riflessa o incidente solo per fare un esempio, e poi filtri e gelatine, luci artificiali, pannelli diffusori ... eccetera.
Il fotografo
deve saper controllare tutti questi elementi e solo dal loro corretto uso dipenderà la buona riuscita della fotografia.
Bene. Quel fotografo può anche ignorare completamente il funzionamento di una camera oscura. Questo non influisce minimamente sul suo lavoro, anche se, ovviamente, lui dovrà cercarsi uno o più stampatori con cui lavorerà.
Allo stesso tempo, lo stampatore potrà anche essere un dio in terra nel suo campo e, forse, non saper neanche fare click sul pulsante di scatto, ma questo non ne inficerà il lavoro.
Si parla, naturalmente, di fotografi che lo fanno per professione; perché il fotoamatore è la sintesi delle due figure: scatta, sviluppa e stampa e più è evoluto (cioè più soldi vi investirà), migliori saranno i traguardi che raggiungerà.
Con il digitale la teoria dello scattare è restata fondamentalmente uguale (anche se bisogna fare qualche distinguo ... forse più tardi

). Ciò che è cambiato è il processo di sviluppo e stampa, in quanto alla camera oscura si è sostituito il computer con i vari software. Ed anche qui, ne sono convinto, non bisogna essere bravi fotografi per manipolare e correggere delle fotografie con, ad esempio, Photoshop, anzi, le immagini che vediamo sulle riviste sono quasi sempre postprodotte da gente che con lo scatto non ha niente a che vedere.
Il computer ha messo alla portata di
chiunque (e lo sottolineo!) varie metodiche che prima erano appannaggio solo di poca gente che, per svariati motivi, le conosceva e usava. La diffusione su larga scala dell'elettronica e, con essa, di tutto ciò che le è associato ha consentito una notevole riduzione dei costi e, quindi, dei prezzi di vendita di computer, accessori vari, software, e ciò ha portato, come inevitabile conseguenza, alla massificazione.
Molti mestieri sono scomparsi, o perlomeno messi in difficoltà, dal comparire di eserciti di figli/nipoti/vicini di casa che, armati di macchinette e videocamere digitali, hanno preso il posto di quei fotografi e operatori video che vivevano di cerimonie, pubbliche e private. Conosco persone che hanno costruito la loro fortuna su battesimi, cresime e matrimoni; oggi, chi ancora vive, campa della vendita di compattine e di schede SD.
Il mio procugino fotografo (ormai ottantenne), quando faceva i ritratti per la carta di identità o il passaporto, li scattava con una macchina a banco ottico e pellicola piana di una dimensione tale da essere stampata a contatto. Sviluppata la pellicola, si sedeva al tavolino, dove c'era un visore su cui appoggiava la negativa. Al buio, con una apposita matita appuntitissima e uno sgarzino, rimuoveva tutte le imperfezioni della pelle del soggetto: nei, rughe e doppi menti. Guai a dirgli di non farlo. Quando comparvero le prime macchinette che scattavano contemporaneamente quattro foto polaroid, lui continuò ad usare la "sua" tecnica, almeno per quei clienti che riteneva dovessero avere qualcosa di "migliore"
La foto sulla carta di identità di mia moglie l'ho fatta io con la compattina digitale. Solo.
Spifferi ha scritto:3) Infine (ma in raltà è il punto essenziale), una foto brutta, "sbagliata", costruita male rimarrà sempre tale, qualsiasi post ci si applichi. Una foto si può "sviluppare", render propria, esaltandone certe peculiarità, ma lo scatto resta lo scatto: nulla si crea dopo il "click".
E' verissimo (e qui lo vediamo ogni giorno) che spesso, ad occhi non "educati", sembra bella una foto orrida... ma il più delle volte si tratta non di hdr o di foto trattate con altri post estremi, ma SOLO di immagini sovraesposte o bruciate. Questo, secondo me, è "tragico", ed a questa educazione, secondo me, dovrebbe tendere un concorso come il nostro. E sottolineo che, tra coloro che vanno educati, mi metto in prima linea

E' dalla basi che si parte, sempre, e la base non è la macchina tecnologicamente avanzata con la quale si sa fare solo "CLICK"

Qui ti do pienamente ragione. Se hai letto altri miei interventi in questo forum, avrai sicuramente capito che io sono della "vecchia guardia". Anche quando scatto con la digitale io voglio tenere sotto controllo tutti i parametri. Ho fatto prove su prove per capire, ad esempio, come funziona meglio il suo esposimetro, la reazione ai colori del sensore, eccetera.
Io voglio arrivare a casa ed avere già la foto senza dover intervenire per correggere. Naturalmente, scattando in raw sono obbligato ad operare quegli interventi che faranno sì che la fotografia, alla fine, assuma l'aspetto che le ho voluto conferire. Questo è uno dei vantaggi del digitale.
Per quanto riguarda, invece, il non saper distinguere foto belle da foto brutte, be', ci sarebbe moltissimo da dire.
Non ricordo quale fotografo del passato (mi sembra Laszlo Moholy-Nagy, ma posso tranquillamente sbagliarmi) aveva detto che l'ignorante del futuro sarebbe stato non colui che avesse ignorato l'uso della penna, ma della macchinetta fotografica.
La fotografia, per decenni in questi suoi quasi duecent'anni di vita, ci ha accompagnati ogni giorno tramite soprattutto i giornali. La fotografia ha mosso movimenti di opinione, ha commosso ed emozionato generazioni di persone. Da ciò ci saremmo dovuti attendere una forma di educazione alla osservazione e alla lettura della fotografia, che in molti, in verità, fanno e sanno fare molto bene.
La scuola, chiamata molti anni fa ad occuparsi di educazione all'immagine, se ne tirò fuori perché non aveva gli strumenti giusti per affrontare questa nuova materia. Giustamente. Siamo in Italia e alle belle parole non sono mai seguiti fatti reali.
Altra materia che avrebbe potuto agevolarci nella comprensione di una immagine era l'educazione artistica, che, al di là del far disegnare ai ragazzi disegni e acquerelli il più delle volte al limite dell'osceno, non è mai andata. Guai, ricordo, con alcuni insegnanti a confondere la fotografia con l'"arte"!
Oggi, la fruizione di una immagine è ancora più veloce. La maggior parte di noi usa internet, per leggere i giornali, per fare ricerche, eccetera.
Il piacere di prendere fra le mani una rivista non c'è più. Quando si prendevano fra le mani, ad esempio, Epoca o L'Europeo, o tanti altri validi giornali, e ci ritrovavi i reportage dei grandi fotografi, Mario De Biasi, Gianni Berengo Gardin, Giorgio Lotti, Uliano Lucas (l'elenco sarebbe lunghissimo), c'era il piacere di vedere quelle immagini anche quando, crude, mostravano delle brutture che avremmo voluto non vedere.
Quei fotografi ci hanno "aperto gli occhi", ma li abbiamo subito richiusi quando non si è più letto come una volta.
L'educazione all'immagine è sì mancata, da un punto di vista istituzionale, ma anche noi non abbiamo fatto niente per essere degli autodidatti.
E non possiamo chiedere a chiunque scatti una foto di non mostrarla perché brutta. E' brutta per noi, non per il suo autore, e poi, chi decide il confine tra bellezza e bruttezza?
Se le condizioni di luce non sono favorevoli, io non scatto oppure faccio qualche foto cercando di utilizzare al meglio il mezzo che ho a disposizione; la stragrande maggioranza, semplicemente, scatta e basta, incurante del fatto che la foto sarà irrimediabilmente una ciofega. E se quella foto, sovraesposta, bruciata, sfocata, gli darà, rivedendola, l'emozione di una volta, be', quella foto ha raggiunto il scopo, ha mantenuto la sua promessa.
