GUIDA Ceresole Reale
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| + | Ceresole Reale è una delle città più belle e conosciute del Canavese. Alcuni ritrovamenti archeologici lasciano pensare ad un antico insediamento celtico a cui fece seguito uno romano. Quest'ultima è testimoniata dalle antiche iscrizioni ritrovate sulle pareti delle miniere di Bellagarda e Cuccagna, lasciate dai cristiani resi schiavi e costretti ai duri lavori nelle cave. A ricordare il martirio dei fedeli oggi vi sono le celebrazioni in onore di San Meinerio, il cui nome ricorda quei tristi momenti. I primi documenti ufficiali risalgono all'anno mille quando il territorio venne donato da Ottone III al Vescovato di [[Ivrea]]. Secoli dopo fu la famiglia Valperga a detenere il potere della città; per volere della dinastia, nel 1338, vennero redatti gli statuti cittadini. La povertà in cui versava la provincia costrinse la popolazione a insorgere contro i nobili incuranti delle condizioni di vita; la ribellione, che coinvolse molte località del Piemonte, è riportata nelle cronache storiche con il nome "la rivolta dei Turchini". La calma si ristabilì soltanto nel 1449, e sebbene i ceresolini pagassero un tributo per far parte della giurisdizione sabauda, era sempre amministrati dai Valperga. | ||
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| + | Nel 1794 i ceresolini cacciarono l'esercito francese dalle proprie campagne, e nel 1862 ottenerò, da Re Vittorio Emanuele II, il titolo prestigioso di "Reale" da associare alla città. Appena un decennio prima, infatti, il re aveva eletto Ceresole a riserva di caccia sabauda per la presenza sul territorio di particolari esemplari di stambecchi, animali rari da ammirari, attorno cui ruotava la laggenda che fossero magici e avessero delle proprietà terapeutiche. Lungo le strade del Canavese, dunque, vennero costruiti luoghi di ristoro e latterei per agevolare la traversate dei nobili. Oggi escursionisti e appassionati di passeggiata in montagne sfruttano ancora quei sentieri ben delineati del XIX secolo. Nel 1922 per decreto Regio la riserva di caccia divve parcol per la la salvaguardia delle bellezze naturali; venne istituito così "Parco Nazionale del gran Paradiso". | ||
| + | Per questo e per le bellezze della conca, Ceresole Reale, è divenuta una delle maggiori mete turistiche del Piemonte. Negli ultimi anni le autorità locali hanno fatto costruire attrazzatura | ||
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Versione delle 11:06, 18 mar 2009
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Ceresole Reale è situato in Piemonte, ai confini con la Valle d'Aosta, in Provincia di Torino. Il 6 dicembre si festeggia il Patrono, San Nicola. Tra gli edifici religiosi: Chiesa parrocchiale di San Nicolao Vescovo; Chiesa del Carmine (in Borgata Cortevecchio); Chiesa Angelo Custode (in Borgata Prese).
Confina con i comuni di: Groscavallo, Noasca, Valsavarenche e Rhemes-Notre-Dame.
Il comune fa parte del territorio del Parco Nazionale del Gran Paradiso.
Indice |
Ritratto della Città
Ceresole Reale è una delle città più belle e conosciute del Canavese. Alcuni ritrovamenti archeologici lasciano pensare ad un antico insediamento celtico a cui fece seguito uno romano. Quest'ultima è testimoniata dalle antiche iscrizioni ritrovate sulle pareti delle miniere di Bellagarda e Cuccagna, lasciate dai cristiani resi schiavi e costretti ai duri lavori nelle cave. A ricordare il martirio dei fedeli oggi vi sono le celebrazioni in onore di San Meinerio, il cui nome ricorda quei tristi momenti. I primi documenti ufficiali risalgono all'anno mille quando il territorio venne donato da Ottone III al Vescovato di Ivrea. Secoli dopo fu la famiglia Valperga a detenere il potere della città; per volere della dinastia, nel 1338, vennero redatti gli statuti cittadini. La povertà in cui versava la provincia costrinse la popolazione a insorgere contro i nobili incuranti delle condizioni di vita; la ribellione, che coinvolse molte località del Piemonte, è riportata nelle cronache storiche con il nome "la rivolta dei Turchini". La calma si ristabilì soltanto nel 1449, e sebbene i ceresolini pagassero un tributo per far parte della giurisdizione sabauda, era sempre amministrati dai Valperga.
Nel 1794 i ceresolini cacciarono l'esercito francese dalle proprie campagne, e nel 1862 ottenerò, da Re Vittorio Emanuele II, il titolo prestigioso di "Reale" da associare alla città. Appena un decennio prima, infatti, il re aveva eletto Ceresole a riserva di caccia sabauda per la presenza sul territorio di particolari esemplari di stambecchi, animali rari da ammirari, attorno cui ruotava la laggenda che fossero magici e avessero delle proprietà terapeutiche. Lungo le strade del Canavese, dunque, vennero costruiti luoghi di ristoro e latterei per agevolare la traversate dei nobili. Oggi escursionisti e appassionati di passeggiata in montagne sfruttano ancora quei sentieri ben delineati del XIX secolo. Nel 1922 per decreto Regio la riserva di caccia divve parcol per la la salvaguardia delle bellezze naturali; venne istituito così "Parco Nazionale del gran Paradiso". Per questo e per le bellezze della conca, Ceresole Reale, è divenuta una delle maggiori mete turistiche del Piemonte. Negli ultimi anni le autorità locali hanno fatto costruire attrazzatura
Dove Mangiare
- Ristorante La Genzianella, Borgo Montone, 18
- Ristorante Lanterna Del Duca, Borgo Villa, 11
Da Vedere
- Cà dal Meist – Associazione Amici del Gran Paradis, centro rete – sentieri dedicato ai sentieri che percorrevano i partigiani nelle valli durante la Resistenza.
Volontariato, Onlus e Associazioni
- Volontari Soccorso Ceresole R. e Noasca, Via Capoluogo, 1
Memorie Storiche
In Corografia fisica, storica e statistica (1837) così viene descritto il comune:
Ceresole è in altissima posizione, al piè di uno dei gioghi del Monte Iserano, non lungi dalle sorgenti dell'Orco, che in altri tempi ivi formava un ampio lago. Di questo umile villaggio, con rettorìa parrocchiale, trovasi la prima memoria in una carta del secolo XIV, ma debbe essere di origine molto antica, poiché presso le sue miniere di galena argentifera vennero discuoperte due iscrizioni; una delle quali ricorda Pomponio Vittone, e l'altra Crispo Sallustio. Erano forse conosciute fin d'allora le sue sorgenti di acqua acidulo-ferruginea (226).






