GUIDA  Brescia/Chiesa di San Salvatore

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La Chiesa di San Salvatore e il Coro delle Monache

Cuore del monastero, l'ex chiesa è una delle testimonianze più significative dell'architettura religiosa longobarda. La chiesa ha pianta longitudinale a tre navate divise da due colonne. Vi si accede attraverso la grande aula inferiore del coro delle monache. Qui sono esposte le sculture altomedievali provenienti dall'area dell'edificio monastico.

L'ampio interno ricalca l'assetto delle basiliche bizantino-ravennati: è diviso in tre navate da colonne e archi ed è illuminato da una doppia serie di finestre. Gli interventi di restauro e scavo hanno messo in luce nel 1960 non solo le murature originarie, ma sotto la basilica sono stati trovati anche i resti di una domus e di una chiesetta molto più antica.

Il recupero degli elementi classici e bizantini è testimoniato dalle colonne romane di marmi variegati e da due colonne con splendidi capitelli a forma di paniere (di provenienza ravennate, VI secolo), mentre altre colonne risultano di fabbricazione longobarda.

L'interno venne interamente decorato con stucchi e affreschi. Gli stucchi ricoprivano i sottarchi, le ghiere degli archi, i soffitti e negli affreschi formavano le aureole dei santi. Tuttora la decorazione a stucco è presente in due sottarchi e in due ghiere.

A destra dell'entrata, in una piccola cappella, Girolamo Romanino dal 1526-1527 dipinse episodi della vita di Sant'Obizio: un nobile cavaliere che, dopo la battaglia detta di Rudiano nel 1191, dove i bresciani sconfissero le forze bergamasche-cremonesi alleate, fu perseguitato da visioni infernali e si ritirò a vita monastica. Accolto nel monastero di San Salvatore, vi trascorse il resto della vita (fino al 1204) in fama di santità.

Sulla controfacciata gli affreschi sono attribuiti a Paolo da Caylina il Giovane: tra le due finestrelle in alto sono rappresentate "Santa Giulia e Sant'Agostino", in basso bel timpano della porta un ovale monocromo che rappresenta il "Padre Eterno con due angeli", a sinistra della porta "Sant'Onofrio nel deserto" e sotto ancora una decorazione di finti arazzi damascati con ovali che rappresentano "Gesù bambino e Giovanni battista fanciullo".

Dalle navate laterali di San Salvatore si accede attraverso due scale alla cripta costruita tra il 762-765, sui resti di una domus romana. Si presume che la cripta fu costruita probabilmente per accogliere in sede primaria i resti di Santa Giulia.

La parte più antica è considerata quella a pianta semicircolare con pilastrini in cotto. Nel XII secolo la cripta venne sottoposta a una revisione architettonica e furono create nove piccole navate di quattro campate ciascuna. Nel XIX secolo alcune colonnine e capitelli figurati furono sostituiti. Ora sia le colonnine che i capitelli originali sono esposti nella sezione del museo dedicata alla storia del monastero.

Il Pavone

Il Pavone

Il pezzo comunque che attira l'attenzione è senz'altro la raffinata lastra trapezoidale che rappresenta un pavone. Il pavone, simbolo della resurrezione e dell'immortalità dell'anima di origine paleocristiana, è un'immagine ricorente anche nell'alto medioevo. La lastra misura 73 x 124 cm. Il pavone è posto entro un tralcio di vite disposto a girali e in basso con nastri intrecciati. E' un raffinato esempio di scultura a bassorilievo ispirata all'arte bizantina. Durante gli scavi del 1956 è stata trovata frantumata una seconda lastra simile con identica decorazione, i cui resti sono esposti nelle vetrine che raccolgono altri reperti.

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