GUIDA Brescia/Ricordando le 10 giornate
Indice[nascondi] |
La Storia, le prime tappe
L'episodio delle Dieci Giornate è una delle più sanguinose rivolte popolari, contro la dominazione Austriaca del Lombardo Veneto. Furono il doppio ma non divennero mai famose come le Cinque Giornate di Milano. Gli Austriaci, incendiarono, saccheggiarono, fucilarono, a gruppi, i Patrioti rivoltosi, fustigarono le donne, ed infine dal Castello bombardorono la città.
La mattina del 23 marzo 1849, poco prima che l'esercito Piemontese fosse sbaragliato a Novara, la popolazione Bresciana riunendosi in Piazza Vecchia (ora Piazza della Loggia) rispose alla richiesta austriaca del pagamento di una multa insorgendo al grido: "NON ORO MA PIOMBO". Le Dieci Giornate segnarono la fine della Prima Guerra di Indipendenza.
Attraverso 14 tappe principali (segnalate da Totem), posti dall'Assessorato al Turismo del Comune di Brescia, in corrispondenza agli episodi salienti di quella storica decade, si possono riscoprire i luoghi, le contrade, i protagonisti di quelle giornate. Attraverso lapidi, monumenti, case e palazzi, è possibile rileggere quel passato che mette in luce il coraggio ed il generoso sacrificio di quanti non esitarono a combattere per rafforzare il senso di unità e identità nazionale.
Gli scontri iniziarono il 23 marzo 1849, con l'assalto ad alcuni carri carichi di legna che erano diretti al castello, dove stazionava il presidio Austriaco: una folla inferocita attaccò i carri ribaltandoli e si armò di pezzi di legna, cominciando a bastonare tutti gli Austriaci.
Dal Castello non tardò ad arrivare la risposta e dai bastioni risposero quasi subito i cannoni. Durante le Dieci Giornate caddero su Brescia 950 bombe.
Non fu certo per della legna che i Bresciani assaltarono gli Austriaci, ma per una maxi multa di ben 500,000 Lire(Cifra sproporzionata per l'epoca) oppure 2 tonnellate d'argento, importi richiesti in quanto a Gennaio del 1849, alcuni amministratori locali erano stati processati per detenzione di materiale da guerra, scoperto in un deposito comunale.
Brescia era fiduciosa in 2-3 notizie che pervenivano a favore dell'esercito Piemontese, purtroppo su tre, due erano false: la rottura dell'Armistizio di Salasco (l'unica notizia vera), poi nel giro di una settimana si disse che l'esercito aveva superato il Ticino all'epoca confine di stato e che stava per entrare a Milano; l'esercito in effetti passò il Ticino ma era l'eserecito Austriaco comandato dal Feldmaresciallo Radetzky, che dopo aver sconfitto i piemontesi a Mortara e Vercelli, il 23 marzo diede la batosta finale con la sconfitta di Novara.
Proprio quel giorno cioè il 23 marzo Brescia, sicura dell'arrivo dei piemontesi nei prossimi giorni, si trovò, praticamente senza saperlo, in guerra da sola contro l'Impero Asburgico, quando era già stato firmato l'Armistizio di Novara. I primi giorni furono a favore dei bresciani. Un prete patriota sosteneva l'insurrezione: Don Pietro Boifava.
Dal 26 marzo una consistente colonna austriaca cercò di aprirsi un varco, ma gli insorti, guidati da un altro sostenitore della rivolta, Tito Speri, contrattaccarono più volte respingendo gli Imperiali.
L'eroismo e l'ardimento dei prodi bresciani, soprattutto di quelli comandati da Tito Speri, si manifestava in mille modi, nonostante i tiri concentrici sulla città da parte dell'artiglieria austriaca, intanto continuavano a giungere ai bresciani rapporti non veritieri che informavano sull'abdicazione di Carlo Alberto, ma anche che l'esercito Piemontese continuava ad avanzare e che Radetzky si stava ritirando. Queste false notizie continuarono fino al giorno 29 marzo, così i bresciani, fiduciosi, continuavano a resistere sperando nell'arrivo di rinforzi.
Fu al Generale Nugent, comandante austriaco a Brescia, che arrivarono i rinforzi: tornava da Venezia il Generale Haynau, diventato in seguito famoso con il nome: "La iena di Brescia"; favorito dalla fitta nebbia riuscì a entrare al Castello per la strada di soccorso.
Il 30 marzo Don Pietro Boifava, rimasto senza munizioni, sciolse il suo gruppo di valorosi. Intanto dei soldati Piemontesi nemmeno l'ombra e nessun messo ufficiale venne inviato a Brescia per riferire delle reali condizioni.
Alle ore 9,00 del 31 marzo, alcuni soldati Austriaci con bandiera bianca, consegnarono in Municipio il seguente dispaccio da parte del Generale Haynau:
"Notifico alla congregazione Municipale, che io alla testa delle mie truppe, mi trovo qui per intimare alla città di arrendersi tosto e senza condizioni. Se ciò non succederà entro oggi ore 12, se tutte le barricate non saranno interamente levate, la città sarà presa d'assalto e lasciata in balia di tutti gli orrori della devastazione. Tutte le uscite della città verranno chiuse e occupate dalle mie truppe eventuale vostra resistenza prolungata sarà la rovina della città ma anche la vostra. Bresciani già voi mi conoscete io mantego la mia parola sempre....Tenente Maresciallo Haynau"
Il Consiglio Comunale riunito inviò una delagazione di 4 persone a parlamentare, Haynau concedeva una proroga fino alle ore 14,00. L'ultimatum venne letto dal balcone della Loggia alla folla riunita in piazza, che a gran voce lo respingeva invocando la resistenza con il proseguimento della lotta.
Le barricate furono rinforzate e difese con quanto restava: botti, ruote di carri, forche, sedie e mobili gettati dalle finestre; entravano in scena anche le donne che chiedevano consigli per manovrare i moschetti.
Scaduto l'ultimatum qualche minuto dopo le 14,00 gli Austriaci mossero all'attacco.
I Ricordi del generale Haynau
"...Feci aprire subito un terribile bombardamento e ricominciare l'assalto Attesa la grave perdita che avevamo già sofferta l'ostinazione, il furrore del nemico, si dovette procedere alla più rigorosa misura. Comandai perciò che non si faccesero prigionieri e fossero immediatamente fucilati tutti coloroche venissero colti con l'arma alla mano, le case da cui venisse sparato incendiate e così avenne che il fuoco già cominciato in parte ad opera delle truppe e parte dal bombardamento si appicicò in parecchi luoghi."
Il Generale Haynau scrisse anche: "Avessi avuto io tremila di questi inferociti ed indemoniati bresciani, Parigi sarebbe stata mia in breve tempo"
Testimonianza di Giuseppe Nicolini
"...Nei quartieri invasi di Torrelunga, Sant'Urbano si vedeva l'orrore di una città presa d'assalto cominciando le tenebre senza pietà e senza freno imperversavano i Croati, facevano brecce sui muri, passando da una casa all'altra, comparivano inaspettati, assalivano, inseguivano, stupravano, ammazzavano. Avevano con se secco bitume, acqua raggia, pece e non so quali altre pesti incendiarie, con le quali spruzzavano le porte, le masserizie, la biancheria e financo le persone perchè prendessero fuoco e ardessero come torce. Da ricordare un episodio per tutti Carlo Zima costruttore di carrozze di anni 27, sciancato, vedendo che non poteva più fuggire si nascose con altre 5-6 persone in un'osteria di Sant'Alessandro, scoperti dai Croati vennero cosparsi di pece e dati alle fiamme, il Zima ebbe la forza di agrapparsi tenacemente ad un Croato perchè bruciasse assieme, un Ufficiale tentò per salvare il suo uomo cercando di tagliare le dita al Zima, ma invano..."
La Storia, il continuo
Le violenze erano inaudite, le abitazioni bruciavano e ai cittadini non veniva permesso di spegnere gli incendi.
Per intercedere nei confronti di Haynau, per implorare che avesse pietà di quanto rimaneva della città, venne chiamato un Padre dei Frati Minori: Padre Maurizio Malvestiti. Alle ore 11 del 1° Aprile Padre Maurizio, accompagnato da Padre Ilario da Milano e da Pietro Marchesini, muniti di una grande bandiera bianca, cominciarono a salire verso il Castello.
Intanto il Generale Nugent, altro comandante austriaco durante gli scontri, veniva ferito in modo molto grave ad un piede, forse da un colpo sparato da una donna patriota. Il generale morirà 2 giorni dopo, stupefatto dall'eroismo dei Bresciani, lascerà alle famiglie quasi tutti i suoi averi (anche in forma di denaro) accumulati nella sua permanenza a Brescia. Avversario cavalleresco era stato sepolto per parecchi anni a Brescia, il cippo conservato presso il cimitero Vantiniano, riporta la frase scritta dai comilitoni: Oltre il rogo non vive ira nemica.
Ricevuti i frati, Hynau fece notare quante sofferenze sarebbero state risparmiate se la città si fosse arresa un giorno prima e le ostilità cessarono verso le 16.30. Tito Speri e Don Boifava andarono in esilio in Svizzera. A Brescia fu imposta una nuova pensante multa che questa volta si estese anche ai paesi della provincia (anche se non si erano ribellati).
L'ultimo punto del proclama di Hynau, firmato il 2 aprile, prevedeva l'innalzamento della multa a 6,3 milioni di lire austriache e veniva chiesto che le truppe che stazionavano in città dovevano ricevere un soprassoldo di sussistenza di una lira austriaca per giorno e per uomo, inoltre: "tutto quanto speso e consumato dalle casse locali durante e in causa della ribelione" doveva essere risarcito. In poche parole la città si trovò a pagare anche i proiettili che le erano stati sparati contro.
I prigionieri inzialmente venivano fucilati senza processo, i cadaveri restavano insepolti per parecchi giorni e poi gettati in fosse comuni. Una Commissione inquirente, costituita poco dopo, pronunciò sentenze e condanne a morte fino a settembre del 1849. Ancora una volta intervenne Padre Maurizio Malvestiti, recandosi personalmente a Milano dal Maresciallo Radetzky ad implorare la cessazione delle fucilazioni ma anche la diminuzione della multa.
Grazie al suo intervento molti comuni della provincia vennero esentati dopo la prima rata, ma, Brescia, Chiari, Iseo e Serle dovettero pagare ben 9 rate prima di essere esentati.
A ricordo delle Dieci Giornate oltre ai versi del Carducci, una delle lapidi più belle e significative, che in poche righe raccoglie tutto il dramma, si trova su una fontana che orna l'ottocentesco mercato dei Grani, nell'attuale Piazza Arnaldo (ex piazza Torrelunga):
"ANNO 1849- Allorchè Brescia negando fede alla sconfitta di Novara insegnò che il soccombere può essere più glorioso del vincere fu qui la resistenza più senguinosa"
Passarono altri dieci anni, prima che gli Austriaci si ritirassero da Brescia.
Proclama Haynau
"Partite le Imp. Regie truppe nel Ticino, la Città di Brescia, con baldanza insolente, si mise in ribellione, usò violenze agli II RR. Militari qui rimasti, imprigionandoli e maltrattandoli, s'armò e ammise entro le sue mura masnade armate della Provincia e fece tutti i preparativi ad una difesa ostinata contro I.R. Militare.
Invece che il terrore d'un bombardamento l'avesse indotta di desistere dal suo procedere insensato e di ritornare al suo dovere, s'organizzò nella Città la resistenza sotto la direzione d'un apposito --COMITATO DI PUBBLICA DIFESA,-- e colla difusione delle notizie le più assurde di sventure sofferte dall'armata Imperiale, s'eccitò ad una perseveranza generale e pertinace.
Sono accorso, per domare la Città ribelle e di punirla per la ripetuta su ribellione verso l' I.R. Governo. Nonostante la prolungazione di due ore chiesta e da me accordata, il termine posto alla Città per la sua resa a discrezione, non servì ad altro, che di vieppiù fortificare la difesa della Città coll'erigere di nuove barricate,-- e il termine scorso fu annunziato con un generale suonar a stormo.
Nulla di meno ritenni ancora per alcune ore gli ordini per l'assalto alla città, nell'aspettativa che questa desisterà dal suo procedere insensato. Poichè dopo un breve bombardamento, fatto come avvertimento, non s'eseguì ancora la sommissione,--la Città dopo una resistenza disperata fu presa d'assalto dalle valorose mie truppe.
Eccitati dalla micidiale lotta nelle contrade alla più grande esacerbazione, nulla di meno essi non fecero sentire alla Città tutti gli orrori d'una presa d'assalto.
SI PORTA A GENERALE COGNIZIONE:
1 Quattro ore dopo la pubblicazione di questo proclama, tutte le armi e munizioni d'ogni sorta devono essere portate al Municipio, e consegnate all I.R. Militare.
2 Dove, scorso il termine accordato per l'impunita consegna delle armi, si trovassero, ppraticando visite domiciliarie, delle armi o munizione di qualunque sorte il loro proprietario, o se questo non venisse trovato, il proprietario della Casa o il suo agente sarà fucilato.
3 Tutte le barricate sono tosto da levare, e il selciato deve essere rimesso come era prima, dove questo non succede sino alle cinque ore di sera, e talmente che le traccie non siano riconoscibili, le case private che vi confinano, pagheranno una multa determinata.
4 Gli II. RR. Stemmi sono da ricolocare entro 48 ore in tutti quei luoghi, ove furono prima, dove ciò non sarà effettuato, subentrerà una multa corrispondente.
5 La Città e Provincia di Brescia pagherà una multa espiatoria di SEI MILIONI DI LIRE AUSTRIACHE, le quali levate secondo lo scudo d'estimo, si verseranno in rate mensili di cinquecento mila lire Austriache, cioè la prima rata col primo Maggio di quest'anno, la seconda col primo Giugno e così avanti sino all'ultima, scadente col primo Aprile 1850.
6 Per quelli II. RR. Militari, che in questa lotta contro gli insorgenti traditori furono feriti, come anche per gli orfani dei rimasti sul campo, la Città di Brescia, pagherà TRECENTO MILA Lire Austriache, pagabili in tre rate eguali, una coll'ultimo di Aprile, l'altra coll'ultimo di Maggio e la terza coll'ultimo di Giugno di questo anno.
7 Inoltre tutti i detrimenti, sofferti dalle locali Casse militari e pubbliche durante e in causa di questa ribellione, sono da restituirsi e soddisfarsi dietro al precisa evaluazione.
8 Le mie truppe riceveranno entro trenta sei ore un soprassoldo di sussistenza d'UNA lira Austriaca al giorno per uomo e i Signori Ufficiali, eccettuato me, le diete competenti secondo il carattere, e questo dal 26 del mese passato, a tutto il 06 Aprile di questo anno. La forza delle truppe sarà notificata alla Congregazione Municipale. Per quelli morti nella lota, ricevono le loro famiglie, le quote rispettive.
9 Sopra quelle persone poi, che hanno eccitato e nutrito questo nuovo tradimento scandaloso, deciderà più tardi S.E. il Sig. Feld Maresciallo Conte RADETZKY.
BRESCIA, IL 2 Aprile 1849
Il Comandante del I. R. 2° CORPO D'aRMATA DI RISERVA
IL TENENTE MARESCIALLO HAYNAU
G. Venturini - Tipografo