GUIDA Napoli/Basilica di San Paolo Maggiore
La Basilica di San Paolo Maggiore è di antichissima fondazione e fa parte di un complesso conventuale che include due chiostri.
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Storia
La prima basilica paleocristiana - le cui colonne sono state recuperate nel chiostro piccolo – fu costruita su questo sito, ove sorgeva il tempio dei Dioscuri e risale all’VIII secolo. Il tempio, di cui restano varie tracce, fu restaurato per volontà di Tiberio Giulio Tarso in epoca augustea, ma era ancora più antico. San Paolo venne riedificata dai Teatini tra il 1583 e il 1630. Il progetto fu redatto da Francesco Grimaldi, mentre i lavori della navata centrale furono affidati a Giovan Battista Cavagna e le navate minori a Gian Giacomo di Conforto.
La chiesa si erge su di una poderosa scalinata a doppia rampa coincidente con quella del tempio dei Dioscuri. Il progetto originario del Grimaldi pose la chiesa in coincidenza della cella, lasciando davanti alla facciata, a mo’ di pronao, la facciata del tempio. Questa parte sarebbe crollata in seguito, a causa di un terremoto, nel 1688. Dopo che Grimaldi, Cavagna e di Conforto ebbero terminato la prima sessione di lavori, il cantiere si riapri negli anni ‘40 del Seicento.
Nel 1642, Massimo Stanzione affrescò il soffitto della navata centrale; mentre nel 1671, Dionisio Lazzari realizzò altri lavori e legò, dal punto di vista architettonico, fisicamente, la chiesa al pronao rappresentato dalla facciata del tempio dei Dioscuri. Forse, proprio a causa di questo intervento, il pronao crollò nel 1688, lasciando, davanti alla facciata solo le due colonne corinzie che ancora si possono vedere. Dell’originale architettura restano anche i frammenti di mura nel basamento risalenti al V secolo a.C. e un muro in opus reticulatum del III secolo d.C. alla base della scale. Del portico esastilo crollato, oltre alle due colonne corinzie della facciata, sopravvivono i torsi clamidati dei Dioscuri, oggi al Museo Nazionale.
Dopo il terremoto, nel Settecento, fu necessario rimettere mano ai lavori. Domenico Antonio Vaccaro riutilizzò i marmi antichi crollati col terremoto, nel pavimento e nelle paraste della navata centrale; mentre Francesco Solimena decorò gli interni con un nuovo ciclo di affreschi. Ulteriori lavori vennero intrapresi da Giuseppe Astarita verso gli anni settanta del Settecento.
Nel 1832, Giuseppe Cammarano restaurò gli affreschi del soffitto di Stanzione, rovinati dalle infiltrazioni. Nel 1943, a causa di un bombardamento, buona parte del soffitto venne distrutta, e con essa alcuni affreschi di Massimo Stanzione. Dopo la guerra, l’abside è stata completamente ricostruita.
Descrizione
Esterno
La facciata è imponente e classicheggiante. Ritmate da 10 lesene scanalate di ordine corinzio, inframezzate da decorazioni di stucco che richiamano i lacunari, ad eccezione di due grandi nicchioni, alle estremità della frabbrica, con le statue di San Pietro e San Paolo, di Andrea Falcone. L’ordine superiore è aperto da un finestrone ed è sormontato da un frontone semicircolare sorretto da due paraste di ordine corinzio. La chiesa ha un solo ingresso, in corrispondenza della navata centrale, inquadrato da un elegante portale di marmo chiuso da due colonnine alveolate che sorreggono un timpano spezzato.
Interno
La pianta è a croce latina, per tre navate. L’interno è ricco e sontuoso, con opere dei maggiori artisti napoletani del Sei-settecento.
Restano alcune tracce delle Storie di Pietro e Paolo, di Massimo Stanzione, sul soffitto, a causa dei danni della guerra. Sulla controfacciata è la Dedica del Tempio di Salomone di Santolo Cirillo.
Le superfici degli interni sono completamente affrescate (tra le finestre, sotto i cornicioni, eccetera). I lavori furono eseguiti nel 1661 da Andrea de Leone, e da Santolo Cirillo negli anni ’70 del Settecento. L’apparato decorativo delle navate minori è collegato narrativamente a quella principale. Segnaliamo, di seguito, alcune opere di rilievo.
- I cappella a destra, il Beato Marinoni di Paolo de Maio (1740)
- IV cappella, Cappella della Purità, notevoli coperture marmoree del Seicento, precedute dalle sculture delle Virtù Cardinali, opere di Andrea Falcone, ad eccezione di Fortezza, di Nicola Mazzone (1704).
- Sull’altare, Madonna della Purità di Luis de Morales, ai lati tele (Immacolata Concezione e Fuga in Egitto) di Massimo Stanzione e lunette di Pacecco de Rosa.
- Transetto destro
- I cappella, affreschi di De Matteis.
- Sagrestia; vi si accede tramite un’antisagrestia. Si notino gli armadi della seconda metà del Seicento e il monumentale orologio in ebano e tartaruga di Lorenzo Sneiter.
- L’ambiente è affrescato da Francesco Solimena, con affreschi considerati la vetta dell’arte del maestro. I dipinti, fatti fra il 1689 e il ’90, raffigurano la Caduta di Simon Mago, La conversione di San Paolo sulla via di Damasco, angeli, allegorie e Virtù.
- Notevoli sono l’altare maggiore, di Ferdinando Fuga e il ciborio di Anselmo Cangiano (1607).
- Transetto sinistro
- I cappella, giungendo da destra, Cappella Firrao: la sontuosa copertura marmorea fu disegnata da Dioniso Lazzari.
- Sull’altare, Madonna con il Bambino di Giulio Mencaglia (1640), autore della statua a sinistra, in corrispondenza della tomba di Antonio Firrao. Il sepolcro dirimpettaio, tomba di Cesare Firrao, reca la decorazione scultorea di Giulio Finelli (1640). Nella volta, affreschi di Aniello Falcone.
- II cappella del transetto, Deposizione di Pietro Bifulco
- IV cappella, navata sinistra, Sepolcro del cardinale Capece Zurlo, di Angelo Viva (1799)
- III cappella, Madonna col Bambino e santi, di Francesco Cicino da Caiazzo (1498)
- I cappella, San Carlo e Giovanni di Nepomuk, di Giuseppe Bonito
I chiostri
Il chiostro piccolo è il più interessante e si trova alla sinistra del transetto sinistro, mentre il chiostro grande, meno interessante, è alle spalle dell’abside. Il chiostro piccolo è retto da colonne di granito che facevano parte della preesistente chiesa paleocristiana. Era decorato con affreschi, andati persi, alcuni dei quali ascritti ad Aniello Falcone. Dopo la soppressione del convento, dal 1866, queste strutture sono state occupate dall’Archivio Notarile di Napoli.
Cripta
Viene utilizzata per le messe regolari. La struttura è stata ampliata nel XX secolo, comunque conserva gli affreschi nella volta del Solimena e dei bassorilievi di D.A. Vaccaro.
Riferimenti
- Indirizzo
Piazza San Gaetano, 76 - 80123 Napoli
- Telefono
081-454048
- Orario
Tutti i giorni dalle 9 alle 13; la domenica dalle 9 alle 18.