GUIDA Amantea
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| + | ==Dove Mangiare== | ||
| + | *Ristorante Il Sombrero, Via Lungomare, 1/5 | ||
| + | *Ristorante La Griglia, Via Dogana, 121 | ||
| + | *Ristorante Pizzeria L'Incrocio, Via Stromboli, 42 | ||
==Biblioteche== | ==Biblioteche== | ||
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*Associazione Trio Regione Calabria, Via Latina, 18 | *Associazione Trio Regione Calabria, Via Latina, 18 | ||
*Banda Musicale Francesco Curcio, Via Amalfi, 23 | *Banda Musicale Francesco Curcio, Via Amalfi, 23 | ||
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*Orchestra di Fiati Mediterranea Città di Amantea, Viale Trieste, 19 | *Orchestra di Fiati Mediterranea Città di Amantea, Viale Trieste, 19 | ||
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*Banda Musicale F. Curcio | *Banda Musicale F. Curcio | ||
*Mario Aloe - Città di Amantea | *Mario Aloe - Città di Amantea | ||
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| + | ==Bibliografia== | ||
| + | *''Storia di Amantea: dalle origini alla fine del secolo 19'', Gabriele Turchi, Fasano (1981) | ||
| + | *''L'insurrezione calabrese nel 1806: l'assedio di Amantea'', a cura di Cesare Cesari (1987) | ||
==Memorie Storiche== | ==Memorie Storiche== | ||
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'''Amantea'''. Città vescovile posta sulla riva del mare, nel regno di [[Napoli]] nella Calabria citeriore. Nel secolo decimo venne agguagliata al suolo dai saraceni, ed il suo vescovato fu trasferito a [[Tropea|Tropeia]]. | '''Amantea'''. Città vescovile posta sulla riva del mare, nel regno di [[Napoli]] nella Calabria citeriore. Nel secolo decimo venne agguagliata al suolo dai saraceni, ed il suo vescovato fu trasferito a [[Tropea|Tropeia]]. | ||
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| + | Pietro Colletta nella [[Libri/Storia del reame di Napoli, dal 1734 sino al 1825]] ('''1856''') così descrive l'assedio del 1806: | ||
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| + | Amantea è città di Calabria di duemilacinquecento abitatori, fondata quasi su la marina del Tirreno, sopra un gran sasso, già scoglio; la chiudono da tre lati le rupi, e dal quarto un vecchio muro fra due deboli bastioni; pochi soldati la guardavano e molti Borboniani, gli uni e gli altri sotto il governo del colonnello Mirabelli, nato in quella città, ricco, nobile, usato all'armi ed all'onore; tre cannoni di ferro munivano i baluardi, le munizioni e le vettovaglie bastavano, l'animo ridondava. Il generale Verdier, con tremila duecento soldati, artiglierie ed attrezzi, andò ad assaltarla; e quindi, cinta quella fronte del castello che è verso la campagna, alzata una batteria di cannoni e di obici, agli albòri del giorno, per segno convenuto, avanzarono a corsa con le scale i soldati più prodi; ma la forza del luogo ed il valore del presidio li respinse, sicché scemati ritornarono ai campi. Altre offese, altri assalti, altre minacce andate a vuoto, il generale sperò di entrare in Amantea per il lato meno guardato, perché creduto inaccessibile. In una notte lunga e fosca del dicembre, piccolo drappello di sette uomini de' quali primo il più destro, rampicandosi fra' sassi che separano dal mare la città, tanto oltre avanzò che sentiva il parlare delle ascolte nemiche, mentre colonna più numerosa con funi e scale tacitamente seguiva le segnate tracce, ed altre schiere gridando e sparando attaccavano il muro bastionato per divertire i difensori dal vero assalto. Ma per voce infantile che dalla fronte di mare grida ''i Francesi'', accorrono le guardie, tirano sassi ed archibugiate verso il luogo che il fanciullo indicava; è colpito un de' sette e muore, altri della colonna maggiore sono feriti; ma nessuno si lagna per non discoprire la impresa. Si rassicurava per quel silenzio il presidio, scemavano i colpi, udivasi un Calabrese rimprocciare il fanciullo dell'affermare ostinato di aver visto e inteso i nemici, quando un obice del campo scoppiò in aria, e con la luce palesò gli assalitori. Mille offese ad un punto partirono da' vicini ripari, molti dei Francesi furono morti, si arrestarono gli altri e si raccolsero nei campi. Il generale, poi che vidde non bastare le sorprese, non gl'inganni, non le forze, levato l'assedio, ritornò doglioso ed assetato di vendetta in [[Cosenza]]. | ||
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| + | Ma finito il dicembre, egli, più forte, meglio provvisto di macchine, ritornò agli assalti, conducendo dalle sue parti il colonnello Amato, pur cittadino di Amantea, congiunto e da fanciullezza compagno ed amico al Mirabelli; al quale giungendo al campo amorevolmente scrisse, e questi amorevolmente rispose, l'un l'altro tentandosi, l'Amato con esaltare l'amor di patria, il Mirabelli la virtù della fede, ed in entrambi prevalendo l'onore, durarono nemici no, ma contrarii. Si alzarono intanto parecchie batterie contro il castello, e dopo alcuni giorni di fuoco, aperta la breccia, fu ben quattro volte assaltata e difesa. Cangiò modo all'assedio: avanzando sotterra fu minato un bastione, che allo scoppio rovinò; e quando pareva certa la vittoria perché inevitabile la entrata, fu visto che altre fortificazioni novellamente costrutte impedivano il passaggio. Più vicina la guerra, fu più mortale; ora l'arte degli assediatori prevaleva al valor disperato degli assediati, e or questo a quella. Ma soprastava la fame a'Calabresi, e sol per essa il piccolo castello di Amantea, munito di tre rosi cannoni, difeso da inesperti partigiani, assalito da fortissime schiere con le migliori arti di guerra, dopo quaranta giorni di assedio (senza tener conto del primo assalto) a patti onorevoli si arrese. I presidii tornarono in [[Sicilia]] come prigioni per un anno ed un giorno. | ||
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Versione delle 11:41, 24 mar 2008
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| Foto Amantea: 2012, 2009, 2008 |
Amantea è situato in Calabria in Provincia di Cosenza. Il 13 giugno si festeggia il Patrono, Sant'Antonio da Padova. Tra gli edifici religiosi: Chiesa di San Bernardino da Siena (XV secolo).
Confina con i comuni di: Serra d'Aiello, San Pietro in Amantea, Belmonte Calabro, Lago, Cleto e Nocera Terinese.
Indice |
Dove Mangiare
- Ristorante Il Sombrero, Via Lungomare, 1/5
- Ristorante La Griglia, Via Dogana, 121
- Ristorante Pizzeria L'Incrocio, Via Stromboli, 42
Biblioteche
- Biblioteca Comunale, Via Ciclamini - Campora San Giovanni
- Biblioteca Comunale, Via Nazionale
Volontariato, Onlus e Associazioni
- Associazione di Volontariato Sociale Senza Fini di Lucro Il Tassello, Via Bologna, 18
- Associazione non Lucrativa Ornitologica Nepetina, Via Bologna, 19/A
- Associazione Trio Regione Calabria, Via Latina, 18
- Banda Musicale Francesco Curcio, Via Amalfi, 23
- Croce Blu Amantea Onlus, Piazza Cappuccini, 21
- Orchestra di Fiati Mediterranea Città di Amantea, Viale Trieste, 19
Complessi Bandistici
- Banda Musicale F. Curcio
- Mario Aloe - Città di Amantea
Bibliografia
- Storia di Amantea: dalle origini alla fine del secolo 19, Gabriele Turchi, Fasano (1981)
- L'insurrezione calabrese nel 1806: l'assedio di Amantea, a cura di Cesare Cesari (1987)
Memorie Storiche
Il Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica (1840) così riporta sul comune:
Amantea. Città vescovile posta sulla riva del mare, nel regno di Napoli nella Calabria citeriore. Nel secolo decimo venne agguagliata al suolo dai saraceni, ed il suo vescovato fu trasferito a Tropeia.
Pietro Colletta nella Storia del reame di Napoli, dal 1734 sino al 1825 (1856) così descrive l'assedio del 1806:
Amantea è città di Calabria di duemilacinquecento abitatori, fondata quasi su la marina del Tirreno, sopra un gran sasso, già scoglio; la chiudono da tre lati le rupi, e dal quarto un vecchio muro fra due deboli bastioni; pochi soldati la guardavano e molti Borboniani, gli uni e gli altri sotto il governo del colonnello Mirabelli, nato in quella città, ricco, nobile, usato all'armi ed all'onore; tre cannoni di ferro munivano i baluardi, le munizioni e le vettovaglie bastavano, l'animo ridondava. Il generale Verdier, con tremila duecento soldati, artiglierie ed attrezzi, andò ad assaltarla; e quindi, cinta quella fronte del castello che è verso la campagna, alzata una batteria di cannoni e di obici, agli albòri del giorno, per segno convenuto, avanzarono a corsa con le scale i soldati più prodi; ma la forza del luogo ed il valore del presidio li respinse, sicché scemati ritornarono ai campi. Altre offese, altri assalti, altre minacce andate a vuoto, il generale sperò di entrare in Amantea per il lato meno guardato, perché creduto inaccessibile. In una notte lunga e fosca del dicembre, piccolo drappello di sette uomini de' quali primo il più destro, rampicandosi fra' sassi che separano dal mare la città, tanto oltre avanzò che sentiva il parlare delle ascolte nemiche, mentre colonna più numerosa con funi e scale tacitamente seguiva le segnate tracce, ed altre schiere gridando e sparando attaccavano il muro bastionato per divertire i difensori dal vero assalto. Ma per voce infantile che dalla fronte di mare grida i Francesi, accorrono le guardie, tirano sassi ed archibugiate verso il luogo che il fanciullo indicava; è colpito un de' sette e muore, altri della colonna maggiore sono feriti; ma nessuno si lagna per non discoprire la impresa. Si rassicurava per quel silenzio il presidio, scemavano i colpi, udivasi un Calabrese rimprocciare il fanciullo dell'affermare ostinato di aver visto e inteso i nemici, quando un obice del campo scoppiò in aria, e con la luce palesò gli assalitori. Mille offese ad un punto partirono da' vicini ripari, molti dei Francesi furono morti, si arrestarono gli altri e si raccolsero nei campi. Il generale, poi che vidde non bastare le sorprese, non gl'inganni, non le forze, levato l'assedio, ritornò doglioso ed assetato di vendetta in Cosenza.
Ma finito il dicembre, egli, più forte, meglio provvisto di macchine, ritornò agli assalti, conducendo dalle sue parti il colonnello Amato, pur cittadino di Amantea, congiunto e da fanciullezza compagno ed amico al Mirabelli; al quale giungendo al campo amorevolmente scrisse, e questi amorevolmente rispose, l'un l'altro tentandosi, l'Amato con esaltare l'amor di patria, il Mirabelli la virtù della fede, ed in entrambi prevalendo l'onore, durarono nemici no, ma contrarii. Si alzarono intanto parecchie batterie contro il castello, e dopo alcuni giorni di fuoco, aperta la breccia, fu ben quattro volte assaltata e difesa. Cangiò modo all'assedio: avanzando sotterra fu minato un bastione, che allo scoppio rovinò; e quando pareva certa la vittoria perché inevitabile la entrata, fu visto che altre fortificazioni novellamente costrutte impedivano il passaggio. Più vicina la guerra, fu più mortale; ora l'arte degli assediatori prevaleva al valor disperato degli assediati, e or questo a quella. Ma soprastava la fame a'Calabresi, e sol per essa il piccolo castello di Amantea, munito di tre rosi cannoni, difeso da inesperti partigiani, assalito da fortissime schiere con le migliori arti di guerra, dopo quaranta giorni di assedio (senza tener conto del primo assalto) a patti onorevoli si arrese. I presidii tornarono in Sicilia come prigioni per un anno ed un giorno.






