GUIDA  Prossedi

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Insediamenti umani sicuramente nel territorio di Prossedi vi furono anche nel '''periodo pre-romano'''. Di ciò non esistono fonti scritte ma da una escursione sull'altopiano di Prossedi si è potuto notare l'esistenza di muri con pietre di piccole dimensioni che dovevano costituire una primitiva abitazione oppure un muro in difesa di un ''Pagus''.
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Già nel periodo pre-romano vennero riscontrate tracce di insediamenti umani, nel territorio di Prossedi. Tali tracce, purtroppo, non sono testimoniate da fonti scritte ma da una escursione effettuata sull'altopiano del Borgo si è rivelata l'esistenza di antichi muri, realizzati con pietre di piccole dimensioni che dovevano costituire primitive abitazioni oppure un muro in difesa di un '''Pagus'''. Una struttura residenziale sorse probabilmente nel territorio prossedano, dove sono stati ritrovati una cospicua quantità di oggetti in terracotta e resti di colonne, forse di un tempio votivo.
Una struttura residenziale sorse probabilmente nel territorio prossedano. In queste zone si sono ritrovati i resti di colonne, che dovevano costituire forse un tempio; potenti mura di difesa; tracce di mura di abitazioni ed una quantità di cocci e di utensili di terracotta.
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Secondo la leggenda, Prossedi sarebbe sorto a seguito della distruzione di ''Privernum'' avvenuta per opera dei Romani nel '''341 a.C.''' allorché vi si rifugiarono alcuni fuggiaschi. Più accreditata è l'ipotesi secondo la quale Prossedi è stato fondato da un gruppo di abitanti dell'antica '''Privernum''' che si rifugiarono nel '''VII secolo d.C.''' dove sorge ora il paese. Di questo fatto, si trova testimonianza scritta nel libro "''La Regia, & antica Piperno''" di '''Fra Teodoro Valle da Piperno''' del 1673 dove si legge che a seguito della distruzione della città, che si trovava in pianura, i suoi abitanti si divisero formando nuovi nuclei abitativi e così nacquero in collina i paesi di Maenza, Roccagorga, Prossedi, Sonnino e Asprano. 
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Secondo la leggenda, Prossedi sarebbe sorto a seguito della distruzione di Privernum avvenuta per opera dei Romani nel 341 a.C. allorché vi si rifugiarono alcuni fuggiaschi. Più accreditata è l'ipotesi secondo la quale Prossedi è stato fondato da sei famiglie della Privernum antica che si rifugiarono nel VII secolo d.C. su una collina non molto lontana dal paese natio, dalla quale si poteva controllare l’intera valle dell’Amaseno, attraversata molto spesso da nemici ed eserciti stranieri. Questi fuggiaschi costituirono un piccolo villaggio, primo nucleo abitati di Prossedi, chiamato prima '''"Castrum"''' e successivamente '''"Persei"''' (dalle sei famiglie privernate che lo fondarono). Di questo fatto si trova testimonianza scritta nel libro '''La Regia, & antica Piperno''' di Fra Teodoro Valle da Piperno del 1673 dove si legge che a seguito della distruzione della città, che si trovava in pianura, i suoi abitanti si divisero formando nuovi nuclei abitativi e così nacquero in collina i paesi di Maenza, Roccagorga, Prossedi, Sonnino e Asprano. Nel corso dei secoli il nome “Persei” venne sostituito da '''"Proxeudi"''' con probabile riferimento al verbo greco Proséidon,"guardare verso"; sicuramente in riferimento alla posizione strategica del paese, dalla cui altura si gode, ancora oggi, della veduta di tutta la valle dell’Amaseno.
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La prima fonte storica relativa a Prossedi risale al 1125, anno in cui il paese fu dato alle fiamme dalle truppe del Pontefice Onorio II.
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La storia del paese è stata segnata da continui passaggi di proprietà tra le famiglie nobiliari. L'ultima famiglia alla qualche appartenne Prossedi fu '''la famiglia Gabrielli''' che lo acquistò dalla famiglia Altieri nel 1758. Con chirografia del 1 ottobre 1762 Angelo Gabrielli ottenne dal Papa Clemente XIII il titolo di principe riunendo i feudi di Prossedi, Pisterzo e Roccasecca dei Volsci in un unico principato. '''Placido Gabrielli''' fu il quarto e ultimo principe di Prossedi; il quale Il 2 gennaio 1856 a Parigi si unisce in matrimonio con Augusta Bonaparte, sua cugina. La madre di Placido ed il padre di Augusta sono fratello e sorella ed entrambi figli di Luciano il fratello di Napoleone I. Dal loro matrimonio non nacquero figli e quando Placido morì il 3 settembre 1911 il patrimonio passò alla famiglia Del Gallo di Roccagiovine.
  
La storia del paese è stata segnata da continui passaggi di proprietà tra le famiglie nobiliari. L'ultima famiglia alla qualche appartenne Prossedi, fu la '''famiglia Gabrielli''' nel 1750.
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Il centro storico, nonché nucleo originario del paese, si estende con una forma a "ferro di cavallo". Il primo nucleo medievale, con un impianto stradale curvilineo e irregolare si sarebbe formato intorno alla chiesa di San Nicola (XIV secolo) ed al primitivo castello. Il paese è cinto da mura castellane in buono stato e difeso da 6 torri. Nelle epoche passate all'interno delle mura si trovavano anche appezzamenti di terra utilizzati per le attività agricole che successivamente, con l’incremento demografico, vennero trasformati in nuovi spazi edificabili. Lo sviluppo edilizio si concluse quando il tessuto urbano assorbì tutti gli spazi edificabili, arrivando con le ultime case ad inglobare le stesse mura ad eccezione di una stretta fascia a sud-est del paese. L’ingresso al paese veniva garantito da due Porta: la Porta Principale e la Porta Nuova. La porta principale si affaccia sul lato sud-est del paese in corrispondenza di Piazza Umberto I. Da essa si accede a Piazza Plebiscito, caratteristica piazzetta che presenta sul lato destro due archi uno dei quali successivamente chiuso, che formavano un grazioso portico probabilmente sede del dazio in epoca medievale. La porta fu inserita negli edifici circostanti inglobando in parte il suddetto portico.  
Il 2 gennaio '''1856''' a Parigi Placido Gabrielli, quarto principe di Prossedi, si unisce in matrimonio con Augusta Bonaparte, sua cugina. La madre di Placido ed il padre di Augusta sono fratello e sorella ed entrambi figli di Luciano il fratello di '''Napoleone I'''.
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Con la creazione della provincia di '''Littoria''', Prossedi entra a far parte della novantatreesima provincia italiana.
Con la creazione della '''provincia di Littoria''', Prossedi entra a far parte della novantatreesima provincia italiana.
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Il centro storico, nonchè nucleo originario del paese, si estende con una forma a "ferro di cavallo". La sua strutturazione è assimilabile a quella degli antichi borghi medievali. Il paese era cinto da mura castellane e difeso da 6 torri. All'interno delle mura si trovavano anche appezzamenti di terra adibiti ad orto che successivamente vennero utilizzati come terreno su cui costruire nuovi edifici. Lo sviluppo edilizio si concluse quando il tessuno urbano assorbì tutti gli spazi edificabili, arrivando con le ultime case ad inglobare le stesse mura ad eccezzione di una stretta fascia a sud-est del paese.
 
 
Si accedeva all'interno delle mura attraverso due Porta: la Porta principale  ela Porta Nuova. La porta principale si affaccia sul lato sud-est del paese in corrispondenza di Piazza Umberto I. Essa fu fatta costruire nel '700 da Pietro Gabrielli, durante la sistemazione dell'area davanti al Castello verso la Valle dell'Amaseno. Da essa si accede a Piazza Plebiscito, caratteristica piazzetta che presenta sul lato destro due archi uno dei quali successivamente chiuso, che formavano un grazioso portico, probabilmente sede del dazio. La porta fu inserita negli edifici circostanti inglobando in parte il suddetto portico.
 
 
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Panorama di Prossedi

Prossedi è situato nel Lazio in Provincia di Latina, è un comune di 1238 abitanti costituito dal borgo capoluogo e dalla frazione di Pisterzo, distante circa 8 km. Il paese sorge su una collina balcone che si affaccia sulla valle dell'Amaseno.

A livello economico, Prossedi è ricco di coltivazioni ad ortaggi, oliveti, vigneti. Il territorio è per di più collinare e montuoso, L'unica zona pianeggiante è quella dove emerge il fiume Amaseno e qualche altra sorgente. L'ambiente prossedano si caratterizza per lo svolgimento di una vita estremamente tranquilla.

Confina con i comuni di: Maenza, Roccasecca dei Volsci, Priverno, Amaseno, Villa Santo Stefano e Giuliano di Roma.

Indice

Storia

Portale principale di accesso al centro storico

Già nel periodo pre-romano vennero riscontrate tracce di insediamenti umani, nel territorio di Prossedi. Tali tracce, purtroppo, non sono testimoniate da fonti scritte ma da una escursione effettuata sull'altopiano del Borgo si è rivelata l'esistenza di antichi muri, realizzati con pietre di piccole dimensioni che dovevano costituire primitive abitazioni oppure un muro in difesa di un Pagus. Una struttura residenziale sorse probabilmente nel territorio prossedano, dove sono stati ritrovati una cospicua quantità di oggetti in terracotta e resti di colonne, forse di un tempio votivo.

Secondo la leggenda, Prossedi sarebbe sorto a seguito della distruzione di Privernum avvenuta per opera dei Romani nel 341 a.C. allorché vi si rifugiarono alcuni fuggiaschi. Più accreditata è l'ipotesi secondo la quale Prossedi è stato fondato da sei famiglie della Privernum antica che si rifugiarono nel VII secolo d.C. su una collina non molto lontana dal paese natio, dalla quale si poteva controllare l’intera valle dell’Amaseno, attraversata molto spesso da nemici ed eserciti stranieri. Questi fuggiaschi costituirono un piccolo villaggio, primo nucleo abitati di Prossedi, chiamato prima "Castrum" e successivamente "Persei" (dalle sei famiglie privernate che lo fondarono). Di questo fatto si trova testimonianza scritta nel libro La Regia, & antica Piperno di Fra Teodoro Valle da Piperno del 1673 dove si legge che a seguito della distruzione della città, che si trovava in pianura, i suoi abitanti si divisero formando nuovi nuclei abitativi e così nacquero in collina i paesi di Maenza, Roccagorga, Prossedi, Sonnino e Asprano. Nel corso dei secoli il nome “Persei” venne sostituito da "Proxeudi" con probabile riferimento al verbo greco Proséidon,"guardare verso"; sicuramente in riferimento alla posizione strategica del paese, dalla cui altura si gode, ancora oggi, della veduta di tutta la valle dell’Amaseno.

La prima fonte storica relativa a Prossedi risale al 1125, anno in cui il paese fu dato alle fiamme dalle truppe del Pontefice Onorio II. La storia del paese è stata segnata da continui passaggi di proprietà tra le famiglie nobiliari. L'ultima famiglia alla qualche appartenne Prossedi fu la famiglia Gabrielli che lo acquistò dalla famiglia Altieri nel 1758. Con chirografia del 1 ottobre 1762 Angelo Gabrielli ottenne dal Papa Clemente XIII il titolo di principe riunendo i feudi di Prossedi, Pisterzo e Roccasecca dei Volsci in un unico principato. Placido Gabrielli fu il quarto e ultimo principe di Prossedi; il quale Il 2 gennaio 1856 a Parigi si unisce in matrimonio con Augusta Bonaparte, sua cugina. La madre di Placido ed il padre di Augusta sono fratello e sorella ed entrambi figli di Luciano il fratello di Napoleone I. Dal loro matrimonio non nacquero figli e quando Placido morì il 3 settembre 1911 il patrimonio passò alla famiglia Del Gallo di Roccagiovine.

Il centro storico, nonché nucleo originario del paese, si estende con una forma a "ferro di cavallo". Il primo nucleo medievale, con un impianto stradale curvilineo e irregolare si sarebbe formato intorno alla chiesa di San Nicola (XIV secolo) ed al primitivo castello. Il paese è cinto da mura castellane in buono stato e difeso da 6 torri. Nelle epoche passate all'interno delle mura si trovavano anche appezzamenti di terra utilizzati per le attività agricole che successivamente, con l’incremento demografico, vennero trasformati in nuovi spazi edificabili. Lo sviluppo edilizio si concluse quando il tessuto urbano assorbì tutti gli spazi edificabili, arrivando con le ultime case ad inglobare le stesse mura ad eccezione di una stretta fascia a sud-est del paese. L’ingresso al paese veniva garantito da due Porta: la Porta Principale e la Porta Nuova. La porta principale si affaccia sul lato sud-est del paese in corrispondenza di Piazza Umberto I. Da essa si accede a Piazza Plebiscito, caratteristica piazzetta che presenta sul lato destro due archi uno dei quali successivamente chiuso, che formavano un grazioso portico probabilmente sede del dazio in epoca medievale. La porta fu inserita negli edifici circostanti inglobando in parte il suddetto portico. Con la creazione della provincia di Littoria, Prossedi entra a far parte della novantatreesima provincia italiana.

Piazza del Plebiscito

Da Vedere

  • Chiesa di San Nicola
  • Chiesa di Sant'Agata
  • Chiesa di San Michele(a Pisterzo)
  • Palazzo Baronale
  • Fontana dei Papi

Chiesa di San Nicola

Chiesa di San Nicola

Nel centro storico, lungo Via Roma troviamo la caratteristica Chiesa di San Nicola, di stile romanico. Ubicata entro le mura castellane dell'antico borgo di Prossedi, è stata costruita nel secolo XIII in onore di San Nicola. Alla base della nascita di tale luogo di devozione vi era l'esigenza delle Confraternite religiose di riunirsi. In seguito, si arrivò a trascurare la chiesa, tanto che nel 1846, il vescovo della diocesi di Frosinone, decise di emettere un decreto di chiusura al culto poiché essa rischiava di crollare ed era divenuta stalla di animali. Grazie all'interessamento di alcuni prossedani ed a quello dei religiosi la chiesa non fu chiusa. Nel 1861, la chiesa venne riaperta al culto e di nuovo chiusa nel 1896 poiché minacciava di crollare.

E' nel 1900 circa che ci si interessa di nuovo ad essa. Il giovane vice parroco don Salvatore Baldassarra si adoperò per coinvolgere tutta la popolazione ed il principe Placido Gabrielli nei lavori di restauro. La popolazione ed il principe risposero ognuno con le proprie possibilità finanziarie e così nella prima metà dell'anno 1902 la chiesa venne riaperta al culto.

La facciata della chiesa s'impone all'osservatore per lo splendore e la mole del portale scolpito in marmo con molta cura. Il portale risale agli inizi del XIV secolo. Sulla facciata, sovrastante il portale, regna un nobile rosone ad archetti intrecciati, con otto colonnine. L'interno della chiesa è a forma rettangolare. L'altare domina dall'alto tutta la chiesa. Per raggiungerlo bisogna salire una gradinata composta da otto scalini.Sull'altare vi è la tela di Maria Santissima Avvocata Nostra, meglio conosciuta come Madonna di Vicovaro, che è venerata con particolare gioia.

Alla Madonna di Vicovaro è legato un culto particolare. Accadde in Vicovaro che nel luglio 1863 la madonna mosse gli occhi. Lo stesso evento, accadde a Prossedi il 6 giugno 1864 davanti ad alcuni fanciulli del paese che pregavano nella Chiesa. L'evento miracoloso è stato riconosciuto dal Papa Paolo VI il quale proclamò di incoronare con corona d'oro l'immagine della Vergine Maria avvocata nostra eseguita dal Chiari di Roma.

Chiesa di Sant'Agata

La chiesa di Sant'agata si erge sull'altura piu alta di Prossedi e domina dall'alto l'intero nucleo abitativo. La sua costruzione è cominciata presumibilmente nel 1788 come ampliamento della chiesa precedente edificata nel 1655. Infatti questa chiesa era insufficiente a ricevere l'intera popolazione e dunque era necessaria la costruzione di una chiesa piu capiente che potesse rispondere alle esigenze religiose del popolo. Così, gia nel 1802 la chiesa era stata innalzata nel suo interno di 40 palmi ed erano gia state costruite le cappelle. La fabbrica venne interrota a piu riprese per mancanza di fondi. il Progetto iniziale prevedeva la spesa di oltre 6000 scudi e nonostante i contributi da parte del papa Pio VI che ne aveva elogiato il progetto, i lavori rimasero incompiuti per piu di 25 anni. Al fine di agevolarne il compimento venne fatto un nuovo progetto che, scartando il gettito dell'enorme volta delineata nel primo, ridusse la spesa a termini piu discreti. La costruzione è stata terminata nel 1829 e venne dedicata a Sant'Agata vergine e martire.

Chiesa di S. Agata
Di stile neoclassico, essa sorge all'interno del nucleo del paese e si affaccia su piazza XI febbraio. Il prospetto principale sulla piazza si caratterizza per una massa muraria elementare di notevoli dimensioni. Nelle sue dimensioni, insieme al castello baronale, ci permette di individuare l'immagine del paese.

La pianta è a croce greca, con absidi e cappelle negli angoli della croce, probabilmente trova il suo modello nell'attuale sacrestia, di origine posteriore alla chiesa. L'organismo della sacrestia manifesta nell'impianto e nello stile, una riassunzione dei modelli cinquecenteschi soprattutto nel portico d'accesso dove troviamo paraste in pietra e costolature che ne innervano la copertura a cupola. L'interno della chiesa ripete i motivi del portico della sacrestia, è coperto cun una cupola emisferica posta all'incrocio dei braccci e da volte a botte che si innestano du un fregio. La ricchezza di particolari decorativi costituiti da costoloni circolari nella volta e da nervature nella cupola arrichhita da fregi floreali, accentua e allo stesso tempo appesantisce il valore elementare. Nel corso degli anni è stata sottoposta a diversi restauri, l'ultimo avvenuto nel 2005.

All'interno della chiesa una iscrizione recita così:

TEMPLUM HOC DIVAE AGATHAE VIRGINI ET MARTIRI TITULARI ET PATRONAE DICATUM ANNO DOMINI MDCCCVII

(Questo tempio è dedicato a Sant'Agata Vergine e Martire titolare e patrona Anno del Signore 1807)


La parte inferiore della cupola è circondata invece da questa iscrizione:

STANS B. AGATHA IN MEDIO CARCERIS EXPANSIS MANIBUS ORABAT

(La beata Agata mentre entrava all’interno del carcere pregava con le mani aperte)

Questa iscrizione si rifà agli atti del martirio di Sant'Agata. Su questa frase, in oltre, si basa il canto composto da Filippo Tarallo presumibilmente nel 1908. Questo inno a Sant'Agata viene cantato dalle Clarisse di Catania al passaggio della processione del pusto della Santa Patrona Catanese.
Busto ligneo di Sant'Agata

Orologio Pubblico

Elemento caratteristico del borgo prossedano è il portale d'accesso al centro storico sovrastato dal grande orologio pubblico. L'arco di accesso, in pietra bugnata è inquadrato da quattro lesene e sovrastato da una cornice sulla quale s'imposta un elemento di raccordo in cui è inserita una scritta (S.P.Q.P), chiusa lateralmente dal proseguimento delle lesene, tale elemento fa da base ad un altro corpo in muratura, di ampiezza minore, dove è inserito l'orologio; a concludere la struttura è posta una di coronamento. Sin dall'antichità, la sua funzione era quella di regolare la vita dei cittadini. L'attuale struttura dell'orologio risale al 1899. Fu costruito dalla ditta Federico Uccelli di Milano e costò 880 Lire. La compera del nuovo orologio è andata a sostituire quello bisecolare che non era più in grado di funzionare e che meritava di essere rimpiazzato anche perché essendo esposto sulla piazza pubblica era diventato il mito dei viaggiatori forestieri che passano sull'adiacente via. E' sicuramente di almeno duecento anni precedente l'esistenza di un orologio pubblico a Prossedi.

Oggi l'orologio è funzionante grazie ad un sistema computerizzato acquistato nel 1987. Nei tempi antichi, quando era l'orologio pubblico a regolare la vita cittadina, esisteva la figura del regolatore dell'orologio pubblico incaricata del suo corretto funzionamento. Nella parte retrostante l'orologio, quella verso il centro storico, è presente il quadrante di un vecchio orologio meccanico che risale presumibilmente al 1500. Non si tratta di un orologio solare dato il suo orientamento.

Bibliografia

  • Prossedi - Lo Statuto, Franco De Angelis (1984)
  • Pisterzo - Prius Tertium, Franco De Angelis (1986)

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