GUIDA Rodengo Saiano/Abbazia Olivetana di San Nicola
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Versione delle 00:05, 8 ott 2013
Dell’ abbazia Olivetana di San Nicola di Rodengo Saiano, si ha notizia fin dal X secolo, quale fondazione da parte dell’Abate Oddone che a Cluny, aveva dato inizio ad un movimento di riforma della vita monastica, secondo le regole di San Benedetto da Norcia. Il complesso ha quasi mille anni di storia. Quella che è arrivata a noi è l’Abbazia ricostruita a partire dalla metà del XV secolo. Ai benedettini Olivetani provenienti da Monte Oliveto (Siena), nel 1446 venne affidato il priorato di Rodengo, in sostituzione ai Benedettini cluniacensi che avevano fondato il monastero quattrocento anni prima.
La Chiesa attuale con il pregevole coro intarsiato fu consacrata nel 1490. La facciata della Chiesa è molto semplice , ma ha conservato l’aspetto originario. La forma lobata della grande finestra è del 700, e l’attuale affresco della lunetta sopra il portone d’entrata risale all’inizio 800.
Gli Olivetani rimasero a San Nicola di Rodengo fino alla soppressione del 2 Settembre 1797, attuata dal governo della Serenissima.
Da quel tempo si son o perse le tracce dei preziosi volumi della ricca biblioteca e dell’archivio. Ne segui un periodo di degrado.
Il ritorno degli Olivetani nell’Abbazia, l’8 Settembre 1969, è stato auspicato e fortemente voluto da Papa Paolo VI°, che per essere nativo di Concesio, ben conosceva per averla visitata più volte, il degrado dell’Abbazia.
L’INTERNO DELLA CHIESA:
L’estesa decorazione delle volte e delle pareti è di pregevole opera barocca, comunque con lavorazione sulle strutture murarie del gotico originario, restate sostanzialmente intatte. Tra il 1725 e il 1731, l’Abate bresciano Flaminio Marino, chiamò diversi pittori, per abbellire la Chiesa e l’olivetano Ambrogio Fumagalli, da un suo disegno creò le vetrate della facciata e della navata.
Entrando in chiesa sulla destra troviamo una navatella con un serie di cappelle, nelle quali predomina l’opera pittorica di Giovanni Battista Sassi.
Nel presbiterio è di ottima fattura l’altare datato 1688. Sulle pareti si fronteggiano due cantorie sopra le quali a destra c’è l’organo e a sinistra è affrescata Santa Cecilia, il dipinto è stato attribuito a Barbelli, il quale ha dipinto anche la secrestia. Al centro dell’abside è dipinta una pala con la Madonna e il Bambino e i Santi Nivola e Benedetto, ai lati due medaglioni con i miracoli di San Nicola.
Splendido il coro paziente opera d’intarsio commissionata, commissionata nel 1480, al pavese intarsiatore Cristofaro Rocchi. Dal coro si passa alla sacrestia attraverso la meravigliosa porta intarsiata opera dell’olivetano Fra Raffaele da Brescia (1479-1539). Gli affreschi della volta recentemente sono stati attribuiti a Giangiacomo Barbelli (1606 -1656). Al centro la SS. Trinità, adorata da San Benedetto e San Nicola, dal Beato Bernardo Tolomei, Santa Scolastica e Santa Francesca Romana. Nelle undici lunette sono affrescati episodi della vita di San Benedetto.
Galleria Foto
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I TEMPLARI
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I CHIOSTRI:
Sono ben tre i chiostri dell’Abbazia, così denominati: Chiostro della Cisterna, Chiostro del 400 e Chiostro del 500 a colonnati sovrapposti
Chiostro della Cisterna E’ un chiostro Olivetano forse sorto su un precedente chiostro culniacense più modesto. Su questo chiostro si affaccia l’Aula Capitolare, attualmente usata come cappella. Alla parete dell’altare c’è l’affresco del Cristo risorto opera di Pietro Marone, realizzato nel 1599, per terra subito dopo l’entrata il sepolcretto dove nei tempi passati venivano deposti i monaci. Tornati nel chiostro si possono ammirare alcune antiche meridiane ora restaurate.
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Chiostro del 400
Dal Chiostro della cisterna si passa al chiostro del 400, con capitelli scolpiti e sulle colonne ad angolo sono scolpiti gli stemmi olivetani. Le colonne e i capitelli di questo chiostro sono stati in tempi recenti fonte di studi per alcuni “simboli” incisi, in quanto attribuiti alla presenza nell’Abbazia dei “Templari” (Vedi foto articolo “Focus”)
Voltando le spalle al cancello d’entrata, si può ammirare la splendida prospettiva elaborata da Giuseppe Castellini nel 1720.
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Chiostro del 500 detto anche Chiostro Grande
E’ il più imponente di tutta l’Abbazia.
Trentotto archi al piano terra e cinquantasei al piano superiore. Impreziosito sul lato sud da un splendido cornicione con maioliche invetriate. Nelle cornici in cotto che segnano gli archi si intravedono ancora affreschi di Abati e monaci. Al centro del prato è posta una magnifica pergola in ferro battuto.






