GUIDA Napoli/Cappella San Severo
La Cappella Sansevero, fondata nel 1590, è un finissimo esempio del tardo barocco napoletano che ospita le superbe e celeberrime sculture di Giuseppe Sammartino e di altri importanti scultori; la cappella è altresì un museo che ripercorre i trascorsi da alchemista del principe Raimondo di Sangro, enigmatica figura di scienziato, letterato e massone a cui si deve la ristrutturazione settecentesca della chiesa.
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Storia
La cappella, nota anche con il nome di Santa Maria della Pietà dei Sangro, popolarmente detta "Pietatella", fu fondata da Giovanni Francesco di Sangro, principe di Sansevero, nel 1590. La cappella venne probabilmente costruita su di un antico tempio della Napoli greca, forse di culto egiziano. Esiste, inoltre, una leggenda che attesta che la cappella venne costruita sulla sede di un'effige mariana che era stata posta in quel sito allorquando un uomo innocente, mentre veniva condotto in carcere, aveva visto apparire la Madonna. Il condannato aveva, quindi, fatto voto di recare un'icona mariana se la Madonna gli avesse fatto la grazia di essere riconosciuto innocente. In seguito, proprio a quelle effige si era rivolto Giovanni Francesco di Sangro a seguito di una grave malattia. Per grazia ricevuta, il principe avrebbe, quindi, eretto la cappella, dedicandola alla Madonna e alla pietà che il suo caso aveva suscitato, al punto di ricevere un miracolo.
Da cappella privata, la Pietatella fu trasformata nel 1613 nel luogo di sepoltura del casato, da Alessandro di Sangro, patriarca di Alessandria.
La cappella era, infatti, collegata da un cavalcavia direttamente con il dirimpettaio Palazzo di Sangro, che si affaccia su Piazza San Domenico. Lo stesso Palazzo Corigliano, oggi sede dell’Università Orientale, fu costruito per volere di Giovanni di Sangro, ed inizialmente utilizzato da quest’ultimo, giacché i due palazzi erano le dimore di due rami della famiglia di Sangro. Il cavalcavia che univa la cappella alle dimore crollò nel 1889.
L’impronta principale alla cappella, comunque, fu data dal principe Raimondo che promosse un restyling della struttura fra il 1749 e il 1771, secondo un preciso programma iconografico che commissionò a chi chiamò a lavorare.
Il principe Raimondo, quindi, volle conferire alla cappella la capacità di esprimere e comunicare dei precisi valori e messaggi, benché inconoscibili ai più. Il principe era, infatti, una singolare figura di letterato, scienziato e alchemista, gran maestro della massoneria di rito scozzese del Regno di Napoli: la cappella è, quindi, piena di simboli esoterici, e lo stesso programma iconografico non è stato ancora del tutto interpretato.
Lo stesso principe Raimondo si costruì in vita una solida reputazione di mago e negromante che gli costarono una profonda alienazione delle simpatie della Chiesa che culminò in due occasioni. Allorquando un trattato scientifico del principe fu messo all’indice e quando la chiesa lo accusò di eresia, in occasione di un suo esperimento volto a ricostruire un ampolla con una sostanza simile al sangue coagulato che si scioglieva tramite movimento, cosa che fu apertamente assimilata al tentativo del principe di dimostrare che il miracolo di San Gennaro era spiegabile dal punto di vista terreno. Vale la pena, comunque, ricordare che la massoneria nel Settecento era invisa alla Chiesa in quanto sostenitrice di ideali liberali e democratici, in generale, osteggiati da Roma.
Curiosità
La figura particolare di Raimondo di Sangro ha generato una serie di leggende o curiosità. Nel museo che è allestito negli ambienti gentilizi, ad esempio, sono esposte delle macchine anatomiche (con una perfetta e totale riproduzione del sistema venoso che, all’epoca, doveva essere sconosciuto, almeno in questi dettagli) che, la leggenda, vuole il principe abbia prodotto iniettando un liquido pietrificante, forse a base di mercurio, direttamente nel corpo di due cavie. Sicuramente gli scheletri sono umani.
La stessa celeberrima scultura del Cristo Velato viene ascritta alla capacità del principe di marmorizzare un vero velo poggiato sulla scultura del Sammartino. In effetti, il principe congegnò i “marmi alchemici”, liquidi in grado di marmorizzarsi, anche se non esiste prova alcuna che la scultura di Giuseppe Sammartino sia opera dei saperi occulti del principe.
Descrizione
L’interno è coloratissimo e fastoso per la ricca copertura marmorea policroma e per i sontuosi affreschi della volta, Paradiso dei di Sangro, opera di Mario Russo del 1759. Il pittore usò dei colori speciali, appositamente creati da Raimondo di Sangro. In effetti, la formula segreta si rivelò valida: i colori sono perfettamente conservati anche oggi.
Il principe disegnò anche il pavimento labirintico della cappella.
La cappella conserva un patrimonio scultoreo di elevatissimo valore e tecnica. In particolare, la maestria nel realizzare il velo del Cristo velato di Giuseppe Sammartino, la perfezione della rete raffigurata nel Disinganno di Francesco Queirolo, l’altro velo ne la Pudicizia di Antonio Corradini, sono altrettante manifestazioni di perizia tecnica di così elevato livello che, da subito, alimentarono la leggenda che si trattasse di reali veli o reti calcificate grazie alle magie del principe Raimondo. Di seguito, forniamo l’elenco delle opere:
- Sopra l’ingresso, Sepolcro di Cecco di Sangro, di Francesco Celebrano, 1766
- I cappella destra, Tomba di Paolo di Sangro, di Jacopo Lazzari, 1626
- I pilastro, Educazione di Francesco Queirolo, 1753
- II cappella , Monumento a di Paolo di Sangro, di Antonio Corradini
- II pilastro, Dominio di sé stesso, del Celebrano (1767)
- Vano a destra, Sepolcro di Raimondo di Sangro, opera di Mario Russo
- III pilastro, Sincerità, del Queirolo
- IV cappella, Sant’Oderisio, del Queirolo
- Altare maggiore, Deposizione del Celebrano e Angeli di Paolo Persico.
- Sul pilastro a destra, Disinganno del Queirolo, a sinistra Pudicizia del Corradini.
- Al centro della navata è lo stupefacente Cristo velato di Giuseppe Sammartino
- III cappella a sinistra, Santa Rosalia del Queirolo
- * Pilastro Soavità del giogo matrimoniale del Persico
- * Zelo della religione di Fortunato Onelli
- * Liberalità del Queirolo
- II cappella, sepolcro di Giovan Francesco Paolo di Sangro, del Lazzari
- I cappella, Sepolcro di Paolo di Sangro, di Giulio Mencaglia e Bernardino Landini (1642)
Riferimenti
- Indirizzo: Via Francesco De Sanctis, 19
- Telefono - Fax: 081/5518470
- Sito Ufficiale: [1]
- Indirizzo email: [2]
Orari
- Giorni feriali: 10.00-17.40
- Domenica e giorni festivi: 10.00-13.10
- Chiuso il martedì
- Orari speciali
- Lunedì “in albis”: 10.00-18.40
- 1 Maggio: 10.00-18.40
- 8 Dicembre: 10.00-18.40
Tariffe d’ingresso
- Biglietto ordinario: € 6.00
- Artecard: € 5.00
- Ragazzi da 10 a 25 anni compiuti: € 4.00
- Scuole: € 2.00 (solo la mattina)
- Minori di 10 anni: gratis