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Foto Prossedi:
2012, 2009, 2008
Panorama di Prossedi

Prossedi è situato nel Lazio in Provincia di Latina, è un comune di 1238 abitanti costituito dal borgo capoluogo e dalla frazione di Pisterzo, distante circa 8 km. Il paese sorge su una collina balcone che si affaccia sulla valle dell'Amaseno.

A livello economico, Prossedi è ricco di coltivazioni ad ortaggi, oliveti, vigneti. Il territorio è per di più collinare e montuoso, L'unica zona pianeggiante è quella dove emerge il fiume Amaseno e qualche altra sorgente. L'ambiente prossedano si caratterizza per lo svolgimento di una vita estremamente tranquilla.

Confina con i comuni di: Maenza, Roccasecca dei Volsci, Priverno, Amaseno, Villa Santo Stefano e Giuliano di Roma.

Indice

Storia

Portale principale di accesso al centro storico

Già nel periodo pre-romano vennero riscontrate tracce di insediamenti umani, nel territorio di Prossedi. Tali tracce, purtroppo, non sono testimoniate da fonti scritte ma da una escursione effettuata sull'altopiano del Borgo si è rivelata l'esistenza di antichi muri, realizzati con pietre di piccole dimensioni che dovevano costituire primitive abitazioni oppure un muro in difesa di un Pagus. Una struttura residenziale sorse probabilmente nel territorio prossedano, dove sono stati ritrovati una cospicua quantità di oggetti in terracotta e resti di colonne, forse di un tempio votivo.

Secondo la leggenda, Prossedi sarebbe sorto a seguito della distruzione di Privernum avvenuta per opera dei Romani nel 341 a.C. allorché vi si rifugiarono alcuni fuggiaschi. Più accreditata è l'ipotesi secondo la quale Prossedi è stato fondato da sei famiglie della Privernum antica che si rifugiarono nel VII secolo d.C. su una collina non molto lontana dal paese natio, dalla quale si poteva controllare l’intera valle dell’Amaseno, attraversata molto spesso da nemici ed eserciti stranieri. Questi fuggiaschi costituirono un piccolo villaggio, primo nucleo abitati di Prossedi, chiamato prima "Castrum" e successivamente "Persei" (dalle sei famiglie privernate che lo fondarono). Di questo fatto si trova testimonianza scritta nel libro La Regia, & antica Piperno di Fra Teodoro Valle da Piperno del 1673 dove si legge che a seguito della distruzione della città, che si trovava in pianura, i suoi abitanti si divisero formando nuovi nuclei abitativi e così nacquero in collina i paesi di Maenza, Roccagorga, Prossedi, Sonnino e Asprano. Nel corso dei secoli il nome “Persei” venne sostituito da "Proxeudi" con probabile riferimento al verbo greco Proséidon,"guardare verso"; sicuramente in riferimento alla posizione strategica del paese, dalla cui altura si gode, ancora oggi, della veduta di tutta la valle dell’Amaseno.

La prima fonte storica relativa a Prossedi risale al 1125, anno in cui il paese fu dato alle fiamme dalle truppe del Pontefice Onorio II. La storia del paese è stata segnata da continui passaggi di proprietà tra le famiglie nobiliari. L'ultima famiglia alla qualche appartenne Prossedi fu la famiglia Gabrielli che lo acquistò dalla famiglia Altieri nel 1758. Con chirografia del 1 ottobre 1762 Angelo Gabrielli ottenne dal Papa Clemente XIII il titolo di principe riunendo i feudi di Prossedi, Pisterzo e Roccasecca dei Volsci in un unico principato. Placido Gabrielli fu il quarto e ultimo principe di Prossedi; il quale Il 2 gennaio 1856 a Parigi si unisce in matrimonio con Augusta Bonaparte, sua cugina. La madre di Placido ed il padre di Augusta sono fratello e sorella ed entrambi figli di Luciano il fratello di Napoleone I. Dal loro matrimonio non nacquero figli e quando Placido morì il 3 settembre 1911 il patrimonio passò alla famiglia Del Gallo di Roccagiovine.

Il centro storico, nonché nucleo originario del paese, si estende con una forma a "ferro di cavallo". Il primo nucleo medievale, con un impianto stradale curvilineo e irregolare si sarebbe formato intorno alla chiesa di San Nicola (XIV secolo) ed al primitivo castello. Il paese è cinto da mura castellane in buono stato e difeso da 6 torri. Nelle epoche passate all'interno delle mura si trovavano anche appezzamenti di terra utilizzati per le attività agricole che successivamente, con l’incremento demografico, vennero trasformati in nuovi spazi edificabili. Lo sviluppo edilizio si concluse quando il tessuto urbano assorbì tutti gli spazi edificabili, arrivando con le ultime case ad inglobare le stesse mura ad eccezione di una stretta fascia a sud-est del paese. L’ingresso al paese veniva garantito da due Porta: la Porta Principale e la Porta Nuova. La porta principale si affaccia sul lato sud-est del paese in corrispondenza di Piazza Umberto I. Da essa si accede a Piazza Plebiscito, caratteristica piazzetta che presenta sul lato destro due archi uno dei quali successivamente chiuso, che formavano un grazioso portico probabilmente sede del dazio in epoca medievale. La porta fu inserita negli edifici circostanti inglobando in parte il suddetto portico. Con la creazione della provincia di Littoria, Prossedi entra a far parte della novantatreesima provincia italiana.

Piazza del Plebiscito

Da Vedere

  • Chiesa di San Nicola
  • Chiesa di Sant'Agata
  • Palazzo Baronale
  • Palazzo delle carceri
  • Chiesa della Strammetta
  • Chiesa della Madonna delle Grazie
  • Fontana dei Papi

Chiesa di San Nicola

Chiesa di San Nicola

Nel centro storico, lungo Via Roma troviamo la Chiesa di San Nicola, di stile Romanico. Ubicata entro le mura castellane dell'antico borgo di Prossedi, è stata costruita nel secolo XIII in onore di San Nicola ed è la chiesa più antica nel territorio comunale. Nel corso degli anni si arrivò a trascurarla, tanto che nel 1846, il vescovo della diocesi di Frosinone, decise di emettere un decreto di chiusura al culto poiché essa rischiava di crollare ed era divenuta stalla di animali. Grazie all'interessamento di alcuni prossedani ed a quello dei religiosi la chiesa non fu chiusa. Nel 1900 il giovane vice parroco don Salvatore Baldassarra si adoperò per coinvolgere tutta la popolazione ed il principe Placido Gabrielli nei lavori di restauro. La popolazione ed il principe risposero ognuno con le proprie possibilità finanziarie e così nella prima metà dell'anno 1902 la chiesa venne riaperta al culto. L’ultimo restauro è iniziato nel 1992 ed è durato circa 11 anni.

La facciata della chiesa s'impone all'osservatore per lo splendore e la mole del portale trecentesco scolpito in pietra con molta cura. La cimasa è adornata con motivi a fogliame; ancora a fogliame è decorata tutta la parte superiore del portale poggiante su capitelli composti di forma gotico-cistercense, impostati su colonnine spezzate con rilievo sagomato al centro. Lungo l’apertura a sesto ogivale corrono sue gole adornate da rosette e figure apotropaiche. Lungo gli stipiti gravano le mensole ornate a fogliame. Il portone d’ingresso è sormontato da un bassorilievo in legno policromo raffigurante S. Nicola in abiti vescovili. Sulla facciata, al di sopra del portale regna un nobile rosone ad archetti intrecciati, con otto colonnine, di cui quattro tortiti e quattro lisce centrate su di una rosa. Tale rosone del XIV secolo, molto simile a quello dell’Abbazia di Valvisciolo, illumina la piccola chiesa assieme a cinque strette finestre sul fianco destro. L'interno della chiesa è a forma rettangolare. La copertura si presenta con arcate ogivali e travatura a vista, mentre, nella parte absidale si trovano due campate costituite da volte a crociera. L'altare domina dall'alto tutta la chiesa. Per raggiungerlo bisogna salire una scalinata in pietra (otto gradini) delimitata da una balaustra in marmo, realizzata con colonnine tortili e lisce sormontate da capitello ionico. A destra dell’altare vi è la tela di “Maria Santissima Avvocata Nostra”, meglio conosciuta come “Madonna di Vicovaro” venerata a Prossedi con particolare devozione.

A questa Immagine è legato un evento particolare: nel luglio 1863 a Vicovaro, nella provincia di Roma, la sacra immagine di Maria Santissima mosse gli occhi. In quegli anni si trovava a Prossedi il sacerdote senese Don Gaspare Olmi che, spinto dall’amore filiale verso la Madre di Dio, volle andare a venerarla a Vicavore. L’immagine di Maria gli piacque così tanto che, preso un pittore dalla vicina Roma, fece fare una copia per portarla con se a Prossedi. L’immagine sarebbe stata subito esposta nell'antica chiesa di San Nicola. Il 6 giugno 1864, davanti ad alcuni fanciulli che pregavano nella Chiesa, l'evento miracoloso si replicò anche a Prossedi; le campane suonarono a festa e tutta la popolazione accorse per assistere al prodigioso evento. In data 31 Maggio 1964 Sua Santità Paolo VI concedeva la facoltà di poter incoronare con corona d’oro l’immagine di Maria SS. Avvocata Nostra venerata nella chiesa di San Nicola.

Chiesa di Sant'Agata

La chiesa di Sant’Agata domina dall'alto l'intero nucleo abitativo di Prossedi. I documenti custoditi nell’archivio della parrocchia di Prossedi attesterebbero un culto di Sant’Agata ab antiquo. La costruzione dell’attuale struttura venne iniziata dal Principe Pietro Gabrielli che riteneva poco decente la chiesa allora esistente. L’architetto incaricato fu Francesco Rust al quale venne affidata anche l’edificazione del palazzo delle carceri. Il progetto del Rust prevedeva una spesa di oltre 50000 scudi. Il peggio fu che si volle demolire la chiesa vecchia, inducendo la necessità di proseguire la costruzione della nuova. L’invasione francese e l’esiguità di fondi messi a disposizione per la realizzazione della nuova collegiata, malgrado vi contribuissero la comunità di Prossedi, il Principe e diverse confraternite, non consentirono l’avanzamento della fabbrica che venne abbandonata per 25 anni. La chiesa venne successivamente realizzata sulla base di un nuovo progetto che ridusse la spesa a termini più discreti.

Chiesa di S. Agata
Di stile neoclassico, essa sorge all'interno del nucleo del paese e si affaccia su piazza XI febbraio. Il prospetto principale sulla piazza si caratterizza per una massa muraria elementare di notevoli dimensioni. Nelle sue dimensioni, insieme al castello baronale, ci permette di individuare l'immagine del paese.

La pianta è a croce greca, con absidi e cappelle negli angoli della croce. Anche la sacrestia è un organismo a pianta centrale costituito da una croce greca ove all’incrocio delle due braccia si determina un ambiente circolare coperto a cupola. L'organismo della sacrestia manifesta nell'impianto e nello stile, una riassunzione dei modelli cinquecenteschi soprattutto nel portico d'accesso dove troviamo paraste in pietra e costolature che ne innervano la copertura a cupola. L'interno della chiesa, che ripete i motivi del portico della sacrestia, è coperto con una cupola emisferica posta all'incrocio dei bracci e da volte a botte che si innestano su un fregio. Sopra la cornice d’imposta, in corrispondenza dei tre bracci, si aprono tre grosse finestre semicircolari, mentre il braccio principale che si conclude con l’abside, presenta una finestra circolare. La ricchezza di particolari decorativi costituiti da costoloni circolari nella volta e da nervature nella cupola arricchita da fregi floreali, accentua e allo stesso tempo appesantisce il valore elementare. Nel corso degli anni è stata sottoposta a diversi restauri, l'ultimo avvenuto nel 2005.

All’interno della chiesa sono conservate opere di notevole valore storico – culturale. La pala d’altare rappresenta il martirio di Sant’Agata: la grande tela di cm 400 x 220 è stata dipinta a Roma nel XIX secolo e donata alla chiesa da Pio IX in occasione di un suo viaggio a Gaeta. La giovanissima Santa è inginocchiata, mentre uno sgherro con una grossa tenaglia, si accinge a tagliarle il seno scoperto. In alto a sinistra è la solenne figura di Giove, mentre a destra, seduto in trono Quinziano circondato dai componenti del tribunale. Il busto reliquiario di Sant’Agata, in legno scolpito e policromato, è un’opera della fine del XVII secolo. All’interno della chiesa è conservato un frammento osseo della gamba della Santa, giunto da Catania nel 1987. Nella sacrestia è conservato un bellissimo confessionale del XVII secolo in legno scolpito donato alla chiesa dal principe Gabrielli. Di notevole pregio è il coro ligneo del XVIII secolo costituito da dodici sedili ed inginocchiatoi nella parte superiore e da quattro sedili con mensole nella parte inferiore. Ogni dossale è ornato al centro con una rosetta ed è separato dagli altri da paraste e dai braccioli ricurvi. Nella cappella alla sinistra dell’altare è conservata la tela dell’annunciazione del XVII: la vergine è presso un tavolo, su cui poggia un libro, e si volge meravigliata all’angelo che accenna verso l’alto, dove appare la colomba dello Spirito Santo circondata da angeli. Nella cappella di destra si trova la tela raffigurante la Madonna del rosario di scuola napoletana realizzata nel XVIII secolo: la vergine e il figlio vengono adorati dai Santi Domenico e Rosa, tutt’intorno in altrettanti quadretti i quindici misteri del rosaio e l’immagine di due Santi. Molto bella è la colonna tortile, utilizzata per il cero pasquale, posta presso l’altare. Si tratta di una colonna tortile fornita di basamento e di capitello, decorata con mosaici policromi. Con molta probabilità è stata eseguita dagli stessi artisti della Strammetta in quanto sul capitello è presente lo stemma dei Gabrielli. Interessanti sono la statua lignea di San Sebastiano e San Rocco e un crocifisso ligneo a grandezza naturale donato alla chiesa dal Principe Gabrielli. Sempre all’interno della chiesa è notevole il grande organo a canne eseguito nel 1861 dalla ditta Pietro Pantanella.

All'interno della chiesa una iscrizione recita così:

TEMPLUM HOC DIVAE AGATHAE VIRGINI ET MARTIRI TITULARI ET PATRONAE DICATUM ANNO DOMINI MDCCCVII

(Questo tempio è dedicato a Sant'Agata Vergine e Martire titolare e patrona Anno del Signore 1807)

La parte inferiore della cupola è circondata invece da questa iscrizione:

STANS B. AGATHA IN MEDIO CARCERIS EXPANSIS MANIBUS ORABAT

(La beata Agata mentre entrava all’interno del carcere pregava con le mani aperte)

Questa iscrizione fa riferimento agli atti del martirio di Sant'Agata. Su questa frase si basa il canto composto da Filippo Tarallo presumibilmente nel 1908 cantato dalle Clarisse di Catania al passaggio della processione del busto della Santa Patrona Catanese.
Busto ligneo di Sant'Agata

Orologio Pubblico

Elemento caratteristico del borgo prossedano è il portale d'accesso al centro storico sovrastato dal grande orologio pubblico. L'arco di accesso, in pietra bugnata è inquadrato da quattro lesene e sovrastato da una cornice sulla quale s'imposta un elemento di raccordo in cui è inserita una scritta (S.P.Q.P), chiusa lateralmente dal proseguimento delle lesene, tale elemento fa da base ad un altro corpo in muratura, di ampiezza minore, dove è inserito l'orologio; a concludere la struttura è posta una di coronamento. Sin dall'antichità, la sua funzione era quella di regolare la vita dei cittadini. L'attuale struttura dell'orologio risale al 1899. Fu costruito dalla ditta Federico Uccelli di Milano e costò 880 Lire. La compera del nuovo orologio è andata a sostituire quello bisecolare che non era più in grado di funzionare e che meritava di essere rimpiazzato anche perché essendo esposto sulla piazza pubblica era diventato il mito dei viaggiatori forestieri che passano sull'adiacente via. E' sicuramente di almeno duecento anni precedente l'esistenza di un orologio pubblico a Prossedi.

Oggi l'orologio è funzionante grazie ad un sistema computerizzato acquistato nel 1987. Nei tempi antichi, quando era l'orologio pubblico a regolare la vita cittadina, esisteva la figura del regolatore dell'orologio pubblico incaricata del suo corretto funzionamento. Nella parte retrostante l'orologio, quella verso il centro storico, è presente il quadrante di un vecchio orologio meccanico che risale presumibilmente al 1500. Non si tratta di un orologio solare dato il suo orientamento.

Bibliografia

  • Prossedi - Lo Statuto, Franco De Angelis (1984)
  • Pisterzo - Prius Tertium, Franco De Angelis (1986)

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