GUIDA Valle d'Aosta/Leggende
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Valle d'Aosta/Leggende
- A volte, i racconti attribuiscono origini fantastiche alla nascita ed alla trasformazione di montagne, laghi, piante e fiori; in altri casi, trasformano con la fantasia eventi e personaggi storici, avvicinandoli ai mondi della magia o della fiaba; in altri casi narrano di azioni diaboliche (il diavolo compare assai spesso nella tradizione locale). Un certo numero di storie si avvicinano ai temi della fede: i santi vengono celebrati per le loro intercessioni con Dio, che generano piccoli miracoli, e nella tradizione narrativa sono presenti anche le streghe, i fantasmi e spesso i miti e le leggende diventano canovaccio di feste popolari che rafforzano i legami d'appartenenza alle comunità. Eccone alcune:
- 1. sul Diavolo (spesso nominato come "Cornetta"):
- a. nel suo girovagare, passando da Pollein e risalendo il Vallone di Comboè, ebbe l’intento di costruire una diga sui Torrenti Comboè ed Arpisson, per abbattere mura d’acqua sui villaggi del fondovalle... Ma la fede dei paesani e la loro furbizia fermarono gli oscuri piani e della fortezza del Diavolo restò solo un torrione sull’ Orrido del Torrente (dove vi è la Gola del Vernet , chiamata anche Gola del Diavolo ) mascherato dalla vegetazione, con una croce posta per esorcizzare il maligno. Dal suo tetro regno però, ogni tanto e quando il tempo si fa brutto, Cornetta getta massi e fango verso il paese, giù per la gola...;
- b. a Pont-Saint-Martin si narra che la sua popolazione ,un tempo dipendente da Donnas ,in quanto Borgo, era sprovvista di un ponte sul Torrente Lys e più volte gli abitanti dei due paesi si erano riuniti per costruire un passaggio di pietre od una passerella di legno. Ma ogni notte il lavoro faticosamente realizzato veniva distrutto da una forza malefica ed occulta ed all’inizio gli abitanti s’incolpavano a vicenda. Giunse nel frattempo, da Augusta Praetoria (attuale Aosta ), il Vescovo Martino di Tours e tutti si prepararono con penitenze e preghiere a riceverlo. Quando giunse sul luogo e venne a conoscenza della storia del ponte, intuì la presenza del dominio nelle acque del torrente e pensò di venire, con l’aiuto di Dio, a patto con il Diavolo. Il Diavolo avrebbe fatto costruire il ponte ma in cambio voleva l’anima del primo uomo che vi ci fosse passato. Il Vescovo disse tutto alla popolazione e tutti erano in ansia riguardo a chi sarebbe toccata la mala sorte. All’alba il ponte era pronto e il Diavolo disse al Vescovo di mantenere la sua promessa. Martino di Tours lanciò un pane sul ponte, aprì il mantello e liberò un cane famelico, che corse fino al Diavolo per il pane. Il Diavolo voleva un’anima? Eccola. Afferrò il cane e capì di essere stato beffato. Alzò la bestia al cielo imprecando, la sbatté sulle pietre del ponte che si aprì. Poi precipitò tra le fiamme, negli abissi del Torrente. San Martino benedì il ponte. Giunto vicino alla buca provocata dal Demonio che nessuno sarebbe riuscito a ricostruire, il Santo appoggiò trasversalmente sul parapetto infranto la Croce che aveva portato per la Processione. Quindi ordinò di costruire una piccola Cappella là dov’era la Croce. Ancor oggi al centro dell’arco si vede l’umile Cappella, sorta per proteggere il ponte dal Demonio. In segno di festa, gli abitanti dei due paesi vicini fecero un gran banchetto all’aperto.
- (Ancor oggi il martedì grasso le autorità ed il popolo banchettano in Piazza con cibi offerti dal Comitato per il Carnevale. Da questa leggenda ebbe origine il Carnevale di Saint-Martin , celebrato da una canzone cantata sul vecchio ponte tra fiaccole e maschere del Santo e del Diavolo.)
- 2. La leggenda del Ru Mort (Rio asciutto) :
- Ogni ruscello, durante i periodi di piena, è sorvegliato da una Guardia. Un giorno la Guardia del Ru Mort andò a fare il solito giro di controllo del ruscello. Quel giorno però, il guardiano si sentiva seguito da una presenza misteriosa; con la coda dell'occhio, notò qualcosa muoversi nell'erba e scoprì che si trattava di una vipera nera. Il guardiano prese un bastone ed allontanò la serpe, poi proseguì il giro di ispezione lungo il corso del ruscello. Dopo un centinaio di metri vide nuovamente la vipera. Spaventato, si allontanò di corsa e dopo pochi metri si fermò per riprendere fiato ma vide nuovamente la serpe, ai suoi piedi. Allora afferrò un bastone e la colpì mortalmente. Da quel giorno il ruscello iniziò a perdere acqua e le pareti si sgretolarono sotto la forza impetuosa dell'acqua. Il Guardiano, convinto di aver ucciso una semplice vipera, aveva in realtà ucciso la Fata protettrice del Ru che, da quel giorno, prese il nome di Mort, perchè morì ogni vegetazione, che precedentemente era irrigata con l'acqua del ruscello.
- 3. Il campanile di Ilex : da tempo gli abitanti di un piccolo borgo erano assillati dal desiderio di dare al proprio villaggio un campanile più degno, più slanciato e che sorpassasse di gran lunga tutti i campanili dei dintorni. Per attuare il loro proposito decisero di indire un'assemblea, alla quale invitarono le principali personalità del luogo comprese le donne e trattarono a fondo la questione in ogni suo aspetto. Ogni membro espose le sue vedute e fornì le proprie proposte, ed alla fine approvarono all'unanimità quanto proposto dal Presidente dell'assemblea, compare Crestaz : E' arcinoto che per la prosperità e lo sviluppo di una pianta di qualsiasi genere, devono concorrere tre elementi: concime, calore e umidità. Parimenti, se vogliamo far crescere il nostro campanile dobbiamo concimarlo dovutamente alla base, annaffiarne le fondamenta e ripararlo dal freddo, coprendolo da capo a fondo con una buona fasciatura di lino. Quest'ultimo provvedimento servirà dunque a preservare dal freddo il campanile e, contemporaneamente, a osservare il giornaliero suo slancio: dalla terra verso il cielo . Quindi aprirono una sottoscrizione che diede subito ottimi risultati ed il primo venerdì del mese successivo due gagliardi giovani del luogo partirono per Ivrea , con un somarello, per l'acquisto del lino. Intanto le donne del paese ed i giovanotti raccolsero tutto il letame delle concimaie e lo stratificarono alle basi del campanile annaffiandolo abbondantemente. Ma lo spettacolo più bello e più suggestivo fu la fasciatura del campanile, il cui lavoro fu fissato per il pomeriggio della domenica. Erano tutti presenti e nessuno mancava: tutti vollero procurarsi il piacere di poter dare una mano alla bisogna. Gli uomini più agili, più giovani, salirono sulla cima per fissare la tela e cominciare la fasciatura. Chi la sorreggeva, chi la avvolgeva delicatamente attorno, chi la distendeva, chi la stirava, in modo che non facesse grinze e vi erano delle abili sarte addette a unire insieme le varie pezze, mentre compare Crestaz si sgolava e si sbracciava a dare ordini e suggerimenti. Finalmente, dopo ben tre ore di febbrile lavoro, il campanile apparve più maestoso che mai, in tutto il suo candore. Un bel manto bianco lo copriva da capo a fondo e la tela toccava esattamente la terra, per permettere al popolo di constatare giornalmente gli aumenti di statura che tutti, dopo tante fatiche, si attendevano. Che magnificenza! Non una grinza! Sembrava una sposa nel giorno delle nozze! La gioia era incontenibile! Sulla piazza della Cappella cantarono, ballarono, bevvero, mangiarono ed accesero dei falò. Verso la mezzanotte compare Crestaz arringò il suo popolo dicendo: II nostro lavoro è terminato. Dopo tanta fatica è necessario concedervi un po' di riposo. E anche il campanile ha bisogno di riposare. A questo proposito aggiungo, per il bene della comunità, che desideriamo veder il campanile crescere e prosperare, non dobbiamo disturbalo mai, nè durante il giorno nè durante la notte. Potrete solo venire, di quando in quando, verso la mezzanotte, in punta di piedi a osservare di quanto il lino si è sollevato dal suolo . Nessuno osava contraddirlo, nè confutare quel che diceva e tutti si ritirarono in buon ordine... ed il silenzio più profondo avvolse anche il campanile. Passarono i giorni... Passarono le notti... Nessuno osava avvicinarsi troppo al campanile per timore di importunarlo, di disturbarne la crescita. Solo i più arditi si recavano, trattenendo il respiro, all'ora concessa, ad osservare, ad esplorare... Che meraviglia! Ogni volta si accorgevano che il lino si alzava e dicevano: Buon segno! Il campanile cresce! Le cose vanno per il meglio! Viva compare Crestaz! Fra poco avremo un campanile da far crepare di invidia tutti gli abitanti dei dintorni! Passò ancora un po' di tempo, sino a quando, alla luce di una lanterna, si accorsero che il lino era salito ad un'altezza considerevole. Decisero allora di andare, alla piena luce del giorno, a misurare la statura raggiunta del campanile e... quale delusione li attese! La tela era salita ben in alto, quasi fra le nubi, ma il campanile non era cresciuto di un centimetro! Che fare? Cosa dire? Con chi prendersela? Se ne tornarono tutti a casa mogi, delusi ed alquanto confusi. Ognuno diceva la sua, e (oh ingratitudine umana!) ci fu perfino chi osò dubitare della dirittura morale di Compare Crestaz !