GUIDA  Greci

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'''Greci''' è situato nella [[Campania]], ai confini con la [[Puglia]], nella [[Provincia di Avellino]]. Il 24 agosto si festeggia il Patrono, San Bartolomeo.
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[[Immagine:Greci - panorama.jpg|thumb|left|Panorama di Greci]]
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'''Greci''' è situato nella [[Campania]], ai confini con la [[Puglia]], nella [[Provincia di Avellino]]. Il 24 agosto si festeggia il Patrono, San Bartolomeo. Il suo territorio ricco di storia e di bellezze naturalistiche offre un oasi per l’ottima aria e tradizioni culinarie.  
  
 
Confina con i comuni di: [[Castelfranco in Miscano]], [[Savignano Irpino]], [[Ariano Irpino]], [[Montaguto]], [[Orsara di Puglia]] e [[Faeto]].
 
Confina con i comuni di: [[Castelfranco in Miscano]], [[Savignano Irpino]], [[Ariano Irpino]], [[Montaguto]], [[Orsara di Puglia]] e [[Faeto]].
  
==Biblioteche==
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==Storia==
*Biblioteca Comunale P. Leonardo De Martino, Via IV Novembre
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[[Immagine:Greci - Chiesa di San Bartolomeo.jpg|thumb|right|Chiesa di San Bartolomeo]]
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''Greci-katundi'': isola linguistica albanese unica in Campania, ha un’etnia di grande interesse antropologico e storico. La comunità arbreshe ha rappresentato per secoli il simbolo della caparbietà di antiche genti italiote sin dall' VIII secolo a. C., colonizzata da greci della Magna Grecia, nel VI sec. a.C., colonizzata da greci-bizantini nel V secolo d C., ripopolata da greci provenienti dall’isola di Corfù nel XIV secolo ed infine da albanesi al seguito dell’esercito capitanato da Giorgo Kastriota Scanderbeg dopo il '''1462'''.
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E’ crocevia dell’isola linguistica tra Campania e Puglia con antiche frequentazioni con i comuni franco-provenzali di [[Faeto]] e [[Celle di San Vito]].
  
[[Categoria:Comuni Provincia di Avellino]] [[Categoria:Comuni Campania]] [[Categoria:Comuni Italia]]
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==Tradizioni==
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La comunità arbreshe è particolarmente accogliente, ha il dono dell’ospitalità sacra e mantiene sempre la parola data, ''la Besa''.
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Conserva le tipiche tradizioni locali:
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*Il tipico '''canto della Kalimera''' (reliquia di canti epirotici di ispirazione orientale), tipici del rito greco-ortodosso di cui Greci era fiera e che ha conservato fino al Seicento.
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* '''Flash a la Katunsha''': canti e nenie antiche si possono sentire a Greci, una lingua albanese-arbreshe del ceppo ghego con una cultura a prevalente tradizione orale.
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*La '''Festa Patronale''' (24 agosto): si rievoca l'antico dramma che in grecese si dice "''Skurcjogni''", ovvero il martirio del Santo Patrono '''Bartolomeo'''. Si simula la cattura del santo sul monte Calvario, il suo trasferimento (scortato dalle guardie) in '''Piazza Purgatorio''' dove si svolge la celebre rappresentazione teatrale, su testo scritto dall'Abate Luigi Lauda, scrittore e poeta italo-albanese e primo storico di Greci. Il celebre '''dramma lirico di S. Bartolomeo''' coinvolge tutta la popolazione da circa un secolo. Gli attori, tutti grecesi, declamano i testi accompagnati da motivi tradizionali, che furono composti da Mons. Adolfo Colasanto.
  
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Il Dramma, composto in lingua italiana ed in stile alfieriano, consta di cinque atti e narra della evangelizzazione della terra d’Armenia da parte di San Bartolomeo, della conversione del re di quel paese, Polimio, della cattura del Santo da parte del fratello di questi, di nome Astiage, usurpatore del trono d’Armenia. Il Santo viene processato sommariamente e condannato a morte mediante decorticazione e decapitazione. Segue il duello tra Polimio e Astiage. Quest’ultimo cade trafitto e prima di morire si pente e si converte al Cristianesimo. Il dramma si conclude con l’apoteosi del Santo. Le scenografie e i costumi sono messi a disposizione dalla Ditta Iannino Maurizio di Lapio.
  
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Un magnifico '''concerto di campane''' è dedicato a San Bartolomeo da parte dei grecesi emigrati negli Stati Uniti. La tradizione narra di un miracolo avvenuto proprio nei loro confronti. Si narra che questi uomini lavoravano in una miniera quando sentirono le campane del Santo suonare "a stormo". Si portarono fuori per rendersi conto del fenomeno, quando la miniera crollò completamente.
  
VIAGGIO IN IRPINIA... GRECI MEMORIE DI PIETRE
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Anche la comunità italo-americana di grecesi della seconda generazione ricordano il loro paese natale ed ha rievocato fino agli anni sessanta il dramma di San Bartolomeo.
  
VIAGGIO IN IRPINA... MEMORIE DI PIETRA
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L'Amministrazione comunale, di intesa con la Pro-loco e l'Associazione culturale grecese, hanno ereditato questo evento e lo trasmettono alle nuove generazioni con entusiasmo e passione civile.
  
Greci, panorama, cartolina inizi secolo XIX
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==Da Vedere==
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'''Taverna fortificata di Tre Fontane''': una masseria di grande importanza per la transumanza, stazione di posta collocata sul Tratturello Camporeale-Foggia. L’edificio dispone di acque, abbeveratoi, lastricato.
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Il sito è stato frequentato fin dall'ottavo secolo da popolazioni indigene e da qui si ammira un vastissimo paesaggio perché collocato sullo spartiacque dell’Appennino Irpino-Dauno a confine con le Puglie.
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Purtroppo è evidente lo stato di abbandono,  la struttura fortificata dovrebbe essere oggetto di interventi di restauro conservativo.
  
Greci, stemma Guevara, palazzo Lusi
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==Biblioteche==
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*Biblioteca Comunale P. Leonardo De Martino, Via IV Novembre
  
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==Agriturismi==
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*'''[[/Azienda Agrituristica Arbereshe]]''', Località Macchiapiano
  
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==Volontariato, Onlus e Associazioni==
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*Pro-Loco arbereshe, Via Buonarroti c/o Comune [http://www.greci.org/]
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*Associazione Culturale Zembra Yone, Via Buonarroti c/o Comune
  
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==Bibliografia==
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*AA.VV. ''Progetto Itinerari turistici Campania Interna La Valle del Miscano'', vol. 1, Archeoclub d’Italia sede di Casalbore, Avellino, Ruggiero (1993), vol. 2 (1995)
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*''Avventure di Pietre'' a cura di Giovanni Orsogna
  
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==Memorie Storiche==
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In [[Libri/Corografia dell'Italia]] ('''1833''') così viene descritto il comune:
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GRECI, vill. del regno delle Duesicilie, prov. di Capitanata, distretto di [[Bovino]], cant. di Castelfranco, in sito alquanto alpestre, siccome posto alle falde del monte della Sabletta, una delle più alle vette dell'Apennino. Vi si tiene fiera nei giorni 13 e 14 giugno, e conta circa 1,600 abitanti, tutti di origine greca o albanese, rifuggitisi dopo la distruzione del principato di Croia a'tempi di Escanderbeg, verso la fine del XV secolo.
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[[Categoria:Comuni Provincia di Avellino]] [[Categoria:Comuni Campania]] [[Categoria:Comuni Italia]]
 
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AVVENTURE DI PIETRE
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a cura di Giovanni Orsogna
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LUNGO LE VIE ERBOSE DEL TRATTURO
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IRPINIA RITROVATA
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I percorsi della memoria si perdono nel mito e affascinano come le divinità dell’Italia antica e fanno rivivere le emozioni dei grand tour, lungo le vie erbose della transumanza. Gli itinerari sono alternativi ai noti viaggi proposti dalle guide ufficiali, ma fanno scoprire una terra ricca di valori e di sorprese inaspettata.
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“Settembre andiamo è tempo di migrare”…è l’invito di Gabriele D’Annunzio, come gli antichi pastori, oggi turisti del 3° millennio, si invitano a percorrere i siti mirabili della Valle di Miscano, una zona dell’Irpinia poco conosciuta, ricca di antiche tradizioni rurali, collocata lungo la direttrice del bimillenario tratturo Pescasseroli-Candela, luogo del mito e dei sapori agresti virgiliani.
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La civiltà della Campania interna è ancora palpitante lungo le vie erbose: la Valle del Miscano. L’itinerario si snoda da Benevento e sale in direzione dell’altopiano di Camporeale di Ariano, dove si trova lo spartiacque Tirreno-Adriatico, costellato da paesi mitici: Buonalbergo, Casalbore, Montecalvo Irpino, Ariano Irpino, l’antico sito della Starza, fino ad incunearsi nella Valle del Cervaro , l’isola linguistica albanese di Greci, col celebre sito della taverna fortificata sul tratturo di Tre Fontane, Savignano Irpino, Zungoli, Ginestra degli Schiavoni.
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Le Valli del Miscano, dell’Ufita e del Cervaro hanno conosciuto una storia comune con insediamenti indigeni sec. VIII sec. a. C., gli Hirpini, i Dauni, i Sanniti e gli Apuli. Lungo il tratturo hanno transitato pastori, guerrieri,greggi,le antiche pietre trasudano ancora di rumori e suoni della natura ancora intatta, i corsi del Miscano, hanno scavato per millenni la valle, un tempo navigabile,ora raggiungibile comodamente con la statale 90/bis.Oltre alle aree erbose si ammirano boschi di abeti,cerri, querce e piante tipiche della macchia mediterranea, erbe officinali, oggetto di rivalutazione di aziende agrituristiche.
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I paesi accastellati lungo il tratturo si ergono a sentinelle del paesaggio dominati dal verde primaverile o dal giallo oro dell’afa estiva. Il trekking della transumanza, praticato a cavallo, trova in Casalbore (601 m) l’incrocio dei bracci di riposo degli armenti (Tratturo dei Pioppi, Tratturo del Termine, di Ginestra e Castelfranco in Miscano (Bn), della Guarana. Del Campo dei Monaci. Lungo questi Bracci del Tratturo Pescasseroli-Candela, attraversano la necropoli a tumuli e a fossa, e le aree sacre degli templi, celebre quello di Macchia Porcara di Casalbore (VI-III a. C.). I reperti possono essere ammirati nel Museo Archeologico di Ariano Irpino.[1]
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S. Maria dei Bossi è un piccolo gioiello collocato sull’asse del tratturo a ridosso del paese, è visitabile su prenotazione, dopo aver visitato la torre quadrata normanna di Casalbore, ormai simbolo del paese e la grotta di S. Michele Arcangelo, santuario micaelitico alto medioevale.
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Sant’Elia nell’omonima contrada ospita in un’antica masseria, circondata da folti boschi, l’azienda agrituristica aperta tutta l’estate e d’inverno su prenotazione, offre oltre uno splendido panorama 12 posti letto e 40 di ristorazione con vasta scelta di menù tipici locali. Vendita diretta di pomodorini, ceci e cicerchie.
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Responsabile: Antonietta Resce.
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e-mail: avellino@coldiretti
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Tel. 0825/849111
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Dopo aver attraversato terreni pietrosi se si usano i vecchi tracciati dei bracci di riposo, o comodamente in auto lungo la SS. 90/bis, si trova superato il bivio per Castelfranco in Miscano i resti del villaggio della celebre Malvizza (480 m) la masseria con colombaia, la cappella di S. Gaetano settecentesca e la Taverna del Duca a 498 m. Il sito naturalistico della Malvizza è celebre per la bolle mefitiche, piccoli crateri con acqua fangosa, retaggio del culto mefitico della zona (VII-III a. C.). Il culto di Mefite è attestato anche presso la Valle di Ansanto di Rocca San Felice, antica madre dell’abbondanza e della fertilità, santuario della confederazione irpino-sannita, romanizzato e ridotto in epoca virgiliana a culto dell’oltretomba.
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Dalle “bolle della Malvizza” presto si raggiunge il sito di Aequum Tuticum, città sannitica, “cardo viarum”, visitabile su prenotazione della Soprintendenza. Questa città ridotta in epoca altomedievale in un insignificante casale di S. Eleuterio, meriterebbe di essere valorizzata con campagne di scavi archeologici, perché non è stata del tutto esplorata.
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L’azienda agrituristica di Macchiacupa sorge sull’area nelle immediate vicinanze di Aequum Tuticum, ha circa 300 ettari di natura, offre una tipica ristorazione di 40 posti e 18 posti letto, dispone di piscina, campi da tennis,parco gioco, maneggio, pratica sportiva. Simpatica è l’offerta della carrozza per visite guidate all’azienda e allevamenti pregiati. Importante è la vendita diretta di carni, prodotti caseari, formaggi, ricotte.
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Responsabile: Leonardo Lampugnale
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Tel.-Fax 8252751 Cell. 348/3607802
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Lasciata Montecalvo Irpino (624 m) celebre per l’interessante urbanistica, sede del Santuario-Sacrario di S. Pompilio Maria Pirrotti, del gioiello architettonico della chiesa abbaziale di S. Maria con interno trecentesco e la famosa Cappella Carafa della scuola bramantesca, attribuita all’architetto Di Giorgio, dell’oasi francescana , e di importanti palazzi gentilizi e portali sec. XVI-XIX, sarà oggetto di un particolare intervento della rivista L’Irpinia Illustrata.
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Ci si inerpica ora verso la Taverna fortificata di Tre Fontane, una masseria di grande importanza per la transumanza, stazione di posta collocata sul Tratturello Camporeale-Foggia. L’edificio dispone di acque, abbeveratoi, lastricato. Il sito è stato frequentato fin dall’VIII secolo da popolazioni indigene. Qui si ammira un vastissimo paesaggio perché collocato sullo spartiacque dell’Appennino Irpino-Dauno a confine con le Puglie. E’ evidente lo stato di abbandono dovrebbe essere oggetto la struttura fortificata di interventi di restauro conservativo. E cuore della valorizzazione della civiltà della Transumanza.
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Greci-katundi isola linguistica albanese unica in Campania, ha un’etnia di grande interesse antropologico e storico. La comunità arbreshe ha rappresentato per secoli il simbolo della caparbietà di antiche genti italiote sec. VIII a. C., colonizzata da greci della magna Grecia, VI sec. a.C., colonizzata da greci-bizantini nel V sec. d C., ripopolata da greci provenienti dall’isola di Corfù nel XIV sec. ed infine da albanesi al seguito dell’esercito capitanato da Giorgo Kastriota Scanderbeg dopo il 1462.
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Flash a la Katunsha , canti e nenie antiche si possono sentire a Greci, una lingua albanese-arbreshe del ceppo ghego, con una cultura a prevalente tradizione orale, conosciuta per il celebre dramma di S. Bartolomeo Apostolo che si rappresenta il 24 agosto di ogni anno.
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Il suo territorio ricco di storia e di bellezze naturalistiche offre un oasi per l’ottima aria e tradizioni culinarie. Il Breggo, il colle dell’infinito di leopardiana memoria, si ammira un vasto paesaggio delle Valli del Miscano e del Vallo di Bovino. E’ crocevia dell’isola linguistica tra Campania e Puglia con antiche frequentazioni con i comuni franco-provenzali di Faeto e Celle S. Vito.
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Arbereshe in contrada Macchiapiana di Greci, aperta tutto l’anno, su prenotazione, dispone di 12 postiletto per la ristorazione. Offre piatti tipici irpine e arbreshe come cecatielli e verza, pasta e fagioli, mugliatielli al forno, carne alla brace, panund (pane e pancetta alla brace.
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Responsabile: Antonio Sasso.
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Tel. 08258672/11 Cell. 339/2493200
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Camporeale altopiano arianese conosciuto nel passato per i celebri allevamenti delle regie razze di cavalli imperiali federiciani. Lungo la statale 90 delle Puglie, è sede del Polo tecnologico ma luogo di svago e ristorazione presso la Taverna Vitoli, restaurata sapientemente collocata sull’asse del Regio Tratturo, luogo naturale di transito delle mandrie e greggi, e luogo di incontro delle vie romane Herculia, Traiana ed Aemilia.
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L’agriturismo offre una sosta di ristoro con piatti tipici della transumanza a base di pasta fresca cicatielli, ricchitelle, laine oppure migliatielli pupilli e patane,piccione ’mbuttito. Aperto per l’intero anno su prenotazione, dispone di 40 coperti e 4 posti per la ricezione.
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Responsabile: Franca Cozzo.
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83031 Ariano Irpino (Av)
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Tel. 0825/8816058672 Cell. 3384639503
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Travalicando il confine provinciale il nostro itinerario termina con la visita del sito della Taverna di S. Vito (Comune di Faeto). Lasciata la masseria di Tre Fontane di Greci, si segue il tracciato del tratturo, oltrepassato il villaggio di S. Leonardo, si può ammirare la Taverna di S. Vito dei marchesi Maresca, ultima stazione prima di superare il Monte S. Vito () e oltrepassato il Buccolo di Troia, calare per il tavoliere delle Puglie.
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E’ stato inserito, in modo poco felice, un megaimpianto del parco eolico che arriva fino a circa 10 m dall’antica stazione di posta della transumanza. I giganti della tecnologia hanno soppiantato i magici sapori ed i miti della storia, si nota l’evidente contrasto con le pacifiche greggi di pecore che pascolano indisturbate.[2]
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Visitare i comuni di Faeto e Celle S. Vito vicini a pochi chilometri completa l’itinerario lungo le vie erbose del tratturo.
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Giovanni Orsogna
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[1] AA.-VV-, Progetto Itinerari turistici Campania Interna La Valle del Miscano, vol. 1, cur.Archeoclub d’Italia sede di Casalbore, Avellino, Ruggiero, 1993, Idem, vol. 2, Avellino, 1995, Ruggiero.
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[2] AA.-VV-, Progetto Itinerari turistici Campania Interna La Valle del Miscano, vol. 2, cur.Archeoclub d’Italia sede di Casalbore, Avellino, Ruggiero, 1995, Idem, vol. 2, Avellino, per gli itinerari del Comune di Faeto, a cura di Vincenzo Rubino.
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'''ALLA RISCOPERTA DI GRECI'''
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[http://www.hirpusmephitis.blogspot.com]
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Greci oggi. La comunità arbreshe è particolarmente accogliente, ha il dono
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dell’ospitalità sacra e per la parola data "la Besa" non viene mai meno.
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Conserva le tipiche tradizioni locali. Il celebre dramma lirico S. Bartolomeo, opera dell’Abate Luigi Lauda, scrittore e poeta italo-albanese e primo storico di Greci, questa rappresentazione si svolge nel mese di agosto il in occasione della festa patronale e coinvolge tutta la popolazione da circa un secolo. Il tipico canto della Kalimera, reliquia di canti epirotici di ispirazione orientale, tipici del rito greco-ortodosso di cui Greci era fiera e che ha conservato fino al XVII secolo.
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Il 24 agosto è festa grande a Greci, un tempo si svolgeva una delle piu' importanti fiere di bovini della zona, si rievoca l'antico dramma che in grecese si dice "Skurcjogni", ovvero la decorticazione del Santo Patrono Bartolomeo. Verso le dodici figuranti locali sul monte Calvario procedono alla cattura del santo, rappresentato da una controfigura, scortato dalle guardie viene condotto in Piazza Purgatorio dove si svolge la celebre rappresentazione teatrale, su testo scritto dall'Abate Luigi Lauda, scrittore di testi lirici, dove gli attori, tutti grecesi declamano itesti accompagnati da motivi tradizionali, che furono composti da Mons. Adolfo Colasanto. Le scenografie e i costumi sono messi a disposizione dalla Ditta Iannino Maurizio di Lapio.
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Ormai Maurizio è diventato a Greci un'istituzione perchè da oltre un ventennio assicura lo svolgimento del dramma sacro.
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Il Dramma, composto in lingua italiana - stile alfieriano - dall’Abate Luigi Lauda di Greci, consta di cinque atti e narra della evangelizzazione della terra d’Armenia da parte di San Bartolomeo, della conversione del re di quel paese, Polimio, della cattura del Santo da parte del fratello di questi, di nome Astiage, usurpatore del trono d’Armenia. Il Santo viene processato sommariamente e condannato a morte mediante decorticazione e decapitazione. Segue il duello tra Polimio e Astiage. Quest’ultimo cade trafitto e prima di morire si pente e si converte al Cristianesimo. Il dramma si conclude con l’apoteosi del Santo.
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Un magnifico concerto di campane è dedicato a San Bartolomeo, padrono di Greci, da parte dei grecesi emigrati negli Stati Uniti. Narra la tradizione infatti di un miracolo avvenuto proprio nei loro confronti. Questi lavoravano in una miniera quando sentirono le campane del Santo suonare "a stormo". Si portarono fuori per rendersi conto del fenomeno, quando la miniera crollò completamente.
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Anche la comunità italo-americana di grecesi della seconda generazione, ricordano il paese natale grecese, ha rievocato fino agli anni 60 il dramma di S. Bartolomeo e sarebbe bello ripristinarlo! Si fa appello ai grecesi emigrati negli USA.
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L'Amministrazione comunale diretta dal Sindaco Donatella Martino, di intesa con la Pro-loco e l'Associazione culturale grecese, hanno ereditato questo evento e lo trasmettono alle nuove generazioni con entusiasmo e passione civile.
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Giovanni Orsogna
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Versione attuale delle 12:36, 21 mar 2012

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Panorama di Greci

Greci è situato nella Campania, ai confini con la Puglia, nella Provincia di Avellino. Il 24 agosto si festeggia il Patrono, San Bartolomeo. Il suo territorio ricco di storia e di bellezze naturalistiche offre un oasi per l’ottima aria e tradizioni culinarie.

Confina con i comuni di: Castelfranco in Miscano, Savignano Irpino, Ariano Irpino, Montaguto, Orsara di Puglia e Faeto.

Indice

Storia

Chiesa di San Bartolomeo

Greci-katundi: isola linguistica albanese unica in Campania, ha un’etnia di grande interesse antropologico e storico. La comunità arbreshe ha rappresentato per secoli il simbolo della caparbietà di antiche genti italiote sin dall' VIII secolo a. C., colonizzata da greci della Magna Grecia, nel VI sec. a.C., colonizzata da greci-bizantini nel V secolo d C., ripopolata da greci provenienti dall’isola di Corfù nel XIV secolo ed infine da albanesi al seguito dell’esercito capitanato da Giorgo Kastriota Scanderbeg dopo il 1462. E’ crocevia dell’isola linguistica tra Campania e Puglia con antiche frequentazioni con i comuni franco-provenzali di Faeto e Celle di San Vito.

Tradizioni

La comunità arbreshe è particolarmente accogliente, ha il dono dell’ospitalità sacra e mantiene sempre la parola data, la Besa. Conserva le tipiche tradizioni locali:

  • Il tipico canto della Kalimera (reliquia di canti epirotici di ispirazione orientale), tipici del rito greco-ortodosso di cui Greci era fiera e che ha conservato fino al Seicento.
  • Flash a la Katunsha: canti e nenie antiche si possono sentire a Greci, una lingua albanese-arbreshe del ceppo ghego con una cultura a prevalente tradizione orale.
  • La Festa Patronale (24 agosto): si rievoca l'antico dramma che in grecese si dice "Skurcjogni", ovvero il martirio del Santo Patrono Bartolomeo. Si simula la cattura del santo sul monte Calvario, il suo trasferimento (scortato dalle guardie) in Piazza Purgatorio dove si svolge la celebre rappresentazione teatrale, su testo scritto dall'Abate Luigi Lauda, scrittore e poeta italo-albanese e primo storico di Greci. Il celebre dramma lirico di S. Bartolomeo coinvolge tutta la popolazione da circa un secolo. Gli attori, tutti grecesi, declamano i testi accompagnati da motivi tradizionali, che furono composti da Mons. Adolfo Colasanto.

Il Dramma, composto in lingua italiana ed in stile alfieriano, consta di cinque atti e narra della evangelizzazione della terra d’Armenia da parte di San Bartolomeo, della conversione del re di quel paese, Polimio, della cattura del Santo da parte del fratello di questi, di nome Astiage, usurpatore del trono d’Armenia. Il Santo viene processato sommariamente e condannato a morte mediante decorticazione e decapitazione. Segue il duello tra Polimio e Astiage. Quest’ultimo cade trafitto e prima di morire si pente e si converte al Cristianesimo. Il dramma si conclude con l’apoteosi del Santo. Le scenografie e i costumi sono messi a disposizione dalla Ditta Iannino Maurizio di Lapio.

Un magnifico concerto di campane è dedicato a San Bartolomeo da parte dei grecesi emigrati negli Stati Uniti. La tradizione narra di un miracolo avvenuto proprio nei loro confronti. Si narra che questi uomini lavoravano in una miniera quando sentirono le campane del Santo suonare "a stormo". Si portarono fuori per rendersi conto del fenomeno, quando la miniera crollò completamente.

Anche la comunità italo-americana di grecesi della seconda generazione ricordano il loro paese natale ed ha rievocato fino agli anni sessanta il dramma di San Bartolomeo.

L'Amministrazione comunale, di intesa con la Pro-loco e l'Associazione culturale grecese, hanno ereditato questo evento e lo trasmettono alle nuove generazioni con entusiasmo e passione civile.

Da Vedere

Taverna fortificata di Tre Fontane: una masseria di grande importanza per la transumanza, stazione di posta collocata sul Tratturello Camporeale-Foggia. L’edificio dispone di acque, abbeveratoi, lastricato. Il sito è stato frequentato fin dall'ottavo secolo da popolazioni indigene e da qui si ammira un vastissimo paesaggio perché collocato sullo spartiacque dell’Appennino Irpino-Dauno a confine con le Puglie. Purtroppo è evidente lo stato di abbandono, la struttura fortificata dovrebbe essere oggetto di interventi di restauro conservativo.

Biblioteche

  • Biblioteca Comunale P. Leonardo De Martino, Via IV Novembre

Agriturismi

Volontariato, Onlus e Associazioni

  • Pro-Loco arbereshe, Via Buonarroti c/o Comune [1]
  • Associazione Culturale Zembra Yone, Via Buonarroti c/o Comune

Bibliografia

  • AA.VV. Progetto Itinerari turistici Campania Interna La Valle del Miscano, vol. 1, Archeoclub d’Italia sede di Casalbore, Avellino, Ruggiero (1993), vol. 2 (1995)
  • Avventure di Pietre a cura di Giovanni Orsogna

Memorie Storiche

In Corografia dell'Italia (1833) così viene descritto il comune:

GRECI, vill. del regno delle Duesicilie, prov. di Capitanata, distretto di Bovino, cant. di Castelfranco, in sito alquanto alpestre, siccome posto alle falde del monte della Sabletta, una delle più alle vette dell'Apennino. Vi si tiene fiera nei giorni 13 e 14 giugno, e conta circa 1,600 abitanti, tutti di origine greca o albanese, rifuggitisi dopo la distruzione del principato di Croia a'tempi di Escanderbeg, verso la fine del XV secolo.