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San Donato di Ninea è situato nella Calabria nella Provincia di Cosenza. Il 7 agosto si festeggia il Patrono, San Donato. Tra gli edifici religiosi: Chiesa della SS. Trinità (o Chiesa del Casale); Chiesa della SS. Assunta; Chiesa della Motta.
Confina con i comuni di: Orsomarso, San Sosti, Verbicaro, Altomonte, Acquaformosa, Grisolia e Lungro. E' a circa settantacinque chilometri da Cosenza.
Indice |
Dove Mangiare
- Ristorante Colle dei Sogni, Contrada Vallo Marino
Un po' di Storia San Donatese
Dalle poche notizie circa le origini di San Donato di Ninea, si può affermare che fu fondato in epoca molto antica - intorno al 1300/1500 a.C. - dagli Enotri, tesi tra l'altro confermata da Ecateo da Mileto nella sua "Descrizione della Terra". Denominato Ninea, presumibilmente in onore di Ninevo, capo dei colonizzatori enotri che si stabilirono in questi luoghi, attratti dalla ricchezza mineraria del sottosuolo, assunse l'attuale nome dopo l'anno 1000 d.C. E' certo che Ninea sorse molto più a valle rispetto all'ubicazione attuale, ma durante le invasioni Saracene, per motivi di sicurezza, gli abitanti cercarono una nuova sede per il Paese più facile da difendere. Il luogo prescelto, la "Terra", era ideale a tale scopo: una altura che permetteva un facile avvistamento di eventuali nemici, per di più protetta alle spalle dai monti. Questa zona venne chiamata "Motta" che etimologicamente significa rupe staccata da un monte: deriva da smotta, che vuol dire terreno franoso. Generalmente su questi luoghi di difficile accesso venivano erette torri di osservazione e costruiti castelli fortificati; da qui una nuova accezione della parola "Motta": altura fortificata.
San Donato non fece eccezione a questo uso: è presente ancora, in ottime condizioni, una parte del castello (adibito ad abitazione privata), sono visibili i resti delle mura di recinzione e di una torre di osservazione ( non in ottimo stato di conservazione). Col passare del tempo la "Terra" si estese verso il "Casale" e, con l'attenuarsi del pericolo di invasioni, leggermente più sotto nelle zone del "Giardino" e di "San Cristofaro",
Quest'ultima zona un tempo pianeggiante, in seguito ad abbondanti piogge e all'erosione del terreno provocata anche dal torrente che vi scorre, presenta un burrone, Vallone di San Donato, che si estende per tutto il territorio. L'alluvione del 1840 ingigantì il problema, tanto da indurre quasi gli abitanti ad abbandonare il paese: si creò una grossa voragine che risucchiò anche alcune case (a testimoniare l'accaduto sono ancora visibili i resti dei muri di alcune case che precipitarono nel burrone).
In epoca medievale San Donato fu infeudato da più Casati: da Filippo Bretòn, da Gerardo d'Arena, nel 1310 da Filippo Tardo da Pistoia e in seguito confluì nel vasto Stato del principe di Bisignano, Francesco Sanseverino , che ne seguì la sorte per lunghissimo tempo.
Nel 1582 passò al napoletano Duca Ametrano; problemi dinastici fanno si che San Donato passi per successione femminile ai Cavalcanti che vi hanno giurisdizione feudale dal 1732 al 1764; per gli stessi motivi il feudo passò ai Sembiase i quali nel 1780 lo alienano ai Campolongo che ne hanno giurisdizione fino all'avvento delle leggi eversive di Giuseppe Napoleone (1806).
Evoluzione demografica
La lenta ed esonerabile agonia di un paese che dopo aver sfioratao i 5000 abitanti si trova ora, solamente a
circa 1800 abitanti!
L'Economia
San Donato per la sua posizione in zona montuosa, lontana da vie di grande comunicazione, ha avuto sempre una economia chiusa, locale, preminentemente agricola. Secondo i rilevamenti catastali la sua superficie agraria forestale era di 6750 ettari, di cui 1164 seminativi, 1046 pascoli e 3946 bosci. Ma da più recenti accertamenti (censimento agricolo 1970) risulta che la superficie seminativa si è ridota ad appena 544 ettari, che man mano vanno riducendosi sempre per il più elevato spopolamento.
Prodotti principali: la castagna (di qualità pregiata) che si esporta in buona quantità, olio, vino e cereali.
I boschi sono in gran parte di proprietà del comune e lo sfruttamento di essi serve a rinsanguare di volta in volta il bilancio comunale. Buono ancora l'allevamento del bestiame (ovino, suino, caprino). L'artigianato va scomparendo (solo rimane oggi Bisignani Settimio), il commercio langue, l'industria è assente.
Biblioteche
- Biblioteca Comunale, Piazza Mercato
Informazioni Utili
Bibliografia
- BISIGNANI R., San Donato di Ninea, in "Apollinea", anno I n. 6, novembre-dicembre 1997, pp. 15-17.






