GUIDA Alessandria/Memorie Storiche
Nel Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica (1840) così viene descritto il comune:
Alessandria della Paglia (Alexandrin.). Città del Piemonte con residenza vescovile. Alessandria, Alexandria Statiellorum, è bella e forte, situata in una contrada paludosa al confluente della Bormida e del Tanaro. Essa è una delle più moderne città d'Italia. Deve la sua origine alle dissensioni, colle quali Federico I Barbarossa avea posta a soqquadro l'Italia, perchè dal Pontefice Adriano IV era stato dato il titolo di re delle due Sicilie al normanno Guglielmo.
Successo nel Pontificato Alessandro III, non si spensero le guerre, chè anzi i popoli si divisero in due partiti, da cui non furono sbandite le stragi ed il sangue. Porzione di milanesi sfuggiti dalla distruzione della patria loro, fatta lega coi tortonesi ed altri guelfi, che l'imperatore avea scacciati di Parma, Piacenza, Cremona ed altre città, si ridussero nella villa di Roveretta, ove pensarono costruirsi un asilo contro a Federico. Circondato perciò quel luogo di mura celeramente costrutte di loto e di paglia, intitolato venne Alessandria, dal Pontefice di cui seguiva le parti, e della paglia, dalla condizione delle mura, con cui i suoi abitanti l'avevano difeso. In onta però alla debolezza delle sue mura fu tale da resistere contro ai replicati assalti dei ghibellini, e da far prigione uno dei principi che attentar voleva alla sua indipendenza, Guglielmo, cioè, di Lungaspada marchese di Monferrato.
Alessandria, nell'anno appresso della sua edificazione (1169), fu ricevuta in feudo della Chiesa Romana dal Pontefice Alessandro III, che nel 1175 la eresse in vescovato, unendo ad esso quello di Acqui nel 1180. Tale unione, confermata anche da Innocenzo III, fu divisa nel 1405 da Innocenzo VII, che diede a ciascuna delle due chiese un vescovo particolare.
Nel 1657 Alessandria, siccome munita di fortezza, resistette alle armate francesi di Luigi XIV; fece indi parte del ducato milanese, nella dominazione spagnuola; e disputata da' francesi e dagli austriaci, nella pace di Torino del 1703, la città fu ceduta a Vittorio Amadeo II, duca di Savoia, poi re di Sardegna. Ma presa nel 1706 dopo tre giorni di assedio, dal principe Eugenio per l'Imperatore Giuseppe, nella pace generale d'Utrecht del 1713, fu restituita alla sovranità di Vittorio Amadeo II. Poscia nel 1745 fu invasa dagli eserciti francesi di Luigi XV, e ricuperata nell'anno seguente dal re di Sardegna Carlo Emmanuele III, dovè arrendersi nel 1796 alle armate della repubblica francese. Nel 1799 passò agli Austro-Russi; indi nel 1800, in forza della memoranda battaglia di Marengo, fu restituita alla Francia, e ritornò nel 1814 sotto il re di Sardegna.
La cattedrale era già dedicata a s. Marco evangelista; ma essendo stata riedificata, è sotto l'invocazione di s. Pietro apostolo. Il vescovato è suffraganeo della metropoli di Vercelli. Il capitolo si compone di quattro dignità, di cui la maggiore è l'arcidiacono, ha dieci canonici, diversi mansionari, sacerdoti e chierici. L'arciprete, altra dignità, ha la cura delle anime, della parrocchia annessa alla cattedrale, in cui si venerano i corpi de' ss. Bandolino vescovo e patrono della città, e di s. Valerio martire. Inoltre ha due collegiate, tre conventi di religiosi, due conservatorii, confraternite, ospedale, monte di pietà, e seminario. La tassa è 344 fiorini.
In Corografia dell'Italia (1832) così viene descritta la frazione Castelceriolo:
CASTELCERIOLO, vill. degli Stati del re di Sardegna, div. e prov. d'Alessandria, in ubertosa pianura di cereali, di canape e di gelsi, con circa 800 abitanti. Fu da questo luogo, che una divisione dell'esercito francese, comandata da Cara Sancyr, sbucciò nella mattina del 14 giugno 1800 per slanciarsi nei campi di Marengo, ove la vittoria decise sui destini dell'Italia pei susseguenti quattordici anni.






