GUIDA  Palagianello

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IL NOME
 
Per quanto riguarda il toponimo non è facile stabilire l'origine del nome
 
“PALAGIANELLO”
 
È doveroso premettere che nel presente lavoro non v’è pretesa alcuna di ricercare scientificamente l’etimologia del nome, perciò si riportano acriticamente alcune interpretazioni, lasciando agli studiosi di cose medievali e classiche il compito di approfondirne l’origine ed il significato.
 
Alcuni studiosi parlano di forma diminutiva di PALAGIANO ( ).
 
Secondo P. Adiuto S. Putignani
 
 
“non si può parlare dell’una (Palagiano) senza pensare all’altra (Palagianello), perché un nome chiama l’altro, essendo il secondo diminutivo del primo( ).
 
 
Divergente la spiegazione di Saverio La Sorsa e di P. Primaldo Coco( ) che fanno derivare da “Palavius” il nome Palagiano e da “Gallius”  quello di Palagianello( ).
 
Giovanni Colella parlando di Palagiano e Palagianello, dice che:
 
 
“ricordano indubbiamente un gentilizio PALAVIUS, donde PALAVIANUM o PALAGIANUM, nomi ben noti all’onomastica romana. Si ha menzione di questi paesi già nell’alto medio evo”( ).
 
 
Non può in ogni modo sfuggire la circostanza interpretativa del Coco, del Colella e del La Sorsa (Palavianum) e del Putignani (Rus-Palagi-Palagi-anus) sull’origine rurale dei casali e dei paesi del Salento sorti a seguito della diffusione e riorganizzazione del latifondo durante l’impero romano, i cui nomi hanno radice gentilizia, patrizia o legionaria seguiti dal suffisso “anus”; anche se, poi, il Putignani indulge ad un’etimologia mitica Pa(l)agiano, derivandola da Pa(n)agiano, dal nome del dio Pan, protettore dei pastori, cui originariamente era dedicato un tempietto attorno al quale sarebbero sorte abitazioni pastorali, con successivo mutamento di “”Pan” in “Pal”.
 
Per dovere di cronaca non si vuole tralasciare una interpretazione suggestiva ed alquanto elaborata che vuole Palagiano derivato da Pale-Giano: in latino Pales (dea delle messi e della pastorizia) e Janus (dio bifronte della saggezza e della preveggenza), vale a dire un Rus (campo) Pagus (villaggio rurale) essenzialmente legato all’agricoltura ed alla pastorizia.
 
Gli storici di Palagiano Vincenzo Cetera e Giovanni Carucci, a proposito del toponimo Palagiano fanno delle ipotesi.
 
Il primo, vale a dire Vincenzo Cetera, non esclude che
 
 
Palagiano trae il proprio toponimo dal greco (παλιος-σχηνή) “Palaios-Schenè”, cioè “Antico accampamento”, antica dimora, o anche παλαιος-γανος (Palaigànos) antico ristoro( ),
 
 
mentre il secondo, ovvero Giovanni Carucci, è dell’avviso che
 
 
il nome Palagiano è sicuramente di origine greca
 
 
e, nell’esporre il risultato delle sue ricerche,  formula alcune ipotesi concludendo
 
 
che Palagiano sia stata originariamente denominata Пάλαιόν  Фάληρον  (pr. Palaiòn Farelon = porto antico) dal toponimo di una località a sud di Atene che ancora oggi si chiama Palaiòn Faliron e che è per l’appunto l’antico porto di Atene, ad Ovest del quale è situato oggi il nuovo porto di Atene, denominato Neòn Faliron. ( ).
 
 
Infine, alle ipotesi fin qui elencate v’è da aggiungerne una nostra, poiché si propende a dare una connotazione rurale al nome Palagiano, non bisogna dimenticare che esso oltre ad essere poco lontano da Taranto (città magno-greca) fu dominato dai bizantini fino ad epoca normanna, per questo non v’è da escludere, secondo noi, un’ascendenza greca che potrebbe risultare dall’unione delle parole:
 
παλαιός (vecchio) υομός (pascolo), donde παλαιό - υομός = ПΑΛΑΙΑΝΟΜΟΝ latinizzato in PALAJAN(OM)UM - PALAJANUM.
 
 
LO STEMMA
 
DALLA RIAPPROPRIAZIONE DEL TERRITORIO AL RECUPERO DELLA DIGNITÀ DELL’ÀRME( )
 
 
Durante la dominazione aragonese, nell’ambito del riordino delle province del regno, furono inventati gli stemmi che le distinsero e le disegnarono nel linguaggio grafico del blasone; nel tempo si diffuse l'uso e nel 1600 tutte le Terre e le città ne furono dotate ( )
 
Da sempre la concessione dello stemma comunale è stato disciplinata dalle leggi.
 
Intanto è da affermare che la rivoluzione francese, con le leggi 25 settembre e 16 ottobre 1791, sancì l’iconoclastia degli stemmi.
 
Da Napoleone in poi, rifacendosi ai primitivi modelli, i blasoni furono disciplinati da norme legislative che condussero alla costituzione della Commissione del Sigillo in Francia e alla Consulta Araldica in Italia.
 
Dopo la proclamazione del Regno d’Italia, fu emanato il R.D. 10 ottobre 1869, n. 5318 che, con richiamo all’art. 79 dello Statuto Albertino, istituì la Consulta Araldica, per dare parere al Governo in materia di titoli gentilizi, stemmi ed onorificenze.
 
Nel decreto suddetto e nel Regolamento 8 maggio 1870 gli stemmi comunali non sono presi in considerazione, tuttavia, essi si intendono come un dato di fatto e di diritto, tanto che, in relazione all’art. 24 del Regolamento del 1870, la Consulta dettò le regole alle quali gli ornamenti esteriori degli stemmi dovevano conformarsi.
 
Il R.D. 5 luglio 1896, n. 314, il cui art. 72, peraltro, istituì il Libro araldico degli Enti morali, chiari che gli stemmi comunali dovevano essere governati dalle leggi araldiche.
 
I Comuni possono servirsi
 
 
dell’àrme o simbolo ad essi riconosciuti, giusta le norme dettate dal regolamento tecnico araldico per l’ornamentazione degli stemmi,
 
 
a norma del R.D. 13 aprile 1905, n. 234, il quale stabiliva, anche, la foggia della corona di Città, di Comune, di Provincia e di altri Enti morali.
 
Successivamente la materia fu regolata dalle seguenti disposizioni di legge:
 
R.D.L. 20 maggio 1924, n. 442, contenente norme per la disciplina e l’uso dei titoli ed attività nobiliari;
 
R.D. 21 gennaio 1929, n. 61, che approva l’Ordinamento dello Stato nobiliare italiano;
 
R.D. 9 ottobre 1930, n. 1404, che apporta modifiche al decreto n. 61;
 
R.D. 12 ottobre 1933, n. 1440, concernente l’istituzione del <capo littorio>; successivamente abrogato con D.Lgt. 10 dicembre 1944, n. 394, con conseguente revoca di ogni relativa concessione. Tale figura araldica fu, quindi, tolta dagli stemmi che la contenevano, ed in essi il campo dello scudo è coperto interamente dalle insegne del titolare dello stemma;
 
D.L. 6 giugno 1943, n. 651, che approva il nuovo Ordinamento dello Stato nobiliare italiano il cui art. 31 prevede che
 
 
Gli stemmi delle Provincie e dei Comuni non possono essere modificati. Essi hanno la forma cosiddetta sannitica, con la corona e le ornamentazioni prescritte, senza sostegni o tenenti o motti, salvo antiche e provate concessioni. La forma degli antichi gonfaloni non potrà essere modificata;
 
 
R.D. 7 giugno 1943, n. 652, che approva il Regolamento per l’esecuzione del decreto n. 651;
 
Subito dopo il recupero, sia pure parziale, del territorio( ), che come detto, unitamente alla popolazione ed alla personalità giuridica sono gli elementi essenziali senza dei quali un Comune non ha ragione di essere, il Consiglio comunale, giacché il nome fu sempre conservato, nella considerazione del fatto che da sempre lo stemma è stato ritenuto come il simbolo, quasi l’incarnazione del territorio, poiché nell’emblema è condensata tutta la storia della gente locale, ne deliberò l'adozione, non solo in ricordo delle vicende passate, ma, soprattutto, per onorare, restituire dignità e ridare personalità al Comune ricostituito.
 
Non essendovi traccia tra gli atti conservati nell'archivio comunale, fin dal 1911 fu affidato incarico al Presidente della Consulta Araldica in Napoli, conte Francesco Benazzi, affinché identificasse lo stemma che, poi, fu individuato in quello che era stato proprio dell'Università (Comune) di Palagianello.
 
Il bilancio( ) di "Introiti ed Esiti", formato "Li 5 febraro 1743" dal Sindico, ed eletti al Governo della Magnifica Università del Casale di Paligianello", fornisce la documentazione iconografica (Fig. 1) dello stemma di Palagianello; il sigillo impresso in calce ad esso fu ripreso e, opportunamente modificato per adeguarlo alle norme araldiche, restituito al Comune di Palagianello cui spettava, e spetta, il diritto di farne uso.
 
Quell'impronta è anche riportata in calce alla "Releva" di "..tutti li corpi stabili, Annue rendite, cenzi, ed animali...", che i Caracciolo, feudatari dell'epoca, possedevano "...nel sudetto Casale nostra Patria..." eseguita dal Sindaco ed eletti "Li 17 febo 1743".
 
Abbiamo avuto la possibilità di prendere visione di quest’ultimo sigillo il quale è fedele alla descrizione a suo tempo fatta dal Presidente della Consulta Araldica, poiché l'impronta riporta una mucca pascente su un prato, con vitello poppante, nella parte superiore un Angelo con ali spiegate ed in quella inferiore il motto: "Medicina Dei".
 
La forma attuale dello stemma fu sancita il 4 agosto 1913 con deliberazione del Consiglio Comunale n. 48, mediante la quale fu riconosciuto ed adottato.
 
Successivamente, con Decreto Ministeriale del 2 settembre 1914, trascritto nel libro araldico degli Enti Morali, al Volume I, pagina 38, il giorno 6 settembre 1914, il Comune di Palagianello ottenne l'autorizzazione a farne uso.
 
In quel Decreto lo stemma è descritto
 
 
"di azzurro alla mucca pascente col vitello poppante, il tutto d'argento". Motto: "MEDICINA DEI".
 
''''
 
Laddove Medicina Dei, dall'ebraico Raph-El (Raffaele) vale a dire Medicina di Dio, oppure Dio risana, oppure Dio guarisce - va riferito all'Arcangelo San Raffaele, forse, all'epoca, patrono di Palagianello.
 
Secondo le regole araldiche - le quali suddividono le figure degli scudi in "Araldiche" (partizioni, pezze onorevoli e pezze araldiche), in "Naturali" (tratte dall'antropologia, dalla fauna, dalla flora, dall'astrologia, ecc.) ed in "Ideali" (tratte dalla mitologia, dall'angiologia, ecc.) -la figura dello stemma di Palagianello appartiene a quelle così dette "naturali", infatti, vi sono rappresenti la mucca ed il vitello (fauna) ed il prato (flora), mentre, sempre secondo le regole araldiche, il colore azzurro rappresenta il firmamento e l'oceano ed esprime amore e gelosia; l'argento, invece, rappresenta la luce e l'aria fra gli elementi.
 
A conclusione di queste brevi note sullo stemma, è opportuno far osservare che i Comuni hanno l’obbligo di vigilare affinché l’emblema comunale non sia usato da enti diversi o da persone, stante il fatto che il simbolo spetta, di diritto, esclusivamente all’Ente Comune e l’uso di chi non abbia titolo lede il diritto di dominio da parte del Municipio, il quale ha la facoltà di impedirne l’uso ogni volta che lo crede( ).
 
 
  
 
==Dove Mangiare==
 
==Dove Mangiare==
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==Bibliografia==
 
==Bibliografia==
 
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*''L'insediamento rupestre di Palagianello - Le chiese, Roberto Caprara'', Il Divide (1981)
CAPRARA, Roberto - L'Insediamento rupestre di Palagianello - Le Chiese - Il Divide - Firenze - 1981
+
*''Quaderno n.1 - Il territorio di Palagianello nell'agro di Palagiano'', Vito Vincenzo Di Turi, Tipolitografia Policarpo (1988)
 
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*''Quaderno n.1 - Le chiese, Vito Vincenzo Di Turi'', Tipolitografia Policarpo (1989)
DI TURI, Vito Vincenzo - Quaderno -N. 1 "- Il Territorio di Palagianello nell'agro di Palagiano" – Tipolitografia Policarpo- Castellaneta-1988.
+
*''Quaderno n.3 - Cessi da ora la prestazione della gallina (Sentenza  
 
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della Commissione Feudale del 20 giugno 1810)'', Vito Vincenzo Di Turi, Tipolitografia Policarpo (1990)
DI TURI, Vito Vincenzo  - Quaderno -N. 2 "Le Chiese".-Tipolitografia Policarpo - Castellaneta- 1989.
+
*''Delle terre civiche e dei demani comunali in un piccolo comune meridionale (vicende e faccende)'', Vito Vincenzo Di Turi, Tipolitografia Policarpo (1998)
 
+
*''Evoluzione urbanistica ed edilizia di Palagianello'', Vito Vincenzo Di Turi, Tipolitografia Policarpo (1998)
DI TURI, Vito Vincenzo  - Quaderno -N. 3 - "Cessi da ora la prestazione della gallina" – (Sentenza  
+
*''Appunti di vita politico-amministrativa palagianellese'', Vito Vincenzo Di Turi, Tipolitografia Policarpo (2001)
della Commissione Feudale del 20 giugno 1810) - -Tipolitografia Policarpo - Castellaneta- 1990.
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*''I Demani comunali di Palagianello nei documenti del XIX secolo'', Vito Vincenzo Di Turi e Roberto Palmisano, Tipolitografia Policarpo (1985)
 
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*''Palagianello: Note storiche e documenti'', Vito Vincenzo Di Turi e Roberto Palmisano, Tipolitografia Policarpo (1985)
DI TURI, Vito Vincenzo - -"Delle terre civiche e dei demani comunali in un piccolo comune meridionale”- (Vicende e Faccende)- Tipolitografia Policarpo - Castellaneta- 1998.
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*''Palagianello: le origini, il feudo'', Roberto Palmisano, Mottola, Stampasud (1994)
 
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DI TURI, Vito Vincenzo  -“Evoluzione urbanistica ed edilizia di Palagianello” - Tipolitografia Policarpo - Castellaneta- 1998.
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DI TURI, Vito Vincenzo  - -“Appunti di vita politico-amministrativa palagianellese”- Tipolitografia Policarpo - Castellaneta- 2001
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DI TURI, Vito Vincenzo -  PALMISANO, Roberto – "I Demani comunali di Palagianello nei documenti del XIX sec." - Tipolitografia Policarpo Castellaneta – 1984;
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DI TURI, Vito Vincenzo - PALMISANO, Roberto-“PALAGIANELLO: Note storiche e documenti.” Tipolitografia Policarpo - Castellaneta-1985;
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PALMISANO, Roberto-"Palagianello- Le origini- Il feudo"-Mottola, Stampasud, s.d.
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*''Palagianello. Storia e progetto. Tutela e uso del suo territorio'', Francesco Blandino, Ed. Jason (2000)  
 
*''Palagianello. Storia e progetto. Tutela e uso del suo territorio'', Francesco Blandino, Ed. Jason (2000)  
  
 
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Versione delle 11:40, 18 mar 2009

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Indice

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  • Ristorante Esedra, Via Fiore
  • Ristorante La Strega, Via Bandiera, 53

Biblioteche

  • Biblioteca Civica, Via D'Azeglio
Santuario Madonna delle Grazie durante il restauro

Informazioni Utili

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Bibliografia

  • L'insediamento rupestre di Palagianello - Le chiese, Roberto Caprara, Il Divide (1981)
  • Quaderno n.1 - Il territorio di Palagianello nell'agro di Palagiano, Vito Vincenzo Di Turi, Tipolitografia Policarpo (1988)
  • Quaderno n.1 - Le chiese, Vito Vincenzo Di Turi, Tipolitografia Policarpo (1989)
  • Quaderno n.3 - Cessi da ora la prestazione della gallina (Sentenza

della Commissione Feudale del 20 giugno 1810), Vito Vincenzo Di Turi, Tipolitografia Policarpo (1990)

  • Delle terre civiche e dei demani comunali in un piccolo comune meridionale (vicende e faccende), Vito Vincenzo Di Turi, Tipolitografia Policarpo (1998)
  • Evoluzione urbanistica ed edilizia di Palagianello, Vito Vincenzo Di Turi, Tipolitografia Policarpo (1998)
  • Appunti di vita politico-amministrativa palagianellese, Vito Vincenzo Di Turi, Tipolitografia Policarpo (2001)
  • I Demani comunali di Palagianello nei documenti del XIX secolo, Vito Vincenzo Di Turi e Roberto Palmisano, Tipolitografia Policarpo (1985)
  • Palagianello: Note storiche e documenti, Vito Vincenzo Di Turi e Roberto Palmisano, Tipolitografia Policarpo (1985)
  • Palagianello: le origini, il feudo, Roberto Palmisano, Mottola, Stampasud (1994)
  • Palagianello. Storia e progetto. Tutela e uso del suo territorio, Francesco Blandino, Ed. Jason (2000)