GUIDA Torriglia/Memorie Storiche
Memorie Storiche su Torriglia
Nel Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale (1853) Goffredo Casalis così descrive il comune:
TORRIGLIA (Turilla), capoluogo di mandamento nella pror. e div. di Genova, dioc. di Tortona. Dipende dal magistrato d'appello, intend. gen., trib. di prima cognizione, ipot. di Genova. Ha gli uffizi o insin. e di posta.
Il mandamento di cui è capoluogo, confina a ponente con quello di Savignone, a tramontana col monte Antola e col mandamento di Rocchetta-Ligure, a levante con quello di Ottone, a mezzodì col mandamento di Cicagna, e con parte del mandamento di Staglieno. Lo compongono i seguenti comuni: Torriglia capoluogo, Propata, Montebruno, Rosso e Bargagli.
Torriglia giace fra prati verdissimi, rallegrati da ruscelli correnti; su d'un terreno che si rileva a poggetti, e s'abbassa in vallicelle con grata vicenda, a greco da Genova, da cui è distante 56 chilometri. È circondalo da un monte, dal cui vertice, chiamato Colletto, situato a tramontana, si discernono ad occhio nudo la città di Genova, le due laterali riviere di levante e di ponente, le isole di Corsica e di Sardegna, il Piemonte, un tratto delle alpi, ed una parte della Lombardia.
Sono unite a questo comune le seguenti frazioni: Casaleggio, Porto, Cavorsi, Donetta, Marzanò, Bavastri, ov'è una vice-cura; Laccio, ov'è la parrocchia; Scoffer e Pentema che ha il vantaggio di una vice-cura; gli sono ancora aggregati i casolari di Falarosa, Garaventa, Riola e Scabbia-bella.
Le vie comunali sono di quelle che chiamansi mulattiere; trovansi in mediocre stato, ed alcune appena si possono praticare a piedi e con bestie da soma. Quella che è meglio mantenuta ha la sua direzione verso Genova, ed è quasi piana pel tragitto di 7 chilometri, la sua larghezza è quasi di metri 3 1/2; giunta alla Scoffera ove attraversa la bassa cresta dell'Appennino si divide in due parti, una delle quali, verso ponente, conduce ai paesi di Mornico, Davagna, Capenardo, Calvari, verso levante si dirige a Bargagli ed a Recco, ed a Montebruno, lontano undici chilometri; un'altra via scorge, verso mezzanotte a Garaventa, poi a Propata discosta un miriametro.
Le altre strade che corrono su questo territorio sono: una che fra tramontana e ponente scorge a Pentema pel tratto di 8 chilometri; un'altra verso la marina, che va a Scabbia-bella, Campi, Terosa, Riola e Falarosa nella media distanza da 5 a 8 chilometri; una terza verso ponente che tende a Vì, e alle sue dipendenze, alla media distanza da 7 a 8 chilometri; una quarta che pel monte Savagnola scorge a Fontana-buona e Chiavari; una infine, che per Trebbia ascende a Barbagelata, e si dirige a Santo Stefano d'Aveto.
Oltre il monte sopraccennato vi sorgono alcuni balzi e colli, di pochissima fertilità, i quali per altro forniscono il combustibile, il pascolo del bestiame; ed alcuni di essi sulle loro vette offrono fieno e molti castagni.
Dal borgo di Torriglia ha principio il torrente Luccio, il quale dirigendosi per Montobbio e Busalla, acquista il nome di Scrivia; al lato sinistro del borgo medesimo, in poca distanza da esso, verso levante, passato appena un colle, nasce un altro torrente, che da principio si chiama Trebbiola, e prende poscia il nome di Trebbia; vi è valicato da un ponte in pietra di un solo arco, la cui larghezza è di metri 10, e l'altezza di 12: il fiume Trebbia non vi contiene che pochi pesci di due specie, ivi chiamati volgarmente sbarberi e scagiuzzi.
I fiumi Trebbia e Scrivia sono alimentati in questo territorio da parecchie scaturigini, fra cui notiamo il Brevenna, il Larchio ed il Pentemina influenti della Scrivia, che scendono dall'Antola, dal monte Duso, e dal monte Fo; ed il Sanguinetto che dal monte Candelosso, dal monte Spina, dal Corsica e dalla Scoffera, piglia alimento colla Scrivia medesima, mentre dalla pendice opposta gli stessi monti col Prelà e col monte Bocco, danno le prime fonti al torrente Brugnego, alla Gera, ed agli inferiori affluenti della Trebbia, al Brignette ed al Longhella, che si riuniscono presso Montebruno.
Anche il Bisagno e l'Entella hanno il loro principio nel territorio mandamentale di Torriglia: il primo dal varco della Scoffera, e dal monte Candelosso; il secondo, col nome di Cavagnaro bagna al suo nascere la valle aperta ad oriente, ed entra tosto nella provincia di Chiavari, per prendervi il nome d'Entella, nome già indicato da Tolommeo, che poi cangia in quello di Lavagna dalle terre che irriga.
Il territorio, che coltivasi approssimativamente nella sua decima parte, è fertile, producendo frumento, segale, gran turco, avena, marzuoli di ogni specie, ortaggi e tartufi; fornisce eziandio ciliegi, pera, poma e prugne; il maggiore raccolto per altro, nelle buone annate, vi è quello delle castagne e del fieno; i terrazzani vendono nel Genovesato i tartufi e le castagne, quando vi sono abbondanti, ed inoltre, vitelli, pecore, capretti ed agnelli, uova, butirro e formaggio; essi provveggonsi delle derrate, di cui hanno difetto, da lontani paesi; cioè i vini dal Monferrato, i cereali dalla Lombardia, quando però vi manca il prodotto delle castagne.
La quantità del bestiame che approssimativamente si mantiene in questo comune è di 1754 bestie bovine, 102 cavalli,680 pecore, 386 capre e 22 majali. Il numero di ciascuna specie potrebbe essere maggiore, ove il prolungato inverno in queste alpestri regioni non mantenesse coperti di nevi e di ghiacci gli ubertosi pascoli.
Verso le sorgenti del Trebbia e dell'Areto, vi si rinviene asbesto biondo, di un bel lucido dorato, nel serpentino verde-scuro, in cui si veggono alcune squamette di diallaggio metalloide.
Questo grosso borgo è intersecato da vie piuttosto anguste, con due piazze, chiamate l'una Grande, l'altra del Ponte: sulla prima corrisponde la chiesa parrocchiale che dicesi costrutta da circa quattro secoli e mezzo; ha tre navate; contiene sei altari in marmo, e due a stucco; il suo pavimento è tutto in marmo in bell'ordine disposto; è dedicata a sant'Onorato vescovo d'Amiens. È da notarsi il suo campanile elevato sopra un arco. Nelle cappelle di questo tempio depone il popolo le offerte che reca spontaneamente a norma degli antichissimi usi; queste offerte consistono talora in un fascio di legna, in un cacio, un agnello, un capretto; e le donne arrecano in tributo i lavori delle loro mani, e talvolta si spogliano dei loro ornamenti per farne dono a questa chiesa. Dopo i divini uffizi tutte quelle offerte sono poste all'incanto; si trovano sempre compratori che ne fanno acquisto, ed il prodotto della vendita torna a benefizio della parrocchiale. Quest'usanza, che è quasi generale negli Appennini Liguri a tramontana, si è anche introdotta in alcune diocesi del Piemonte, e specialmente in quelle di Torino e d'Ivrea.
Vi esistono eziandio altre chiese: nel sinistro lato della facciata della prepositura è un oratorio sotto il titolo di s. Vincenzo; nel borgo sta una cappella gentilizia; in Luccio discosto un mezzo miriametro sta una chiesa succursale uffiziata da un vice-curato permanente; in Pentema distante 8 chilometri esiste una chiesa eziandio succursale uffìziata da un vice-curato fisso; in Bavastri lontano 7 chilometri è pure una chiesa succursale, uffiziata come la precedente; le borgate Cavorsi, Porto, Garaventa, Donetta, Riola, Casaleggio e Marzano, hanno ciascuna una cappella, in cui si celebrano i divini uffizi nei giorni festivi.
La cappella che trovasi in Cavorsi si vuole che fosse costrutta sette secoli fa: e v'ha chi accerta che fosse la prima fondata su queste balze.
I cimiteri nell'estensione del comune sono in numero di cinque, e tutti nella prescritta distanza dalle abitazioni; quello per altro della parrocchia di Torriglia, non è distante dall'abitato che circa 80 metri.
Ultimamente si è aperto in Torriglia un asilo in una casa privata, ove dodici fanciulle vivono col prodotto dei loro lavori, e vi ricevono un'istruzione analoga al loro sesso.
Vi sono giorni di fiera il 29 d'aprile, il 29 maggio, il lunedì precedente al giorno in cui si celebra la nascita di s. Gioanni Battista, il 27 luglio, l'11 d'agosto, il 30 settembre, l'11 novembre, ed il 1° dicembre.
Gli abitanti sono di forte complessione: non si veggono tra loro né gozzuti, né cretini, né storpi, né persone affette da scrofole, né da tisi. Gioiscono a buon diritto del nome di fresca avvenenza le borghigiane e le agiate contadine di Torriglia, e le vezzose villanelle di Bavastri, le cui delicate forme e morbida carnagione fanno il più sensibile contrasto coll'asprezza e rozzezza degli uomini, il cui carattere fiero apparisce tuttavia nei loro animi.
Cenni storici. I torrigliesi diedero in altri tempi alla storia ligure non dubbi argomenti della loro fierezza, e massimamente quelli che abitano le parti montuose di questo comune, allorquando cioè il feudale governo cedutone dall'impero ai Fieschi, dai quali passava ai Doria, facilmente dava asilo ai sicarii ed ai banditi, sottraendoli con iniqua impunità al rigore delle leggi, ed alla vendetta della giustizia. Q«ei malviventi, che talvolta vi stabilivano la loro stanza, corrompevano la natia semplicità di quelle montane popolazioni, e le spingevano coll'esempio ai delitti, adescandole al lucro illecito del contrabbando favorito dalla vicinanza della capitale; ma coll'abolizione del feudalismo quegli abitanti si riunirono in famiglia comune, e deposero la ferocia, ed appresero a rispettare le leggi. Un magistrato che nei tempi infelici del feudalismo risiedeva in Torriglia, scriveva in proposito degli abitatori di questo comune: «un popolo di montanari, robusti di membra, di animo intrepido, avvezzi a non curare stenti, ferite e pericoli, torna in un subito all'antica ferocia, se cessa il timore della scure; e soggiunge: della loro ignoranza è prova il trascurare che fanno la coltivazione dei larghi e fertili loro terreni, per andarne a lavorare altri nei piani della Lombardia, donde riportano le febbri delle risaje ed uno scarso prodotto. Sulla strada che mena a Torriglia si addita ai passeggieri una casa disfatta per ordine del tribunale; perchè in essa un fratello ammazzò un fratello, e, orribile a dirsi! diveltogli il fegato, se lo mangiò arrostito in sulla brace.
I rovinosi ed imponenti avanzi del castello Fieschi, che fu poi dei Doria, si adergono sopra Torriglia: ivi rimangono ancora in pie i bastioni che cingevano la rocca, con una torre fabbricata di mattoni con molto cemento, e tutta rivestita di pietre diligentemente riquadrate, forse avanzo dei romani, il quale venne rispettato nella distruzione del fortilizio: essa verosimilmente fece dare a questo comune il nome di Torriglia.
I torrigliesi si onorano di due loro dotti compaesani, di cui uno si distingue nella carriera dell'alta magistratura, e l'altro nell'esercizio della cllnica; il primo è l'avvocato Francesco Magioncalda, che da giudice di mandamento, venne promosso alla carica di avvocato fiscale generale della divisione di Genova, e quindi a quella di vice-presidente del magistrato d'appello di Casale: pe' suoi distinti meriti fu decorato della croce dell'ordine de' ss. Maurizio e Lazzaro. L'altro, per nome Dondero Francesco, dottore in medicina, è riconosciuto come valente clinico; e per avere promossa con grande zelo la vaccinazione in tutte le terre del torrigliese mandamento, fu decorato, non è guari, della medaglia d'oro.
Popolazione 4700.






